Per sempre
Ricordo il giorno in cui
l’incontrai
Era Marzo, precisamente il 30
marzo del 2005.
Era un bel giorno di primavera,
il cielo era limpido e un bellissimo sole splendeva in cielo. I ciliegi erano
in fiore, e in ogni angolo di quel parco potevi notare la bellezza della natura.
Sembrava quasi che quel 6 agosto del 1945 non fosse mai avvenuto.
Hiroshima era bellissima.
La bomba atomica sembrava
solo un brutto ricordo…
Il cielo era limpido, il
sole tiepido, il vento leggero e i petali di ciliegio scendevano lenti creando
una magnifica atmosfera romantica.
Io mene stavo lì tranquilla
ad ammirare e immortalare in fotografie ogni angolo del parco. Ancora incredula
nel pensar ke poco più di 54 anni fa, quella città era stata rasa al suolo.
Immersa nell’immensità della
natura, andai a sbattere contro un ragazzo. Finimmo entrambi a terra.
Lui si alzò per primo , si
avvicinò , si scusò e mi chiese se stavo bene e mi porse la sua mano…
Aveva i capelli neri e occhi
blu come il mare. Carnagione non troppo scura e un fisico perfetto.
Praticamente il principe
azzurro ke tutti cercano.
Io gli presi la mano e gli dissi
che stavo bene. Mi aiutò a raccogliere gli oggetti che mi erano caduti. Quando
finimmo lui si presentò. Si chiamava Yuya Nakajo. Lui abitava a Sapporo una
città tra le maggiori dell’isola dell’Hokkaido. Mi disse che aveva 17 anni e
che frequentava il liceo scientifico. Anch’io
mi presentai. Gli dissi che mi chiamavo Yuri Fujiara che avevo appena compiuto
18 anni, che abitavo a Tokyo
e che frequentavo
una scuola di manga lì .
Iniziammo a frequentarci,
lui si trovava li in vacanza come me del resto. Conoscendolo capii che il suono
nome era adatto a lui. “persona dal grande cuore” significa Yuya in giapponese. Faceva
volontariato, donava il sangue, andava a trovare i bambini nell’orfanotrofio
della sua città e tante altre cose per aiutare la popolazione che lo circondava.
Quando la vacanza finì ci separammo con la promessa di rivederci a Tokyo, il 30
marzo per festeggiare il nostro 1° incontro. L’anno passò lentamente e io non
smettevo di pensare a lui. Finalmente aprile si stava concludendo e il mio
cuore al pensiero di rivederlo palpitava forte. Per telefono ci mettemmo
d’accordo di vederci alla stazione di Shibuya alle 5 del pomeriggio. Il giorno
arrivò e raggiunsi la stazione in anticipo. Non smettevo di pensare a quello
che sarebbe accaduto. Ero al settimo cielo. Alla fine il treno arrivò. Scesero
poche persone, lo riconobbi subito, bello e abbronzato come al solito, i
capelli un po’ più lunghi e un po’ più alto. Agitai le braccia per farmi
notare. Non appena mi vide mi sorrise e corse ad abbracciarmi. Ricordo a mala
pena quello che mi disse le emozioni si concentrarono tutte sulla felicità che
provavo, la quale aumentò per quello ke accadde dopo.
Lui mi guardò. Mi scostò dei
capelli dal volto e poi il verde dei miei occhi
si perse nell’infinito oceano blu dei suoi. Si avvicinò. Arrossii. Le
nostre labbra si sfiorarono e mi disse due semplici parole ke hanno segnato la
mia vita…
-Ti amo-
Ci baciammo.
Il nostro non fu un semplice incontro ma un
colpo di fulmine.
Venne ad abitare per un po’
a casa mia. Eravamo felicissimi e poi tutto accadde un giorno inaspettatamente
come un fulmine a ciel sereno.
Stavamo in un bar
discutevamo nostro futuro, e poi mi disse:
- Yuri, noi due staremo
insieme per sempre.-
-per sempre?
-Si, per sempre!!
Dopo ciò uscimmo dal bar e
li accadde l’impensabile.
In quel momento una bambina
stava attraversando di corsa la strada per prendere la strada e
contemporaneamente un auto percorreva la strada. Il conducente tentò di frenare,
ma fu inutile. Si sentì schianto. La bimba era al di là della strada. Lui non
era più accanto a me. Capii tutto.
Iniziai a piangere. Poco dopo sentii il suono delle sirene. Ricordo vagamente
quello che accadde dopo. La corsa folle in ambulanza per cercare di salvarlo.
Le lunghe attese nella sala. Giorni che non passavano mai. E poi la notizia
drastica. Il suo cervello era morto. Ero lì accanto a sua madre quando le
chiesero se voleva donare il cuore per salvare un altro ragazzo.
Da quel giorno non riuscii a
vivere.
E poi molto tempo dopo
decisi di andare lì. In quella casa. Bussai mi aprii una signora che mi fece
entrare e m’indicò la camera. Dentro c’era un ragazzo con i capelli castani con
una coperta bianca addosso. Era
affacciato alla finestra. Lo chiamai…
-Takeru-
Si girò. Ebbi l’impressione
di vedere lui, il mio amato Yuya ke mi sorrideva, ma come ho già detto era
un’impressione. Avevano gli stessi okki. Mi guardò e mi sorrise
- Sapevo che saresti venuta Yuri.
Sei come ti immaginavo. Lui è qui. -
Lasciò cadere la coperta
bianca. Sul petto aveva una cicatrice. Mi avvicinai e la toccai. In quel
momento lo sentii. Si era proprio lui, il mio Yuya. Il battito lento del suo
cuore. Lui non era morto era ancora li e non se ne sarebbe andato. Sono davvero
felice ke il suo grande cuore sia servito ad aiutare qualcun altro. Takeru vuol
dire speranza. Lui è la mia speranza.
Una speranza ke non morirà mai.
Siamo diventati amici. Ora stiamo
passeggiando sotto l’ombra dei ciliegi in fiore. Camminiamo silenziosamente ma all’improvviso
lui mi dice:
- Yuri, sono davvero felice
di averti conosciuta-.
-Si, anch’io.-
-Ora ke siamo amici, lo
resteremo per sempre.-
Aspettai un po’ prima di
rispondere e poi dissi
- Si, per sempre.-
E sento che questa volta lo
sarà davvero
THE
END