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Autore: altraprospettiva    21/10/2014    3 recensioni
Lara ha diciannove anni, è pigra, non ama studiare e cambia colore di capelli ogni volta che il padre cambia donna.
Roberto, suo padre, è il migliore padre al mondo se si leva il fatto che si comporta ancora come un adolescente.
Tony è il miglior amico di Roberto, è sarcastico, affascinante e ama gli sport.
Quanto può essere stravolta la loro vita in cento giorni?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Tony giocherellava con il piede del bebè nella culla. Sorrideva sentendo i vagiti e si sentiva felice. Si avvicinò alla culla per guardare suo figlio in viso e improvvisamente si accorse che a ricambiare il suo sguardo c’era il viso di Roberto.
«Va ancora al liceo, sai?» disse Roberto nel corpo del bebè «È una bambina che diverrà mamma di un bambino».
Tony si spaventò ma riuscì a ribadire, pur se con poca fermezza: «Diciannove anni non è una bambina…e poi tu hai messo incinta una quindicenne!»
«Questo non conta, uno sbaglio di una persona non giustifica lo sbaglio di un’altra persona. E poi ero piccolo pure io, tu sei un adulto grande e vaccinato. Ora sai cosa vuol dire avere un figlio? Vuol dire cambiare pannolini, fare le notti in bianco, rinunciare a un sacco di divertimenti…» la voce di Roberto si fece sempre più forte tanto da spaventare leggermente l’interlocutore.
Tony indietreggiò di qualche passo fino a quando non andò a sbattere contro qualcuno, girandosi l’uomo incontrò lo sguardo di suo padre.
«Sai cosa vuol dire divenire papà?» chiese il signor Desiderio «Vuol dire che dovrai impegnarti con la donna che hai messo incinta, perché è così che fa un uomo d’onore. Vuol dire che non potrai vedere altre donne nude oltre la tua. Sai come diviene il corpo di una donna dopo un parto? Spuntano le smagliature, la vagina si slarga…»
«PAPA’ SMETTILA!» urlò Tony interrompendolo.
«Oh, potrai fare come ho sempre fatto io, trovare consolazione in altre donne…» disse facendo l’occhiolino.
«Papà, io non sono come te!» e mentre lo diceva si svegliò.
Tony era madido di sudore, con il respiro affannoso e il lenzuolo tutto attorcigliato alle gambe.
L’uomo, al buio, regolarizzò il respiro e si liberò dalla morsa delle lenzuola, poi guardò Lara che dormiva beatamente accanto a lui, incurante di essere completamente scoperta. Tony sorrise e lasciò un leggero bacio sulla fronte di Lara.
La ragazza mugugnò «Altri cinque minuti».
Tony sorrise ancora di più, poi si riaddormentò beato.
 
Quando Tony si risvegliò, Lara non era più al suo fianco.
La trovò in cucina che faceva colazione e guardava la tv.
«Buongiorno, ti ho preparato il caffè» disse Lara sorridente.
Quel giorno si sentiva felice senza un particolare motivo.
Tony andò in bagno e mentre sfogava i suoi bisogni fisiologici e si lavava, pensò al fatto che in fondo non era male svegliarsi e trovare un viso sorridente che non pensava di andare via di casa il prima possibile. Forse, ma proprio forse, la vita di coppia non gli dispiaceva.
Anche Lara aveva avuto un pensiero simile mentre preparava il caffè, pensò che forse, ma proprio forse, la vita di coppia poteva piacerle.
«Ha chiamato papà» disse la ragazza a Tony mentre stava versando il caffè nella tazzina. «Ha detto che ha intenzione di venire oggi» continuò.
Era seduta, faceva a pezzetti un croissant e guardava Tony appoggiato al piano cottura di fronte a lei. Sembrava leggermente nervosa.
Tony sorseggiò il caffè e annuì.
«Io vorrei dirglielo» disse Lara molto velocemente.
«Come? Cosa?» chiese Tony distratto.
«Il fatto che io…che noi…che sono incinta» Lara si morse il labbro, sapeva di aver sganciato una piccola bomba.
Tony sputò il caffè e il restante gli andò di traverso.
Se il buongiorno si vedeva dal mattino, non era proprio un bel giorno quello. A dire il vero non era stata buona neppure quella notte.
«Ora? Dici che dovremmo dirglielo oggi?» chiese alla fine l’uomo.
«Ecco…mi sono sentita così in colpa per il fatto di non avergli detto di noi due…e poi, non mi è piaciuta proprio come l’ha presa quando l’ha scoperta. Sai com’è…scoprirà anche questa cosa prima o poi, preferirei prima».
Tony posò la tazzina nel lavello voltando le spalle a Lara per un attimo. Un attimo che gli serviva per recuperare un po’ di lucidità, per pensare e per respirare profondamente.
«Non ho idea di come gli si possa introdurre un argomento del genere, e mi fa paura» disse senza voltarsi.
Aprì il rubinetto e si soffermò a guardare l’acqua riempire la tazzina.
Poi chiuse il rubinetto contemporaneamente agli occhi e respirò di nuovo profondamente.
Per qualche oscuro motivo aveva accettato volentieri l’arrivo di quel bebè. Non si spiegava neppure lui bene il perché, forse perché aveva visto che i suoi amici a poco a poco si erano costruiti delle famiglie, forse anche per i discorsi assillanti della madre, forse perché aveva iniziato ad aver paura di invecchiare e quindi prima si era scelto una fidanzata molto più giovane, e poi, l’arrivo del bebè, lo aveva in qualche modo fatto sentire di nuovo un ragazzino, paradossalmente. L’idea di dedicare tante energie a qualcuno, di insegnargli le cose, di seguirlo passo passo, gli stuzzicavano qualcosa dentro che non pensava di avere, ma che fu felice di scoprire.
Ma dire a Roberto di quel bebè lo faceva completamente spaventare.
Aveva già visto la delusione negli occhi del suo migliore amico, aveva visto il modo in cui l’aveva guardato quando aveva scoperto della storia tra lui e Lara, aveva già incrinato il loro rapporto.
Poteva romperlo del tutto?
Lara lo abbracciò da dietro strappandolo ai suoi pensieri.
Lentamente Tony si girò senza far spostare troppo le braccia della ragazza e si trovarono l’uno di fronte all’altra.
Tony strofinò il suo naso contro quello di lei e la guardò profondamente.
Quello sguardo azzurro che l’aveva rapito, quelle piccole efelidi sul naso leggermente all’insù, quel sorriso che sembrava quasi una smorfia maliziosa.
Lasciò un tenero bacio sulle labbra di lei e annuì con la testa.
«Ok, allora oggi glielo diremo» disse alla fine.
Ma come dirglielo? Era una domanda che si ponevano entrambi.
A bruciapelo? Con un sotterfugi? Via lettera? Con un sms? Davanti tante persone, in un ristorante, per evitare scenate?
«Dovremmo dirlo pure a mia madre» disse Tony.
«A tua madre?»
«Hai intenzione di non dirglielo? Vuoi levarle la gioia di sapere che è diventata nonna grazie al suo figliuolo?» ma lo disse quasi amareggiato e Lara si chiese se Tony fosse già pentito del fatto di aver accettato di buon grado quel bambino.
Lara pensava ancora come dirlo al padre, quando quest’ultimo suonò alla porta.
«Ciao a tutti» disse Roberto particolarmente allegro.
Lara non ebbe il tempo di chiedersi perché fosse allegro, non sapeva che Roberto aveva chiesto a Camilla di sposarla, non sapeva che quello era un momento di felicità pura per Roberto e gli si poteva dire di tutto, era il momento adatto per la notizia. Non lo sapeva, ma si torturava le dita e subito dopo aver dato un bacio sulla guancia del padre lo disse.
«Sono incinta». Se ne pentì subito, se ne pentì perché vide Tony sgranare gli occhi e suo padre rimanere attonito per un paio di minuti.
«Che significa incinta?» chiese alla fine Roberto.
«Vuol dire che aspetta un bimbo e che tu che stai per diventare nonno» disse Tony decidendo di andare incontro a Lara.
Roberto fulminò Tony con lo sguardo e poi ritornò a guardare la figlia.
«Perché avete deciso di farmi questo scherzo? Non lo trovo divertente» disse seccato l’uomo.
«Non è uno scherzo» disse Lara abbassando gli occhi, non riusciva a sostenere lo sguardo del padre e sapeva che da un momento all’altro sarebbe potuta scoppiare a piangere.
«Non prendi la pillola tu? Abbiamo discusso giorni interi perché tu volevi prendere la pillola e ora sei rimasta incinta?» chiese Roberto. Pensava ancora che fosse uno scherzo, di cattivo gusto, ma pur sempre ad uno scherzo.
«Ci sono stati giorni…tipo quello del tuo compleanno…ma anche qualcuno prima, che ho dimenticato di prenderla».
«Che significa hai dimenticato di prenderla?» Roberto rimase interdetto, iniziava a capire che forse era tutto vero «Non si dimentica di prendere la pillola!»
«Lo so papà» quella risposta era superflua, ma Lara sentiva di dover dire qualcosa, quasi a giustificarsi, quasi a chiedere scusa.
«Come hai fatto a rimanere incinta?» La domanda di Roberto era retorica, era più rivolta a se stesso, ma Tony trovò opportuno rispondergli.
«Ma hai una figlia, non sai come succedono queste cose? Vuoi la versione dell’ape che va sui fiori o quella per adulti?»
Roberto ritornò a fulminarlo con lo sguardo, uno sguardo che però, stavolta, diceva un sacco di cose. “Ti vorrei prendere a pugni”, “Non fare cazzate”, “Non è il momento per fare il deficiente” e cose di questo tipo.
 
«Tony, devo prendere a pugni qualcuno, qual è la palestra più vicina? Posso farlo da ubriaco? Ho bisogno di bere fino a non pensarci. Oddio, sapete che con Camilla sto frequentando yoga? Non mettetevi a ridere, mi ha cambiato la vita, mi rilassa tantissimo…».
«Oh certo, con tutte le posizioni che potete assumere» disse Tony. Lara rimase sconcertata, come riusciva a scherzare pure in un momento del genere?
Roberto si avvicinò a Tony fino a quando non fu distante da lui poco più di un pelo. Lo guardò dritto negli occhi, furente. «Tony, un’altra parola e ti picchio, sono serio, potrai praticare tutte le arti marziali di questo mondo, ma ti sfido a subire la mia collera».
«Papà, ti prego, non fare così» disse Lara avvicinandosi a lui e toccandogli il braccio.
«Tu sei la mia bambina» disse quasi piagnucolando Roberto.
Poi, sfinito come dopo una lunga corsa, si andò a sedere sul divano.
«I sali da bagno, con mia madre funzionano sempre» disse Tony.
«Te lo giuro, ti picchio, di’ un’altra parola e ti picchio».
Tony stavolta stette in silenzio.
«Incinta…Ora ditemi che è tutto uno scherzo di cattivo gusto, o che sto sognando, o più precisamente sto avendo un incubo» lo ripeté due volte, come per far capire che voleva sentirselo dire sul serio, che lui almeno non scherzava.
«Papà…».
«Ho bisogno di chiamare Camilla».
E Lara si meravigliò, vide come il pensiero della donna calmava il padre.
“Domani mi decoloro i capelli e non li tingo più” pensò.
Roberto si alzò dal divano e si trovò di fronte sua figlia.
Gli tornò in mente cosa era accaduto diciannove anni prima, quando uno sguardo della stessa tonalità, pieno di lacrime, gli annunciava che stava per divenire padre.
Sapeva come si sentiva Lara in quel momento. La paura che l’attanagliava, i dubbi, il non sentirsi all’altezza, il sentirsi ancora troppo giovane, la voglia di poter veramente scegliere senza sensi di colpa.
Sapeva che in quel momento una scenata non sarebbe servita a nulla, non avrebbe risolto la situazione, non avrebbe cambiato gli eventi.
Era successo e, tutto sommato, Lara era stata fortunata, perché era circondata da persone che l’amavano.
Lui per primo.
E quindi, prima di avventarsi contro Tony, prima di dire qualche parola sbagliata, respirò profondamente più volte e si disse che lui era il primo ad amare Lara e quindi il primo a doverne avere cura.
Alla fine si avvicinò alla figlia e l’abbracciò.
«Scusami se sono stato brusco, è che speravo di meglio per te».
«Di meglio in che senso? Questo bimbo non potrebbe avere genitori migliori, sarà stupendo» disse Tony.
«Tony giuro che se non chiudi la bocca te la chiudo io» poi guardò la figlia negli occhi «Mi sarebbe piaciuto che tu ti fossi goduta un po’ di più la tua giovinezza, la spensieratezza, il fatto di non avere responsabilità. Non voglio che tu fraintenda le mie parole, io sono contento di averti come figlia e se mi chiedessero se volessi tornare indietro e poter scegliere se divenire genitore a diciassette anni, io risponderei di sì. Ma per te non sarà difficile come per me, hai me, hai…».
«Hai me! In fondo, sono il padre».
Roberto sospirò, a quanto pare doveva farsene una ragione, il suo amico sarebbe diventato il padre di suo nipote.
«Di quanto sei? Non si vede nulla, porti bene la gravidanza, come tua madre» Roberto si fece cupo, anche se non era innamorato di Elisabeth, il pensiero della sua morte lo rattristò un poco.
«Due settimane e mezzo, circa» rispose la ragazza. Non aveva conosciuto la madre, non poteva mancarle, eppure le piaceva sapere qualcosa in più su di lei ogni tanto.
«Quindi non si sa ancora il sesso, è più piccolo di un mirtillo in questo momento».
Roberto si era calmato, aveva reagito diversamente da quel giorno, il giorno in cui gli era stato annunciato che sarebbe diventato padre.
Quel giorno aveva urlato che non gliene fregava niente, che non era un problema suo, aveva buttato giù qualche mobile e aveva fatto piangere Elisabeth.
Quanto era stato idiota. Quanto aveva fatto soffrire per mesi quella ragazzina.
Elisabeth aveva deciso che, con o senza di lui, avrebbe tenuto la bambina, Roberto aveva continuato a vivere la sua vita di ubriacature e sesso occasionale per un paio di mesi. Poi erano arrivati i sensi di colpa. Era andato da Elisabeth, l’aveva supplicata di perdonarlo, di accettare il suo aiuto ed Elisabeth aveva messo di lato l’orgoglio, più perché era sola che perché tenesse veramente a lui.
Roberto lo sapeva, sapeva che Elisabeth lo guardava come se fosse un buono a nulla, come se fosse l’uomo che non avrebbe mai sperato di avere al suo fianco ma del quale, purtroppo, era pure innamorata e Roberto era scomparso di nuovo e poi era ricomparso, e poi era andato via, per tutti i nove mesi fu una presenza altalenante nella vita della ragazza.
Non aveva voluto decidere neppure il nome all’inizio. Diceva che lui non voleva averne a che fare con quella faccenda, che sarebbe stato un cattivo padre.
Il giorno della nascita di Lara, Roberto voleva ubriacarsi e far finta di niente, ma suo padre l’aveva spronato, gli aveva detto che era un uomo e doveva prendersi le sue responsabilità e alla fine era andato all’ospedale. Ricordava ancora il momento in cui aveva preso in braccio Lara. Era sicuro che gli avesse sorriso, che gli avesse detto in un certo qual modo che da quel giorno la sua vita sarebbe cambiata, ma in meglio.
Che da quel giorno avrebbe saputo cosa era l’amore vero, quello che ti lega ad una persona al punto da sentirti morire se quella persona scompare dalla tua vita, che da quel giorno sarebbe diventato una persona migliore, che avrebbe scoperto che in fondo era un bravo ragazzo, che riusciva a prendersi cura di qualcuno.
Roberto sospirò. Era proprio cambiato da quel giorno. Si accorse che la cosa che l’atterriva di più di quella notizia era il fatto che stesse crescendo. Solo quello.
Perché adesso l’idea di prendersi cura di qualcuno, di mettere il benessere di qualcuno di fronte al suo, non lo spaventava. Sapeva che, invece, era qualcosa che poteva spaventare la figlia, che Tony poteva essere un po’ testa di cazzo e che quindi era lui che doveva essere il pilastro portante, la presenza fissa, l’adulto della situazione.
Lara non sapeva che stava cosa passando per la testa del padre, non sapeva neppure che forse, se sua madre non fosse morta, Roberto non sarebbe stato neppure una presenza fissa nella sua vita.
Roberto riabbracciò la figlia e Tony si unì all’abbraccio.
«Siamo proprio una bella famiglia, eh?» chiese Tony.
«Già, siamo una bella famiglia» disse sinceramente Roberto.


Note dell’autrice.
È andata come vi eravate aspettati?

 
  
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