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Autore: Erule    21/10/2014    4 recensioni
- Guardami bene, Stiles. Ti sembro uno che ha voglia di scherzare? - disse Scott facendo un movimento circolare con il dito di fronte al proprio viso, con gli occhi assottigliati.
Stiles deglutì.
- Non direi, amico. -
- Bene. - replicò Scott, flettendo il busto in avanti. - L’ultima fetta di pizza è mia! -
Scott si sporse per afferrarla, ma Stiles si buttò sul tavolo nello stesso momento, con il risultato di ritrovarsi entrambi con le teste che dolevano. Melissa scese le scale con un cesto di panni sporchi fra le mani e scosse la testa, senza nemmeno parlare. Ormai aveva capito che con quei due era completamente inutile. Stiles prese la fetta di pizza e la tagliò a metà, porgendone un pezzo a Scott.
- Offerta di pace. Prendere o lasciare. - disse.
Scott alzò un sopracciglio, poi scrollò le spalle ed accettò.
- Giuro che la prossima volta comprerò una pizza più grande. -
- Lo dici ogni volta. Il problema è che non ci ricordiamo mai se prendiamo quella extra large o quella extra extra large. -
- Questa era decisamente una medium, comunque. - fece Scott, sparecchiando la tavola.
Genere: Azione, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allison Argent, Derek Hale, Lydia Martin, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 11
The Magician
 
Lydia guardò distrattamente il suo telefonino che lampeggiava, segno che era arrivato un nuovo messaggio, ma non vi badò. Rotolò invece verso il proprio comodino e guardò l’orario: le sette del mattino. Si era persino svegliata in orario per andare a scuola. Accese la radio, che dava una vecchia canzone allegra di qualche anno prima. Si sedette di scatto sul letto non appena sentì il rumore della porta che si apriva.
Stiles portava fra le mani un magnifico vassoio pieno di cibo: croissant, caffè, spremuta d’arancia e biscotti. E sorrideva. E lei era in quel periodo di una relazione in cui si diventa matti per ogni cosa bella e quello era uno di quei momenti. Stiles le si sedette accanto, già vestito di tutto punto ed appoggiò il vassoio sul comodino.
<< Buongiorno. >> disse.
Lydia spostò il capo di lato, un sorrisetto furbo ad illuminarle il volto.
<< Sei sicuro che dobbiamo andare a scuola, oggi? >>
Stiles alzò un sopracciglio.
<< In che senso? >>
Lydia scosse la testa. Era così idiota da rovinare persino il romanticismo! Decise di prendere lei l’iniziativa, facendogli capire quello che intendeva. Dopo aver passato una notte insieme (solo a dormire, eh) ed averla vista in camicia da notte, lui davvero non aveva capito?
Lo attirò a sé per il colletto e lo baciò.
 
Scott continuò a percorrere con le mani la schiena di Allison per tutto il tempo che ci metteva suo padre a fare la doccia (ed era capace di rimanerci per ore). A Chris non piaceva molto l’idea che Scott rimanesse a casa sua giorno e notte, soprattutto perché lui e sua figlia facevano troppo casino come due ragazzini, ma se quella era una buona scusa per vigilare su Allison, tanto meglio. E poi, diciamo che aveva capito che sua figlia non era una santa.
<< Mi fai quasi venire voglia di perdere il controllo. >> disse Scott, mentre Allison ridacchiava.
<< Non ti permettere, l’ultima volta è andata malissimo! >>
<< Ho detto quasi, infatti. >>
La porta si aprì proprio mentre Allison lo stava baciando di nuovo. Si staccò da lui alla velocità della luce, coprendosi con le coperte. Chris controllò che avessero entrambi addosso il pigiama, assottigliando gli occhi, poi tornò indietro e scese le scale.
<< La colazione è pronta! >>
Scott sbuffò.
<< Tuo padre deve avere un radar, per queste cose. Ci interrompe sempre nei momenti migliori! >>
Allison scoppiò a ridere.
 
Paige ringhiò irrequieta, unendo le dita sotto il mento. Stava seduta sul divano con i piedi premuti contro il tavolino di fronte a sé. Si era svegliata di malumore e questo non andava affatto bene. Soprattutto perché si era appena risvegliata da un coma ed era viva. Dopo tutto quello che aveva passato, credeva che ormai il peggio fosse passato, invece no. Adesso doveva concentrarsi, fare yoga e Derek era diventato praticamente il suo personal trainer, nonché fidanzato. E non andava molto bene, dato che ogni volta che la sfiorava perdeva il controllo e lo scaraventava dall’altra parte della stanza per reprimere altri istinti. Il più delle volte Derek le insegnava tecniche di difesa o l’uso della rabbia per incanalare le energie ed attaccare, ma c’era un solo problema: lei non aveva abbastanza rabbia. Insomma, dopo tutto quello che le era capitato, ci si chiederebbe come dannazione sia possibile una cosa simile, giusto? Be’, Derek aveva una risposta anche per quello: lei era troppo gentile. Esatto. Era una persona troppo buona, troppo fissata a cercare una minuscola parte di bontà negli altri o ad aiutare le vecchiette per strada, per infuriarsi. E allora, cosa avrebbe dovuto fare? Lui sapeva controllare solo la rabbia ed anche Scott, così come Peter. Quale emozione avrebbe dovuto usare lei per incanalare l’energia che stava rischiando di scoppiarle dentro, minacciano di svuotarla di qualsiasi altra emozione? Ebbene sì, Derek aveva la risposta anche a quella domanda ed è questa: l’amore. Perché è qui che converge tutto il resto: generosità, lealtà, gentilezza… Era troppo buona? Bene, avrebbe usato tutta quella bontà contro i suoi nemici.
Derek stava in piedi di fronte a lei, un paio di pantaloni da ginnastica e le braccia incrociate. Sul suo viso si fece largo un sorriso, quello di qualcuno che sa quanta strada tu ancora debba percorrere, ma che sa anche che ce la farai.
<< Paige. >>
<< Non dire Paige come se stessi cercando di far ragionare una bambina. >>
<< D’accordo, allora ti chiamerò con un nomignolo strano, uno di quelli che ti affibbiano i fidanzati. Hai presente? Amoruccio, pulcina, tesoro mio… >>
Paige scattò su, allontanò il tavolo con un calcio e gli saltò addosso. Odiava quei soprannomi smielati e Derek lo sapeva. Non sarebbe mai riuscito a farla arrabbiare abbastanza per usare quell’energia, ma era comunque divertente vederla fiondarsi su di lui, scansarla e poi buttarla a terra.
Paige si rialzò con i capelli scompigliati e le guance rosse. Derek alzò le spalle, come a dire che lui era troppo forte per essere battuto, ma doveva pur insegnarle in qualche modo. Allora Paige cominciò a menare pugni a raffica, mosse diverse che le aveva insegnato Derek quella stessa mattina (aveva scoperto che le volpi bianche hanno un’ottima memoria ed imparano in fretta), calci e gomitate nelle costole. Derek parò ogni colpo e qualche volta la rivoltò come un calzino, sbattendola al tappeto con un solo colpo.
Paige si fermò un attimo, ansimante, i capelli stretti in una coda alta e le pupille dilatate. Derek riprese fiato per qualche secondo, ma si sentiva già benissimo. Per lui era un semplice allenamento, ma per Paige era una seduta infinita in palestra. E lei odiava la ginnastica. Si sgranchì le braccia, la schiena, le nocche, poi attaccò Derek a sorpresa. Fu un movimento solo, fluido e circolare. Lui non se ne accorse nemmeno. Poi lo spinse contro il muro, mentre lui era ancora confuso da quello che aveva appena visto. Si fermò di fronte a lui, alzando appena lo sguardo per incontrare il suo. Poi sorrise. Derek non aveva mai sentito il petto scaldarsi così tanto come in quel momento. Così, più veloce della luce, prese il suo viso fra le mani e la baciò. Era quasi un bacio rabbioso, dove i denti cozzano fra di loro e fanno rumore, ma era anche passionale e spontaneo. E cinque secondi dopo, Derek l’aveva colpita nella rientranza del ginocchio e l’aveva fatta cadere.
<< Sei stato scorretto! >> esclamò Paige, ridendo.
Derek ghignò, porgendole una mano per rialzarsi.
<< Mai abbassare la guardia. >>
 
Lydia guardò lo schermo del telefono, mentre la porta del bagno si richiudeva alle sue spalle. C’era un messaggio da parte di Parrish e risaliva alla notte prima. Si lisciò la camicia di Stiles addosso mentre apriva il file. Le lettere sembravano lampeggiare nella sua testa mentre le leggeva. Siete in pericolo. E quando mai non lo erano? Ma era quello il punto: loro lo sapevano già. Quindi significava che il pericolo era vicino o che forse, ce n’erano un altro, forse addirittura peggiore, che gravava su di loro come la spada di Damocle. Sgranò gli occhi, riaprì la porta e cercò Stiles con gli occhi, ma non c’era. Scese le scale di corsa, chiamandolo.
<< Stiles! Stiles, è successo un casino! >> esclamò, entrando in cucina.
John alzò lo sguardo verso di lei, la schiena appoggiata al piano cottura, un sopracciglio alzato per la sorpresa. Stiles, seduto sulla sedia, si voltò velocemente, rischiando di farsi seriamente male al collo. La scena appariva abbastanza comica, perché Lydia aveva indosso solamente la camicia di Stiles ed ovviamente la biancheria, il telefono fra le mani; mentre John aveva la divisa e Stiles aveva lo zaino di scuola al suo fianco.
<< Dovrei… presumere che tu non sia andato a scuola come mi hai appena detto, giusto? >> chiese John, fissando ancora Lydia. Stiles chiuse gli occhi, facendo una smorfia.
<< Giusto. >>
Lydia arrossì violentemente, pensando a cosa dire per discolparsi.
<< Eravamo stanchi e… >> stava dicendo, ma lo sguardo di John faceva capire benissimo che non si sarebbe bevuto un’altra bugia. << Okay, non siamo andati a scuola. Non è un problema, oggi c’erano solo i test. >>
<< No, in effetti no. Cos’è il futuro in confronto a quello che stiamo vivendo? >> chiese John ironico, cercando di fare passare quella frase per una citazione colta. Stiles scivolò sempre più in basso, sperando in qualche modo di sparire. << Siete tornati insieme, vedo. >>
<< Noi non siamo mai stati insieme. >> ribatté Lydia, poi lanciò un’occhiata a Stiles. Il suo ragazzo stava sprofondando.
John boccheggiò.
<< Ah, no? >>
<< No. Lydia, ehi, dovevi dirci qualcosa? >> chiese Stiles, rialzandosi da terra.
<< Sì. Parrish mi ha mandato un messaggio. Credo che gli sia capitato qualcosa di brutto. Davvero brutto. >>
 
***
 
L’erba bagnata produceva rumore come si scricchiolio sotto i suoi piedi. Continuò a correre, il giubbotto corto che le sfiorava le costole. Saltò un’altra roccia, ansimando. Poi si fermò. Mise le mani sulle ginocchia, cercando di riprendere a respirare normalmente. Era colpa sua. In qualche modo, era tutta colpa sua. Se fosse successo qualcosa anche a Parrish, non se lo sarebbe mai perdonata. Si guardò intorno, aguzzando la vista. Sentì uno scatto nei suoi occhi, come quando metti una lente a contatto. E seppe che avevano cambiato colore. Derek diceva che quando accadeva, il loro colore naturale si voltava in un grigio brillante, argentato come l’acciaio. Non era ancora brava ad avvertire l’odore, per quello le serviva Derek. E tutto d’un tratto, sentirsi così deboli faceva schifo. Era come non avere l’indipendenza, come mancare di qualcosa di continuo.
<< Allison, di qua! È vicino! >> esclamò Scott, sorpassandola. Allison corse dietro il ragazzo, l’arco in pugno.
<< Scott! >> chiamò Stiles, fermandosi per riprendere fiato. << Scott, porca miseria, sai che odio correre! >>
<< Muoviti, lumacone. >> disse Lydia, tirandolo per un braccio.
Chris camminò dietro di loro con la mascella serrata, la pistola in mano. Paige sapeva che si sentiva afflitto per la morte della sorella e certe volte si chiedeva se la incolpasse di questo. Allison le aveva confidato che per un po’ l’aveva fatto, ma che poi aveva capito che era solo furioso per quello che era diventata Kate. In fondo, l’aveva cresciuta lui. Era come se avesse sbagliato a fidarsi, come se avesse sbagliato a volerle bene, come se avesse sbagliato e basta.
Paige sentì un profumo familiare perforarle le narici. Sapeva di lupo e di fumo. Si sentì stringere da dietro ed ogni fibra del suo corpo urlò. Chiuse gli occhi, buttando fuori l’aria. Se Derek l’avesse saputo, le avrebbe di sicuro detto che non era colpa sua. Non aveva voglia di discutere con lui, così si limitò solamente a lasciarsi scivolare contro il suo petto.
<< Lo troveremo, Paige. >> disse Derek.
<< Lo so. >>
<< E allora perché ti sento lontana? >>
Avrebbe voluto dirgli che c’era un peso a gravarle sul cuore, che da quando era diventata una volpe sentiva tutti i suoi amplificati e le trapanavano le orecchie, che sentiva odore di sangue e… Un attimo. Odore di sangue?
<< Derek, è qui. >> disse Paige. Derek la lasciò ed acuì i suoi sensi. << Lo senti? >>
<< Allison, SPOSTATI! >>
<< È una trappola! >> gridò Paige, ma non ebbe il tempo di correre via, perché il terreno le era esploso sotto i piedi.
 
Scott si risvegliò con la gola in fiamme e la vista offuscata. Si rialzò a fatica, il cuore che batteva all’impazzata nel petto. Gli faceva male tutto, ogni muscolo ed ogni costola. Il fianco destro gli bruciava. Probabilmente era ferito, ma sarebbe guarito presto. Si guardò intorno e tutto quello che vide fu qualche nuvola di fumo ed i capelli scuri di Allison che mulinavano nel vento. Sentì un sibilo e poi vide gli occhi di Allison spalancarsi e guardarlo. Avvertì le gambe cedere. Aveva le pupille dilatate e gli occhi lucidi, il rossetto più scuro del solito. L’arco le cadde dalle mani. No, non poteva essere. Non poteva succedere di nuovo.
Allison!
L’urlo di Lydia gli perforò i timpani.
 
Lydia si rialzò con la testa che le doleva ed una gamba immobile. Era come se si fosse addormentata, perché la gamba non voleva saperne di rispondere ai suoi comandi. Fece leva sui palmi delle mani, sulle braccia e sull’altro piede per cercare di alzarsi. Aveva capito cos’era accaduto: probabilmente il corpo di Jordan era rimasto da qualche parte dietro di loro, mentre la traccia di sangue era rimasta dove Scott li stava portando.
<< Ti aiuto io. >> disse una voce un po’ roca davanti a lei.
Lydia prese la mano e si alzò. Aprì la bocca per parlare, ma non le uscirono le parole. Quel ragazzo era Stiles, ma c’era qualcosa di diverso in lui. Punto primo: la sua voce era troppo profonda, rispetto alla solita un po’ più acuta. Punto secondo: aveva un paio di ombre scure sotto agli occhi, come quando era stato posseduto dal Nogitsune. Punto terzo: portava gli stessi vestiti di quando avevano sconfitto il Nogitsune, esattamente quelli del Nogitsune. Lydia inorridì, indietreggiò, ma non cadde. Stiles teneva ancora la sua mano stretta nella sua. Le sorrise in un modo che non le piacque affatto.
<< Non avete mai imparato a non fidarvi di una volpe, vero? >>
 
Chris aveva la sguardo fermo e puntato oltre la canna della pistola. Di fronte a lui c’era Kate e solo quello gli faceva capire che era tutto solo un sogno – un incubo – dato che sua sorella era appena morta. La vide sorridere come non aveva mai fatto. La vide avanzare verso di lui con le braccia aperte e lo sguardo innocente. Non fu nessuno di quegli atteggiamenti a fargli capire che non era reale, ma qualcos’altro.
<< Mi dispiace, Kate. >>
<< Non è colpa tua, fratellone. >>
Chris si costrinse a non piangere. Gli occhi gli pizzicavano. Prese un bel respiro, caricando la pistola. Si sentì uno scatto.
<< Mi dispiace di non averti salvata. >>
E sparò.
Il rumore rimbombò per tutto il bosco. Kate si piegò sulle ginocchia, sputando sangue. Sul suo stomaco c’era un’enorme macchia rossa, che sporcava la maglietta bianca. I suoi capelli biondi e luminosi si tinsero di grigio e lei cadde a terra. Chris si portò il dorso della mano verso il naso, cercando di non crollare. Il piccolo e fragile corpo di Kate scomparve nel nulla. Si era presentata a lui con le sembianze della bambina che era stata. Non aveva saputo proteggerla. Quello sarebbe stato per sempre il suo peggior rimpianto.
 
Stiles si alzò di scatto e corse alla ricerca di Scott. Non sapeva perché doveva cercare proprio lui, ma qualcosa dentro di sé ne era sicuro. All’improvviso, qualcuno lo sbatté contro un albero ed un paio di labbra morbide si posarono sulle sue. Sentì il respiro mancargli dai polmoni, la testa che si staccava magicamente dal collo. Il problema era che avrebbe dovuto sentire il profumo, quello di Lydia, che sapeva di fragola e caramelle. Si staccò da lei e la guardò negli occhi. Il colore delle sue iridi era troppo scuro, troppo nero, per essere reale. Se quella fosse stata la sua Lydia, qualcosa dentro di lui sarebbe scattato, probabilmente il cuore, con quello stesso movimento che fanno due ingranaggi perfettamente allineati che si incastrano.
<< Mi dispiace Lydia, ma questa non sei tu. >>
E la figura si allontanò da lui lasciandogli piano le mani, il viso triste, facendosi trasportare dal vento.
Riprese a correre, ignorando le grida nella sua testa. Corse veloce nel bosco, finché non gli fece male la milza. Si fermò nel bel mezzo della foresta, respirando a malapena. Alzò lo sguardo e vide Scott con le mani lungo i fianchi e gli occhi persi. Si diresse verso di lui, gli si parò davanti e lo scosse.
<< Scott! Scott! >> disse. << Qualunque cosa tu stia vedendo, a parte me s’intende, non è reale. Non è reale, okay? >>
Scott fece scivolare lo sguardo su di lui.
<< Stiles… >>
<< Sì amico, sono io! >>
<< Allison è morta. Non sono riuscito a fare niente per… per… >>
<< No Scott, Allison sta bene. >>
Scott scosse piano la testa.
<< Lei non c’è più. Mi ha lasciato di nuovo da solo. Non posso andare avanti ancora. >>
<< SCOTT! >> gridò la voce di Allison poco lontano. Scott si voltò e la vide. Aveva un taglio lungo la guancia, il fiatone, ma teneva ben stretto l’arco con una mano.
<< Allison? >>
<< Scott! Grazie al cielo, stai bene! >> esclamò, abbracciandolo. Scott le diede dei colpetti sulla schiena, assicurandosi che fosse vera.
Stiles sospirò per il sollievo.
<< Meno male, stavo già rivivendo la scena del Motel California. >> commentò. << Cos’hai visto? >>
<< Ho visto le stelle e ho sentito il grido di Lydia. >> rispose Allison, lasciando Scott. << Quando non ho sentito la voce di Scott, ho capito che non stavo morendo veramente. E poi la guancia mi bruciava. Era strano. >>
<< Bene. Dobbiamo solo sapere dove sono gli altri. >>
<< Io sono qui. >> disse una voce dietro di loro. Si voltarono e videro Derek, lo sguardo vacuo.
<< Ci sono anch’io. >> replicò Chris, raggiungendoli. Allison gli rivolse un sorriso radioso. Almeno lui era salvo.
<< Dove sono Lydia e Paige? >> chiese Stiles.
Un secondo dopo, uno strillo gli fece capire che Lydia era solo a pochi passi da loro. Si lanciò verso quel suono, correndo, cercando di non fare caso a quanto gli facesse male la milza o il fegato o le gambe. Sapeva solo che Lydia aveva bisogno di lui. I piedi erano in fiamme e stava calando la notte. Il cielo era d’un blu scuro e si sentivano già i versi dei gufi.
<< Lydia! >> chiamò, con il cuore che gli martellava nel petto. Se le fosse successo qualcosa…
<< Stiles, non… non ti avvicinare… >> disse lei, con un bastone fra le mani.
<< Ma cosa…? >>
<< So che sei il Nogitsune. A quanto pare non ti è bastato quel calcio nelle… >>
<< Lydia, non sono il Nogitsune! >> esclamò Stiles.
<< Bravo, è proprio quello che direbbe lui! >>
Stiles strinse i pugni, battendo i piedi per terra.
<< Lydia, sono io. L’incubo è finito. >>
<< Ma davvero? >> chiese, poi gli tirò il bastone sul braccio.
<< Ahia! Mai sei impazzita?! >>
Lydia prese un altro bastone da terra.
<< Non provare ad avvicinarti! >>
<< Lydia! >> urlò Allison, correndo verso di loro. << Lydia, è tutto a posto! >>
<< Non ci credo! Siete i fantasmi della mia coscienza! >> ribatté. Indicò prima l’uno e poi l’altra. << Tu perché non ti ho mai chiesto scusa per averti trattato così male e tu perché non sono riuscita a salvarti quella notte. >>
Lo sguardo di Allison si addolcì, ma era comunque molto preoccupata. Stiles sospirò. Quella specie di magia si stava servendo dei quattro elementi, come la terra ed il vento e stava anche mostrando loro le peggiori preoccupazioni, paure o desideri che avevano. Erano illusioni ottiche o sogni, visioni. Insomma, li stava colpendo tutti a livello psicologico.
<< Lydia, noi siamo reali. Cos’hai visto? >>
<< Il Nogitsune. Ho visto te vestito da Nogitsune. >> rispose con voce assente. Lasciò cadere il bastone per terra. << Stiles? >>
<< Sì. Sono io, Lydia. >>
Lydia gli corse incontro e lo abbracciò.
 
Derek continuò a guardarsi intorno, mentre Chris seguiva le tracce lasciate da Parrish la sera prima. Continuarono a camminare sino ad una roccia enorme accanto ad un albero. Chris aveva la pistola puntata e lo sguardo fermo, mentre Derek aveva gli artigli pronti per ferire. Si avvicinarono al masso senza far rumore. Chris vi arrivò per primo.
<< Derek, è qui. >> disse.
Derek corse verso di lui.
<< Sento il suo respiro. È vivo. >>
Chris si mise in ginocchio di fronte a Parrish. Aveva una ferita sulla fronte ed un’altra sulla spalla destra. Stava accasciato contro la pietra e non si muoveva. Dovevano portarlo subito via di lì e condurlo in ospedale.
<< Sbrigati, aiutami. >> disse Chris.
Derek lo prese in braccio e si avviarono verso la fine del bosco. Si sarebbero incontrati tutti al di fuori, nel caso fosse successo qualcosa. Non si sentiva nulla al di fuori dei soliti rumori della notte, come quelli degli animali o del fruscio delle foglie.
<< Cos’hai… Che cos’hai visto? >> chiese Derek.
Chris non rispose subito. Faceva troppo male ripensare a lei.
<< Ho visto Kate da bambina. >> rispose secco, senza far trasparire alcuna emozione. Derek abbassò lo sguardo. << E tu? >>
<< La mia casa che andava in fiamme. L’incendio. >>
<< Ci sentiamo tutti in colpa per non essere riusciti a salvare qualcuno, vero? >> chiese Chris, amaro.
Derek annuì.
<< Credo di sì. >>
Arrivarono presto al limitare del bosco. Derek poggiò Parrish nella jeep di Stiles, mentre Chris si metteva al volante. Non avrebbe mai lasciato sua figlia da sola, ma sapeva che poteva fidarsi di Scott.
<< Tu non vieni con me? >> chiese.
<< No. Devo cercare Paige. >>
 
Paige arrancò verso il masso e lasciò che la schiena vi scivolasse contro. Le faceva male il braccio e le pizzicavano gli occhi. Aveva appena visto Peter che la minacciava di nuovo, come aveva fatto quando l’aveva rinchiusa ed aveva lottato contro di lui sino a farlo sparire. E con lui era scomparsa anche la paura. Prese un bel respiro.
<< Paige, stai bene? >> chiese la voce di Derek, mentre la raggiungeva.
<< Credo di sì. >> rispose. << Dove sono gli altri? Sono vivi? >>
Non Stanno bene?, ma Sono vivi? Derek annuì. Paige si rilassò.
<< Meno male. >>
<< Andiamo via, d’accordo? >>
<< Mi sembra che siate un po’ di fretta. >> disse qualcuno alle spalle di Derek.
I due si girarono di scatto e videro un uomo avvolto in un mantello blu con un cappuccio che gli copriva il viso, abbastanza alto e con la barba (l’unico dettaglio visibile del viso). Il cappuccio era a punta e Derek capì subito chi era.
<< Sei il Mago? >> chiese, mettendo un braccio davanti a Paige come per separarla da lui. La ragazza, dietro di lui, si alzò lentamente.
<< Sì, sono io. In carne ed ossa. >> disse. Aveva una voce profonda e pronunciava ogni parola in tono solenne.
<< Che cosa vuoi da noi? >>
<< Niente, signor Hale. Io sono solamente al servizio di un galantuomo che mi fatto una promessa. >> rispose, facendo roteare la mano destra. Forse stava per pronunciare un incantesimo.
<< Chi è? >>
<< Non posso rivelare il suo nome. >>
<< Sarà Peter. È sempre colpa di Peter. >> disse Paige.
<< No, non è lui il lupo che state cercando. >>
Si sentì un ringhio feroce ed un attimo dopo, Scott si stava fiondando sul mago con i denti affilati. Il mago lo fece sbalzare attraverso l’aria verso Derek, lo prese in pieno e capitolarono dall’altra parte del luogo. Allison fece vibrare una delle sue frecce, ma il mago la deviò. Lydia e Stiles cercarono di fuggire passando inosservati dietro gli alberi, ma il mago fece alzare la terra, che li fece saltare in aria.
<< Di chi sta parlando, allora? Chi ci vuole morti? >>
<< Io sono solo un vile mercenario, signorina Cotton. >> rispose l’uomo, avanzando verso di lei. Sembrava che avesse i piedi scalzi. << Uso solo trucchi di prestigio, illusioni ottiche e qualche volta il poteri dei quattro elementi. Faccio anche uso di sogni e di psicologia inversa. Sono solo un illusionista, in fondo. E poi, raramente, riporto in vita le persone a noi care che non ci sono più. >> spiegò. Allison lo fissò. Allora era grazie a lui se adesso lei respirava ancora. << I miei sono trucchetti di magia che si possono imparare sui manuali. Sono nato con una certa predisposizione, ma so usare molto poco i miei poteri. Sono troppo pochi o troppo poco intensi per poterli controllare. Così, occasionalmente, mi metto all’umile servizio dei bisognosi. La signorina Argent aveva bisogno di me e così il mio padrone, chiamiamolo in questo modo. Non si preoccupi signorina Cotton, non abbiamo più bisogno dei suoi servigi. A quanto pare è meglio uccidervi in questo modo, che cercare di colpirvi nel profondo usando le sue conoscenze sugli esseri sovrannaturali. >>
Erano tutti basiti. Insomma, avevano creduto che quel mago li volesse tutti morti per qualche ragione sensata ed ora venivano a sapere che era solo un mercenario al servizio di qualcuno e non era neanche un vero mago! Assurdo.
<< E cosa ti dà questo lupo? >> chiese Paige.
<< Mi darà una pietra per avere il pieno controllo dei miei poteri. >>
<< Non credi che ti stia ingannando? >>
<< No, perché se lo facesse, lo ucciderei all’istante. >>
La freccia d’argento di Allison lo colpì in pieno viso, prendendogli la guancia. Il mago fece scaturire delle fiamme dalle sue dita e si voltò verso di lei. Allison era terrorizzata, ma non lo fece trapelare. Scott si gettò contro il mago seguito a ruota da Derek. Paige voltò i suoi occhi in un grigio metallo, ma non ci fu bisogno di attaccare: il mago era già sparito in una nuvola di fumo.
 
***
 
<< Forse eravamo in troppi. >> suggerì Allison.
<< Secondo me l’ha solo richiamato all’ordine. >> disse Scott.
<< Sì, insomma, un mago del genere che non ci uccide per paura. Impossibile. >> replicò Stiles.
<< Io dico solo che magari questo tizio vuole per noi una morte lenta e dolorosa. >> fece Lydia, accavallando le gambe. Stiles aveva fissato quel movimento un po’ troppo a lungo, ma a lei non dispiacque. << Magari è qualcuno che ci odia e quindi vuole distruggerci da dentro, in qualche modo. >>
<> chiese Scott.
Ma prima che Lydia potesse rispondere, Melissa disse loro che potevano entrare nella stanza di Parrish. Entrarono solo Lydia, Stiles, Scott ed Allison, attorniando il letto. Jordan aveva il viso pallido ed una fasciatura alla testa, un’altra alla spalla. Aprì piano gli occhi, deglutendo a fatica. La sua mano si mosse leggermente e Lydia gliela strinse, sorridendogli. Stiles sospirò.
<< So chi mi ha colpito. È un uomo. Un lupo. Lui… credo sia cieco. >> mormorò.
Stiles chiuse gli occhi, mentre Scott guardava da un’altra parte. Magnifico.
<< Indovinate chi ci vuole morti? Di nuovo. >> disse Lydia.
Scott rispose con cuore pesante.
<< Deucalion. >> 









Angolo autrice:
So di essere in lieve ritardo, ma ho avuto da fare xD
Comunque, che ne pensate della svolta? In un solo capitolo si sono rivelati ben due nuovi cattivi! Okay, il Mago può sembrare un tizio idiota che viene dal 1800, parla strano e fa ridere, ma non sottovalutatelo. Magari dopo tutti questi capitoli avevate pensate all'ultimo scontro finale con il Mago, ma non c'è stato perché lui ha solamente mostrato le sue capacità (una piccola parte, a dire il vero). E poi Deucalion... ci mancava solo lui in effetti xD Ve lo aspettavate?
E poi l'inizio è stato molto fluff, con baci ed abbracci di tutte le coppie :3 
Non mi dilungo troppo, dico solo che come previsto il prossimo sarà l'ultimo capitolo. Lo so, è triste anche per me, ma è così ç_ç
Grazie a tutti quelli che recensiscono o preferiscono/seguono/ricordano la storia, ai lettori silenziosi! Ditemi cosa ne pensate e se leggereste un eventuale sequel!
Ciao :)
Erule 
 
  
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