Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: Rasengan22    23/10/2014    3 recensioni
Perchè le anime gemelle non muoiono mai...
Genere: Angst, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, Otherverse, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Salve, sono ancora Sabel77. Ho scelto di tradurre questa fanfiction di Rasengan22 (che in originale potete leggere qui: https://www.fanfiction.net/s/7521365/1/Requiem) come omaggio finale al manga che sta per concludersi e al legame che nel bene e nel male ne è il simbolo: l'autrice è infatti quella che più di tutte ha interpretato il legame tra Sasuke e Naruto come legame di anime, prima che fisico, romantico, platonico ecc. Questa caratteristica si nota in filigrana in tutte le sue storie, in cui spesso e volentieri i due non "finiscono insieme" ma soffrono per un amore non corrisposto o sono semplicemente amici/nemici. Personalmente apprezzo questa impostazione, perchè dà l'idea di quanto sia denso di significati il Sasunaru.
Nonostante la fanfiction sia stata scritta nel 2011 c'è quel senso di fatalità e di ineluttabilità del destino che nel manga è stato introdotto più tardi, e che magari a qualcuno potrà non piacere. Ovviamente però Rasengan22 non carica la storia di nessun significato epico: non c'è l'eterno ritorno di una lotta tra fratelli che ogni volta sconvolge il mondo ma solo due anime che si incontrano e scontrano senza logica apparente, e questa è una conseguenza inevitabile della traslazione della storia dall'universo del manga a un altro.
Mi fermo qui augurando a tutti un buon Narusasu day e ringraziando ovviamente di cuore Rasengan 22 per avermi dato il permesso di tradurre la sua bella storia!
Buona lettura.


Ricordava solo di essersi svegliato nell'ambulanza, con il suono delle sirene che gli rimbombava nelle orecchie. La bocca era coperta dalla maschera di ossigeno e uno dei soccorritori aveva stretto un po' troppo le bende attorno alla sua testa. Le luci sopra di lui erano vivide, come se stesse guardando direttamente il sole. Gli scossoni e i sobbalzi dell'ambulanza erano costanti. Gli stavano dicendo qualcosa, quegli uomini in uniforme. I suoi occhi erano semichiusi. Quando sentì qualcosa pizzicare l'interno del suo braccio li spalancò, ma lo assalì un senso di stordimento. Lentamente la luce sfuocò, come in un vecchio film in bianco e nero. Ogni cosa si dissolse in una confortevole oscurità, come se stesse fluttuando di notte nell'oceano da solo, con il rumore delle onde nelle orecchie. Il dolore andava sparendo; c'era un profondo silenzio.

 

Percepì la sensazione di essere violentemente risucchiato dal suo corpo e lanciato nell'atmosfera.

 

Sasuke tirò un sospiro di sollievo.

Era morto.

Era quello che voleva.

Giusto?

Essere così distaccato dal suo corpo fisico era una strana sensazione. Come un senso di libertà mai provato prima. Quasi istantanemaente, tutte le sue preoccupazioni erano sparite. Le cose per cui le persone si tormentano: bollette, relazioni fallite, lavori logoranti, famiglie problematiche – aveva smesso di pensarci. Adesso gli sembrava così stupido essersi preso tanta pena per queste cose, e il fatto che le persone trascorressero la loro vita in un vano inseguimento della mediocrità. Che rimbalzassero constantemente, basando le decisioni più importanti della loro vita su altre persone a cui probabilmente non fregava nulla di loro, ma questa era la vita da vivi, no? Un costante misurare il proprio valore in base a come si veniva visti dagli altri.

 

A Sasuke piaceva quel posto, dovunque si trovasse. Quando aveva poggiato alla sua tempia il revolver che aveva rubato a suo padre aveva provato, beh, nulla in particolare, e lo aveva fatto senza nessuna idea sulla possibilità di una vita oltre la morte. Infatti aveva dato per scontato che non ci fosse, il che faceva lo stesso. Nulla valeva quanto la fine delle sofferenze, perciò non c'era molto da lamentarsi; ma questo... a suo modo era interessante. Era diverso. Gli sarebbe stata utile una lampadina, ma, ehi, doveva prendere quel che passava il convento.

 

Non riusciva a vedere granché. Forse era questo il famoso tunnel di cui parlavano tutti quei patetici bastardi in televisione. Si, forse lo era. In ogni caso dava quell'impressione, come di camminare lungo un tunnel metropolitano, suppose. Era stata un'altra delle opzioni preferite per suicidarsi, ma l'idea di buttarsi sotto un treno, beh, era un po' troppo melodrammatica e problematica, e solo perché a lui non importava più di vivere non significava che era pronto a scombussolare i piani di qualcuno quando il treno avrebbe dovuto fermarsi per rimuovere i suoi resti dal muso, o dalla finestra, o nel caso le sue budella fossero rimaste impigliate nelle ruote.

 

No, non voleva disturbare nessuno.

Camminò per un bel po', o fluttuò. Qualunque cosa stesse facendo, si stava muovendo in avanti. Non precisamente per scelta, però, ma piuttosto perchè gli sembrava che qualcosa lo spingesse in quella direzione. Chissà, forse verso la luce. Non è che avesse ricevuto un manuale di istruzione per i morti. Non c'erano affari in sospeso da sistemare, perciò era abbastanza sicuro che il viaggio sarebbe stato di sola andata... cazzo, non gliene importava.

Ormai era morto, no? Era impossibile che lo riportassero indietro all'ultimo minuto. Non era quello che voleva. Avrebbe pregato perché non succedesse fino a quando non avesse raggiunto la luce, o la porta, o l'entrata dell'Inferno.

Non riportatemi indietro. Non riportatemi indietro. Non riportatemi indietro.

“Mantra interessante.”

La voce lo indusse a fermarsi. Girò la testa, cercando di identificarne la fonte.

“Dietro di te.”

Si voltò, ma non c'era nessuno.

“Di fronte a te.”

Si voltò di nuovo e stavolta c'era qualcuno di fronte a lui, così vicino che quasi si toccavano. Aveva gli occhi blu. Il respiro caldo. La voce era di un giovane uomo, forse addirittura un adolescente.

“Ah, si, ci hai preso. Stavolta non sono andato oltre i 16 anni.”

Sasuke si bloccò sul posto, benchè avesse voluto fare qualche passo all'indietro. “Stavolta?”

“Stavolta.” ripetè la voce senza nessuna indicazione che avrebbe elaborato ulteriormente. Gli occhi cambiarono – non nel colore, ma nell'espressione. Divennero più dolci. “Ehi, Sasuke.”

Lo salutò come se si conoscessero.

“Non intendo tornare indietro.” disse, e si spostò al lato del – qualunque cosa fosse – e continuò per la sua strada. Sentiva che l'altro lo stava seguendo, camminando al suo fianco.

“Sei sicuro?”

Sasuke non rispose. Alla fine, la cosa se ne sarebbe andata se avesse continuato ad ignorarla.

“No, spiacente. Non me ne andrò, e per la cronaca, neanche tu andrai da qualche parte se prima non te la vedi con me. Fa parte dell'accordo.”

Nonostante l'avvertimento Sasuke continuò a muoversi. “Che accordo?”

“Quello che abbiamo stipulato.”

Sasuke si fermò, e sentì come se qualcuno fosse appena andato a sbattere contro le sue spalle. Allungò le mani e gli sembrò di toccare qualcosa di caldo. “Chi sei?” chiese. “Un angelo guardiano o qualcosa di simile?”

“Si, certo.”

“E allora perché continui a parlare come se mi conoscessi? Tu non mi conosci. Voglio solo-”

“Morire? Si, ho notato. Gran bella mira.”

Sasuke sogghignò “Ho raggiunto lo scopo, no? Sono qui, no?”

La voce rise. “Pensi di avere tutte le risposte e non sai nemmeno dove sia il 'qui', Sasuke.”

“Stà zitto. Non hai qualche cimitero da infestare?”

“Hm, penso che potrei. Abbiamo tutti questa possibilità, ma poi non avrei potuto incontrarti qui.”

“Oh, bene. Mi sento già toccato dagli angeli.”

La voce rise. “Mi sei mancato.” Il tono si abbassò “Mi sei mancato.”

Dentro Sasuke si mosse qualcosa di strano. Un'immagine gli passò davanti agli occhi e lo indusse a fermarsi. No, non era un'immagine, ma... una sensazione. Uno shock? Come toccare una maniglia dopo aver camminato su una moquette.

“Stanno cercando di resuscitarmi?” Chiese, e l'idea lo riempì di panico.

“Può darsi, ma non è questo che hai appena sentito.”

Sasuke sospirò. “Quindi se ti dessi retta alla fine te ne andresti?”

“Vuoi che me ne vada?”

“Si.”

Non riusciva a vedere, ma sapeva che la presenza era sparita. Si guardò intorno, niente respiri o movimenti. Era andata via. Anche quando non era riuscito a vedere di cosa si trattasse, l'aveva sentita.

Meglio così. Proseguì.

Sembravano passate delle ore, ma nulla era cambiato. Forse stava girando in circolo senza rendersene conto, ma doveva esserci qualcosa sotto i suoi piedi. Altrimenti come avrebbe potuto camminare così? Se c'era un pavimento, doveva esserci anche un soffitto. Doveva esserci un sopra, almeno, e questo significava che l'unica cosa logica da fare era proseguire. Se questa era la morte, beh, era come minimo noiosa.

“Lo sai,” Sasuke sobbalzò quando la voce gli sussurrò direttamente nell'orecchio, “posso aiutarti se la smetti di fare il bastardo cocciuto. Sei sempre stato così, però, perciò penso che in un certo senso sarei deluso se non lo fossi anche adesso. Ma rende le cose sempre più complicate di quanto non dovrebbero.”

Sasuke sospirò. “Non ho idea di cosa tu stia parlando.”

“Si, beh, succede quando cerchi di ucciderti. Ci sono delle clausole, sai. Regole che non puoi rompere. Quando commetti un suicidio, dimentichi tutto. E' davvero seccante.”

“Mi scuso per il disturbo,” sbuffò cercando di muoversi in una direzione diversa, ma era tutto così dannatamente buio che era praticamente ridicolo pensare di andare in qualche direzione.

“No, non andrai da nessuna parte senza il mio aiuto. Te lo giuro.”

“Ti ha mai detto nessuno che è scortese leggere la mente degli altri?” sbottò. Frustrato, Sasuke si fermò. Si guardò intorno, cercando di distinguere qualcosa, qualunque cosa che lo aiutasse a mettere a fuoco quel mondo incomprensibile.

“Se lo volessi potresti leggere la mia.”

“Non ne varrebbe la pena.”

“Non ti piace questo posto?”

“Non lo odio. E' solo che... è irritante.”

“Vuoi andare da qualche altra parte?”

Un improvviso calore si avvicinò al corpo di Sasuke, come se qualcuno si fosse messo di fronte a lui. Sulla sua spalla c'era un peso. Lo shock lo colpì di nuovo, e con un vivido flash di... No, non riusciva ad afferrarlo.

La voce divenne malinconica. “Andiamo da qualche altra parte.”

Ci fu di nuovo una dislocazione violenta della sua coscienza e atterrò lungo di faccia su quello che sembrava un duro pavimento. Ci fu uno stridore di pneumatici. Alzò lo sguardo, e una macchina, con le ruote che stridevano e giravano, mancò per poco la sua testa. Voltò la testa in tempo per vederla scontrarsi con un'altra auto, che si rovesciò varie volte prima di di uscire dalla strada. Il tetto collassò su se stesso al secondo capovolgimento, e i vetri dei finestrini e del parabrezza si sparsero sulla strada. Sembrava reale. Poteva sentire l'aria sulla sua pelle. Poteva vedere la macchina con la parte anteriore distrutta e l'airbag attivato. Poteva vedere, così chiaramente, l'altra macchina, o meglio quel che ne rimaneva. Senza pensare si alzò in piedi e si avvicinò. Vide a terra un braccio mozzato e quasi vomitò, ma doveva...

 

Sasuke camminò sul vetro calciando via pezzi di metallo contorto. Le ruote giravano ancora. C'era un corpo – una ragazza, pensò – che era stata sbalzata fuori dal parabrezza dalla parte del passeggero. Giaceva sul cofano della macchina, fissandolo senza vita, senza la metà del cranio. Il tetto aveva schiacciato chiunque si trovasse dalla prte del conducente. La porta posteriore era aperta, e per metà era fuori dai suoi cardini. Sasuke, col cuore che gli batteva all'impazzata, si spostò per dare un'occhiata all'interno.

“Sicuro di voler vedere?”

La voce lo fece sobbalzare. Si voltò, ma non c'era nessuno.

“Non sarà un bello spettacolo.”

“Se non vuoi prenderti neanche il disturbo di farti vedere, allora non ho intenzione di prendere sul serio quello che dici.”

Sasuke tolse di mezzo la porta. Sul sedile posteriore c'era un ragazzo biondo – forse di 16 anni – con un grosso pezzo di vetro conficcato proprio al centro del petto che lo imprigionava al sedile. Gli occhi e la bocca erano aperti. Forse era stata una morte istantanea, ma nulla in lui comunicava mancanza di dolore o pace. Le mani giacevano con i palmi all'insù, ai lati del sedile, che era coperto di innumerevoli schizzi di sangue.

Riusciva a sentirne l'odore. Era... terribile e... no, non era per niente un bello spettacolo. Barcollò all'indietro, quasi inciampando su qualcosa mentre si copriva la bocca con una mano. La bile gli risalì in bocca. Stava per sentirsi male – ma poi, poi tutto torno all'oscurità iniziale, le vivide immagini ancora impresse nella mente.

“Ci sei arrivato?”

“Eri tu,” sussurrò. Aveva bisogno di sedersi. Sasuke portò le ginocchia verso il petto.

“Ero io. Non un bel modo di andarsene, è vero.”

“Chi altro c'era nella macchina?” chiese.

“Amici della scuola.”

“Eravate molto giovani.” Non riuscì a trattenersi dal puntualizzare.

“Stavolta, si.”

“Stavolta?”

“Sasuke.” Il suo nome fu proncuniato con la gravità di qualcuno che stesse esalando l'ultimo respiro. “Ci sei arrivato, adesso?”

Sasuke rabbrividì. La voce era accanto a lui, o meglio tutt'intorno a lui, ma la sua schiena era calda, come se ci fosse un corpo schiacciato contro il suo.

“Non ti conosco.” Disse un po' disperato. Qualcosa si strinse intorno alla sua vita.

“Mi conosci. Lo sai che mi conosci. O non avresti quel tono. Però... stai scegliendo di non ricordare. E' un peccato, davvero. Sai, ci saremmo incontrati da qualche parte lungo il percorso. Se non fossi morto, ma le cose sono andate così. E' un po' una fregatura, davvero.”

“Fregatura?”

“A volte ci incontriamo, a volte no. E anche quando ci incontriamo, non sempre funziona.”

“Cosa sei tu per me?”

“Non lo so.” il calore sparì dalla sua vita. Si spostò verso il suo fianco. “Ma ci rincorriamo a vicenda ogni volta. Solo in questi... posti ce ne rendiamo conto. Quando ero vivo, come ragazzo, non avevo la minima idea della tua esisteza. Eravamo... separati da miglia e miglia. Non so se ci saremmo mai incontrati, ma probabilmente si.”

Per Sasuke divenne difficile respirare. Sembrava che tutto si muovesse. “Puoi... e le altre volte che ci siamo.... incontrati?”

“Già. Non mi è permesso dire nulla.”

“Solo perchè ho tentato di suicidarmi?”

“Praticamente si. Ma nella prossima vita, se non fai gli stessi stupidi errori, allora beh, alla prossima morte potrai vedere e capire ogni cosa.”

“Lo farò di nuovo, allora.” Sasuke urlò all'improvviso, e nel posto dove avrebbe dovuto essere il suo cuore lo ripetè ancora e ancora, e pregò e sperò che nella prossima vita gli capitasse di puntare una pistola alla testa appena ne avesse avuto la possibilità.

“Mi sentirei offeso da quello che stai pensando se non capissi.”

Il respiro di Sasuke incespicò per la rabbia, “Capire?” urlò. “Cosa diavolo credi di capire? Pensi che sia tutto bello e buono in questo... costante girare della stessa ruota di incertezza ancora e ancora? Ci incontriamo, non ci incontriamo. Ho una vaga sensazione di sapere chi sei, e l'istante dopo no.”

“Lo so, ma è tutto così diverso quanto puoi vederlo, Sasuke. Quando vedi tutte le vite che hai vissuto, quelle che abbiamo trascorso insieme, e anche quelle in cui non sapevamo dell'esistenza dell'altro.”

“No,” disse. “Io non voglio questo. Io non...” si alzò in piedi e cominciò a correre. Una luce apparve all'orizzonte. La luce. Corse più veloce, ma mentre si avvicinava, all'improvviso si fermo.

Se fosse andato lì, se fosse andato, allora sarebbe ricominciato tutto daccapo, vero? Tutto quello che aveva cercato di evitare premendo il grilletto lo aveva spinto verso qualcosa di molto peggio. Se avesse attraversato quella luce, non sarebbe stato più se stesso. Non avrebbe ricordato quest'esperienza, e non avrebbe ricordato questa vita, e non avrebbe ricordato -

“Il tuo nome?” chiese “Qual è?”

“Quale dei tanti?” ridacchò la voce.

La rabbia di Sasuke crebbe ulteriormente. “Non ridere. Non osare ridere, cazzo!”

“Tu sai qual è.” disse la voce divenendo seria.

Qualcosa fu schiacciato contro il petto.

“Ce l'hai sulla punta della lingua. Riesco a sentirlo nei tuoi pensieri. Funziona in modo strano, huh? Anche io sono un po' sorpreso. Volteggia dentro di te.”

Scosse la testa. “Non lo conosco!”

La voce tacque, ma la pressione contro il petto non era sparita.

“Cosa eravamo, io te? Amici o...”

“Siamo stati ogni genere di cosa l'uno per l'altro.”

Sasuke trattenne il respiro quando qualcosa gli toccò il viso.

La voce rise, simile ad un latrato basso e roco. “Anche quello, si.”

“Non leggere la mia mente.” brontolò.

“Allora smettila di immaginarti queste cose.”

Le ciglia di Sasuke si abbassarono. La sensazione di calore divenne più intensa, non più esterna, però, ma fondendosi dentro di lui.

“Ah, Sasuke,” la voce quasi gemette, “Fermo... ah, non tirare-”

“Stà zitto,” disse. “Sei caldo.”

La voce sembrò sospirare, ma era come se... veniva da dentro di lui. Poteva percepire il respiro dell'altro che usciva dal suo corpo e sentiva chiaramente il modo in cui il suo petto si abbassava – e una tristezza così terribile gli crollò addosso, e rese così doloroso anche solo -

“Questo è - “ Sasuke cominciò a dire.

“Ignoralo, ignoralo,” urlò la voce “Per questo ti avevo detto di smetterla di tirare - “

“Non essere così triste.”

“Stà zitto, Sasuke.” Cominciò a tirarsi fuori di lui, ma lo trattenne. Cominciava a vedere frammenti di passato- conversazioni passate, combattimenti, brevi scambi di sguardo, tocchi – tutto gli veniva alla mente in un flusso di immagini.

“Vuoi che vada verso la luce?” chiese Sasuke. “Perchè se lo faccio, c'è la possibilità che ci incontriamo di nuovo.”

“No.”

“Non mentirmi, riesco a percepirlo nei tuoi pensieri. L'ho sentito.”

“No, no.” La voce si distaccò completamente da lui, e Sasuke rimase con una terribile sensazione di vuoto assoluto. “Quello che voglio è che continui a vivere, ok? Io posso aspettare. Per me il tempo non è nulla, qui.”

“Se torno indietro, ti dimenticherò.”

“Si, lo farai.”

“Perciò... non possiamo rimanere qui?”

La voce emise un verso di scherno. “Sei un po' tardo in questa vita, vero? L'hai visto questo posto? Pensi che questo sia un posto dove qualcuno possa essere felice?”

“Non vedo quale sia lo scopo di vivere la vita come una roulette russa, dove a volte ci incontriamo e a volte no!”

“Perchè?” chiese la voce? “Perchè non hai il controllo?”

“Cazzo si, è un problema! Perchè dovrei desiderare di vivere così, senza avere controllo su nulla? Nessun controllo sui miei ricordi o su chi ero o su chi diventerò, o nulla di tutto ciò!”

“Le cose stanno così.”

“Sempre?”

“Sempre.”

“Fatti vedere. Non crederò a una parola, se non ti fai vedere immediatamente.”

Attorno a lui apparve un piccolo circolo di luce.

“La verità è che ci credi già.” La voce era diventata l'immagine identica del ragazzo nella macchina. Si avvicinò a Sasuke e lo circondò con le braccia. “Eccomi qui,” sussurrò. “Goditelo finché puoi.”

Sasuke avrebbe voluto discutere ancora ma... afferrò l'altro ragazzo e lo tenne stretto a sua volta. Poggiò la gunacia sulle spalle dell'altro, il naso contro il suo collo. L'odore, il senso della persona tra le sue braccia erano così familiari da stordire la sua mente e il suo cuore abbastanza da dargli l'impressione di aver ripreso a fluttuare.

“Perchè?” cominciò a piangere lacrime amare sulla spalla del ragazzo. “Chi creerebbe un mondo così crudele per noi? Per gli altri? Che ci incontriamo così e poi tutto ci viene portato via . Ancora e ancora.”

“Shh,” le dita del ragazzo affondarono nei suoi capelli, accarezzandolo per calmarlo. “Non è così ingiusto come sembra.”

“Vaffanculo,” Sasuke afferrò il viso del ragazzo schiacciò le sue labbra sulle sue.

Per la durata del bacio scorci di migliaia e migliaia di scene di loro due insieme gli passarono davanti, in un nastro di immagini che lo lasciò senza respiro. Si separarono, le loro labbra poco distanti le une dalle altre.

“Vivi, Sasuke.”

No, no, no, no, no…

Ci fu uno scossone violento e si sentì andare giù e stava piangendo e il calore sparì e poi slam

Sasuke aprì gli occhi. Era nella sala delle emergenze. C'era solo caos e tubi e luci e persone che gli stavano praticamente addosso.

“Sasuke, riesci a sentirmi? Non cercare di parlare, c'è un tubo nella tua gola. Sei nella sala delle emergenze, e sei appena stato operato. Sbatti le ciglia una volta se capisci quello che ti sto dicendo?”

Sbattè le ciglia una volta. Sentì una sensazione di bagnato sulle guance. Poi divenne piiù intensa. Le lacrime cominciarono a scendere incontrollate. I chirurghi attorno a lui si agitarono, controllarono il monitor e lo sedarono con una dose di morfina, ma le lacrime continuarono a scendere. Sasuke fissò il soffitto, consapevole che era accaduta un'esperienza importante, ma non riuscendo a ricordare di cosa si trattasse...

La morfina fece effetto; gli si chiusero gli occhi. Qualcosa di caldo gli toccò la guancia. Sembrava una mano. Un dito gli sfiorò il labbro inferiore.

Naruto

Ma il nome – e la memoria della presenza che aveva appena sentito – si dissolse e svanì nell'istante in cui cadde in un sonno profondo, dissolvendosi come un sogno al risveglio.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Rasengan22