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Autore: Lisaralin    22/10/2014    2 recensioni
"In my thoughts and in my dreams
They're always in my mind
These songs of hobbits, dwarves and men
And elves come close your eyes
You can see them too."

(The Bard's Song, Blind Guardian)
Raccolta di flashfic sui personaggi della saga. Nel segno del caso.
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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NeeraPortrait



Personaggio: Neera
Genere: Introspettivo, Missing Moments
Rating: giallo
Avvertimenti: ambientata tra BG1 e BG2 e basata su un evento raccontato nei dialoghi della romance di Neera.



Liquid fire flowing through my veins

Le ondate selvagge possono avere gli effetti più disparati e imprevedibili, e questo lo sanno tutti. Ciò che la maggior parte della gente ignora (anche perché preferisce prenderci a sassate piuttosto che farci domande) è che anche le sensazioni fisiche che le accompagnano sono diverse. Io mi sono sempre divertita a dividerle in categorie, per capire, per cercare di prevedere.
Ci sono quelle “semplici”, che di solito corrispondono agli incantesimi innocui, e che si manifestano con un pizzicore nelle narici e sul fondo della gola, come uno starnuto. Altre ti fanno girare la testa e rimbombare le orecchie, i margini del campo visivo si offuscano e si riempiono di puntini gialli come durante uno svenimento. Altre ancora sono un abbraccio di ghiaccio e fuoco che ti fa battere i denti dal freddo mentre i capelli ti si appiccicano alla fronte per il sudore.
E poi c’è il fuoco liquido. Non saprei come altro definirlo. Sono gli incantesimi più potenti e devastanti, quelle rare ma fatidiche volte in cui la tua magia squarcia la trama della realtà e spalanca un varco verso il Piano dell’Aria, i Nove Inferni o gli dei sanno dove altro, scatenando demoni e tempesta nel mondo. Allora è come se un sole incandescente esplodesse al posto del tuo cuore e pompasse fuoco liquido nelle vene, fino a divampare incontrollato dalla punta delle dita. Detto così può sembrare spaventoso, ma non è affatto una sensazione spiacevole. Tutt’altro. È ebbrezza, estasi allo stato puro. L’ho sempre paragonata al momento culminante dell’atto d’amore, quando il tuo corpo e il tuo respiro diventano un tutt’uno con l’altro, e i battiti del cuore accelerano travolti da un’onda inarrestabile di piacere.
L’amore, già.
Avrum è ancora addormentato. La sua pelle bruna forma un piacevole contrasto con le lenzuola bianche aggrovigliate attorno al suo corpo atletico, tanto che per un attimo ho la tentazione di arrampicarmi di nuovo sul letto e svegliarlo con un bacio.
Invece rimango in piedi dove sono, già rivestita, lo zaino con le mie (poche) cose pronto e chiuso al mio fianco.
La luce del primo mattino si insinua appena tra le imposte chiuse, accuratamente sprangate da Avrum per bandire fuori il mondo e custodire il nostro segreto. Stanotte è stato… bello. Dolce, anche. Ma non ho sentito il fuoco liquido scorrere nelle mie vene. Il mio cuore non si è trasformato in un globo di fiamme scintillanti.
La maggior parte delle ragazze comuni mi prenderebbe per una pazza. Avrum è giovane, bello, è un “bravo ragazzo”, come direbbero le anziane della Grande Foresta; ha un ottimo impiego come scrivano e tutti i requisiti per crearsi una posizione in futuro. Cose che, a dirla tutta, una ragazza spiantata e senza un soldo come me non dovrebbe disdegnare. È anche simpatico, e persino galante. Ecco, su quello bisognerebbe lavorare un po’. La prossima volta che stende a terra il mantello per farmi passare sul fango o mi apre le porte davanti come se fossi un’impedita giuro che mi prende una crisi di nervi o, nel peggiore dei casi, un’ondata selvaggia.
Ma non ci sarà una prossima volta.
Non sono pronta a lavare i panni e cucinare per un uomo. Non sono pronta ad accoglierlo con un sorriso e un bacio quando torna a casa la sera, stanco dopo una giornata di lavoro. Non sono pronta a una serie di giorni tutti uguali, scanditi dal ritmo martellante e ordinato della città. Forse non lo sarò mai.
Afferro lo zaino e richiudo con delicatezza la porta della stanza prima di uscire, per non svegliarlo. L’ultima immagine che ho di lui è il sorriso morbido che ancora aleggia sulle sue labbra perfette, leggermente socchiuse nell’abbraccio del sonno.
Preferisco ricordarlo così.
Fuori dalla locanda un soffio di vento fresco mi scompiglia i capelli, e mi fa scivolare via dalla pelle l’odore di chiuso della stanza, il profumo di Avrum e della nostra prima e ultima notte d’amore. La strada mi aspetta, la giornata è limpida, perfetta per viaggiare. Al tramonto avrò già messo parecchie miglia di distanza tra me e Baldur’s Gate.
Improvvisamente, senza alcun motivo logico, mi torna in mente lui. L’elfo dai grandi occhi azzurri e il talento irrefrenabile per gli scherzi. Il Figlio di Bhaal. Le nostre strade si sono divise sempre qui, in questa stessa città, dopo una battaglia campale a cui ancora mi meraviglio di essere riuscita a sopravvivere.
Un altro uomo, un’altra fuga. Pare che la mia lealtà in amore sia incostante almeno quanto i miei incantesimi.
Mi sorprendo a chiedermi se lo incontrerò di nuovo, e nel pensare a lui qualcosa di indefinito si muove dentro di me. Non è un’ondata selvaggia e neppure il fuoco liquido, ma è un guizzo caldo, un tepore piacevole che mi fa camminare più rapida e leggera mentre mi abbandono con un sorriso sognante al vortice dei ricordi.
  
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