Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: Novizia_Ood    22/10/2014    7 recensioni
La vita dopo lo scioglimento dei One Direction non smette d'essere difficile e piena di paure e battaglie. Ma tutto diventa più semplice quando si hanno accanto le persone giuste e Harry e Louis si sono decisamente trovati.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

xo
 

- sono stanchissimo! -

disse il più grande dei due dopo aver preso posto sullo sgabello dell’isola in cucina. Era stata una giornata molto pesante per lui che, prima di tutto, era andato a trovare sua madre in ospedale la quale aveva partorito da poco un altra bambina: Irene. Louis sperava veramente che quella fosse l’ultima pagnotta infornata per sua madre, altrimenti non avrebbe saputo più come riuscire a gestire tutto quel carico di famiglia che aveva alle spalle. Eppure, nonostante il chiasso, i piani dei più piccoli e anche delle più grandi, lui amava l’ambiente familiare. Casa di sua madre era un via vai di persone e alle volte non dispiaceva affatto, anzi, era confortevole pensare che ci fossero tante persone intorno a lui, così tanto confortevole, da iniziare ad immaginare una famiglia tutta propria con l’unico uomo con cui avrebbe voluto passare una vita intera, ecco perché lo aveva sposato tre anni prima.

- ho ordinato la pizza, sapevo che saresti tornato troppo stanco per aiutarmi a cucinare! Ho preso una normale ed una con i peperoni, possiamo fare a metà, che ne dici? -

il riccio si era avvicinato alle sue spalle, lasciando poi che la sua mano passasse attraverso i suoi capelli lisci, facendo nascere un brivido alla base del collo di Louis, il quale rispose con un verso di piacere chiudendo gli occhi.

- Julia ha chiamato? -

rispose invece l'altro, come se non avesse affatto ascoltato la domanda posta da Harry poco prima. Julia era l’assistente sociale con la quale avevano parlato più di una volta e in più di un’occasione, per cercare di adottare una bambina di cui ci eravamo innamorati un giorno in ospedale. A quanto pare la piccola Zahra era stata trasferita nell’ospedale di Londra, dall’Africa, per un progetto di pediatria di uno strutturato e, dopo qualche piccolo intervento, la bimba era riuscita a sopravvivere. Louis le aveva messo addosso gli occhi mesi prima, quando sua madre aveva deciso di seguire in ospedale il suo ginecologo per tutte le accettazioni e le ecografie, naturalmente le più costose ed accurate possibili - che se fosse esistito il 5D, lei avrebbe voluto anche quello - per il bene del piccolo, lei diceva. 


 

- ho visto una cosa che… cioè una persona… una piccola persona… -

le parole quasi non riuscivano a susseguirsi con coerenza sia nel cervello che nella bocca di un Louis che se ne stava davanti ad un Harry parecchio confuso, ma divertito. Cercava di gesticolare per farsi comprendere lui, con lo sguardo perso sulle sue mani che parevano mantenere in braccio qualcosa di invisibile.

- un bambino Lou? E’ pieno di bambini quassù, è il reparto di pediatria. -

disse il riccio con una risata, incrociando le braccia al petto e lanciando un cenno al grande finestrone che era a qualche metro da loro. Louis annuì ancora perso nel ricordo di quel faccino scuro e paffuto che aveva visto poco fa in una stanza in fondo al corridoio.

- che ne dici se andiamo a sbirciare, eh? Tua madre è ancora dentro con Dan, abbiamo ancora qualche minuto! -

si staccò dal muro e allungò la mano verso Louis che, in silenzio, l’afferrò e lo seguì davanti la grande finestra che non mostrava altro che culle, alternate tra quelle con copertine blu e copertine rosa, con dentro dei bimbi così piccoli che Harry sorrise solo a guardarli. I due sarebbero stati capaci di passare tutto il loro giorno lì davanti. Il più alto passò una mano intorno alla vita dell’altro per avvicinarlo di più, spinto sicuramente dal desiderio di averlo vicino e di sognare ad occhi aperti con lui un futuro con dei bambini, tanti bambini magari! Louis si lasciò avvicinare per quel poco spazio che li divideva, appoggiandosi con la tempia alla sua spalla, senza staccare gli occhi da tutti quei bimbi, quando d’un tratto la porta si aprì ed entrò un’incubatrice con una bimba, più o meno di 8-9 mesi all’interno.

- E’ lei! -

Esclamò Louis staccandosi dall’altro e avanzando un po’, quasi rischiando di andare a sbattere nel vetro che faceva da muro dal soffitto, fino a terra. Harry alzò un sopracciglio, senza capire e si avvicinò al suo compagno posandogli una mano sulla spalla e stringendola appena, assottigliando poi gli occhi per provare a leggere se ci fosse un nome per quella bambina ancora intubata e controllata nell’incubatrice. Due infermiere la lasciarono poi in mezzo agli altri bambini, dormiente e tranquilla. il cuore di Louis si strinse così forte nel vederla in quello stato che dovette faticare più del previsto a trattenere le lacrime.

- non c’è scritto nessun nome… -

constatò Harry un po’ deluso mentre Louis, sotto il suo tocco, era rimasto immobile.

- chissà cos’ha passato quella povera bambina… -

- già -

rispose l’altro con tono più triste e preoccupato.

- certo che, per tutti i bambini che stanno male, se potessi fare qualcosa la farei. Chissà chi è la madre e quanto sarà stata preoccupata per lei… -

- oh ne dubito che la madre fosse preoccupata per lei. E’ arrivata qui grazie ad un progetto del Dottor Karev che ha portato qui diversi bambini di una casa famiglia in Africa e sta dando loro le cure necessarie che lì sarebbero veramente troppo costose e forse impraticabili. Geniale idea direi! -

un’infermiera dal camice rosa si era avvicinata alle loro spalle e aveva incrociato le braccia al petto. Louis rimase colpito da quella rivelazione. Quello voleva dire che quella creatura era lì da sola? Senza nessuno che sperasse che si salvasse o che l’aspettasse in una bella casa, al caldo? 

- è una cosa che fa molto onore a questo Dottore allora, sicuramente. Una volta terminate le cure poi? I bambini torneranno in Africa o… -

- oh no, assolutamente. Verranno affidati ai servizi sociali, loro sicuramente sapranno trovare un posto adatto a questi piccoletti. Sono circa un centinaio di bambini tra i quattro mesi e i sei anni, un bel progetto! -

era molto orgogliosa di quello, glielo si leggeva negli occhi. 

- quindi io potrei adottarla -

il tempo di fermò per un attimo, mentre il sorriso dell’infermiera si allargò e il viso di Harry si perse in un’espressione colpita e di stupore. Louis non si voltò minimamente a guardare il compagno, come se la decisione l’avesse presa da solo e come se non avesse alcuna intenzione di cambiare idea.

- è un gesto molto bello da parte sua, ma solo le coppie possono adottare, mi dispiace. -

comunicò la ragazza con molto dispiacere.

- ma io sono sposato, quindi potrei farlo senza problemi…-

Harry era ancora muto, alle sue spalle, congelato dalla testa ai piedi.

- oh mi scusi, credevo che… -

- lui è mio marito -

Louis non era mai stato più fiero di dire quelle parole. Erano passati anni ormai da quanto i One Direction si erano sciolti e lui era riuscito ad uscire dal closet insieme all’amore che ormai definiva della sua vita e poter dire, a chiunque, senza problemi, che Harry, Harry Styles, fosse suo marito era sempre la cosa più bella del mondo. 

- Louis…-

la voce di Harry provò a chiamarlo, ma lui non si voltò minimamente. Si era palesemente chiuso in quella bolla di sogni: lui, Harry e una meravigliosa bambina africana. E se non fosse stato possibile? Se fosse stata la cosa più difficile dopo il closet della modest? Se avessero negato l’adozione Harry non era sicuro di poter sostenere puoi Louis in una delusione così grande e nemmeno lui, ad essere sincero, voleva essere trascinato in un dolore così grande.

- vorrei solo informarmi, se è possibile. C’è qualcuno che posso chiamare o a cui io possa rivolgermi? -

la ragazza scattava con gli occhi dall’uno, all’altro, senza sapere o capire se l’adozione potesse essere volontà di entrambi, ciononostante, dare possibilità a tutti di informarsi era suo dovere.

- può chiamare a questo numero. E’ il numero dello studio di pediatria dell’ospedale, il primario le saprà dire quali pratiche sono avviate per quali bambini e se c’è disponibilità, allora le darà il numero dell’assistente sociale che si occupa del bambino. -

tirò fuori dalla tasca una specie di biglietto da visita per porgerlo a Louis che lo afferrò immediatamente, prima che la ragazza potesse afferrare anche il suo cercapersone per leggerne sopra l’emergenza. 

- ora, se volete scusarmi, dovrei andare. Buona fortuna per tutto -

disse, prima di allontanarsi correndo.

- Louis, che diavolo ti salta in mente? -

chiese Harry, finalmente tornato a parlare, parandoglisi davanti.

- possiamo adottare una bambina! -

esclamò lui alzando il bigliettino a livello del viso, ma Harry lo spostò scuotendo la testa.

- tu vuoi adottare una bambina! Louis e se io non lo volessi? Perché ti stai mettendo in testa quest’idea? -

Harry stava cercando con tutto se stesso di respingere quell’idea, con tutto se stesso si stava ripetendo che il suo matrimonio con Louis non aveva bisogno di nient’altro e che era già tutto perfetto così. Non aveva voglia di bambini la mattina nel suo lettone che andavano a svegliarlo, né di bambini che avrebbero imparato a dire “papà” o che li avrebbero abbracciati…no. No, era un no solo perché ci stava pensando anche lui da troppo, tanto tempo, ma per paura di non riuscire nell’intento, aveva sempre sotterrato tutto e adesso una parte di lui stava odiando Louis per quello.

- tu adori i bambini Hazza e lo sai che saresti un padre fantastico! Con Niall jr. te la cavi sempre benissimo e lui ti adora, i bambini ti adorano! E saresti un padre perfetto, lo sai anche tu! -

- Louis, smettila. Non ne voglio parlare, non voglio bambini, ok? -

- ma perché no?! -

disse l’altro alzando la voce.

- sembra più un capriccio che un impegno a vita per te, Louis -

il ragazzo dagli occhi blu rimase immobile, ora le braccia pesanti lungo i fianchi. Colpito e affondato. La sua espressione si dipinse di disprezzo e incredulità, oltre che rabbia.

- lo sai benissimo che non è così, perché mi dici queste cose Harrold? -

tirò fuori adirato, con le lacrime che iniziavano a pizzicargli gli occhi. Quando il più alto si accorse di come avesse involontariamente colpito moralmente l’altro, sospirò passandosi le mani sul viso, confuso e spaesato. Avrebbe detto si all’istante, senza nemmeno pensarci e quello sarebbe stato un grande problema. Era ormai da due anni e mezzo che avevano trovato la pace nel loro rapporto, finalmente e adesso aveva paura di affrontare qualcos’altro. Era troppo volersi godere la pace e accontentarsi anche se del minimo? 

- perché prendi queste decisioni all’improvviso? Perché non ne parli con me? -

- ne sto parlando con te, qui e adesso! -

prima che l’altro potesse rispondere, sua madre arrivò sotto braccio con Dan, annunciando d’aver finito la sua visita con un grande sorriso.

- si, beata te. Congratulazioni. -

aveva risposto Louis alle parole felici della madre, prima di sorpassarla per uscire di lì e per dirigersi da solo a casa. 

Harry spiegò a Johnannah che si trattava solo di una sciocca incomprensione e che, una volta a casa, avrebbero sicuramente risolto, ma che al momento aveva bisogno di un passaggio. Così, dopo circa mezz’ora, il riccio arrivò fuori casa bussando al campanello.

Un ragazzo, dagli occhi non più azzurri, ma rossi e gonfi, aprì la porta, senza nemmeno incrociare lo sguardo dell’altro, facendosi immediatamente indietro e camminando verso la cucina.

- Louis… ti prego, aspetta -

l’altro richiuse piano la porta alle sue spalle, si sfilò la giacca e l’appese all’ingresso, seguendolo poi in cucina.

- tesoro, mi dispiace per quello che ti ho detto prima all’ospedale, davvero. -

- e allora perché lo hai detto? Perché hai sentito il bisogno di ferirmi in quel modo? -

gli occhi del ragazzo si stavano di nuovo riempiendo di lacrime, probabilmente Harry non gli aveva nemmeno lasciato il tempo di smettere di piangere da prima che già lo stava facendo piangere di nuovo.

- amore, io… -

- mi hai fatto sentire un idiota quando io voglio solo una famiglia tutta mia, tutta nostra. C’è qualcosa di male in questo? Forse si, sono un idiota, cosa cazzo speravo di ottenere? Una cosa normale magari, di avere una cosa che veramente voglio, qualcosa per cui non ho intenzione di accontentarmi e invece no. Sono destinato ad accontentarmi per tutta la mia vita bella merda -

pianse alzando la voce mentre Harry lo osservava con tristezza negli occhi per quello che adesso stava dicendo. Solo in quel momento il riccio comprese come il suo comportamento potesse essere completamente opposto a quello del suo compagno. Lui aveva deciso di accontentarsi nella vita, perché Louis era tutto quello che aveva sempre voluto e ora che lo aveva, tutto il resto poteva andare a farsi benedire, così come tutta la sofferenza; Louis invece non aveva intenzione di farsi frenare da niente, perché troppe volte si era accontentato del nulla che aveva avuto e ora voleva di più, perché la vita glielo doveva. 

- dimmi che non vuoi bambini Harry, dimmelo e se siamo una coppia io accetterò quello che mi dirai. Nel bene e nel male, giusto? -

continuò poi, tirando su il naso e alzando lo sguardo in quello di Harry che gli era davanti, il quale fece immediatamente il giro dell’isola per prendere il suo viso tra le mani e guardarlo.

- smettila di piangere, ti prego. Sei l’amore della mia vita e io non voglio e non posso vederti così, ecco perché ho una paura fottuta che possano non darci mai una bambina. -

gli occhi verdi erano piantati in quelli azzurri e rossi di Louis che, tra le sue mani, quasi singhiozzava ad occhi chiusi. Provò a sottrarre il suo viso dalle mani grandi di lui più di una volta, ma senza riuscirci.

- io vorrei un figlio, con tutto il cuore Louis, ma ho paura. Paura per te e paura per me. Se non dovessero darcela? Non voglio starci male, perché ci starei veramente malissimo e a vederti così ci staresti male anche tu e… io non voglio vederti così -

anche gli occhi di Harry adesso pizzicavano, così per esorcizzare la paura e la tristezza, baciò le labbra di Louis, le stesse che avevano cacciato via dalla sua mente un sacco di altri demoni e che, probabilmente, lo avrebbero sempre fatto. Louis non aveva paura come lui, era pronto e lo avrebbe preso per mano e sostenuto anche in quello? E se avesse distrutto entrambi una cosa simile? Sarebbero poi vissuti ancora come se mancasse qualcosa? Harry era rimasto assuefatto dalla completezza che Louis gli aveva dato, non voleva che un “respinta” potesse renderlo di nuovo incompleto e infelice. 

- io voglio così tanto una famiglia con te Harry… ma mi sento così stupido adesso -

aveva pronunciato Louis una volta staccatosi dal compagno che ancora lo manteneva per il viso.

- no, non sei stupido Louis. Sei la persona più bella, forte e meravigliosa che io abbia mai conosciuto e… oh dio, sono così fortunato ad averti accanto -

rispose Harry baciandolo di nuovo. Aveva lasciato che la sua paura sorpassasse il coraggio e la forza di Louis, perché? Avrebbe fatto si che, da ora in poi, sarebbe stato il contrario. Louis avrebbe trascinato lui, spazzando via qualsiasi insicurezza e qualsiasi paura, perché Harry doveva fidarsi e lasciarsi guidare e andare avanti con lui. Le braccia del più basso si allacciarono al collo dell’altro e Louis si alzò sulle punte per abbracciarlo e baciarlo più forte. 

- ti amo -

disse il riccio, passando a baciare tutto il viso dell’altro che ora riusciva a ridere tra le lacrime. Era così meravigliosamente fragile e forte al tempo stesso, che Harry avrebbe voluto essere come lui. Bastava un soffio per mandarlo giù, ma lui si sarebbe rialzato velocemente e sarebbe andato avanti senza farsi fermare.

- e questo vuol dire che… -

incoraggiò il più basso, strofinando il naso contro quello dell’altro.

- che voglio una famiglia con te Louis, a cominciare da quella meravigliosa bambina -

un abbraccio più stretto di quello che seguì quelle parole, Harry non l’aveva mai ricevuto. Louis era tornato a piangere, ma il riccio poteva giurarci che fossero lacrime di gioia, così ci mise poco a lasciarsi contagiare e ad emozionarsi anche lui.

- però promettimi che… -

- non devi avere paura Harry, l’avremo e basta -

rispose Louis alzandogli poi il meno per farsi guardare negli occhi. Se per Harry non aveva lottato e non si era ribellato abbastanza, per quella bambina avrebbe messo il mondo sottosopra. Aveva imparato che per certe cose, lottare, valeva fin troppo la pena e allora lo avrebbe fatto, sempre, a testa alta.

- mi fido di te allora -

disse Harry con un grande sorriso. Louis si allontanò di un passo, porgendogli la mano che l’altro afferrò dolcemente, con un sorriso curioso.

- allora seguimi -

- dove andiamo? -

chiese Harry quando Louis lo trascinò fuori dalla cucina.

- oh lo scoprirai presto! -

sorrise Louis e Harry pensò che fosse la cosa più bella del mondo quel sorriso che si affrettò a baciare, sempre più volte e sempre con più passione ancora prima di arrivare alla camera da letto.

 

 

 

- non ancora -

rispose Harry, triste all’improvviso, con la paura che quella donna potesse chiamare e annunciare brutte notizie. 

- se non ce la daranno mi sentirò in colpa per sempre lo sai? -

confessò Louis con gli occhi ancora chiusi e con la testa poggiata sul bancone. La mano dell’altro, tra i suoi capelli, aveva smesso di muoversi e Harry si era lasciato andare ad un lungo e rumoroso sospiro.

- non permetterti di colpevolizzarti, non è colpa tua -

- io ero solito farmi spinelli e per qualche mese ho anche fatto uso di droghe non troppo leggere. Potrebbe essere un problema, lo sai benissimo, ce lo ha anche fatto presente Julia -

Harry si sedette immediatamente sullo sgabello accanto a quello di Louis e gli posò una mano sulla spalla, incitandolo a girarsi, ma l’altro voltò semplicemente la testa, restando ad occhi chiusi e poggiato sulle sue braccia incrociate sul ripiano di marmo.

- quello è stato anni fa, ora non beviamo più, tu hai smesso di prendere certe schifezze e sono tre anni che siamo sposati. Abbiamo tutto quello che un bambino potrebbe desiderare e se Zahra avrà altri problemi di salute possiamo prenderci cura di lei senza problemi. Vedrai, non saranno problemi di più di quattro anni fa ad impedirci di avere l’adozione -

Louis storse il naso a quelle parole, poi sospirò anche lui. Forse doveva solo star tranquillo e tutto sarebbe andato per il meglio.

D’un tratto il campanello della porta suonò e Harry s’illuminò e saltò giù dallo sgabello.

- pizza! -

il riccio corse per tutto il corridoio prima di arrivare alla porta che, invece di mostrare una bella pizza in un cartone, mostrò tutt’altro. Una donna, bella e alta, con capelli scuri e carnagione olivastra, se ne stava sulla porta con un grande, immenso sorriso, quasi quanto quello che ora si stava dipingendo sulle labbra di Harry che era rimasto aggrappato alla porta per non cadere dall’emozione.

- buona sera -

pronunciò lei, mentre la bambina stupenda che aveva in braccio, di un anno e poco più, osservava il suo nuovo papà con occhietti attenti e curiosi.

- L-louis… vieni, corri! -

esclamò l’altro dall’ingresso e la bimba si lasciò andare in un versetto divertito, agitando braccia e gambe. Harry portò velocemente la mano alla bocca per coprire il grandissimo sorriso che aveva, con stupore e lacrime di gioia negli occhi si voltò a guardare Louis che, quasi preoccupato, correva alla porta.

- Harry che… oh mio dio -

in un attimo anche lui aveva gli occhi rossi e guardava la donna e Harry ad alternanza.

- ho portato a casa la vostra bambina, sembrava non vedere l’ora di tornare da voi -

disse la donna con un immenso sorriso mentre osservava anche il sorriso della piccola bimba che ora guardava gli altri due con la voglia di toccarli e di andare in braccio ad uno di loro. Avevano già passato tanto tempo con lei, erano andati a trovarla nel post operatorio e altre due volte in un asilo momentaneo per lasciare che s’integrasse con altri bambini.

- la nostra bambina…-

riuscì a dire Harry che aveva finalmente imparato che, di sentirsi completi, non si finisce mai e che avrebbero costruito la loro famiglia così, pezzetto dopo pezzetto, battaglia dopo battaglia e la prima, che avevano combattuto fianco a fianco per Zahra, era andata più che bene.


 

**********

 

Erano passati altri cinque anni dall’adozione della piccola Zahra oltre che otto anni di matrimonio di Harry Styles e Louis Tomlinson che avevano deciso di dare alla bambina entrambi i cognomi perché, a detta di Harry, era molto più figo averne due che uno solo. 

Il sole illuminava la stanza in parte, data la finestra che permetteva ancora un po’ di ombra sui visi e sulle spalle dei due uomini che dormivano nel letto. Il primo, il più alto, si mosse e in risposta, il più piccolo, si avvicinò a lui come se avesse avvertito la richiesta. Si strinsero per un po’, prima che tutto ciò che li circondava iniziasse a tremare. Louis si strinse di più ad Harry, nascondendo il viso nell’incavo del collo del marito, mentre la luce intorno a loro diventava sempre più forte da non poter essere ignorata.

- svegliaaaaaa -

stava urlando Zahra, bimba ormai di sei anni mentre il fratellino, di quattro e mezzo, stava tirando via le tende dalla finestra sotto ordine della sorella maggiore.

- zio Niall ha detto che ci portava allo zoo oggi!! Io non so cosa mettermi perché verrà anche Niall jr. e ha detto che gli piace il blu, ma io non ho vestiti blu! -

Harry aveva aperto un occhio e sorriso quando sua figlia aveva smesso di saltare sul letto e si era fermata in piedi al centro di quest’ultimo, osservando il suo pigiama che sicuramente non poteva andar bene per un’uscita.

- anche io…io non ho vestiti blu -

si aggiunse il piccolo Edward mentre si arrampicava con maestria sul lettone.

- Edward William Styles Tomlinson, quante volte ti ho detto che i vestiti per i maschi si chiamano completi? -

rispose Harry mentre si metteva su due gomiti per osservare i suoi figli. Louis, che ancora aveva gli occhi chiusi, si voltò semplicemente dalla parte opposta con un verso.

- forse vuole mettere davvero i vestiti quelli da bambine. Ha preso tutto suo padre direi… -

rise sotto i baffi l’uomo che ora era abbracciato per metà al cuscino e che dava le spalle agli altri. 

- sapete dove attaccarlo! -

bastò dire al più piccolo, prima che lui e i due piccoli potessero puntare con il solletico alla pancia e alle ascelle. Louis provò a dimenarsi il meno possibile per non rischiare di far male a qualcuno, ma implorò il perdono più volte prima di ritrovarsi tra le braccia di suo marito e Zahra con i gomiti piantati sulla sua gamba destra a fissare i suoi papà, con Ed sdraiato su quella sinistra. Harry sorrise a Louis come non aveva mai fatto prima e come avrebbe fatto più forte il giorno successivo e quello dopo ancora e quello ancora dopo e sempre nei giorni a seguire, poi gli posò un bacio sulle labbra, leggero e casto sotto gli occhi innamorati della loro figlia maggiore.

- tu e papà vi amate davvero -

disse poi lei ad alta voce, cogliendo alla sprovvista entrambi che si staccarono e la osservarono curiosi.

- certo tesoro, perché non dovremmo? -

domandò spaesato Harry, stringendo sempre tra le braccia l’altro, senza abbandonare il sorriso.

- perché il mio amico David ha detto che non ci può essere amore tra maschio e maschio. Io invece gli ho detto che c’era tra i miei papà, ma non mi ha creduto… -

il viso di Louis si dipinse di un’espressione incomprensibile, troppo mista di disgusto, felicità per le parole di sua figlia, sorpresa, preoccupazione e qualche altra che Harry non riuscì a comprendere quando lo osservò per un secondo, prima di tornare a guardare la piccola Zahra che ora aveva alzato le gambe e le aveva incrociate facendole andare avanti e indietro.

- forse David ha una mamma e un papà che gli hanno insegnato a pensare così e a dire queste cose… -

riuscì solo a dire, mentre lei scuoteva la testa.

- no è stupido lui. Per questo gli ho dato un pugno! -

- COSA? -

saltarono a sedere i due uomini mentre Ed aveva appena messo una mano davanti la bocca per nascondere la risata che gli era uscita spontanea e aveva alzato le spalle quasi fin sopra le orecchie. 

- gli ho detto che aveva detto una stupidaggine e che le stupidaggini non si dicono, papà mi ha detto che non si dicono -

disse poi guardando Harry il quale rise immediatamente prima di prenderla e sederla in braccio a sé, mentre con una mano le sistemava i capelli sul viso. Dall’altro lato, Ed si avvicinò a Louis e si infilò sotto il suo braccio, appoggiandosi al petto e portando un pollice alla bocca.

- papà dopo non ti ha dato un pugno però! -

Zahra scosse la testa prima di attaccarsi al suo collo

- perché tu sei un papà buono. Gli stupidi li meritano i pugni -

Louis rise sotto i baffi. Quante volte avrebbe voluto prendere a pugni quell’idiota di Nick Grimshaw? Sua figlia aveva già capito tutto dalla vita, possibile?!

- nessuno merita pugni tesoro! -

- oh io ne conoscerei certi che meriterebbero anche…-

- Louis! -

l’interruppe immediatamente Harry, capendo dove aveva intenzione di andare a parare. Scosse la testa mentre l’altro alzò le mani in segno di resa prima di tornare ad abbracciare il piccolo.

- facciamo così, ogni volta che qualcuno ti dice qualcosa su me e papà tu raccontagli come ci siamo conosciuti, okay? -

disse accarezzando la testa riccioluta, ricci molto più fitti dei suoi.

- va bene, però la voglio sentire di nuovo la storia, così la racconto meglio! -

rise il padre, dandole poi un bacio sulla testa.

- ok questa sera prima di andare a dormire, promesso. Adesso andiamo a vestirci, eh che ne dite? Ed? -

anche l’altro piccolo annuì scendendo subito dal letto, seguito da sua sorella.

- andate su, arriviamo subito! -

la sorellina prese per mano il più piccolo e si diressero, saltellando quasi, nella loro cameretta. Harry tornò a coprirsi fin sulla testa con le lenzuola, tirando sotto anche Louis che lo stava osservando con uno sguardo così felice e così vero che avrebbe voluto vederlo così per sempre.

- che ne dici se lasciamo che zio Niall porti fuori i bambini e io e te restassimo qui a casa? -

il riccio appiattì sul suo corpo Louis, tirandolo più vicino con la mano che gli posò sul sedere, stringendolo appena. Rise lui, mentre Harry era già sulle sue labbra per baciarlo e cercando di tirargli fuori una risposta affermativa dalla bocca.

- ti prego, ho bisogno un po’ di te oggi -

continuò scendendo a baciargli il collo.

- ah si? -

Louis amava farsi pregare a letto e amava vedermi pregare per averlo o per avere qualche pratica particolare e Harry amava vederlo così compiaciuto.

- si 

rispose baciandogli la spalla e poi la clavicola.

- e come mai? -

domandò ancora mentre Harry era con la bocca sul tatuaggio che era sul petto.

- perché sono felice e quando solo felice ho voglia di fare l’amore con mio marito. Voglio lui che sia felice con me -

rispose lui scendendo poi a baciargli la pancia, mentre l’altro stava già tirando fuori qualche verso al solo pensiero di cosa sarebbe potuto succedere di lì a qualche minuto, che nella sua mente però era già avvenuto e stava continuando a succedere. 

- io credo che lui sia molto felice al momento! -

ridacchiò Louis riaprendo gli occhi sotto il tocco delle labbra dell’altro che non facevano altro che scendere sempre più giù e Louis riuscì a sentire il sorriso che si creò sulle labbra di Harry, contro i suoi fianchi.

- ok, allora che mi lasci il tempo di chiamare Niall o Barbara e… -

uno strillo di Zahra, dall’altra stanza, dimostrava quanto poca pazienza avesse la bimba che aveva chiamato a gran voce il padre. Entrambi si ritrovarono a ridere, occhi negli occhi.

- corri a chiamarli e poi torna qui! -

aveva detto Louis togliendosi le coperte dalla testa e spingendo fuori anche il marito. Non avrebbe voluto attendere troppo.

Harry schizzò fuori dal letto, afferrando immediatamente il telefono sulla scrivania più in là, poi compose il numero e andò in camera dei bambini che stavano cercando di vestirsi o più che altro, era Zahra che stava decidendo cosa Ed avrebbe dovuto mettere e non avrebbe ammesso repliche. 

- pronto Harry? Pronto per una bella giornata? -

- ciao Niall, eh beh, vedi io.. cioè io e Louis non stiamo molto bene a dire la verità… -

mentì abbassando la voce per non farsi sentire dai più piccoli.

- cosa? Davvero? Ma no, che sfiga! -

- eh già, però non volevamo assolutamente rovinare la giornata ai bambini! Non è che potresti passare a prenderli? Si stanno già vestendo… -

- ma certo! Li avrei portati con noi lo stesso, figurati! Allora mezz’ora e sono da voi? -

- sarebbe perfetto, grazie amico! -

rispose con un grande sorriso prima di attaccare dopo averlo salutato.

I bambini non erano mai stati così puntuali nemmeno il loro primo giorno di asilo e di scuola elementare, spaventoso! Harry aveva detto ai bimbi che loro si erano sentiti poco bene e che potevano salutare il padre da lontano per non prendere nulla, così, sulla soglia della porta, entrambi i piccoli lo avevano salutato con la mano, con la promessa di portargli tanti disegni di animali una volta tornati.

Appena Harry chiuse la porta di casa, dopo aver affidato i figli a Barbara, si fiondò

al piano di sopra, aprendo immediatamente la porta della stanza e trovando suo marito, chiaramente, senza più nulla addosso, e con solo le lenzuola a coprirlo in mezzo alle gambe, fin sopra l’ombelico.

- oh Louis… -

si lasciò sfuggire Harry in un sospiro eccitato mentre non si curava nemmeno di chiudere la porta e avanzava a grandi passi verso il letto, sfilandosi immediatamente la maglia del pigiama leggero. Si mise immediatamente sul corpo del più piccolo che lo accolse tra le sue gambe con un sorriso, lasciando che il lenzuolo scivolasse via dal suo bacino piuttosto velocemente, puntò poi entrambe le mani ai lati della sua testa e lo baciò. D’un tratto squillò un cellulare, ma Harry non diede alcun segno di volersi allontanare da Louis, il quale invece aveva già tirato il capo all’indietro, sui cuscini, per guardarlo in viso.

- può essere il tuo manager, non rispondi? -

chiese passando una mano dietro i capelli del compagno, il quale senza voler più sentire scuse si chinò a baciarlo di nuovo. 

- assolutamente no. Ho mio marito, meraviglioso marito, nudo sotto di me e sto per dargli il miglior sesso di una vita, credo che nemmeno lui voglia che io risponda! -

la voce di Harry era così calda e profonda la mattina, che Louis probabilmente si sarebbe eccitato anche se avesse cantato una canzoncina idiota per bambini, figuriamoci se poi se ne usciva con frasi del genere. La mano del riccio viaggiò velocemente sul corpo dell’altro, passando dal suo collo, alle sue spalle, ai fianchi, sedere e poi, lentamente, sempre più vicino all’inguine. Il bacino di Louis si alzò di poco, per cercare il contatto con il bacino dell’altro, senza però trovarlo.

- no, non vuole che rispondi -

disse a labbra dischiuse su quelle di Harry, che sorrise immediatamente.

- meno male…-

un bacio sul mento.

- …che è d’accordo… -

un bacio sul petto.

- … perché tanto io… -

un bacio sull’ombelico.

- …non lo avrei ascoltato lo stesso -

coscia.

- Harry… -

chiamò l’altro, mentre con le mani accarezzava quelle di lui, grandi e forti che lo tenevano per i fianchi, mentre la sua bocca, dalla coscia era passata all’inguine e poi a giocherellare con i peli sotto l’ombelico. Louis aveva un marito veramente troppo, troppo, bravo e sexy e perfetto e… 

- oh dio! -

aveva esclamato ad un certo punto, alzando di scatto la testa, quando Harry aveva leccato tutta la sua lunghezza prima di accoglierlo nella sua bocca senza indugiare ancora e con velocità. Lasciò che la sua lingua lo eccitasse ancora di più prima di rialzarsi e posargli un bacio sulla guancia. Louis ci mise poco a mettersi sopra di lui facendolo cadere sulla schiena.

- adesso tocca a me! Perché il maritino non si sta divertendo abbastanza! -

esclamò lui con un sorriso sulle labbra prima di baciare di nuovo quelle di Harry. Louis ci mise più tempo a scendere e veramente poco a farsi desiderare, sfilando via gli ultimi indumenti dell’altro. La cosa che il riccio poteva invidiare a mezzo mondo, era che loro non avessero assolutamente bisogno di qualsiasi tipo di giochetto sessuale, perché entrambi si soddisfavano

 anche senza nient’altro che i loro baci e carezze. Quando un paio di dita si arrampicarono sulle labbra del riccio, lui capì di doverle accogliere e bagnarle il più possibile, perché da lì a non volto, sarebbero entrate in lui per prepararlo al meglio che, sicuramente, doveva ancora venire. Dopo aver abbandonato l’erezione di suo marito, Louis si affrettò a penetrarlo velocemente, con la bocca e la lingua continuava a stuzzicarlo. Non dovette attendere molto prima di inserire anche il secondo dito ed iniziando a sforbiciare senza trovare troppo resistenza e questo non fece altro che eccitarlo di più. Sorrise l’uomo, prima di piantare i suoi occhi azzurri in quelli verdi ed eccitati del marito che non attendeva nient’altro che fare l’amore con lui.

 - oh avanti, cosa aspetti? -

domanda più che lecita di Harry che gli strinse le ginocchi ai fianchi e con una mano afferrò il suo sedere. Louis indirizzò la sua erezione verso l’apertura del più piccolo e, senza farselo ripetere due volte, spinse. La fitta iniziale lasciò immediatamente spazio al piacere e si poteva leggere molto facilmente dall’espressione e dal sospiro che venne fuori dalle labbra del riccio, che ora, a bocca spalancate, cercava quella dell’altro.

- ti amo -

disse, baciandolo sulla spalla destra, mentre le sue spinte diventavano sempre più intense e precise. Il ritmo aumentò velocemente, fino a rallentare spaventosamente, cosa che Harry non apprezzò molto, a differenza di Louis che se la rideva mentre spingeva sempre più lentamente, costringendo l’altro a rovesciare la testa all’indietro e pregare perché andasse più veloce.

- non è proprio il momento giusto per fare… fare queste… -

- ah no? Io trovo di si! -

scherzò Louis mentre sentiva la stretta sempre più forte sulle sue braccia. 

- d’accordo, d’accordo! -

rispose con spinte più forti e veloci, alle quale Harry rispose subito con un gemito più forte degli altri, mentre il suo petto diventava sempre più rosso e si alzava e si abbassava sempre più velocemente. Ci volle poco per il riccio a venire e lasciarsi poi andare sul cuscino, sfinito ma appagatissimo, mentre l’altro spingeva ancora, raggiungendo il culmine qualche istante dopo e cadendo accanto a lui, sospirano pesantemente.

- oh dio… ah Louis… -

quelli erano i commenti di Harry post sesso, gli unici che gli venivano in mente.

- sei la vita più bella che potessi mai desiderare Harry Styles -

il respiro del riccio si fermò all’improvviso, mentre i suoi occhi erano fissi al soffitto. Anche Louis Tomlinson era la vita più bella che Harry avesse mai potuto desiderare e mai, come in quegli ultimi anni, lo aveva compreso tanto a fondo.

- Ti amo Louis -

pronunciò il più piccolo, accoccolandosi al petto dell’altro.

- amo la nostra famiglia… amo la mia vita con voi. Siete la mia vita… -

continuò Harry.

Ora lo sapeva che valeva la pena lottare sempre per qualcosa. Di lottare non si smetteva mai e lo stava notando giorno per giorno, eppure con Louis a tenerlo per mano era tutto così facile.

Avrebbe vissuto e lottato con accanto le persone più belle e giuste per lui dell’universo.










 

Uno squillo.

Due squilli.

Tre, quattro, cinque, sei…niente, al cellulare di Harry non rispondeva nessuno e nemmeno a quello di Louis.

- malati eh? Vecchie volpi! -

borbottò l’irlandese mentre, rassegnato, metteva giù il cellulare e raggiungeva sua moglie e i bambini.




Angolo scrittrice:
B-bona sera a tutti! :D 
Ultimamente sto sfornando troppe OS e pochi nuovi capitoli per la long.. come mai? bah boh non lo so!
Comunque ho preso spunto dalla puntata 8x10 di Grey's Anatomy, nonché la mia puntata preferita in assuluto di tutto il telefilm!
bene, qui le chiacchiere sono poche, spero vi sia piaciuta e che lascerete un piccolo commento per farmi sapere come vi è sembrata!! :D Alla prossima! :* 

  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Novizia_Ood