Ciao a tutti!!! Che dire?
È la mia 3° fanfiction,
dedicata ad un paring che io adoro. L’ispirazione mi
è venuta dall’immagine che
vedrete infondo. Se l’avete letta, lasciate un commentino,
per favore!
Pioggia è ciò che resta di Noi
Piccolo
mondo, profumato,
ispido, colmo di sapori sconosciuti.
Yahiko conosceva la sofferenza
… non ne dava mai
mostra, voleva che i suoi amici (fratelli di sventura) trovassero in
lui un
esempio di allegria e spensieratezza.
-
…Povero illuso …-
Voleva
che non
si sentissero perduti, abbandonati in un mondo monotono e senza
sentimenti. Un
mondo sudicio di arroganza che ti squadra dall’alto in basso,
per vedere se sei
o no potente, se hai o meno soldi …
L’ombra
si dirigeva candida
verso la luce, volteggiava limpida. Il viso
contratto in una smorfia di dolore, sofferenza, o
qualcos’altro.
Lo
seguiva, da lontano, un’ombra
timorosa.
Konan era una bambina matura.
Silenziosa e
responsabile, sapeva quale era il suo posto nel mondo. Lei stava zitta
e lo
accettava. Nonostante fosse una povera orfanella, la sua pelle sporca,
i suoi
capelli sciupati, e i suoi occhi dilaniati dal dolore, portavano i
segni di un’immensa
bellezza. Una bellezza troppo a lungo celata sotto uno spesso strato di
fango.
-
E ti ho risparmiata. Perché
sarebbe stato troppo stupido rendere al cielo un così
prezioso gioiello che
aveva involontariamente perduto, e l’aveva sepolto in questo
mondo di lacrime e
fango.
Dolce, meravigliosamente docile,
orgogliosa nella sua
umiltà. Piccola, grande regina del dolore. Un bene che
neanche la terra sapeva
utilizzare, e, non potendo sollevarla in un piatto d’argento,
decise di
seppellirla. Stupida, impotente fanciulla. Perché hai
abbandonato il cielo?
-
Nagato!!- La voce che ha
dilaniato il silenzio sembra esitante … impaurita.
L’ombra
si volta. Non sembra
affatto stupita. Si avvicina maestosa alla giovane donna.
Questa
cade in ginocchio,
come una principessa avvelenata. E il veleno che
aleggia nelle multiple iridi del compagno la
spaventa.
I
suoi occhi, splendenti,
lacrimano, ma non di gioia. È puramente terrorizzata.
-Perché
non lo hai aiutato?-
Chiese, tra le lacrime.
La
figura si inginocchiò.
Delicatamente le alzò il mento con un dito. Poi
avvicinò le proprie labbra a
quelle di lei e le strappò un casto bacio che sapeva di
lacrime.
Iridi colme di disprezzo, paura,
agitazione. Nagato
era un bambino inesperto. Lui ne conosceva troppa, di sofferenza.
Troppa per chiunque.
Non sapeva mascherare questo suo bisogno d’affetto. E
nell’incertezza piangeva.
-
Noi … eravamo una squadra …
tu … non hai ascoltato Jiraiya-sensei …-
-Era
un gioco, Konan. Un
gioco … adesso è finito.-
Konan
si alzò di scatto e si
lanciò su di lui. Disperata, lo strinse forte a se, come
quel Nagato, quello
che credeva di conoscere, tanto tempo prima.
L’uomo
non fece nulla per
sottrarsi a quella stretta. Lei piangeva, lui tratteneva le lacrime.
Proprio
come quei tre bambini erranti per i boschi, uniti nella ricerca di un
qualsiasi
cosa di commestibile. Come Yahiko, che affermava che si sarebbero
dovuti
divorare a vicenda, quando puntualmente Konan emetteva un verso
strozzato e
Nagato scoppiava a piangere. Quel passato sepolto da strati di invidia.
Nagato si lasciò
crescere i capelli, per mascherare
quella sua debolezza indotta dal pianto. Yahiko lo derideva, Konan lo
commiserava. No … non doveva accadere questo. Per porre fine
al problema,
nascose i suoi occhi.
-
Konan … guardami …-
sussurrò l’ombra alla ragazza che piangeva
sommessamente nella sua spalla.
-
Lui non ci ha abbandonati …
è ancora qui. Lo senti il battito del suo cuore? –
Strinse
di più la ragazza a
se, così che adesso la sua testa poggiava sul petto di lui.
Tum tum
Lei
alzò lo sguardo, mentre
mordeva le proprie labbra umide.
-
Piccola … lui non ci ha
abbandonati. –
-
Ho visto il suo corpo …- un
sussurro, appena percettibile. – Giace immobile …
sarà vittima del tempo … ha
smesso di agonizzare. Non si muove più.-
Il
giovane annuì. –è la
morte, Konan … solo un altro scalino.-
-
Nagato …-
-
Pein.- La interruppe secco
lui.
Lei
lo guardò interrogativa.
-
Io non sono Nagato, il
ragazzino che versava lacrime continuamente … e non sono
Yahiko, colui che
stava con la testa tra le nuvole, e rideva e schiamazzava tutto il
giorno. Io
sono entrambi. Io sono la loro unione.
Io
sono Pein. –