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Autore: Deidara_95    16/10/2008    3 recensioni
è la mia 3° fanfiction.
I pensieri di Konan e di Nagato, poco dopo la morte di Yahiko.
Quando Nagato diventa Pein
E la storia dei tre orfanelli della piggia.
(KonanxPein)
Genere: Romantico, Dark, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Konan, Pain
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Ciao a tutti!!! Che dire? È la mia 3° fanfiction, dedicata ad un paring che io adoro. L’ispirazione mi è venuta dall’immagine che vedrete infondo. Se l’avete letta, lasciate un commentino, per favore!

Deidara_95

Pioggia è ciò che resta di Noi

Piccolo mondo, profumato, ispido, colmo di sapori sconosciuti.

Yahiko conosceva la sofferenza … non ne dava mai mostra, voleva che i suoi amici (fratelli di sventura) trovassero in lui un esempio di allegria e spensieratezza.

- …Povero illuso …-

Voleva che non si sentissero perduti, abbandonati in un mondo monotono e senza sentimenti. Un mondo sudicio di arroganza che ti squadra dall’alto in basso, per vedere se sei o no potente, se hai o meno soldi …

L’ombra si dirigeva candida verso la luce, volteggiava limpida. Il viso contratto in una smorfia di dolore, sofferenza, o qualcos’altro.

Lo seguiva, da lontano, un’ombra timorosa.

Konan era una bambina matura. Silenziosa e responsabile, sapeva quale era il suo posto nel mondo. Lei stava zitta e lo accettava. Nonostante fosse una povera orfanella, la sua pelle sporca, i suoi capelli sciupati, e i suoi occhi dilaniati dal dolore, portavano i segni di un’immensa bellezza. Una bellezza troppo a lungo celata sotto uno spesso strato di fango.

- E ti ho risparmiata. Perché sarebbe stato troppo stupido rendere al cielo un così prezioso gioiello che aveva involontariamente perduto, e l’aveva sepolto in questo mondo di lacrime e fango.

Dolce, meravigliosamente docile, orgogliosa nella sua umiltà. Piccola, grande regina del dolore. Un bene che neanche la terra sapeva utilizzare, e, non potendo sollevarla in un piatto d’argento, decise di seppellirla. Stupida, impotente fanciulla. Perché hai abbandonato il cielo?

- Nagato!!- La voce che ha dilaniato il silenzio sembra esitante … impaurita.

L’ombra si volta. Non sembra affatto stupita. Si avvicina maestosa alla giovane donna.

Questa cade in ginocchio, come una principessa avvelenata. E il veleno che aleggia nelle multiple iridi del compagno la spaventa.

I suoi occhi, splendenti, lacrimano, ma non di gioia. È puramente terrorizzata.

-Perché non lo hai aiutato?- Chiese, tra le lacrime.

La figura si inginocchiò. Delicatamente le alzò il mento con un dito. Poi avvicinò le proprie labbra a quelle di lei e le strappò un casto bacio che sapeva di lacrime.

Iridi colme di disprezzo, paura, agitazione. Nagato era un bambino inesperto. Lui ne conosceva troppa, di sofferenza. Troppa per chiunque. Non sapeva mascherare questo suo bisogno d’affetto. E nell’incertezza piangeva.

- Noi … eravamo una squadra … tu … non hai ascoltato Jiraiya-sensei …-

-Era un gioco, Konan. Un gioco … adesso è finito.-

Konan si alzò di scatto e si lanciò su di lui. Disperata, lo strinse forte a se, come quel Nagato, quello che credeva di conoscere, tanto tempo prima.

L’uomo non fece nulla per sottrarsi a quella stretta. Lei piangeva, lui tratteneva le lacrime. Proprio come quei tre bambini erranti per i boschi, uniti nella ricerca di un qualsiasi cosa di commestibile. Come Yahiko, che affermava che si sarebbero dovuti divorare a vicenda, quando puntualmente Konan emetteva un verso strozzato e Nagato scoppiava a piangere. Quel passato sepolto da strati di invidia.

Nagato si lasciò crescere i capelli, per mascherare quella sua debolezza indotta dal pianto. Yahiko lo derideva, Konan lo commiserava. No … non doveva accadere questo. Per porre fine al problema, nascose i suoi occhi.

- Konan … guardami …- sussurrò l’ombra alla ragazza che piangeva sommessamente nella sua spalla.

- Lui non ci ha abbandonati … è ancora qui. Lo senti il battito del suo cuore? –

Strinse di più la ragazza a se, così che adesso la sua testa poggiava sul petto di lui.

Tum tum

Lei alzò lo sguardo, mentre mordeva le proprie labbra umide.

- Piccola … lui non ci ha abbandonati. –

- Ho visto il suo corpo …- un sussurro, appena percettibile. – Giace immobile … sarà vittima del tempo … ha smesso di agonizzare. Non si muove più.-

Il giovane annuì. –è la morte, Konan … solo un altro scalino.-

- Nagato …-

- Pein.- La interruppe secco lui.

Lei lo guardò interrogativa.

- Io non sono Nagato, il ragazzino che versava lacrime continuamente … e non sono Yahiko, colui che stava con la testa tra le nuvole, e rideva e schiamazzava tutto il giorno. Io sono entrambi. Io sono la loro unione.

Io sono Pein. –



  
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