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Autore: kianatkate    22/10/2014    1 recensioni
Verona! Una grande città. Una grande storia. Un grande amore. È così che viaggio con la mente, leggendo per l'ennesima volta Romeo e Giulietta, e cercando di esternare il caos caotico che ho intorno. Distesa sul prato distolgo lo sguardo da Shakespeare e fisso le nuvole candide cercando di identificare forme bizzare come facevo quando ero piccola. Come facevamo quando ero piccola. Mi alzo poco delicatamente e scuoto la testa per scacciare i pensieri che mi tormentano. I capelli mi finiscono sul viso e li allontano bruscamente....buona lettura..baci!! Ditemi cosa ne pensate!!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Apro gli occhi di scatto e vengo catapultata dalle vie di New York con Nicholas che mi guarda il culo al mio letto. OK, questo si che era un sogno strano. Nicholas dolce e gentile e io Accondiscente e mansueta? Certo che era un sogno. Calcio via le coperte facendole volare in giro per la stanza e mi fondo sotto la doccia per lavare via quel sogno che mi ha scombussolata. Nicholas non è gentile, Nicholas non è gentile, Nicholas non è gentile. Continuo  ripetermi per tutto il tragitto fino a scuola. La prima persona che incontro è Sean ma lo saluto velocemente prima che mi raggiunga ( Troppo collegato a Nicholas). E poi ecco il "gentile" che spinge la sua ragazza contro gli armadietti baciandola in modo indecente. Li sorpasso cercando di non fissare la bocca di lui muoversi sulle labbra di lei ma guardando il pavimento che diventa improvvisamente molto attraente. Ma prima che io possa allontanarmi del tutto da loro inciampo -Su cosa? Non lo so- e incontro faccia a faccia il pavimento che mi attraeva tanto- Ciao bello- facendo cadere i libri e la borsa che tenevo. Prima che io possa rendermi conto di quello che è successo e iniziare a ricompormi sento il "gentile" staccare quella cazzo di bocca dalla sua ragazza con uno schiocco e iniziare a ridere sguaiatamente suscitando il riso di tutte le persone intorno. Quand'è che avevo pensato che Nicholas era gentile?? Mi alzo sistemandomi alla bell'e meglio e raccolgo le mie cose da terra abbassandomi. Stasera tornerò ad usare il mio sacco da box ma al posto della foto di Josh attaccheranno quella dell' idiota "gentile" che sta ancora ridendo. Dopo aver raccolto tutto mi alzo nuovamente raddrizzando la schiena e mi giro verso gli armadietti a guardare Nicholas sorridendo. "Ciao Nicky. Scena divertente eh?" Faccio una risatina amara mentre intorno a me cala il silenzio. Lui continua a guardarmi insolente con quello stupido sorriso ancora sulle stampato sulla faccia. Tutta la mia rabbia repressa fuoriesce. Fanculo il sacco da box, perché aspettare se ho lui qui?  Mi fondo su di lui lasciando cadere ciò che avevo in mano e gli assesto una bella ginocchiata sulle parti basse prima di alzare i pugni per continuare picchiarlo. Due grosse mani mi afferrano per le spalle tirandomi fermamente indietro. Mi giro sconvolta dal coinvolgimento dei ragazzi che di solito guardano e basta. Oh cavolo, adesso sono nei guai. "Grey, Wather, nell'ufficio del preside, ORA." Urla il vicepreside sfondandomi un timpano. Mi affretto a raccogliere le mie cose abbandonate ai miei piedi e a seguire il vicepreside Peterson in silenzio con Nicholas al mio fianco con una mano sugli attributi e un espressione tra rabbia e dolore dipinta in volto. "Stronza" Sibila. "Coglione" Replico. "Silenzio voi due" Urla di nuovo il signor Peterson. Appena entrati nell'ufficio del preside lui decide di non chiamare i nostri genitori-con mio immenso sollievo- perché siamo maggiorenni. Ci chiede di esporre l'accaduto ma io e Nicholas iniziamo a parlare contemporaneamente raccontando ognuno la sua versione dei fatti. Il preside ci interrompe gentilmente. " Chi ha sbagliato?" Chiede sospirando. Ci indichiamo  a vicenda. "Ascoltatemi bene ragazzi, da domani sarete iscritti al progetto: miglioriamo i rapporti che si svolge ogni pomeriggio qui a scuola. E' un associazione di volontariato che aiuta le persone disagiate ad andare d'accordo con le persone che li circondano." Ho appena sentito disagiate? "Se qualcuno di voi non si presenterà anche solo un giorno sarà sospeso per una settimana. Detto questo potete andare. Pace e amore ragazzi." Credo che la mia mascella abbia appena toccato terra. Guardo Nicholas che sta guardando me con la bocca spalancata. Poi torniamo a guardare il preside che ha iniziato a sfogliare con non fidanza un fascicolo. "Signor..." Inizio per essere subito interrotta dalla sua man no che si alza mentre i suoi occhi sono ancora fissi sui fogli. "Niente proteste. Buona giornata" Dovrei proprio comprare un secondo sacco da box per attaccarci anche la sua di faccia. Mi alzo e mi incamminò verso l'uscita con Nicholas dietro. "Buona giornata a lei" Diciamo contemporaneamente uscendo. Appena varcata la soglia ci giriamo entrambi l'uno verso l'altro con uno sguardo truce stampato in volto. "Cazzo" Impreco a bassa voce. Nicholas alza un sopracciglio con uno sguardo sarcastico. "Ti piace averlo in bocca eh?" Utilizzo tutta la calma che ho in corpo dalla testa all'alluce per non saltargli addosso e rovinargli quel bel faccino che non si addice alla sua stronzaggine. "Non provocarmi Grey! Siamo troppo vicini all'ufficio del preside.' Gli volto le spalle e mi incammino verso la lezione successiva ma sento i suoi passi seguirmi poco dopo aver percorso a malapena qualche metro. "Sei eccitante quando sei arrabbiata" Sussurra al mio orecchio prima di sparire in un corridoio. "Idiota" Sibilo prima di percorrere il corridoio opposto a quello imboccato da lui. IL sole e' alto nel cielo, gli uccelli cinguettano, gli scoiattoli scorazzano per i prati. E' una bellissima giornata da trascorrere al Central Park leggendo ma io sono davanti il cancello della scuola indecisa se entrare o meno all'incontro di disagiati. Non riesco ancora a credere di essere stata considerata una disagiata a causa di quell'essere. "Anche tu indecisa?" Chiede la sua voce insolente fermandosi accanto a me. Lo ignoro deliberatamente e mi dirigo verso il portone della scuola sculettando leggermente. Dopo aver girato in vano mezza scuola in cerca dell'aula disagiati l'ho finalmente trovata e indovinate? Sulla porta c'e' un cartello con disegnati alberelli e farfalle e la scritta di un rosa chiaro: Miglioriamo i rapporti. Dio aiutami,ti prego. Invoco mentalmente bussando dolcemente alla porta per poi spalancarla bruscamente. Una ventina di paia di occhi si girano a fissarmi dal cerchio di sedie che occupa quasi l'intera aula. Nicholas e' gia' seduto. A quanto pare e' stato piu' fortunato di me a trovare l'aula. "Tu sei. . ." Chiede il prete seduto al centro del cerchio dopo qualche secondo di silenzio. "Elisabeth Wather" "La compagnia del signor Grey" Annuisce sorridendo. Gia' non lo sopporto. "Si accomodi accanto a lui." Sgrano gli occhi. Sta scherzando? Mi incammino silenziosamente verso il mio fantastico posto accanto al signor Grey. Che onore. Poco prima di sedermi vedo la mano di Grey afferrare la sedia. "Tu prova a farmi cadere e giuro che ti strappo le palle seduta stante. Ti assicuro che non sara' piacevole." "Avete gia' iniziato a litigare voi due?" Mi interrompe la voce del prete. Mi affretto a sedermi e a dare un'occhiata intorno. Il prete-Don Stephens- invita tutti a presentarsi e a dire il motivo per cui frequentano il corso e quale e' il nostro obiettivo a corso ultimato. Mentre gli altri espongono la loro presentazione io elaboro mentalmente la mia per non essere impreparata. Un silenzio cala in aula quindi riemergo dai miei pensieri confusa. Mi stanno tutti fissando. "Sono Elisabeth Wather e sono qui sotto costrinzione a causa dell'individuo seduto alla mia destra. Il mio obiettivo a fine corso e' non vederlo mai piu'" Alcuni soffocano una risatina camuffandola con un colpo di tosse senza successo. "Ciao a tutti. Io sono Nicholas Grey e sono anch'io qui sotto costrinzione causa dell'ottavo nano seduto alla mia sinistra. Il mio obiettivo a fine corso è averlo passato senza aver ricevuto una denuncia d'aggressione" Cala un silenzio. "Bene ragazzi" Interrompe il silenzio Don Stephens schiarendosi la gola. "Adesso inzieremo l'attività per migliorare i nostri rapporti. Ognuno di voi dovrà dire cosa odia o cosa gli piace dell'aspetto fisico, comportamentale o caratteriale dell'altro." Giro la sedia per avere di fronte nicholas. "Chi inizia?" Chiede "Odio i tuoi capelli. Sono inguardabili" Dico anticipandolo. "Odio il tuo naso. E' a patata." "Odio le tue mani. Sproporzionate." "Le tue orecchie. Troppo sporgenti." "I tuoi occhi. Strabici" "I tuoi denti. Storti." "Cazzo" "Eh no! Quello ancora non l'hai visto." "Le tue gambe. Da donna" "Le tue tette. Troppo piccole." "Le tue palle. Invisibili" "Mi piaccione le tue labbra." Lo guardo sorpresa dal cambio. "Mi piacciono i tuoi occhi." Rispondo "Mi piace quel bel culetto che sai scuotere molto bene." "Hey hey hey!!" Lo fermo alzando una mano. "Non ti allargare" Sorride imbarazzato. "Scusami" "Odio quando fai lo stronzo" "Mi piace quando ti arrabbi" "Lo fai di proposito? Farmi arrabbiare, intendo." "Forse" Alza un braccio per grattarsi la nuca sorridendo. "Idiota!!" "Nana" Dice ridendo. Don stephens si avvicna e poggia le mani sulle nostre spalle. "Vedo che andate d'accordo voi due" Io e Nicholas sorridiamo e annuiamo come ebeti sperando che ci aiuti a ridurre la nostra pena. Ma lui ci volta le spalle e sospirando dice: "Ah l'amore" 'Vuole fare cupido' Mi sussurra Nicholas ironico. Adesso e' il mio turno di scoppiare a ridere perche' immagino Don Stephens in calzamaglia con tanto di arco con freccie. Il resto delle ore vola velocemente mentre ascoltiamo gli altri elencare pregi e difetti. Appena inizia a fare buio il Don ci congeda e io e Nicholas ci catapultiamo fuori prima che abbia finito il suo discorso finale e prima che chiunque altro sia riuscito ad alzarsi dalla propria sedia. 'Non posso credere che sara' cosi' ogni giorno' Sospiro sconsolata. 'Non e' poi cosi' male" Sussurra Nicholas al mio fianco. Mi giro di scatto a guardarlo sconvolta con gli occhi sgranati e la bocca aperta. Nel freddo di New York e' ancora piu' bello. Il naso leggermente arrossato per il freddo e i capelli scompigliati dal leggero vento. E' come un quadro dipinto dal miglior artista. Gia' immagino il titolo: 'Il ragazzo di New York' 'Dimmi che stai scherzando" Dico appena mi rendo conto che ero sconvolta da cio' che aveva detto e non dal suo aspetto meraviglioso. "Elisabeth" Mi chiama con tono serio fissandomi intensamente. 'Andiamo a prendere qualcosa di caldo? Una cioccolata, un the'.. In fondo dobbiamo migliorare i rapporti no?' Lo guardo piu' sconvolta di prima. "Te lo puoi scordare. Già vederti ogni giorno sia la mattina sia il pomeriggio sara' una tortura. Pensa andare a bere qualcosa fingendo che non ti odi." Gli volto le spalle e mi incammino lungo il marciapiede. Improvvisamente mi giunge la sua risata. "Stai sculettando" Un déjà vu mi colpisce come un treno in corsa. E' come nel sogno. "Signorina Wathers, sta pensando alle farfalle?" Mi rimprovera per l'ennesima vola la prof di letteratura inglese. "Che ti prende?" "Mi scusi prof, ma non sto molto bene. Posso uscire, per favore?" Mi scruta preoccupata prima di annuire. Prima di ieri avrei preferito morire che perdere una lezione della mia materia preferita. Al suo muto consenso afferro la borsa e corro verso la porta che chiudo dietro di me una volta fuori. si puo' morire di mal di pancia? Maledico il ciclo cinquanta volte prima di raggiungere il bagno in cui posso rifugiarmi da occhi indiscreti (Nicholas). "Ti odio" Mormoro appoggiandomi alle piastrelle. Dopo alcuni minuti di respiri profondi decido di muovermi e cautamente in attesa di altre fitte mi avvicino al lavandino . Mi lavo il viso mentre brividi freddi mi percorrono la schiena. Penso ai rimedi della mamma: Qualcosa di caldo, cioccolatini e un bel film da guadare sotto le coperte al calduccio in attesa che venga papa'. Mi mancano quelle serate. Esco dal bagno stringendomi la pancia con le braccia come se potesse alleviare il dolore persistente e attraverso il corridoio per andare allo snack bar a prendere la mia colazione preferita. Carica di zuccheri+qualcosa di caldo. Appena servita vado a sedermi in un angolo isolato della mensa a soffrire in silenzio. Puo' fare piu' male di cosi'? Bevo un sorso del mio cappuccino e penso a come a causa di un bicchiere io abbia conosciuto Sean e riconfermato che Nicholas e' un idiota. 'Elisabeth" Saluta sedendosi in uno dei posti liberi. 'Non mi hai chiesto il permesso di sederti.' Borbotto seccata da dietro il bicchiere. Perche' l'ho richiamato alla mente? ' Lo so. Ma non ce n'era bisogno vostra maesta'. La mensa della scuola e' un luogo pubblico, cioe' aperta a chiunque voglia entrarci' Mi guarda per un po in attesa di un commento pungente che non ho intenzione di dire. Con un sospiro si rassegna. "Come mai sei fuori?" "Come mai tu sei fuori?" Gli giro la domanda pensando da quale direzione mordero' il mio muffin. Ne prende un pezzo con le lunghe dita prima che io possa afferrarlo. Chiude gli occhi e geme. "Mhm.. Sempre fedele al muffin al cioccolato bianco." Una fitta mi attraversa lo stomaco e mi fa piegare in due dal dolore. "Elisabeth" Mi chiama Nichols con voce preoccupata. "Che hai piccola?" Ecco che ritorna il falso gentile. "Mi fa male un pochino la pancia" "Vai immediatamnete a casa. Su, alzati. Ti accompagno" Dice afferrando la mia borsa dalla sedia accanto e mettendosela in spalla. Improvvisamente l'idea di lasciare la scuola e' davvero allettante, quindi lo seguo senza esitare. Dopo aver compilato tutti i permessi in segreteria mi accompagna fino al portone della scuola senza accennare a consegnarmi la mia borsa e a lasciarmi andare da sola. "Grazie Nick. E' stato molto.. uhm.. gentile da parte tua." Gli sorrido e porgo una mano verso la borsa per fargli capire che non e' necessario che la tenga ancora. "Adesso puoi tornare alla tua lezione. Scusa per il tempo che ti ho fatto perdere." Aggiungo quando non accenna ancora a darmela. "Quando ho detto ti accompagno intendevo fino a casa. Fino a saoerti al sicuro." Mi ferma non appena apro bocca. "E non tentare di protestare perche' oltre ad essere inutile mi costringera' a caricarti in spalla. E non e' quello che vuoi giusto?" Un lampo malizioso gli attraversa gli occhi grigi. Analizzo le varie opzioni per cercare di rifiutare senza essere carrozzata dal carro attrezzi che mi trovo davanti. Ma non ne trovo neanche una plausibile e allora rinuncio. In fondo deve solo accompagnarmi. "OK" Ci incamminiamo lentamente verso casa. "Come mai hai questi dolori? Sono frequenti?" Arrossisco di imbarazzo. Non posso dirgli la verita' e allora improvviso: "Ho le meduse e moriro' tra sei mesi" Scoppia a ridere fino alle lacrime. "Si chiamano polipi e non uccidono." Avevo detto che ero arrossita? Bene. Scherzavo. ADESSO sono arrossita. Come un idrante. "Bene grazie per avermi accompagnata dico appena s'intravede la porta di casa in lontananza. Mi porge la borsa, me la sistema in spalla e mi sposta i capelli che erano rimasti schiacciati sotto la tracolla. "Vuoi salire?" Chiedo per pentirmene 5 secondi dopo. Cazzo. "Certo" Sorride infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni della divisa. "Veramente... c'e' parecchio disordine, adesso che ci penso. Forse e' meglio che tu venga un'altra volta quando sara' tutto ordinato." "Tranquilla non preoccuparti per il disordine. Entro" Sorride piazzandosi davanti la porta in attesa che la apra.
   
 
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