CAPITOLO 3
I raggi
del sole entrarono prepotenti nel salone di casa Gilbert e quando raggiunsero
il divano cominciarono a solleticare il volto dormiente di Damon che, ben
presto, infastidito dal calore che gli giungeva in viso si svegliò di malavoglia.
Non
appena aprì gli occhi si ritrovò ad osservare il soffitto di quella casa e
prima ancora di rendersi conto dove si trovava si accorse del dolore lancinante
alla testa che aveva. L’alcool del giorno prima si stava facendo sentire adesso
e se c’era una cosa che il moro odiava erano gli effetti del post-sbornia.
Solo
dopo qualche secondo si guardò attorno accorgendosi di non trovarsi a casa sua,
ma in quella di Elena. Cercò di fare mente locale in merito a quanto fosse
successo il giorno prima e ogni tassello si sistemò nella sua testa come a
formare un puzzle.
Lui che
si ubriacava, l’arrivo alla cerimonia, il discorso di Stefan, il suo discorso,
la lite con Elena e alla fine il fatto che si era lasciato convincere a
risalire in macchina e tornare a casa insieme a lei. Solo che la ragazza
l’aveva portato nella sua di casa e alla fine lui si era addormentato nel
divano.
Ciò che
Damon non poteva ricordare perché Morfeo l’aveva abbracciato nel suo manto era
che, poco dopo anche Elena l’aveva seguito nel mondo dei sogni e, piuttosto che
salire in camera sua, si era appollaiata vicino a lui addormentandosi.
Svegliandosi mezz’ora prima di lui si era accorta che avevano dormito tutta la
notte l’uno tra le braccia dell’altra e imbarazzata si era alzata di corsa
sperando di non svegliare lui. A quanto pare c’era riuscita molto bene.
Damon
scansò la coperta e si alzò velocemente dal divano dirigendosi in cucina dove
sentiva provenire dei rumori. Non appena fu dentro si ritrovò a condividere la
stanza con Rick che seduto al tavolo faceva tranquillamente colazione.
“Credo
che ti serva questa, amico” gli disse quello lanciandogli un barattolo.
Il moro
afferrò l’oggetto con disinvoltura e controllando un attimo dopo di cosa si
trattava. Erano aspirine e Damon si lasciò andare ad un sorrisino.
“Solo
soletto?” domandò sedendosi accanto a lui.
Si versò
un bicchiere d’acqua e prese l’aspirina, poi addentò un cornetto con evidente
fame.
“Jenna è
a lavoro, Jeremy non è ancora rientrato a casa dopo l’uscita di ieri sera ed
Elena è salita in camera” spiegò il biondo.
Damon
non disse nulla e per qualche istante il silenzio regnò nella stanza, poi tra
un cornetto e l’altro il moro riprese a parlare.
“Mi sa
che ho fatto un casino ieri. Stefan avrà di sicuro messo il broncio” disse
sarcastico.
“Sei tu
un casino, amico” fu la risposta sincera di Rick.
“Potresti
non essere così schietto e sincero?” domandò sarcastico Damon.
“Adoro
esserlo con te” gli rispose “è una dote che ho imparato da un figlio di puttana
che è poi diventato il mio migliore amico” aggiunse riferendosi chiaramente
all’altro.
“Touché”.
Entrambi
risero di gusto, esattamente come ai vecchi tempi. Esattamente come prima che
il moro partisse lasciandosi alle spalle tutto e tutti. Quei momenti tra i due
erano mancati ad entrambi e anche se nessuno lo avrebbe mai ammesso a voce alta
questo era chiaro come il sole a chiunque.
Dopo
qualche istante tornarono seri e Rick guardò l’amico negli occhi.
“Ehy non
guardarmi così” gli disse “non mi sarai passato all’altra sfonda, vero?”
domandò sarcastico.
“Devo
dirti una cosa” gli rispose l’altro serio ignorando la battuta dell’amico.
“Una
cosa di che tipo? Devo preoccuparmi?” domandò il moro.
Rick
stava per rispondergli, ma proprio in quel momento si sentirono delle voci provenire
dall’ingresso e subito dopo Elena entrò in cucina in compagnia di un uomo,
qualcuno che Damon non aveva mai visto prima di allora.
Studiò
entrambi attentamente per qualche istante. L’imbarazzo sul volto di Elena
lasciava spazio alla devozione totale negli occhi di lui e gli bastarono trenta
secondi esatti per rendersi conto che era lui l’uomo che aveva messo a lei
l’anello al dito. Era questo che Rick voleva dirgli qualche istante prima,
voleva avvisarlo che lui era qui, che sarebbe arrivato da un momento all’altro
insieme a lei.
Elena
era una corda tesa. Non sapeva come comportarsi, cosa dire, cosa fare. Era
imbarazzata all’inverosimile, ma si rese conto che doveva presentarli.
“Come ti
senti stamattina?” chiese proprio a Damon ignorando Rick con il quale aveva
parlato pochi minuti prima.
“Una
roccia, come sempre” rispose il moro cercando di non mostrare l’irritazione di
quell’incontro.
“Noto
con piacere che la sbornia ti è passata”.
Era
tornato il solito Damon di sempre, quello che nascondeva ogni cosa dietro il
sarcasmo.
“Io sono
Mason, Mason Lockwood” si presentò l’uomo ignorando il fatto che la sua
fidanzata non avesse fatto gli onori di casa come si converrebbe in casi come
quello.
Mason
allungò la mano in direzione del moro con l’intento di stringerla per
presentarsi, ma Damon prima lo guardò con aria di sufficienza, poi bevve un
sorso di caffè e solo dopo dedicò all’uomo le giuste attenzioni.
“Damon”
si presentò “Damon Salvatore” precisò “germafobico” aggiunse poi sarcastico
spiegando così il motivo per cui non gli stava dando la mano.
Nel giro
di un secondo la tensione sembrò come se si potesse tagliare con un coltello in
quanto fu chiaro a tutti che quella era una bugia fatta e finita. Lo sapeva
bene Rick, ancor di più lo sapeva Elena, ma chiaramente anche Mason si rese
conto che qualcosa non quadrava nella reazione del moro, eppure non disse
nulla. Si limitò solo a sorridere prima di sedersi per fare colazione con loro.
Rick
trattenne a stento una risata e diede un silenzioso calcio sotto al tavolo
proprio al piede di Damon per fargli capire che stava esagerando, ma al moro
non sembrava fosse così. Lui non conosceva quel Mason. Di lui sapeva solo che
aveva infilato un brillocco al dito di quella ragazza che in qualche modo e in
maniera un po’ assurda e irrazionale lui aveva sempre considerato un po’ di sua
proprietà. Eppure non lo era, non poteva esserlo perché Elena era una donna,
non un oggetto ed era libera, vincolata da nessuno.
“Come
mai sei qui, Mason?” chiese Rick con il chiaro intento di alleggerire la
tensione ed Elena lo ringraziò con lo sguardo “credevo che il convegno durasse
fino alla settimana prossima” continuò.
“È così
infatti, ma ho saputo della morte del signor Salvatore e ho preso il primo
aereo per riuscire ad esserci almeno il giorno del funerale”.
“Sarò
anche stato ubriaco, ma non mi sembra di averti visto” puntualizzò Damon.
La mora
gli lanciò uno sguardo furente, ma lui non si lasciò intimidire. Se davvero
quell’uomo avrebbe sposato Elena avrebbe dovuto dimostrare di valere qualcosa.
“Infatti”
rispose Mason “hanno cancellato il volo all’ultimo e sono rimasto bloccato in
aeroporto tutto il giorno di ieri e parte di stanotte in attesa di un aereo che
mi portasse qui. Ovviamente non ho fatto in tempo per il funerale” continuò.
“Ti ho
già detto che non fa nulla” prese a dire Elena.
“Lo so,
ma volevo esserci. Stefan è mio amico ed è morto suo padre. Dovevo e volevo
esserci. Sarebbe stato importante dargli anche il mio supporto”.
“Non
credo che mio fratello avesse bisogno del supporto di nessuno. Fidati, sta
bene” intervenne nuovamente Damon beccandosi un’altra pedata da parte di Rick.
“Si, so
che non avevano un rapporto idilliaco, ma era pur sempre suo padre. So cosa si
prova a perderne uno prematuramente”.
“Credo
di conoscere meglio mio fratello io rispetto a te, non trovi?”
“Si,
scusa, forse hai ragione. Comunque sia ti faccio le mie più sentite
condoglianze. Anche tu hai perso tuo padre” prese a dire.
“Non ho
perso nessuno io e faccio a meno delle tue patetiche condoglianze” gli rispose,
ma vedendo la faccia sbigottita di Elena e sentendo un tremendo dolore nel
tallone dovuto all’ennesima pedata da parte di Rick corresse la frase “così
come quelle di chiunque altro. Sto bene, non sono in lutto e non mi importa
niente di quanto successo. Mi piace pensare che Giuseppe abbia avuto dalla vita
esattamente quello che si meritava” continuò riferendosi alla sua morte
prematura “adesso se non vi dispiace io togliere il disturbo. Ho parecchie cose
di cui occuparmi” concluse alzandosi dalla sedia.
Mason
non riuscì a dire nulla, ma sorrise a Damon giustificando il comportamento del
moro come quello di un ragazzo che ha appena perso il padre con il quale ha
sempre avuto un rapporto difficile e non sa come affrontare bene il tutto.
Anche lui c’era passato anni prima: aveva perso il padre e nonostante non
avessero un buonissimo rapporto lui aveva sofferto.
“È stato
un piacere conoscerti, Damon” disse proprio Mason qualche istante più tardi.
“Vienici
a trovare alla villa una sera di queste, sono sicuro che a Stefan farebbe
piacere cenare tutti insieme” aggiunse poi con difficoltà.
Non
voleva fare davvero quell’invito, ma si rese conto di essere stato troppo duro
e non voleva che Elena c’è l’avesse con lui per questo. Era certo che, anche se
non avevano parlato di quanto successo negli ultimi quattro anni, lei non lo
avesse mai davvero perdonato di essere andato via.
“Domani
mattina devo ripartire. Ho un convegno molto importante. Sono venuto solo per
il funerale, ma chiaramente accetterò il tuo invito non appena rientrerò se
sarà ancora valido”.
“Lo sarà
di certo” rispose Damon sperando di essere convincente “buon proseguimento”
aggiunse prima di allontanarsi dalla cucina senza aggiungere nulla.
“Lui è un
tipo un po’ particolare, non farci caso” si giustificò subito Elena con il
fidanzato.
Damon,
che non si era ancora del tutto allontanato rimase all’ascolto senza farsi
vedere.
“Tranquilla
tesoro, posso capire come può sentirsi in questo momento. Credo che sia
giustificato il modo in cui si sia approcciato con me. La sua rabbia è normale”
spiegò il moro.
Damon
rise silenziosamente e sarcasticamente. Quell’uomo non sapeva nulla di lui, ma
si permetteva a dare giudizi, ma in fondo che ne poteva sapere quel damerino
della sua vita, di quello che aveva dovuto sopportare? Che ne sapeva lui che
quella rabbia che lui stessa aveva visto era una rabbia che si portava dietro
praticamente da sempre e che non c’entrava affatto la morte dell’uomo che lo
aveva messo al mondo?
Rick
fece un colpo forzato di tosse e a Damon fu chiaro che l’amico si era accorto
della sua presenza, ma fece finta di nulla.
“Quindi
se torni al convegno domani, stasera verrai alla festa di fidanzamento mia e di
Jenna, vero?” domandò proprio il biondo sperando così di spostare l’attenzione
su un altro argomento.
“Pensavo
l’annullaste visto quanto è successo”.
“No,
Stefan non ha assolutamente voluto” spiegò.
“Beh
allora sicuramente non mancherò” comunicò Mason piuttosto euforico girandosi
verso Elena e baciandola a fior di labbra.
Non
appena Damon assistette alla scena un moto di fastidio gli pervase ogni fibra
del suo corpo e prima di fare qualunque cose di cui probabilmente si sarebbe
potuto pentire fece dietrofront e uscì da quella casa velocemente già conscio
di quella che sarebbe stata la sua prossima meta.
Chiamò
l’autista, considerato che era senza auto visto quanto era successo il giorno
dopo, e quando la limousine nera comparve sul viale della casa di Elena salì
subito a bordo dando le indicazioni, indicazioni che dieci minuti dopo gli
fecero raggiungere la sua destinazione.
L’hotel
Luxury, di proprietà proprio della famiglia Salvatore, si scagliava imponente e
maestoso proprio di fronte a lui.
Entrò
con nonchalance e dopo essersi fatto dare dalla reception la carta magnetica
della stanza 223 prese l’ascensore e salì ritrovandosi proprio di fronte la
porta della camera in una battito di ciglia.
Si
intrufolò dentro la camera come se nulla fosse accorgendosi che non c’era
nessuno, ma non appena sentì il rumore dello scorrere dell’acqua comprese che
doveva aspettare un po’ prima di riuscire a parlare con l’interessato.
Come se
fosse a casa sua si avviò verso la cucina e si preparò un bicchiere di bourbon
che cominciò a bere accompagnandolo da una Marlboro appena presa dal pacchetto.
Si diede
una guardata attorno e sorrise pensando che quel gran figlio di puttana del suo
migliore amico non aveva cambiato una virgola dall’ultima volta che il moro era
stato lì.
Era
merito di Damon, infatti, se Enzo era riuscito a permettersi una suite così
lussuosa in quell’hotel ancora più lussuoso. Erano stati i benefici che il suo
cognome portava a permettere al suo amico di risiedere in quella dimora. Non
che Enzo fosse un povero disadattato, ma lui quello che aveva se l’era
costruito giorno per giorno. A differenza di tutti gli altri, lui non era un
figlio di papà e quando era arrivato in città era stata una manna dal cielo
l’arrivo dell’amicizia con il maggiore dei figli dell’uomo più ricco e potente
di Manhattan.
Damon
l’aveva aiutato come aveva potuto, facendolo inserire perfino nell’azienda di
famiglia ed Enzo non aveva deluso le aspettative del moro. Si era fatto strada
e, anche se Damon probabilmente non lo avrebbe mai ammesso a voce alta, era
orgoglioso di lui.
Stava
quasi per andarsi a sedere in attesa che il signorino finisse la sua doccia,
quando si accorse di una grossa fotografia messa in bella mostra in uno dei
mobili in salotto. Li ritraeva entrambi qualche anno prima durante una serata.
Se Damon non faceva errori, dovevano essere anche un po’ brilli quella sera, o
comunque lo sarebbe diventati dopo perché era sempre così che finivano le
serate tra lui, Enzo e Rick.
Indossavano
entrambi un cappello anche se di modello diverso e tutti e due facevano una
debole smorfia guardando in due parti opposte.
Enzo
aveva creato un effetto in bianco e nero e poi aveva fatto stampare la foto
lasciandola lì, come promemoria di un’amicizia eterna.
Damon sorrise,
sorrise come non si era concesso di fare da molto tempo e per un istante riuscì
solo a pensare che Manhattan non era la sua città solo perché c’era nato e
cresciuto. Manhattan era la sua casa, la casa dove custodiva i legami
indissolubili della sua intera esistenza.
“Chi
cazzo c’è?” urlò una voce poco dietro Damon.
Il moro
si voltò di scatto ritrovandosi il suo amico completamente nudo e a tratti
preoccupato che qualcuno fosse potuto entrargli in casa.
“E cazzo
fratello, copriti” gli fece notare proprio lui.
L’altro
non appena comprese che si trattava dell’amico fece una smorfia di disappunto.
“Certe
cose non cambiano mai” commentò riferendosi al fatto che anche in passato,
Damon si intrufolava lì dentro senza dire niente e comportandosi come se fosse
a casa propria.
“Le
abitudine sono dure a morire” rispose mentre Enzo si diresse nell’altra stanza
per vestirsi “cos’è speravi di trovarti di fronte una bella ragazza e sei
arrivato già pronto?” gli urlò malizioso per farsi sentire.
In
effetti non era normale che qualcuno girasse nudo in casa specialmente pensando
che ci fosse qualcuno.
“Sai
com’è? Gli toglievo il disturbo di svestirmi”.
“E se
fosse stato un uomo?” continuò Damon “pensavi di incutergli timore con quella
sciabola?” continuò malizioso.
“Ti ho
messo timore?” gli rispose l’altro sarcastico facendo capolineo in salotto e
accettando il bicchiere di bourbon che Damon gli aveva preparato nel frattempo.
“Niente
che non abbia già visto”.
“Se ti
sentisse qualcuno penserebbe male, lo sai?”
“In
effetti come coppia potremmo anche funzionare” la mise sul ridere il Salvatore.
“Ottimamente
direi”.
“Tu
saresti molto soddisfatto”.
“Non
quanto lo saresti tu”.
“La mia
sciabola ha un non so che di eccitante” ci scherzò su Damon “se fossi venuto a
letto con me lo sapresti” continuò ridendo.
Enzo lo
guardò e si lasciò andare anche lui ad una risata non potendo fare a meno di
pensare a quanto quei momenti con il suo migliore amico gli fossero mancati.
L’atmosfera
era così distesa e giocosa che quando Damon tornò improvvisamente serio, Enzo
comprese che quella non era certamente una visita di piacere.
“Che ti
serve, fratello?” gli domandò infatti.
“Mason
Lockwood” rispose solamente il moro.
“Mason
Lockwood cosa?”
“Avanti
fratello, hai capito” continuò “dimmi di lui” aggiunse.
Rick,
probabilmente, non sarebbe stato oggettivo perché voleva bene a Elena quasi
quanto a una figlia e l’unico di cui Damon si fidasse su queste cose oltre al
biondo era certamente il ragazzo che aveva di fronte.
“È il
fidanzato di Elena” gli rivelò “quasi marito, a quanto pare. Per quel che ne so
le ha chiesto di sposarla, ma non hanno ancora deciso nessuna data” spiegò.
“Cazzo
Enzo, qualcosa che non so” gli disse infastidito “dimmi qualcosa di cui non
sono già a conoscenza” concluse.
“Perché tutto
questo interesse?”
Enzo
conosceva già la risposta, ma preferì chiedere per capire quanto della
situazione Damon/Elena fosse cambiato.
“Perché
sta con Elena”.
Il moro
non usò mezzi termini. Fu chiaro, schietto e sincero. In fondo stava parlando
con Enzo. Perché mai non doveva esserlo? Enzo non giudicava, mai.
“È lo
zio di Tyler, anche se non è molto più grande di lui. È arrivato in città alla
morte del sindaco Richard Lockwood, che altri non era che il fratello” cominciò
a spiegare.
Damon
aveva sentito ai giornali della morte prematura a causa di un infarto di
Richard Lockwood, sindaco della città così come aveva appreso successivamente
della candidatura e vittoria della di lui moglie, Carol.
“Quando
il sindaco è morto” riprese a parlare Enzo “Mason si è presentato in città.
Voleva dare un sostegno alla cognata, ma soprattutto a Tyler. Ha affermato di
voler essere per lui una figura maschile di rilievo considerato la perdita che
aveva subito” continuò.
“Qualcosa
di rilevante, Enzo. Non tutte ste stronzate” gli fece notare Damon spazientito.
“So cosa
vuoi sentirti dire, ma non c’è nulla fratello. È pulito, più pulito della carta
igienica uscita dalla fabbrica. Non c’è merda, assolutamente non c’è” gli
spiegò sarcastico usando quel giro di parole.
“Nessuno
è veramente pulito”.
“Lui si,
a quanto ne so io”.
“Ci sarà
un motivo se nessuno sapeva della sua esistenza. Ho vissuto qui tutta la vita e
non ho mai sentito parlare di lui eppure fa parte di una famiglia altolocata
della città”.
“La sua
famiglia è in politica da generazioni e suo padre voleva questo futuro anche
per lui, ma a Mason non importava. Lui voleva fare il medico, così ha intascato
i soldi del suo fondo fiduciario ed è andato a studiare in Europa diventando
uno dei chirurghi più bravi dell’Occidente. Poi, dopo la morte del fratello, è
tornato qui e ha rimesso in piedi il vecchio ospedale alla periferia della
città. Si chiama Lockwood Hospital e lui ne è il primario”.
Damon
bevve l’ultimo sorso del suo bourbon e scosse la testa incredulo. Solo lui poteva
avere la fortuna di imbattersi in un uomo così dedito al prossimo, così
irrimediabilmente diverso da lui.
“Che
altro sai di lui?”
“Niente,
Damon. So solo che quando ha conosciuto Elena è stato amore a prima vista, ma
lei non voleva altre complicazioni. Lui, però, ha fatto di tutto per
conquistarla, pazzie incluse e alla fine c’è l’ha fatta”.
“Pazzie?
Cos’è gli ha regalato un po’ di cuore, fiori e romanticismo?”
“Gli ha
dato dedizione e sicurezza” gli rispose lui serio “e amore” aggiunse alla fine.
Tutto quello che io non gli ho mai dato. Questo
avrebbe voluto rispondere, ma preferì non farlo. Piuttosto dovette convenire
che non aveva mai visto Enzo così serio, ma si rese conto che il suo migliore
amico sapeva quanto per lui l’argomento “Elena” fosse importante e stava
cercando di spiegargli oggettivamente tutta quella situazione.
Il moro
rimase in silenzio non sapendo bene cosa dire e per questo Enzo riprese a
parlare.
“So che
non dovrei dirlo, ma credo che lei sia in buone mani” gli rivelò “è uno apposto
per quel che ne so” concluse.
Damon
annuì senza aggiungere nulla, si limitò solo a riempirsi nuovamente il
bicchiere di bourbon e ad accendersi un’altra sigaretta. Non sapeva nemmeno lui
cosa dire o pensare, sapeva solo che quella situazione non gli piaceva per
nulla.
Fortuna
voleva che il giorno seguente, quel Mason, se ne sarebbe tornato da dove era
venuto anche se solo per il tempo del convegno. Damon era certo di non poter
reggere la sua presenza per troppo tempo, anche se non riusciva a spiegarsi il
motivo.
Forse,
semplicemente perché era più semplice di quanto si potesse credere: forse Mason
rappresentava per lui solamente lo strumento attraverso cui la vita gli stava
mostrando i suoi errori, forse Mason rappresentava per lui solamente un tramite
attraverso cui la vita gli stava dando un insegnamento: “quando non sei tu a
cogliere un’opportunità, non lamentarti se poi è un altro a farlo”.
…Sic58…
NOTE:
· Abbiamo
visto finalmente chi è il fidanzato di Elena. Ve lo aspettavate o pensavate
fosse qualcun altro? Ovviamente a Damon non sta per nulla simpatico e si è già
premurato di chiedere in giro;
·
Abbiamo visto anche il rapporto tra Damon
e Rick e quello tra il moro ed Enzo che ha cercato di passargli quante più
informazioni possibili su questo perfetto fidanzato di Elena;
·
Posso anticiparvi che il prossimo sarà un
capitolo davvero importante: ci sarà molto Klaroline e vedremo finalmente il
confronto tra Damon ed Elena.