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Autore: s1mo94    21/10/2014    3 recensioni
Questa è una piccola storia molto drammatica, che non consiglio a chi non ama il genere. Non anticipo nient'altro perché è già corta di per sé.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cammino per strada, tra decine di foglie ammassate a terra; una leggera pioggia cade dal cielo e si posa delicatamente sul mio viso; metto il cappuccio per ripararmi ma continuo lentamente a camminare senza una meta precisa.
Per strada non c’è nessuno, qualche macchina sfreccia sulla strada alzando l’acqua dall’asfalto; i negozi sono chiusi, la vita si è come fermata.
Cammino e arrivo alla fine del viale, là dove la strada si fa più larga e finisce il centro abitato; sulla sinistra noto una panchina solitaria davanti ad un’edicola chiusa.
Decido di sedermi e penso a ciò che mi sta succedendo: vado a scuola, ho iniziato da poco l’ultimo anno delle superiori e avrò la maturità. Questa è la mia unica certezza, e l’unica cosa a cui mi aggrappo per non pensare alle atrocità che sono appena successe.
Mio padre ha ucciso mio fratello gemello davanti ai miei occhi, l’ha fatto senza pietà, ha preso una pistola da chissà dove e ha premuto il grilletto. Io ero là, inerte, senza aver fatto niente per salvare mio fratello, sono scappato, come un vigliacco, in preda al panico.
E ora non so se voglio tornare a casa. La colpa di mio fratello è stata di non essere come tutti gli altri, di essere considerato da mio padre un mostro, ma per me era soltanto mio fratello, anche se gli piacevano i ragazzi, io ero comunque felice di averlo al mio fianco, anzi, ero contento che mi aveva detto la verità.
Adesso come faccio a tornare, probabilmente mia madre sta per tornare a casa, poi una voce che viene dalla strada mette fine per un infinito secondo ai miei pensieri orribili.
- Frà che fai lì? - La macchina di mia madre si era accostata al marciapiede e lei mi guardava preoccupata - Che succede? Perché te ne vai in giro con questo tempo?
Io alzo lo sguardo verso di lei, solo in quel momento mi accorgo che stava piovendo più forte rispetto a qualche momento prima; lei non può vedere le lacrime sul mio volto perché si confondono con le gocce di pioggia che mi sbattono addosso nonostante il cappuccio.
Non le rispondo, riesco a pensare soltanto a come farò a dirle ciò che era successo, lei sapeva che Stefano era gay e non aveva avuto alcun problema ad accettarlo, ma ora suo figlio non c’era più, e suo marito l’aveva ucciso; inoltre, chissà ora dove sarà mio padre.
Mi alzo dalla panchina e vado verso il finestrino abbassato della macchina, a quel punto mia madre si accorge che sto piangendo perché probabilmente ho gli occhi gonfi.
- Insomma che diamine hai? - Lei sta perdendo la pazienza, e io non so come dirle cos’è successo.
Decido di correre via, faccio soltanto dieci metri e sento una fortissima scarica elettrica abbattersi su di me; di colpo tutto diventa nero, l’ultima cosa che sento è l’urlo di orrore di mia madre, poi il buio; Intorno a me non c’è più niente.
  
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