Libri > The Maze Runner
Segui la storia  |       
Autore: pandamito    23/10/2014    1 recensioni
Raccolta di one-shot in ordine cronologico su Alby e Newt, i loro pensieri e le loro interazioni all'interno del libro.
Nel corso del primo libro vediamo messa in risalto l'amicizia fra Alby e Newt, rispettivamente capo e secondo in comando dei Radurai, ma la loro relazione - essendo il libro scritto dal punto di vista di Thomas - non viene approfondita abbastanza, così ho voluto realizzare questa raccolta per mostrare una mia visione di quello che c'è dietro ai loro piccoli momenti.

● I – Newt sapeva che si stava fingendo offeso di fronte agli altri, ma da come l’aveva attirato accanto a sé sapeva che aveva bisogno di lui, che silenziosamente lo ringraziava per essere intervenuto. E così Newt gli rimase vicino.
● II – Newt era sdraiato su un lato, rivolto verso di lui, con un braccio teso che gli accarezzava i corti capelli scuri, come a volerlo fare addormentare. Quella sensazione gli dava un barlume di ricordo della sua vita passata.
● V – Aveva paura di tutto e chissà se Alby avrebbe continuato a consolarlo, una volta sveglio.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alby, Newt
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

03
 
 
Non aveva per niente fame. La realtà era che se ne stava seduto in disparte mentre tutti mangiavano da Frypan per controllare la situazione e assicurarsi che non succedessero altre sploffate. Ma non badava praticamente a nessuno, in quel momento non gli interessava di nulla se non vedere i suoi due migliori amici varcare una delle Porte.
Si sentiva tutta la stanchezza di quel giorno come un cerchio che gli si stringeva in testa, facendola scoppiare. Aveva voglia di piangere, ma si vergognava, aveva già le palpebre pesanti e gli occhi che gli pizzicavano per il nervoso che gli stava salendo, a causa della sua totale incapacità di fare qualcosa.
Lanciò un’occhiata all’orologio al polso. Non sapeva neanche se sarebbe tornato in tempo se fosse andato a cercare in quell’istante quei due nel Labirinto. Ma, se li avesse trovati, sicuro Alby se la sarebbe presa con lui, dandogli della testa di caspio e chissà quanti altri insulti. Odiava aver dovuto fare quel giuramento, seppur necessario. Odiava soprattutto aver dovuto fare quella promessa a lui dopo l’incidente. La verità era che odiava quel posto e sarebbe partito subito a cercarli se solo non avesse avuto paura di abbandonare i Radurai o di quello che gli avrebbe detto Alby. Che situazione del cacchio. Con la gamba che si ritrovava, sarebbe sicuramente morto, ma non era quello che lo spaventava di più.
Era successo qualcosa, se lo sentiva. Minho conosceva il Labirinto a memoria, non poteva perdersi, sarebbero dovuti già essere di ritorno, era sicuramente successo qualcosa…
Che caspio! Doveva smettere di pensare, ma sembrava impossibile. Si era mangiato le unghie fino a farsi uscire il sangue per il nervoso e il suo sguardo era perennemente assente, era tutto il giorno che aveva la testa altrove. Al Labirinto. Ad Alby e Minho.
 
«Ho sentito ogni vostra cacchio di parola» gridò d’un tratto, esasperato dal continuo chiacchiericcio di Chuckie e Tommy. «Non c’è da sorprendersi se la gente odia dormire vicino a voi due pive.» Cosa c’era che non andava? Sospirò, afflitto, confessando: «Non va neanche una singola cosa in tutto l’universo.»
Continuò a mordicchiarsi le unghie, mentre gli altri due lo fissavano curiosi. Aveva paura, tremendamente paura, di quelle che non provava da quel giorno. Era quasi disperazione, ecco. Ma non era pronto, non era pronto ad ammetterlo di fronte a qualcuno, così inventò qualche sploff da rifilare a quei due pive, finché il discorso non gli sembrò tanto assurdo che smise di crederci anche lui.
Fece un lungo sospiro. «Vaffancaspio, però. Non è questo quel che mi sta davvero tirando scemo.»
«E cosa, allora?» domandò Chuckie.
«Alby e Minho» mormorò il biondo, lanciando un’occhiata verso le Porte. «Sarebbero dovuti rientrare ore fa.»
Chuckie provò a rassicurarlo dicendo che magari erano andati a divertirsi in giro per il Labirinto, ma ottenne l’effetto contrario. Divertirsi? Forse quel pive voleva semplicemente tirargli un po’ su il molare, ma gli aveva semplicemente fatto salire la rabbia. Lo fulminò con lo sguardo, puntando i suoi occhi scuri in quelli del minore basso e cicciottello. Newt avrebbe tanto voluto prenderlo a pugni così come lui si era sentito preso per il culo dopo quella frase, ma si trattenne perché sapeva che non era intenzione di Chuckie offenderlo, così serrò i pugni così stretti lungo i fianchi che le nocche sbiancarono per evitare di avventarsi su di lui e fare qualche sciocchezza imprudente.
In quel momento odiava tutto e tutti, avrebbe voluto essere lasciato in pace, invece tutti quei pive gli si avvicinavano continuamente per fargli delle domande a cui lui non aveva la benché minima voglia di rispondere.
Non toccò neanche la cena quando arrivò la sera. I suoi occhi andavano continuamente dall’orologio alle Porte, ora senza neanche cercare di nascondere l’evidente agitazione che provava.
«Ma dove sono?» si lasciò sfuggire in un sussurro, gli occhi pieni di tristezza, quando vide Tommy e Chuckie avvicinarsi.
Non voleva ascoltare nessuno, però avrebbe tanto voluto qualcuno che lo rassicurasse in quel momento o che gli dicesse cosa doveva fare. E dire che di solito era lui quello che doveva motivare i Radurai.
Odiava il fatto che Tommy cercasse di spronarlo ad andare nel Labirinto a cercare Alby e Minho. Newt avrebbe voluto davvero farlo, ma non poteva per quello stupido giuramento, quella stupida promessa, gli stupidi Intendenti che l’avevano preceduto, gli stupidi Dolenti a zonzo nel Labirinto, gli stupidi Creatori e anche quel pive testa di puzzone di Alby. Se solo l’amico non avesse tenuto così tanto a lui, si sarebbe di certo preoccupato di meno se avesse fatto una cosa così avventata; certo, gli avrebbe urlato lo stesso contro, ma di meno se non fosse stato per quel giorno. Oh, ma stava davvero pensando una cosa del genere? Certo che l’ansia l’aveva proprio rincaspiato. Per non parlare che Tommy non faceva che insistere, facendogli ribollire la rabbia.
«Chiudi quel buco, Fagio!» strillò alla fine, non potendolo più sopportare. «Non è neanche una cacchio di settimana che sei qui! Pensi che non rischierei la mia vita all’istante per salvare quei tizi?»
L’ultimo arrivato – beh, forse era meglio dire penultimo – chinò il capo, sentendosi in colpa, e mormorando qualche parola di scusa.
Newt cercò di rilassarsi e cacciare via quella rabbia improvvisa, seppur faticosamente, addolcendo un po’ il viso. Se l’era presa con Tommy senza motivo quando era consapevole che lui era fra gli ultimi arrivati e non poteva capire, ma in quel momento si sentiva sottopressione.
«Non ci sei ancora arrivato, Tommy» provò a spiegare, più calmo. «Uscire là fuori di notte è come supplicare di essere ammazzati. Vorrebbe solo dire buttare via altre vite. E se quei pive non riescono a tornare…» le parole gli morirono in gola e sviò il discorso per non voler ammettere ciò che stava realmente pensando, così spiegò a Tommy del giuramento, mettendo in chiaro che non si doveva violare la regola numero uno per nessun motivo.
«Newt non lo sta dicendo» disse Chuckie, rivolgendosi all’amico, «quindi lo farò io. Se non tornano, significa che sono morti. Minho è troppo in gamba per perdersi. E’ impossibile. Sono morti.»
Newt sentì gli occhi pizzicargli di nuovo. Faceva ancora più male sentirsi sbattere la verità in faccia così ad alta voce, ma doveva dare ragione a quel pive. Morti. Quella parola rimbombava nella sua testa e faceva male come mille punture di Dolente. Anche se lui non era mai stato punto, effettivamente.
Eppure aspettò, aspettò fino a che il suo orologio segnò che mancavano due minuti alla chiusura delle Porte. Poi si alzò e silenziosamente si diresse verso il Casolare, a testa bassa.
E ora cos’avrebbe fatto? Stava a lui portare avanti i Radurai? Sì, ma come? Come avrebbe retto tutto quel peso senza nessuno a sostenerlo, a dargli consigli, a essere sempre presente per lui? Voleva andare nella sua stanza e scoppiare a piangere su quel letto che ora sarebbe stato tremendamente vuoto, o rimpiazzato immediatamente da qualcun altro in ordine di anzianità. Ma lui non voleva, tantomeno condividere quel letto con qualcun altro. Sarebbe andato a dormire all’aperto come tutti gli altri, piuttosto.
Improvvisamente sentì chiamare il suo nome. S’irrigidì e senza pensarci, prese a correre – seppur zoppicante – verso la Porta Occidentale. Ripensò ai tempi in cui era un Velocista, ma questo non gli faceva affatto bene, però se ne infischiò. Oltre Tommy, oltre le Porte del Labirinto, vide Minho esausto che trasportava il corpo di Alby, completamente abbandonato a se stesso, malconcio; poi gli sfuggì dalla presa, Alby scivolò a terra e Newt cercò di correre ancora più veloce, maledicendo se stesso e la sua gamba. Era se stesso che odiava veramente, ecco.
Le maledette Porte erano praticamente a qualche secondo dalla chiusura. Il pensiero che non ce l’avrebbero fatta si insinuò nella mente di Newt, ma lui lo scacciò, non voleva pensarci, non poteva, doveva solo correre come non aveva mai fatto prima, neanche quando era nel Labirinto.
Poi vide Thomas scattare in avanti e oltrepassare le Porte e si odiava ancora una volta, perché ci sarebbe dovuto essere lui al posto suo.
«Non farlo, Tommy! Non farlo, cacchio!» gridò, ma le Porte si chiusero e Thomas scomparve dietro di esse, assieme agli altri.
Newt crollò a terra, esausto, sconfitto, incredulo di ciò che era davvero accaduto. Poi tornò al Casolare, nella sua stanza, ancora sconvolto, si accasciò sul letto e, sì, pianse.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

PANDA B I T C H.
Bao a tutti.
"Mito, ma tu non dovresti studiare tipo fisica che domani ti interroga? O magari storia dell'arte che oltre all'interrogazione hai anche il compito? O magari, che ne so, fate matematica? Iniziare a studiare filosofia? Italiano? No? Nulla? Bene così."
Ah, ci sarebero un sacco di cose che dovrei fare. "Dopo lo faccio" è il motto della mia vita. Non diventate mai pigri, è una brutta bestia. Inoltre fa freddo. Inoltre piove. Inoltre il letto è caldo. Ok, la finisco qui.
Per qualsiasi chiarimento, potete farmi domande e potete contattarmi mettendo mi piace alla pagina facebook Come una bestemmia. o seguendo @pandamito su twitter, o andando sul mio profilo efp dove ci sono tutti i link dei social network su cui sono reperibile. (?) #copiaincollaistheway
Baci e panda, Mito.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > The Maze Runner / Vai alla pagina dell'autore: pandamito