«Vuoi
piantarla di dimenarti, mocciosa?» sbottò
Alfred frenando l’auto davanti all’ingresso di un
grande capannone industriale
abbandonato in periferia.
Aida non sembrò nemmeno ascoltarlo.
Durante il tragitto non era stata ferma un attimo ed era quasi riuscita
a
slegarsi i polsi ma la fatica si era rivelata piuttosto inutile.
Lo scagnozzo di Hoffman scese dalla macchina e aprì
violentemente lo sportello
della bambina, facendola scendere senza troppe cortesie.
Le tolse maldestramente lo scotch dalla bocca e la strattonò
fino all’entrata
del capannone.
«Qui puoi urlare quanto vuoi, non ti sentirà
nessuno.».
Aida si limitò a fulminare l’uomo con uno sguardo
mostrandogli tutto l’odio che
in quel momento provava per lui.
«Su, entra.» ordinò Alfred aprendo la
porta metallica e facendo entrare la
bambina nel capannone.
La legò a terra con le braccia dietro ad una specie di
pesante tubo di ferro in
modo che non potesse scappare e si allontanò verso il centro
del capannone con
un ghigno malvagio.
«Mio papà ti troverà!» gli
urlò dietro Aida con quanto fiato aveva in gola.
«Ma guarda.» si ritrovò a mormorare tra
sé e sé l’uomo, aspettando in piedi a
qualche metro dal giovane ostaggio «Che mocciosetta
coraggiosa che mi è
capitata, pare che lei e quel turco abbiano lo stesso fastidioso
carattere.».
«Era ora.» tuonò una voce alle sue
spalle entrando a sua volta nel capannone e
interrompendo il flusso dei pensieri di Alfred.
«Erik... ho fatto il prima possibile.».
Gehlen si avvicinò annuendo scettico, con le mani in tasca,
a passo lento e
tranquillo.
«David è alla polizia.».
«Come?» mormorò Alfred strozzandosi
quasi con la saliva.
«Pare sia caduto in un giochetto dell’autostradale.
Conoscendolo se ne libererà
presto degli sbirri, ma nel frattempo ovviamente il comando
dell’operazione
spetta a me.» fece Gehlen con voce calma.
«Ovviamente.»
ripeté Alfred senza
riuscire a trattenere una sottile smorfia di disgusto.
«Qualche problema a proposito?».
«No.».
«Meglio per te. Ora sparisci e fai sparire anche la
macchina.» ordinò.
E Alfred uscì obbediente e silenzioso dal capannone.
Rimasto solo,
Gehlen si avvicinò ad Aida con fare
minaccioso.
«Ciao, piccola Gerkhan.» esordì con voce
melliflua.
«Stia lontano da me.» esclamò la bambina
fissando l’uomo negli occhi senza
paura.
«Bel caratterino, vedo.» rise Erik avvicinandosi
ancora di più «Proprio come
tuo padre. Penso che ti passerà presto questo coraggio con
me, sai? Il tuo
adorato paparino pagherà per quello che ha fatto, costi quel
che costi.».
Aida continuò a sostenere il suo sguardo «Lui mi
troverà.».
«Jager.»
fece la Kruger entrando in fretta nella
stanza dei colloqui del penitenziario «Non dovrei nemmeno
essere qui, non sono
permesse tutte queste visite. Mi hanno fatto passare solo
perché ho detto che
si tratta di un affare di polizia, quindi ho poco tempo. Ma ho
novità...».
Ben rimase immobile a guardare il suo ex capo, senza sapere se essere
felice o
meno che vi fossero news.
«Jager...» cominciò il commissario
tentennando «Abbiamo Hoffman. È al comando e
ho ottenuto dal procuratore un fermo di quarantotto ore ma per
incastrarlo
abbiamo poco o niente. La situazione di Semir è sempre la
stessa e poi...».
«E poi?» la incalzò il detenuto
cogliendo l’indecisione della donna.
Kim fece un profondo respiro.
«Prima non gliel’ho detto ma... Hoffman ha... ha
fatto rapire Aida non appena
ha saputo che Semir ha parlato. E noi non siamo arrivati in
tempo.» disse tutto
d’un fiato.
Ben sbarrò gli occhi, cominciando a sudare freddo.
«Come... come Aida...? Ma... ma...»
iniziò a balbettare mentre il panico si
impossessava di lui.
Aida! La sua principessa!
«Appena Semir mi ha raccontato la verità ho
avvisato gli agenti di andare a
controllare Andrea e le bambine ma era troppo tardi, probabilmente uno
degli
uomini di Hoffman ci stava ascoltando e non ha perso tempo
nell’avvisare il suo
capo.» spiegò la Kruger fissando un punto
indefinito davanti a lei.
«Non è possibile... non è
possibile!» si ritrovò a gridare Ben «Ma
porca
miseria! Aveva mentito per due mesi e mezzo, non poteva continuare a
farlo
ancora per un po’? Non poteva trovare un luogo più
sicuro per parlarle?».
Il commissario corrucciò appena la fronte, non si aspettava
che Ben avrebbe
reagito scaricando la colpa sul suo ex collega.
«Jager, si calmi. Gerkhan aveva bisogno di parlare, non ce la
faceva più e...».
«E? E allora ha preferito condannare a morte sua
figlia?» urlò ancora il
giovane mentre gli occhi gli diventavano lucidi.
«Jager... per favore, si calmi.» ordinò
la donna «Qui non è ancora morto
nessuno, la troveremo.».
«Certo, e come?» ribatté Ben, questa
volta a bassa voce «Non avete niente.
Niente! E Semir ha anche perso la memoria.».
«Troveremo una soluzione, vedrà. Intanto in queste
quarantotto ore devo trovare
prove che possano incastrare Hoffman, assolutamente. Per questo adesso
vado,
tornerò ad informarla sui fatti, Jager. Ma lei provi a stare
tranquillo.»
concluse Kim alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso
l’uscita.
«Aspetti...» mormorò Ben ormai in
lacrime bloccandola sulla soglia
«Commissario, trovi Aida... per favore.».
Povero
Ben, adesso sta ancora peggio.
E
Aida è nelle mani di Gehlen...
Grazie
mille sempre e un bacione!
Sophie
:D