Le luci della centrale elettrica.
A chi sarebbe
davvero felice se avesse qualcosa che sa di non poter avere.
Di sere a suonare
il basso in un locale buio, a riflettere sull'essenza della vita
terrena e nell'inesistenza di quella ultraterrena;
Di sere a drogarsi dietro le rovine romane della tua città con il respiro affanato, il cuore chiuso e la mente aperta;
Di sere che sembrano quasi mattine, steso sul prato di una casa senza proprietario a pensare a come sopravvivere.
Di sere a sbranarsi, di sere a strafarsi, a pensare che alla fine, per lei non sei niente.
Di sere sul balcone, con il fumo che sfuma la visuale e un libro usurato dal tempo in mano, a vedere le luci della centrale elettrica e di nuovo a pensare.
A pensare a cose ne hai fatto della tua vita che è così breve e già tanto vissuta, a pensare a come l'hai sprecata dietro a cose di cui non valeva davvero la pena.
O sì?
Del resto, vale la pena vivere come dei parassiti nell'eterna ricerca di consenso? O, ancora, quanto vale sprecare la tua giovane vita a pensare, riflettere, scrivere e uccidersi lentamente da soli?
Vale vivere per una persona?
Ma poi arriva Settembre, tutto cambia.
Cambia il tempo, cambia la sveglia sul tuo cellulare, cambiano gli orari degli autobus e la tua alimentazione.
C'è tua madre che ti saluta la mattina, tuo padre è a fanculo da qualche parte a lavorare, torni a scuola e ti costringono di nuovo a stare seduto, a prestare attenzione.
Che poi a te piace anche la scuola, non sai perchè ti riesce così difficile.
C'è tanta gente che ti saluta, che poi alla fine conosci davvero tutta quella gente?
E poi ti saluta anche qualcun'altro, che però conosci.
"Ciao, sì, ciao. Come stai? Tutto bene? I tuoi capelli si sono allungati, lo sai? E sembrano anche più biondi. Come sei bella, sei cresciuta. Non sei abbronzata, come mai? Non sei andata al mare d'estate?
Però è meglio così, la pelle bianca ti dona di più. Come le tue occhiaie. Ti donano, non ti vedrei senza.
Chissà poi perchè hai le occhiaie così pesanti.
Chissà perchè non riesci a dormire di notte, mi piacerebbe sapere a che pensi.
Forse non mi piacerebbe.
O forse sì, non so. Sono masochista.
Che poi tu non mi diresti la verità, diresti una di quelle tue solite cazzate, ridendo, solamente per attirare un po' di più l'attenzione."
Però non dici niente, stai zitto e cerchi di non sorriderle nemmeno ma non riesci a trattenerti.
Lei abbassa lo sguardo, curva le labbra rosa.
E' davvero bellissima e lo sa. Lo sai.
Ti saluta di nuovo, sei ormai ipnotizzato e ricambi, sentendo una fitta nel petto.
Non è tua e probabilmente non lo sarà mai.
Eppure, anche solo guardarla, ti rende una persona migliore.
Difficile sì, ma il suo sorriso così banale e rosa ti rende felice.
Di sere a drogarsi dietro le rovine romane della tua città con il respiro affanato, il cuore chiuso e la mente aperta;
Di sere che sembrano quasi mattine, steso sul prato di una casa senza proprietario a pensare a come sopravvivere.
Di sere a sbranarsi, di sere a strafarsi, a pensare che alla fine, per lei non sei niente.
Di sere sul balcone, con il fumo che sfuma la visuale e un libro usurato dal tempo in mano, a vedere le luci della centrale elettrica e di nuovo a pensare.
A pensare a cose ne hai fatto della tua vita che è così breve e già tanto vissuta, a pensare a come l'hai sprecata dietro a cose di cui non valeva davvero la pena.
O sì?
Del resto, vale la pena vivere come dei parassiti nell'eterna ricerca di consenso? O, ancora, quanto vale sprecare la tua giovane vita a pensare, riflettere, scrivere e uccidersi lentamente da soli?
Vale vivere per una persona?
Ma poi arriva Settembre, tutto cambia.
Cambia il tempo, cambia la sveglia sul tuo cellulare, cambiano gli orari degli autobus e la tua alimentazione.
C'è tua madre che ti saluta la mattina, tuo padre è a fanculo da qualche parte a lavorare, torni a scuola e ti costringono di nuovo a stare seduto, a prestare attenzione.
Che poi a te piace anche la scuola, non sai perchè ti riesce così difficile.
C'è tanta gente che ti saluta, che poi alla fine conosci davvero tutta quella gente?
E poi ti saluta anche qualcun'altro, che però conosci.
"Ciao, sì, ciao. Come stai? Tutto bene? I tuoi capelli si sono allungati, lo sai? E sembrano anche più biondi. Come sei bella, sei cresciuta. Non sei abbronzata, come mai? Non sei andata al mare d'estate?
Però è meglio così, la pelle bianca ti dona di più. Come le tue occhiaie. Ti donano, non ti vedrei senza.
Chissà poi perchè hai le occhiaie così pesanti.
Chissà perchè non riesci a dormire di notte, mi piacerebbe sapere a che pensi.
Forse non mi piacerebbe.
O forse sì, non so. Sono masochista.
Che poi tu non mi diresti la verità, diresti una di quelle tue solite cazzate, ridendo, solamente per attirare un po' di più l'attenzione."
Però non dici niente, stai zitto e cerchi di non sorriderle nemmeno ma non riesci a trattenerti.
Lei abbassa lo sguardo, curva le labbra rosa.
E' davvero bellissima e lo sa. Lo sai.
Ti saluta di nuovo, sei ormai ipnotizzato e ricambi, sentendo una fitta nel petto.
Non è tua e probabilmente non lo sarà mai.
Eppure, anche solo guardarla, ti rende una persona migliore.
Difficile sì, ma il suo sorriso così banale e rosa ti rende felice.
Le frasi in
corsivo e il titolo sono pezzi della canzone "Piromani" di Vasco Brondi.