Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |      
Autore: Sisters Otaku    23/10/2014    0 recensioni
UNIVERSO IMMAGINARIO
CIAO
SONO LISI-CHAN
QUESTO È UNO DEI MIEI RACCONTI,
INCREDIBILE MA VERO,
LO STO PUBBLICANDO!
MI FAREBBRE PIACERE CHE VOI LO LEGGESTE
LIS
^^^
la solitudine è una cosa che fa trovare amici alternativi.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

UNIVERSO IMMAGINARIO

 

 

 

 

CIAO

SONO LISI-CHAN

QUESTO È UNO DEI MIEI RACCONTI,

INCREDIBILE MA VERO,

LO STO PUBBLICANDO!

MI FAREBBRE PIACERE CHE VOI LO LEGGESTE

LIS

 

 

 

Camminava tranquilla, con il sole che lei illuminava il volto.
Sentì una presenza, si voltò e lo vide.
Vide quel ragazzo da gli occhi che sembravano il riflesso del cielo di quel giorno.
Lo salutò e cominciarono a parlare dei grandi misteri della vita.
Una anziana signora dal portamento altezzoso la squadrò con aria scocciata e odiosa.
I giovani d`oggi pensò la donna. La ragazza si rese conto che sicuramente pensava male, ma non le importava nulla perché in quel momento era felice.
Era felice con lui. Con lui che non l`avrebbe mai ferita, lei lo sapeva. E lui che vedendo lo sguardo dell'anziana ebbe l`impulso di chiederle cosa aveva da guardare, anche se sapeva bene cosa guardava e anche che la vecchia non gli avrebbe risposto. Si avvicinò, le prese la curata mano morbida e la strinse cercando di incoraggiarla. Anche se lei non aveva avvertito forte la mano di lui sulla sua, l`aveva sentita quel che bastava per andare avanti a camminare e non scoppiare a piangere. Era stanca di piangere, perché la gente a volte è cattiva, perché a volte sembra che il mondo ce l`abbia con te, perché a volte hai l`impressione di essere un errore, tutto questo alla fine rischia di distruggerti . Ma lui era diverso, lo era davvero era il suo migliore amico. Esso non pretendeva nulla di più e per lei valevo lo stesso. Probabilmente quei pensieri erano banali e comuni, ma per lei era la realtà. Lui cominciò a correre e lei lo seguì. Arrivarono sul viale alberato. Correvano felici , ciò che era accaduto prima era già dimenticato “Prova a prendermi!” Le urlò lui. Lei come risposta aumento il ritmo facendo muovere ancora di più i suoi cappelli rossi. Si guardò in giro, i ciliegi ormai fioriti erano uno spettacolo magico che veniva masso in risalto dalla luce del sole che ormai stava tramontando, sulle panchine rosse sedevano beati due anziani con una bimba piccola in grembo. E loro correvano, correvano, sembrava che dovessero fare il giro del mondo in un giorno. Non ci riusciva mai a prenderlo, nemmeno quando erano due cuccioli indifesi e puri. E adesso che erano cresciuti, erano diversi. Lei aveva sofferto in una o più maniere inimmaginabili, per vari motivi. Era fragile, lo era sempre stata. Troppo sensibile per questo mondo. Eppure non era ancora morta. Lui invece era forte e quasi invisibile a volte. Lui non poteva proteggerla, ma faceva in modo che quando lei cadeva aveva sempre un appiglio per rialzarsi . Erano cresciuti insieme e si conoscevano talmente bene che non serviva nemmeno uno sguardo per capire ciò che provava l`altro. Si fermarono affannati e piano piano arrivarono in quel bel prato che separava il mondo esterno e l`immensa dimora di lei. Il prato era ben curato e stanchi ancora dalla corsa si buttarono a terra sorridenti. Guardarono il cielo che piano cambiava tonalità di colore. Da bimbi adoravano il cielo, secondo loro esso cambiava colore in base ai suoi sentimenti. “Te la ricordi quella favola che avevamo inventato da piccoli?” chiese dolce la ragazza. “Dici quella sul cielo?” “Si” Gli rispose “Ehi, hai voglia di raccontarmela, come facevamo da bambini ?” Chiese il ragazzo . “Certo …Allora c`era una volta …” C`era una volta il cielo, esso era innamorato del dolce e caldo sole,. Quando l`astro arancione splendeva orgoglioso e brillante il cielo diventava azzurro e quando qualche nuvoletta bianca arrivava esso la dedicava al suo amato . Però diceva anche alla nuvoletta bianca di non oscurare mai la sua luce, se no tutto sarebbe diventato brutto, triste e buio . E così andò avanti per un po’`. La notte il cielo metteva il suo amato sole a dormire e diventava blu anziché azzurro perché la sua luce non lo illuminava dato che dormiva. Ma lui non dormiva mia e parlava con le stelle e la sua amica luna. Un giorno però quando il cielo era tutto azzurro e il sole sorrideva contento. Una grande nuvola grigia si avvicinò minaccioso. Il dio azzurro disse fermi lì e non vi avvicinate alla luce. Ma la grande nuvola grigia non lo ascoltò e seguita dai suoi scagnozzi grigi andò avanti al sole e lo portò via, perché anche la nuvola grigia era innamorata del sole. La nuvola grigia era sempre triste, ma da quando aveva rapito il caldo sole era felice perché esso la illuminava, anche se all`esterno non si vedeva. Il caldo astro era triste perché non vedeva più il suo azzurro . Il sole amava il cielo anche se non glielo aveva mia detto. Il cielo era triste e divenne tutto scuro e grigio come la nuvola. A lui mancava il suo amato. Anche la luna e le stelle erano tristi e non illuminavano più la notte. Così un giorno il cielo scoppiò a piangere. Pianse e le sue lacrime finirono sulla terra. Tutto quel piangere creò i mari e poi la vita. Con la vita nacque un angelo. L`angelo volò dal cielo e gli disse:” Oh cielo smetti di piangere ti prego, come ci hai donato la vita, così ce la toglierai. Cosa posso fare per farti smettere di lacrimare. Come posso mettere a tacere il tuo dolore?” . L`ormai oscuro cielo pianse più forte e disse “Devi ridarmi il mio sole! Devi ridarmi la mia luce!”. L`angelo non disse nulla e se ne andò. Andò dalla nuvola grigia e ci parlò. Quando tronò dal cielo, ci trono con il sole e la nuvola. “Allora faremmo così. Tu sole resterai un po`con il cielo, ma anche la nuvola dovrà restare con te sole. “ . “E così fecero, quando piove è perché il sole è andato con la nuvola e al cielo manca e allora piange.” Concluse la ragazza. “Sai Alex prima pensavo al significato del tuo nome è perfetto per me, cioè vuol dire protettore degli uomini o qualcosa di simile e anche se tu non mi puoi proteggere fisicamente lo fai lo stesso senza nemmeno accorgerti. Ti voglio bene davvero” Aggiunse lei. “Anche io ti voglio bene” Si voltarono e si guardarono negli occhi. Gli occhi di lei erano ambrati e quando si guardava bene era come se dentro di essi ci fosse sempre malinconia e tristezza. Gli occhi di lui erano chiari, ma non spettacolari, erano dei comuni occhi azzurri, ma la cosa bella era che esprimevano coraggio. Le sarebbe piaciuto abbracciare quel ragazzo magrolino che le ricordava così tanto il sole, o almeno per lei era la luce nei momenti bui, ma non lo fece frenata dalla paura. Parlarono fino a che il cielo non diventò blu e la notte saliva. Poi lei senti un urlo “Sol! Sol dove sei? “Era sua sorella che la chiamava. Si mise a sedere e vide la figura minuta della sorella maggiore venirle incontro.” Sole che fai qui tutta sola, cominciavo a preoccuparmi. “Le bastò uno sguardo per capire ciò che la piccola fragile ragazza faceva. “Stavi ancora parlando con quel tuo amico immaginario vero? Sol mi spaventi quando fai così, hai sedici anni ormai, dovresti uscire con gli amici e trovarti un ragazzo, non perderti in un prato a parlare con un giovane che ahimè non esiste.” Mentre le diceva questo la sorella sembrava davvero preoccupata. “Sai che ti dico Anna, che lui ha un nome si chiama Alex e anche se non esiste è molto più presente di tutti voi. E poi a questo punto chiamami col mio nome intero no? Tanto che differenza fa?” Si alzò di scatto e corse via. Verso casa. Il suo nome intero è Soledad, significa solitudine.

Questo racconto lo dedico a Dixie, a te che non ci sei più. E ad Hannibal.

Alla mia sister Otaku e a Sofi.

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Sisters Otaku