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Autore: inevitable_vale    21/10/2014    4 recensioni
Alex Vause a 26 anni si ritrova a lavorare in un college come assistente. Non sa che quel luogo
e quell'annata, le cambieranno la vita. Così come cambierà la vita di Piper Chapman, finita nel college che i suoi genitori hanno voluto che lei scegliesse.
Genere: Comico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Alex Vause, Altri, Piper Chapman
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Mentre si svestiva, si rifugiava nel caldo del suo letto, Piper, pensò che di gran lunga preferiva il calore delle braccia di Alex. E di quegli occhi, dall'apparenza fredda. Si sfiorò le labbra e sorrise. Alex era stata lì. Con così tanta dolcezza. E passione. Nei suoi occhi aveva solo frammenti degli occhi di Alex. Era completamente annebbiata. Aveva dimenticato il mondo. Aveva perso il senso del tempo. Quando guardò la sveglia, si rese conto che era terribilmente tardi. Di nuovo, aveva perso la concezione del tempo. Si sentì fiera di se stessa, non aveva mollato la presa. Aveva finalmente afferrato Alex. Aveva finalmente stabilito un contatto. Contatto? Cazzo. Sbarrò gli occhi nel cuore della notte. Era ormai sabato mattina. Improvvisamente si rese conto di non avere il numero di Alex. Come avrebbe potuto aspettare fino a lunedì? Avrebbe voluto almeno scriverle qualcosa, chiamarla. Sentire quella voce così calda, così rauca, così stuzzicante. Scosse la testa, delusa da se. Che idiota. Che idiota. Continuava a ripeterselo finché non si addormentò. Alex, invece, tornata al suo appartamento all'alba, dopo aver raggiunto Nicky in un pub, trovò nelle sue tasche un numero. Era quello di Fahri. Questo le fece ricordare che non aveva il numero di Piper. Idiota. Prese il biglietto, lo accartocciò e lo buttò nel cestino all'angolo della sua stanza. Si buttò nel suo letto e crollò. La mattina dopo, svegliarsi fu impossibile. Ma non aveva fretta e quindi si alzò quando la giornata le sembrò pronta per essere iniziata. Oggi era la prima a svegliarsi, avevano fatto l'alba, tutte. Fece il caffè, le venne voglia di preparare qualcosa di diverso per colazione e iniziò a ripensare ai pancake che sua madre le preparava sempre la domenica. Guardò l'ora, erano le 11. Prese il suo telefono e compose il numero. Voleva sentirla. Aveva bisogno di lei. Nonostante tutto, nonostante provasse con tutte le sue forze a cancellare quel coglione dalla sua testa, non ci riusciva. Finalmente rispose. Era bello sentire la sua voce.

- “Buon giorno, mamma.” - disse Alex, con metà voce.
- “Buon giorno a te. Hai la voce di chi ieri si è divertito.” - rispose Diane, sua madre. Alex si schiarì la voce e ridendo, riprese a parlare.
- “Mmm, abbastanza. Tu cosa hai fatto?”
- “Ho lavorato, ho staccato a mezzanotte, lo sai come funziona.”
- “Non capisco perché continui a fare questi turni del cazzo..”
- “Alexandra! Che parole usi, sei un'insegnante ora!”
- “Assistente.”
- “Beh, non dovresti parlare in maniera più fine?”
- “Mmm, dovrei?” - Alex rise e continuò - “E non cambiare discorso. Ti ho chiesto perché continui a fare questi turni del cazzo.”
- “Perché non dovrei? Ormai sono abituata, non so che farmene del tempo libero! La casa è sempre vuota, tu non ci sei..” - Alex sentì un vuoto nello stomaco. Si sentiva in colpa. Aveva lasciato sua madre da qualche anno, ma si sentiva sempre in colpa. Però, non poteva continuare a stare lì. La vera vita, le vere opportunità erano altrove. E sua madre lo sapeva, ma odiava vederla andare via ogni volta.
- “Scusami.” - fu l'unica cosa che Alex riuscì a dire.
- “Non devi, è normale che tu non ci sia. E' meno normale che non ti vedo da 3 settimane!”
- “Scusami, di nuovo. Ho avuto parecchio da fare, ma vengo presto. Promesso.”
- “L'hai promesso, presto!”
- “Presto! Ti voglio bene, lo sai. E mi manchi.” - disse Alex, di nuovo a mezza voce.
- “Te ne voglio anche io, lo sai, piccola.” - Alex sorrise alle parole di sua madre e non volle dirle che ieri aveva visto suo padre. Di quanto fosse un totale coglione. Di quanto avesse ragione. Di quanto le fosse grata per averglielo portato via. Semplicemente, la salutò e preparò la colazione. Aveva già iniziato a mangiare, quando finalmente si vide in cucina Nicky. Alex le rise in faccia. Aveva un aspetto tipicamente da Nicky. Quest'ultima, la guardò male e chiese, senza parlare, cosa fosse così divertente. Alex indicò la sua faccia con la mano, evitò anche lei di parlare e rise di nuovo. Nicky iniziò a mangiare, a sorseggiare caffé. Le due fecero colazione silenziosamente. Alex ruppe il silenzio.

- “L'ho baciata ieri, prima di raggiungerti.” - Nicky, riemerse dal suo insolito silenzio, spalancò gli occhi.
- “Che? Che ne è stato dei buoni propositi? Delle scelte “prudenti” e “responsabili”?”
- “Non me ne fotte un cazzo.” - disse Alex sorridendo con fierezza. Nicky rise di nuovo.
- “Mi stavo preoccupando. Non ti buttavi in un casino da tempo!” - le due risero di nuovo.
- “E quindi? Farfalle nello stomaco? Cazzate del genere?” - chiese Nicky curiosa.
- “Farfalle che? Ah! L'influenza di Lorna si fa sentire!” - rispose Alex sorridendo. - “E' stato... non so, come quando butti giù un cicchetto di vodka tutto d'un fiato. La gola in fiamme, calore ovunque, lo stomaco che brucia. Strano, ma niente male, anzi.” - disse con un sorriso compiaciuto.
- “Cazzo, Vause. Sembra la menopausa! Ma penso di aver capito che intendi.” Le due continuarono a sorseggiare il loro caffè, Nicky riprese a parlare.
- “E ora?”
- “E ora mi devo far dare il suo numero.”
- “E poi?”
- “E poi le scrivo, la chiamo, le mando foto indecenti.”
- “Cogliona. Intendo, poi come la gestite?” - Alex aveva capito benissimo dove Nicky volesse arrivare. Ma non ci voleva pensare. Non aveva ancora pensato ad un futuro lontano, ma neanche ad uno troppo vicino.
- “Ah, non ne ho idea. Non ci ho pensato. Non so se ci sarà qualcosa da gestire.” - disse Alex, con freddezza. Effettivamente, era stato solo un bacio, un fottutissimo e meravigliosissimo bacio nel quale si erano perse entrambe. Si erano perse e Alex, nello specifico, non aveva pensato ad altro. Nicky la capì, alla fine si somigliavano ed era per questo che si capivano al volo, che sapevano come far riflettere l'altra.
- “Capisco.” - disse Nicky, facendo un occhiolino ad Alex ma sapendo di aver svegliato in lei quella paura di fare programmi. Quella paura di avere una relazione, delle quali non sapeva niente. Non sapeva le regole, non sapeva come comportarsi. Viveva tutto con passione, senza preoccupazioni e così, le piaceva. Il week end volò e le due si ritrovarono, come d'abitudine, ognuna al suo posto. Si sorrisero e si scambiarono un colloquiale “buongiorno” quando si ritrovarono vicine. Piper, si era avvicinata alla cattedra e aspettava, apparentemente per parlare con il Prof. Ma era frenetica. Alex la guardò incuriosita.
- “Che c'è?” - le chiese a testa bassa, senza guardarla, per non farsi notare.
- “Non ho il tuo numero!” - le disse Piper, guardandola. Alex alzò la testa, le sorrise e iniziò a scrivere. Fece strisciare il foglio sul tavolo, e Piper lo afferrò.
- “Ti scrivo più tardi.” - disse Piper.
Alex, si guardò intorno e l'aula era deserta, Piper era l'ultima a parlare con il Prof. Poté quindi concedersi di osservarla. Percepiva anche il suo profumo, dolce ma delicato, quel profumo di lavanda, di biancheria pulita. Quel profumo che due sere prima, aveva abbracciato, baciato. Continuò ad osservarla. Lucente, disinvolta ma a volte impacciata. E bella. Dannatamente bella. Quando Piper salutò il Prof, si girò verso Alex e le disse “Arrivederci”, sorridendole e illuminandola. Alex rispose e fece una smorfia. Non sapeva come avrebbe fatto, ma aveva intenzione di vedere quel sorriso per tanto, tanto tempo.

Era tardi e Alex aveva appena posato il libro che stava leggendo. Aveva solo voglia di dormire. Il suo cellulare iniziò a vibrare. Era un numero che non conosceva. Non aveva voglia di riprendere a leggere, qualsiasi cosa fosse. Avrebbe rimandato a domani.

23.24: “Sono Piper, adesso hai il mio numero. Chiamami quando vuoi.”
23.25: “Anche adesso, puoi chiamarmi anche ora.”
23.26: “O tra qualche minuto, quando vuoi.”
23.40: “Ho voglia di sentire la tua voce, ma mi basterebbe anche un sms.”
23.50: “Scusami, sei Alex? Non vorrei aver sbagliato numero. Anzi, non vorrei aver ricevuto il numero sbagliato!”


Quando Alex si svegliò, il mattino dopo, iniziò a sorridere messaggio dopo messaggio. 5 messaggi e 2 chiamate perse. Era Piper. Era impazzita e Alex era divertita.

8.53: “Non hai il numero sbagliato, ragazzina. Stavo dormendo! Ci vediamo in giro!”
8.53: “Pensavo mi avessi dato il numero sbagliato! Scusami. Mi manchi.”


Alex, sorrise. Ma si sentì strana. In trappola. Una dolce trappola. Ma non sapeva cosa rispondere. Aveva voglia di stringere a se Piper, di guardare in quegli occhi cielo.

9.06: “Ah! Cazzo, avrei dovuto darti un numero sbagliato, non ci ho pensato! :D”
9.07: “Stronza! Mi raggiungi nel parco dietro i laboratori di ingegneria per le 15?”
9.08: “Ok, buona lezione Pipes!”.


Era il suo giorno libero ed era strano varcare il cancello dell'università. Indossava un jeans chiaro, stivali neri con tacco e una camicia nera, in parte trasparente. Quando arrivò nei pressi del parco, vide gli occhi di Piper accendersi. Era lì che pranzava, da sola. C'era qualcuno ma non del loro corso. Facoltà completamente opposte. Intelligente, Piper. Alex si accomodò al fianco della bionda, senza avvicinarsi troppo. Le due si guardarono per qualche secondo. Alex la osservava divorare il suo panino e sorrise. Piper, si sentì osservata e le offrì il suo pranzo. Alex disse che era apposto, aveva già pranzato e continuò a guardarla divertita. Piper sorrise.
- “Non fissarmi, mi imbarazza.”
- “Lo so, mi piace questo in una ragazza.” - Sorrise Alex. Quel sorriso così ammaliante, accattivante, che faceva crollare tutte le certezze di Piper.
- “Hai intenzione di riempirmi di sms quando non ti rispondo entro 10 minuti?” - continuò a sorridere Alex.
- “Se è necessario a ricevere una risposta, si!” - la guardò con sfida Piper, e poi sorrise.
- “Dovrò cambiare numero.” - scosse la testa Alex, divertita.
- “Forse anche città. O addirittura Stato.” - rispose Piper, che nel frattempo aveva finito di mangiare. Sentì Alex avvicinarsi. Spostarsi gli occhiali sulla testa. Afferrarle dolcemente la mano. Accarezzarle le dita. Abbozzò un sorriso. Scrutò le labbra di Piper. Si bagnò le sue. Piper la osservava, in attesa. Si guardarono intorno, erano rimaste sole. Piper si avvicinò per baciare Alex. Le mancavano quelle labbra. Alex però, posò dolcemente la mano sulla bocca della bionda e le impedì di baciarla. Le sorrise, maliziosamente. Si spostò alla alla sua sinistra. Le diede invece un bacio sulla guancia, che durò qualche secondo. Piper chiuse gli occhi e sorrise.
- “A che ora hai lezione?” - le sussurrò Alex nell'orecchio, guancia a guancia. Sentì il desiderio di Piper pulsare. Questa deglutì. Non era pronta a sentire quella voce così vicino. Ad avere il respiro di Alex sul suo collo.
- “Fra mezz'ora.” - riuscì a mala pena a rispondere. In ogni suo gesto, in ogni sua parola, Alex era così decisa, seducente. Piper era disorientata. Nessuno le aveva fatto quell'effetto, mai. Ricevette un altro bacio sulla guancia, poi sul collo, sorrise di nuovo. Appagata dall'effetto che causava in Piper, Alex continuò a baciarla dolcemente sul collo, sulla guancia, sullo zigomo, sul naso ma senza sfiorale mai le labbra, lasciandola piena di desiderio. Poi si allontanò. Sorrise. Notò come Piper osservasse ogni suo movimento, compiaciuta.
- “Ci sentiamo più tardi? Inizia a tartassarmi solo se non ti rispondo entro 20 minuti, ok?” - rise di gusto. Piper le diede un buffetto sulla spalla e sorrise. Alex si alzò e lasciò la mano della bionda studentessa, le fece un occhiolino, riposizionò gli occhiali sui suoi occhi e andò via. Si sentiva bene, aveva in un certo senso ripreso il controllo di se quando era con Piper. Amava vedere Piper disorientata, eccitata. Le piaceva stuzzicarla, prenderla in giro perché le sue reazioni erano così imbarazzate, incerte e..adorabili.

   
 
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