CAPITOLO IV: Una giornata...”Esplosiva”
Hermione
Dopo
essere passata attraverso il buco del ritratto mi sistemai su di una
poltrona rossa vicino ad un tavolino da scacchi in sala comune. Ginny
non era ancora arrivata così mi misi comoda ed aspettai.
Quando
Harry e Ron entrarono mi finsi particolarmente interessata alla
regina bianca posta dal mio lato della scacchiera. Non avevo nessuna
voglia di intraprendere un conversazione con Ron, lui però
disse:«Cosa fai Hermione? Giochi da sola?» alzai lo
sguardo su di
lui: aveva un'espressione truce in volto, non l'aveva detto per
scherzare voleva fare un commento tagliente. Che avesse visto me e
Draco che ci guardavamo?
«Molto
simpatico Ronald, piuttosto... sai dov'è Ginny?»
«Sta
arrivando» mi rispose Harry
«Grazie.
Buonanotte»
«Buonanotte»
disse Harry, mentre Ron grugnì un semplice
“ciao”.
Appena
i ragazzi si furono chiusi la porta del dormitorio maschile alle
spalle dal buco del ritratto entrò Ginny. Mi alzai in piedi
e le
andai in contro.
«Hey
ciao Herm!»
«Ginny
ti devo parlare» unì le sopracciglia in
un'espressione disorientata
«Cosa
succede? Vieni siediti» disse sedendosi su un divano e
battendo la
mano sul posto accanto a lei. Ero arrivata fin lì, adesso
non potevo
più tornare indietro, così mi sedetti e iniziai a
fissare un arazzo
raffigurante Godric Grifondoro, poi però mi costrinsi a
guardare
Ginny negli occhi. Non avevo mai notato quanto fossero verdi e
penetranti come spilli, o forse era solo la tensione del momento.
«Ho
bisogno di parlare con qualcuno perché ho bisogno di un
consiglio,
di qualcuno che mi faccia da angioletto sulla spalla e mi dica cosa
è
giusto che faccia e cosa no»
«Hermione
cosa stai cercando di dirmi?»
«Ginny...
io credo... credo di essere innamorata»
«Ma
è una cosa meravigliosa! Chi è il
fortunato?!» avevo abbassato lo
sguardo, faceva male essere triste per una cosa così bella.
Di
solito quando si è innamorati si è contenti,
infatuati, sorridenti,
ma non quando ti innamori della persona sbagliata...
«È...
è questo il problema...» Ginny si
rabbuiò e piegò la testa di
lato confusa. L'unica cosa che riuscii a dire prima che una lacrima
solcasse la mia guancia fu:«Draco».
Scoppiai
in un pianto disperato, Ginny era a dir poco shockata, ma non
guardava più me... si dirigeva a passo svelto verso le scale
del
dormitorio dei maschi. Lì, sotto lo stipite della porta
c'erano Fred e George. Avevano sentito tutto, era chiaro dalla loro
espressione. Io rimasi sul divano paralizzata mentre Ginny parlava
con loro con un tono alquanto acceso; dopo poco tornò da me
sul
divano
«Non
apriranno bocca, fidati» la guardai negli occhi mi sembrava
molto
sicura di sé, come la solita Ginny.
«Cosa
devo fare?»
«Beh...
se sei davvero innamorata non pensare a quello che ti dicono gli
altri né tanto meno ai loro consigli fa ciò che
ritieni giusto. Se
anche lui è innamorato di te farà
altrettanto». Dirlo sembrava
facile, adesso bisognava metterlo in pratica.
«Grazie
mille Ginny, ti devo un favore»
«Di
niente».
Nel
mio letto su al dormitorio non riuscivo a trovare una posizione
comoda, mi rigiravo continuamente come se fossi stesa su un letto di
chiodi da fachiro.
Alla
fine mi stesi a pancia all'aria con le mani incrociate sul ventre.
Come
avrei fatto a stare con Draco come se nulla fosse? Come potevo io
abbattere un
alto muro di
pregiudizi costruito mattone per mattone durante gli anni? Come
potevo io,
da un giorno all'altro, far evaporare l'accanita avversione verso i
mezzosangue di Draco Malfoy?
Come
potevo io
essermi
innamorata di lui?
Draco
Il
sole penetrava dalle grandi e imponenti finestre della sala Grande,
doveva essere l'alba, rimasi incantato nell'osservare, come il cielo
si trasformasse da blu scurissimo a un azzurro chiaro.
Mentre
osservavo il cielo, continuavo a pensare alla Granger, e di come
potessi essere infatuato di lei, insomma, non era una botta e via,
con i suoi occhi color nocciola, mi aveva rapito, catturato, e
trasformato. Ero diverso. Ma da quando i miei sentimenti erano mutati
per lei? Forse erano sempre stati così, forse sono sempre
stato
“innamorato” di lei, della sua presunzione. In quel
momento non
mi importava se fosse una nata babbana. Io ero innamorato di lei.
Mentre
continuavo a contemplare il cielo, vidi avvicinarsi, Pansy Parkinson,
la quale, non aveva ancora capito, che di lei non m'importava
affatto.
Appena
i sacchi a pelo furono spostati e furono rimessi i tavoli, decisi di
unirmi ad un gruppo di serpeverde che bazzicavano per la sala grande
aspettando che arrivassero quelli delle altre case per iniziare la
colazione. Mi raggiunsero subito Tiger e Goyle con i quali confrontai
il mio orario delle lezioni. Ovviamente avevamo le stesse materie
alla stessa ora. Come sempre.
«Si
comincia con i grifondoro, bleah!»
disse Tiger. Io guardai immediatamente l'orario del lunedì
ed ebbi
un tuffo al cuore vedendo che aveva ragione. Avevo bisogno di
più
tempo per elaborare una strategia, non potevo incontrarla del tutto
impreparato!
«Almeno
è con Piton» disse Goyle.
Benissimo,
questo poteva essere un punto a mio favore in quanto anche se avessi
fatto una stupidaggine Piton mi avrebbe coperto. Come sempre.
Intanto
erano arrivati alcuni corvonero e dei tassorosso, ma ancora pochi
grifondoro.
Mi
ero sorpreso più volte ad alzare istintivamente lo sguardo
quando
vedevo sottocchio entrare qualcuno dall'imponente porta della Sala
Grande. Poi finalmente entrò e la vidi: era da sola,
né con Potter,
né con quella bimbetta rossa e soprattutto... senzaWeasley.
Ero
perso in questo pensiero, poi mi accorsi che mi stava guardando
mentre continuava a camminare. Scontrò un ragazzo e i libri
che
portava in mano caddero e si sparpagliarono sul pavimento, lei si
chinò a raccoglierli e il mio primo impulso fu quello di
alzarmi per
andare a darle una mano, ma non potevo fare una cosa del genere...
Per di più il ragazzo con il quale si era scontrata si era
chinato a
raccogliere i libri con lei e la potevo sentire scusarsi all'infinito
e poi sorridergli, lo stesso sorriso che faceva a me e che io ho
sempre pensato fosse riservato solo a me. Un impulso di gelosia mi
invase e strinsi così forte la forchetta che ancora
impugnavo che le
nocche mi divennero bianche.
Si
alzarono entrambi e lui le porse la mano per presentarsi. Ora lo
potevo vedere in volto, era Cormac McLaggen. Lei gli strinse la mano
e gli sorrise salutandolo, quando lui fu uscito dalla Sala Grande la
Granger cercò di nuovo il mio sguardo io però lo
abbassai subito
sul mio piatto di uova strapazzate. Lei si allontanò con gli
occhi
bassi e questa volta si sedette con le spalle al mio tavolo.
Ora
ero ancora più preoccupato per la lezione di pozioni.
Mentre
Piton spiegava come preparare la bevanda della pace io ero intento a
contemplare la folta chioma castana della Granger seduta alla fila a
fianco, un posto avanti.
«Versate
l’elemento principale, l’essenza di elleboro, in un
infuso di
tiglio. Dopo aver lasciato bollire per venti minuti bisogna
aggiungere alla pozione fiori di gelsomino raccolti all’alba
nel
periodo del plenilunio che troverete nel vasetto viola che ognuno di
voi ha sul suo banco. Per completare l’operazione
è necessario
girare tre volte in senso orario ed una in senso antiorario»
Io non
stavo prestando neanche lontanamente attenzione ma riuscii a svolgere
buona parte del compito grazie all'aiuto di Pansy che finalmente
serviva a qualcosa. Era praticamente lei a fare tutto per me, io ero
impegnato a guardare una scena alla quale non volevo assistere ma non
riuscivo a distogliere lo sguardo: la Granger stava strofinando via
della fuligine dalla guancia di Weasley, ad un certo punto gli si
avvicinò di più, sempre di più, gli
prese il mento con la mano e
per un attimo credetti che stava per baciarlo ma poi si
fermò e
soffiò via la polvere dalle lentiginose guance di Weasley,
poi gli
sorrise e iniziarono a ridacchiare.
Ero
furioso, a dir poco furioso, presi il mestolo e iniziai a girare la
pozione freneticamente.
«Fermo
Draco così farai...» disse Pansy allarmata prima
che la pozione
letteralmente scoppiasse e che io venissi ricoperto
di
fuligine.
«Esplodere
tutto» concluse.
Conoscendo
tutti il pericolo di ridere di me davanti a Piton rimasero in
silenzio, tutti tranne la Granger, la quale iniziò a ridere
anche se
in maniera sommessa.
Mi
girai come una furia verso di lei «Smettila di ridere
Granger!» le
risate terminarono ma aveva un sorriso beffardo in volto.
Non ci
guardammo per il resto della lezione, poi finalmente suonò
la
campanella.
Ci
precipitammo fuori. Eravamo ancora tutti appena oltre la soglia
dell'aula che venni avvicinato dalla Granger
«Si
inizia in maniera esplosiva
il trimestre eh Malfoy?»
Mi
stava provocando e io non sopporto le provocazioni, così
senza
nemmeno pensare sputai fuori le prime parole che giunsero alle mie
labbra:«Nessuno ha chiesto il tuo parere, sporca
mezzosangue».
Quando
vidi la sua espressione mi resi conto di ciò che avevo
fatto, ma era
troppo tardi per rimangiarmelo. Lo shock dal suo volto però
scomparve quasi immediatamente
«Ti
senti forte Malfoy? Mi spiace, io non combatto guerre d'intelligenza
contro chi è disarmato».
Girò
i tacchi e se ne andò a testa alta seguita da Potter e
Weasley.
Avrei
voluto seguirla e scusarmi, ma ero paralizzato. Come avevo potuto
dirle quelle cose? Che cosa penserà adesso lei di me? Come
andrà a
finire questa faccenda? Avevo bisogno di risposte e solo la Granger
poteva darmele, ma tentare di instaurare un rapporto adesso sembrava
la cosa più paradossale al mondo, così in preda
allo sconforto mi
avviai a testa bassa verso i dormitori. Fortunatamente quel giorno
non avevamo altre lezioni con i grifondoro se no sarebbe stata
davvero la fine; perché conoscendomi, e conoscendo lei,
avremmo
trovato il modo di battibeccare anche sul perché il sole
sorgeva la
mattina e non era questo che volevo. Avevo bisogno di un'altra
occasione, non l'avrei lasciata andare senza combattere. Mai.