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Autore: Tony Stark    23/10/2014    3 recensioni
Dopo la "Battaglia di Racoon City" si credeva che tutto fosse finito che l'orrore fosse scomparso, ma ora a cinque anni di distanza, l'incubo sta tornando e vuole vendetta.
(Per capire questa storia è strettamente necessario aver letto You are Infected)
Genere: Angst, Horror, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chris Redfield, Claire Redfield, Leon Scott Kennedy, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'You are Infected Series'
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  You are Infected 2: Il ritorno dell’Incubo

      Capitolo 5: Il Disastro di Londra e  il nuovo disastro di Racoon City

-Porto di Tilbury, Londra, Gran Bretagna Ore: 11.00
Jillian Valentine, Joseph Frost e Enrico Marini erano appena giunti a Londra e lo spettacolo che li accolse fu un desolante paesaggio simile a quello che li aveva accolti a Racoon City quando l’avevano raggiunta dopo la missione degli Arklay. Era un perimetro di quarantena quello che impediva alle onde radio di raggiungerli lì, la Gran Bretagna era riuscita ad impedire che qualunque cosa fosse successa sul loro territorio infettasse il resto dell’Europa tramite lo Stretto della Manica. I tre erano soli sul territorio britannico, senza che potessero mettersi in contatto con il loro Q.G. Le strade di Londra erano deserte escludendo le auto abbandonate, un freddo e umido vento proveniente dal Mar Baltico soffiava fra le strade, sollevando dei fogli di giornale, non pareva esserci vita nella città, nessun tipo di vita nemmeno infetta. Loro tre parevano gli unici esseri che camminavano per quelle strade, un Liker atterrò alle loro spalle dopo aver spiccato un balzo da una delle finestre dell’edificio che si trovava alla loro destra, lanciò un ringhio avvisando i tre della sua presenza, l’essere aveva alcuni tratti in comune con i Liker primo fra cui la lunga lingua tentacolare e il cervello esposto, ma per il resto erano totalmente diversi, un sottile strato di epidermide copriva i muscoli guizzanti, le vertebre sporgevano leggermente mostrando l’intera colonna vertebrale, due artigli delle zampe anteriori erano più lunghi degli altri e due piccoli fori posti proprio sul confine fra la membrana che ricopriva il cervello e il muso e per il modo in cui il Liker-?- muoveva la testa dovevano essere come rilevatori di calore, era come se li vedesse, lanciò un altro ringhio di avvertimento. E poi balzò verso Jill che evitò il mostro e sperando che non ci fossero altri Liker come quello sparò un colpo dritto nel cervello del mostro che ne venne ucciso istantaneamente, una ventina di quelle creature uscirono dagli edifici posti a destra e a sinistra sulla strada, i tre si guardarono per un attimo
<< Questa volta corriamo >> disse Joseph Frost, i tre corsero lontani dall’orda prima che i Liker γ li raggiungessero arrivarono ad una casa e c’era un ragazzo davanti alla porta che gli faceva cenno di entrare
<< Forza entrate, entrate! >> gli urlò i tre entrarono all’interno della casa e il ragazzo li seguì infine chiudendosi la porta alle spalle bloccandola, le finestre erano bloccate evitando così che i Liker potessero entrare, i quattro rimasero immobili e in completo silenzio per una decina di minuti prima che i ruggiti e il graffiare degli artigli del Liker contro il legno e contro le pareti sparissero. Il ragazzo che li aveva salvati indossava un divisa della G.A.A.B. i cui colori indicavano che lavorasse nella filiale Africana, da una porta che dava nel sottoscala arrivò un ragazzo anch’esso con indosso una divisa della G.A.A.B. della filiale Newyorkese, pareva agitato e impugnava un fucile mitragliatore
<< Grinder, cosa sta…? Chi sono quelli? >> chiese il ragazzo
<< Liker, Jackass ecco cos’è successo. >> rispose ma non rispose all’altra domanda, facendo capire ai tre che dovevano presentarsi. Jill parlò a nome della sua squadra
<< Siamo la squadra mandata da Washington per cercare i responsabili di questo outbreak, il mio nome è Jillian Valentine e loro sono: Joseph Frost ed Enrico Marini >>
<< Keith Lumley, potete chiamarmi Grinder. Sono stato mandato qui dalla filiale africana, con la mia partner Sheva Alomar, ma i Liker l’hanno presa >> si presentò il ragazzo con la divisa della filiale africana, mentre il newyorkese gli lanciava uno sguardo che pareva significare un “Mi dispiace, è tutta colpa mia”
<< Quint Cetcham, il mio nome in codice è Jackass. Sono l’unità di supporto mandata da New York per supportare la squadra africana >> si presentò il ragazzo newyorkese.
<< Sapete cosa sono quei mostri? >> chiese Joseph, nonostante fosse più interessato al vero significato di quel “ma i Liker l’hanno presa”
<< Liker Gamma sono Liker Alpha potenziati dalla Nikadori, molti dei file che li riguardano si trovano nella Fessura ed è da lì che sono arrivati si sono sparsi a macchia d’olio per tutta l’isola nel giro di qualche ora >> rispose il newyorkese, Quint. Un rumore di vetri infranti proveniente dal piano superiore, interruppe gli agenti G.A.A.B. che dopo aver impugnato le loro armi si diressero al piano superiore, nessuna parola fra gli agenti. Una volta raggiunto il luogo vennero accolti dal ringhio di un Liker Gamma, il sottile strato di epidermide che copriva i muscoli era più scura di quella dei Liker precedentemente incontrati, degli abiti stappati durante la trasformazione ancora pendevano sul corpo della Liker, visto che pareva essere una divisa femminile quella che indossava…una divisa della G.A.A.B. I cinque scansarono il balzo della Liker che si riprese immediatamente senza nemmeno scivolare sull’ancora lucido parquet color legno di pino, per molti minuti fu un continuo evitare di essere atterrati dalla creatura finché questa cambiò tattica, balzò contro una parete piantando gli artigli nel muro, strappando così la graziosa carta da parati con motivo floreale che copriva le pareti, e arrampicandosi fin sull’alto soffitto bianco, cominciò a far saettare la lingua tentacolare contro gli agenti costringendoli a separarsi per evitare di essere colpiti dalle scudisciate della creatura che balzò contro Quint, atterrandolo ma prima che ella potesse fare qualcosa, un sibilo fendette l’aria e un tagliente machete venne piantato nel cervello della Liker, in realtà più che un machete era un lungo coltellaccio con un impugnatura persiana dai colori rosso e dorato. La creatura divenne polvere che si mescolò all’aria mentre un ID cadeva sulla mano di Quint-che l’aveva sollevata per proteggersi il viso da eventuali schizzi di sangue- che dopo essersi rialzato, con l’aiuto di Keith, guardò l’ID sotto il logo della G.A.A.B. erano scritti pochi dati ma abbastanza per far capire chi fosse stata quel Liker prima di diventare quel mostro e vi era scritto:
Sheva Alomar
Gruppo sanguigno: 0 Rh+
Poco sotto il suo ruolo nella squadra e la firma della donna.
-Laboratorio sotterraneo della Nikadori Corporation, Cardiff, Galles, Ore: 12.00
Dopo l’apertura dei blocchi di detenzione i Liker Gamma si erano riversati come un tsunami nei corridoi e una volta aperto l’ingresso primario della Fessura si erano riversati nelle strade. Ma nella tana dei Liker si aggiravano due figure, umane non similari ad alcuna creatura della Umbrella o della Nikadori, parevano identiche se non fosse che uno indossava una divisa della G.A.A.B. della filiale britannica e l’altro una maglia ed un paio di pantaloni bianchi completamente candidi e puliti. I Liker ringhiavano in loro direzione ma non attaccavano quasi fossero terrorizzati da qualcosa. I due si diressero verso un buio corridoio che conduceva nelle profondità della struttura, Aron guidava Forest verso le celle in cui si trovavano alcuni sopravvissuti che aveva salvato solo perché potessero diventare qualcosa di più utile, Forest non si era ancora del tutto ripreso ma ad Aron per ora andava bene avrebbe aspettato che si sentisse meglio era normale che per un po’ si sentisse disorientato, il suo fratellone non si era ancora abituato al parassita. Il blocco detentivo in cui aveva rinchiuso i sopravvissuti era l’unico illuminato di tutto il laboratorio, i prigionieri erano più che terrorizzati molti si erano allontanati più che potevano dalle pareti di vetro antisfondamento, non sollevavano lo sguardo verso di loro. I due fratelli passavano lo sguardo da un prigioniero all’altro con l’occhio critico di un bravo macellaio che sceglieva il quarto di carne migliore eppure molto infondo vi era la stessa fame degli zombie trattenuta e domata ma era lì. Si fermarono difronte ad una delle celle, all’interno vi era un intera famiglia più un elemento che non apparteneva a quel gruppo ed era proprio lui che aveva attirato l’attenzione dei due fratelli, entrarono nella cella e afferrarono l’uomo che tentò di divincolarsi chiedendo l’aiuto degli altri che erano rinchiusi con lui ma quelli non lo aiutarono e i due fratelli lo trascinarono via dalla cella portandolo nella cella blindata in cui consumavano i loro pasti. Le pareti più vicine al soffitto erano ancora bianche ma più vicino al pavimento vi erano degli schizzi di sangue e sul pavimento in un angolo vi erano ammassati dei corpi che parevano essere stati prosciugati, erano gusci lasciati lì a marcire. L’uomo urlava, li pregava di lasciarlo andare ma i due lo fissarono con uno sguardo vuoto prima di avvicinarsi a lui che indietreggiò rimanendo bloccato in un angolo
<< Non è personale… >> disse Aron
<< Abbiamo solo fame >> completò Forest, due tentacoli entrambi lilla-viola si piantarono nel petto dell’uomo che lanciò un ultimo urlo prima che lentamente venisse prosciugato del suo sangue. Quando ebbero finito il cadavere venne lanciato verso la catasta di corpi prosciugati, la fame che brillava negli occhi chiari dei due fratelli s’era affievolita ma non era scomparsa non l’avrebbe mai fatto.
-224a, Baker Street, Londra, Inghilterra, Ore: 13.00
Non poteva crederci, Sheva era diventata una di quelle orribili creature che avevano sempre combattuto, non avrebbe più potuto vederla. La sua Sheva, la sua cara Shev. Non poteva averla persa, non lei. Era rimasto lì imbambolato a fissare l’ID che Quint gli aveva dato, senza pensare a nient’altro che non fosse il fatto che l’aveva persa, non aveva fatto abbastanza per salvarla, sarebbe dovuto essere lui quello a diventare un Liker e non la sua Shev. Tutto era avvolto dal silenzio, quasi ogni cosa si fosse bloccata per un momento persino il vento si era quietato e aveva smesso di ululare fra gli edifici, quasi fosse finito in una dimensione in cui solo lui e la sua disperazione la facevano da padrone. Quando riuscì a liberarsi dal fiume dei suoi pensieri si rese conto che erano nella stanza 224c dell’appartamento ovvero il monolocale che si trovava nel piano interrato del palazzo lì dove Quint aveva allestito una sorta di piccolo (minuscolo) quartier generale locale tramite alcuni portatili- di cui probabilmente lui sapeva ogni più piccolo particolare- il primo dei tre computer era connesso alla rete di sorveglianza del quartiere, anche se alcune telecamere non funzionavano e quindi erano zone cieche di cui non sapevano niente e in cui era meglio non avventurarsi per evitare brutte sorprese, il secondo era aperto su un programma che permetteva di captare le onde radio in arrivo o in uscita dall’intera isola e il terzo era connesso ai satelliti e fungeva da amplificatore per gli altri due, un messaggio trasmesso sulla frequenza d’emergenza della G.A.A.B. venne captato dal secondo computer, la voce del mandante del messaggio pareva agitata, terrorizzata
<< Sono Charles…Charles McMara, sono l’ultimo rimasto della mia squadra…gli altri si sono trasformati o sono morti, mi sono barricato nel Who Shop sulla Carnaby Street…Se qualcuno mi sente, venite a salvarmi vi prego! >> in sottofondo alle parole dell’agente vi erano i ringhi acuti dei Liker forse era circondato, forse non sarebbero arrivati a salvarlo
-Contemporaneamente, Who shop, Carnaby Street, Londra, Ore: 13.00
Charles McMara era l’esperto di esplosivi della Echo Squad della filiale britannica della G.A.A.B., aveva imparato da autodidatta a creare ordigni durante gli anni dell’Apocalisse. Era un tipo dal carattere calmo e controllato, che pareva fosse impossibile che perdesse il controllo della situazione. Eppure adesso era terrorizzato nascosto dietro al bancone del Who Shop sperando che quei Liker potenziati non lo vedessero, aveva provato varie volte a mandare un S.O.S che probabilmente non aveva sentito nessuno, uno dei Liker riuscì a sfondare una delle grandi finestre del negozio mandando un cartonato del TARDIS a terra strappandolo con gli artigli mentre si riprendeva dal salto, Charles sperò che non lo trovasse era disarmato e usare una granata avrebbe attirato l’attenzione degli altri, il Liker balzò sul bancone mandando la cassa a schiantarsi a terra, spargendo penny e sterline sul pavimento piastrellato bianco con un forte rumore metallico seguito da tanti tintinnii, quel rumore attirò l’attenzione della creatura che lascio perdere momentaneamente Charles. L’esperto di esplosivi sperò con tutto se stesso che qualcuno o qualcosa lo salvassero quando il Liker si voltò verso di lui fissandolo tramite i rilevatori di calore adesso era definitivamente morto, quando il mostro scattò contro di lui istintivamente mise fra se e gli artigli, grandi quanto coltelli da bistecca, della creatura la sua doppietta scarica che venne tranciata senza fatica e in modo quasi perfetto, i pezzi oramai inutilizzabili del castello del fucile caddero ai suoi piedi senza far eccessivo rumore solo un piccolo suono simile ad un “click”, Charles si portò le braccia al viso- come ultima barriera contro il Liker-  sentì un sibilo fendere l’aria e si aspettò di sentire gli artigli della creatura lacerargli la carne ma niente, incuriosito l’agente spostò lentamente le braccia da davanti al viso trovando un Liker morto che cominciava a bruciare steso proprio davanti a lui con un coltello piantato fra la fessura dei lobi cerebrali. In quel momento sollevò lo sguardo
<< Ci stavi aspettando? >> disse con tono ironico Quint, mentre riprendeva il coltello, con lui vi erano: Keith e la squadra mandata da Washington. Charles avrebbe normalmente risposto a tono ad una domanda ironica ma era sconvolto e contento di essere stato salvato da dei sopravvissuti della G.A.A.B. proprio come lui.
-Laboratorio sotterraneo della Nikadori Corporation, Cardiff, Galles, Ore: 13.50
I Liker che avevano invaso il laboratorio avevano il terrore dei due fratelli, ringhiavano e sibilavano in loro direzione senza mai fare null’altro.
<< Fratellone cosa ne pensi? >> chiese Aron mostrando una diapositiva olografica con all’interno varie immagini di Hunter di una nuova razza tenuti in uno stato di sonno criogenico << Dovremmo liberarli? >>
Forest osservò attentamente le creature quasi sentisse i loro pensieri solo dalle immagini che gli passavano davanti agli occhi
<< Tutti meritano di essere liberi >> rispose, Aron cominciò a digitare alcuni codici dal computer centrale tutte le capsule di criostasi vennero disattivate e aperte. I MA-125 erano liberi uno dei Super Hunter arrivò nella sala principale, pareva un grosso lucertolone bipede, le squame brillavano di scintillii di smeraldo, ambedue le mani erano munite di lunghi artigli rossi alla base e sempre più neri verso la punta, degli aculei ossei erano visibili sul contorno esterno delle spalle e sull’arcata sopraccigliare, l’addome era di un marroncino chiaro e due piccoli corni erano proprio alla fine della, pronunciata, gabbia toracica. Il Super Hunter li fissò semplicemente con i suoi piccoli occhietti color prato prima ringhiare in loro direzione ma si zittì non appena vide i tentacoli dei due, il ringhio si trasformò in un calmo sibilo. L’Hunter si allontanò correndo seguito da una ventina di suoi simili che passavano davanti ai due fratelli senza degnarli di uno sguardo
-Carnaby Street, Londra, Inghilterra, Ore: 14.00
I sei camminavano per la strada con i sensi in allerta, attenti ad ogni spostamento. Jill aveva portato con sé due fucili uno dei quali era stato dato a Charles, l’altro era quasi scarico anche se Jill sperava che le due clip di proiettili bastassero- non avevano previsto l’assalto dei Liker, una quarantina tutto il quartiere e quello era ciò che le era rimasto. La cosa che più mandava un senso di inquietudine era il silenzio che permeava ogni cosa prima del attacco, Jill ricordava che nonostante fosse perennemente preoccupata durante l’Apocalisse, il ringhio e i gemiti dei non-morti l’avvisava della loro presenza o di un loro attacco, mentre quel silenzio che precedeva un attacco o il nulla la metteva sottopressione più del disarmare una bomba. La squadra aveva deciso in unanimità che l’unico modo per scoprire cosa fosse successo sarebbe stato raggiungere la Fessura a Cardiff lì dove l’outbreak era cominciato, si sarebbero preparati prima dell’attacco ma non vi era molto tempo, tutto poteva peggiorare sia lì che a Racoon e avevano bisogno che tutti gli agenti fossero pronti a scendere sul campo. Charles si chiedeva con un po’ di rimorso che fine avesse fatto Finnian il ragazzino che lui aveva fatto arruolare, l’ultima volta che l’aveva visto era stato quando si erano divisi per sfuggire ai Liker γ. Sperava che almeno lui fosse sopravvissuto, era giovane aveva ancora una vita da vivere “Proprio come tuo figlio Andrei, Charles. Proprio come tuo figlio” gli disse la sua coscienza.
-Cardiff, Galles, il giorno dopo, Ore: 7.35
I sei erano giunti a Cardiff, la capitale del Galles, al contrario di Londra lì pareva esserci stato il finimondo le tracce del passaggio delle creature erano ben visibili, artigliate ben visibili sulle pareti, sangue e cadaveri smembrati o squartati si trovavano nelle strade. Cosa che aumentò il sospetto su cosa fosse successo a Londra era impossibile che non vi fossero cadaveri lì. Ma anche a Cardiff il silenzio regnava sulla città, un silenzio irreale che venne interrotto da un alto e continuo ringhio proveniente da ogni direzione attorno a loro, i Super Hunter avanzarono lentamente stringendosi in un gruppo che pareva essere invulnerabile ai proiettili, il rumore degli spari cominciò ad attirare i Liker γ che cominciarono a scendere dagli edifici. Ma i Liker non puntarono verso gli agenti ma verso gli Hunter, con un balzo due Liker si lanciarono verso uno degli Hunter conficcandogli gli artigli nella carne per rimanervi attaccati, l’Hunter urlò e si agitò per levarseli di dosso mentre altri MA-125 tentavano di intervenire ma venivano attaccati dagli altri Liker, gli Hunter tentavano di levarseli di dosso tentando di rompere le loro colonne vertebrali con delle letali artigliate ma nulla fu abbastanza o almeno così sembrò, non appena il Liker assaggiò il sangue del Hunter esso lanciò un acuto urlo e cominciò a trasformarsi in qualcosa di nuovo di mai visto ma la trasformazione non ebbe un ottimo esito e il Liker morì. Gli Hunter cominciarono ad usare a loro vantaggio quel fattore uccidendo così buona parte dei Liker che li avevano attaccati, nel mentre i sei agenti si erano allontanati dirigendosi verso la Fessura approfittando del diversivo. Riuscirono a raggiungere i pressi della Fessura indisturbati, quando un MA-125 li attaccò venendo però ucciso da un proiettile fantasma che non era stato esploso da nessuno dei sei. Un ragazzo si avvicinò alla squadra, i capelli biondo sporco erano arruffati alcuni ciuffi, adesso, gli ricadevano davanti gli occhi blu come l’oceano, Charles lo riconobbe immediatamente
<< Finn? >> chiese conferma Charles, Finnian sembrò rendersi conto solo in quel momento della presenza del suo mentore
<< Signore? Sono così felice di rivederla…-dopo queste parole la sua voce s’incupì per un attimo- credevo che i Liker l’avessero uccisa >> disse, ma non ebbero il tempo di dire altro che un branco di Liker β si lanciò di fronte agli agenti, il loro ringhio metallico riverberò nell’aria, i loro artigli graffiarono il basolato della piazza centrale di Cardiff lasciando dei profondi segni sulle basole di cemento grigio scuro. L’unico modo per sopravvivere al branco sarebbe stato utilizzare il mitra, rischiando di attirare altre creature, ma gli agenti riconobbero la specie di quelle creature esse infatti non avevano rilevatori di calore come i Liker γ e perciò non li avrebbero attaccati se non attirati da un qualche rumore. Gli agenti rimasero immobili nelle loro posizioni mentre i Liker avanzavano ignorando la loro presenza, una delle creature si fermò voltandosi verso Finn, la lunga e tentacolare lingua che serpeggiava a pochi centimetri dal viso dell’agente che rimase comunque il più fermo possibile onde evitare un possibile attacco da parte della creatura che dopo poco si ritirò verso il suo branco. Quando i Liker furono abbastanza lontani i sette agenti- dopo aver ricevuto conferma da Finn che anche egli si avviava verso la Fessura- avanzarono verso il Laboratorio della Nikadori. Che riuscirono a raggiungere senza ulteriori ostacoli, entrarono all’interno della Fessura, le pareti un tempo bianche e già ingrigite dal tempo erano ulteriormente danneggiate dalle artigliate lasciate da Liker e Hunter, i cadaveri di alcuni Liker-stranamente- si trovavano lungo i corridoi, squarciati da violente lotte con gli Hunter, MA-125, i corridoi fino alla sala principale erano vuoti-visto che la tana dei Liker e degli Hunter cominciava dopo la sala principale- due figure si stagliavano sullo sfondo scarsamente illuminato della sala, la luce fluorescente del computer li illuminava creando attorno alle loro sagome un aura che pareva quasi divina, i sette agenti puntarono i loro mitra contro i due
<< Jill è così che si saluta un amico? >> chiese uno dei due, l’agente Valentine riconobbe immediatamente quella voce
<< Forest! Cosa…Dov’è Joseph? >> Chiese era confusa, c’era qualcosa di strano nella voce dello Speyer sentiva che mancava qualcosa nella sua voce.
<< E’ morto, Jill >> rispose gelido, gli occhi bianchi-da loro non visti- fissi verso l’agente.
<< Io vi consiglierei di non dire più una parola >> disse l’altro
<< E per quale motivo? >> chiese Keith, con un tono quasi ironico chiedendosi poi perché Speyer si trovava con quel tipo e perché aveva parlato in quel modo, con quel modo che pareva quasi non gl’importasse del suo partner
<< Per loro >> rispose quello stesso indicando con un gesto del braccio la porzione di sala alle spalle degli agenti, dai condotti di aerazione alcuni Beta Liker erano entrati nella sala e balzarono arrivando fin difronte agli agenti, ma Forest andò davanti agli agenti fissò lo sguardo sui Liker
<< Andatevene! >> ordinò in un ringhiò la cosa più strana fu il fatto che i Liker lo ascoltarono dopo aver lanciato un uggiolio spaventato, che li fece somigliare a dei grossi cani senza pelle che non ai mostri che erano. Forest tornò accanto al fratello mentre i sette agenti erano ancora scioccati da ciò che avevano appena visto
<< Oh avanti, fratellone! Volevo vederli combattere. >> disse l’altro “Fratellone?” si chiese Jill” Perché l’ha chiamato in quel modo?” << Prima eri più divertente…Oppure l’hai fatto solo perché sono tuoi amici? Con quegli altri non ti sei fatto tanti scrupoli >> completò il ragazzo “Con quegli altri?” fu la domanda che si fecero tutti e sette gli agenti
<< Aron >> disse solamente con un tono che pareva come d’avvertimento a non dire altro,
<< Forest, cos’è successo qui? >> chiese l’agente Valentine, mentre abbassava il mitra sapeva di potersi fidare di Forest se non fosse stato per lui l’Elder Crimson alla Villa degli Arklay l’avrebbe sbranata.
<< Non capisco a cosa ti riferisci Jill >> le rispose, mentre il suo viso veniva illuminato dal raggio luminoso della torcia di Finn solo in quel momento i sette videro gli occhi bianchi di Forest e indaco di Aron, solo in quel momento Jill sollevò di nuovo il mitra puntandolo contro l’ex-compagno di squadra della S.T.A.R.S.
<< Mi dispiace, Jill. Io non avrei mai voluto che si arrivasse a questo punto >> disse atono lo Speyer dagli occhi bianchi. I due fratelli corsero rapidi verso gli agenti, con un agilità che rasentava l’anormale, gli agenti tentarono di sparare ai due che però riuscirono a disarmarli con delle rapide e inaspettate frustate effettuate con l’ausilio dei loro tentacoli che si ritirarono poco dopo l’attacco.
<< Io avrei voluto evitarlo >> disse Forest
<< Se non vuoi, sporcarti le mani col sangue dei tuoi amici possiamo fare in un altro modo >> disse Aron in direzione del fratello, indicando con lo sguardo il povero Finnian. Aron e Forest si diressero verso il ragazzo e in un secondo i due gli furono addosso, Forest lo bloccò mentre Aron si preparò ad impiantare il parassita Ne-Alpha mutato nel ragazzo che tentava con tutte le sue forze di liberarsi, chiedendo aiuto ai suoi compagni. Charles reagì mentre la sua mente gli riportava il ricordo di quando aveva visto, senza poter fare nulla poiché era bloccato, due Plagas parassitati costringere suo figlio Andrei a diventare come loro, l’agente afferrò uno dei mitra che erano caduti dalla presa o sua o dei suoi compagni di squadra e corse verso i due fratelli puntando il fucile contro Aron
<< Lascialo andare >> gli intimò
<< Certo se è quello che vuoi >> disse Aron, così sia Forest che Aron lasciarono andare Finn che scivolò dalla loro presa, inerte e con gli occhi sbarrati
<< Finn? Finn, rispondimi >> disse Charles preoccupato. Pareva come se quell’esatta scena si stesse ripetendo solo che ora non era suo figlio Andrei ma Finnian Robinson il ragazzo che lui aveva convinto ad arruolarsi. Charles riusciva ad intravedere gli occhi di Finn e non erano più di quello splendido blu ma di un rosso scuro nell’iride e un rosso acceso lì dove vi era la parte bianca dell’occhio. Quasi fosse stato infettato da una Plagas che non dal Ne-Alpha, ma forse le reazioni del Ne-Alpha mutato erano diverse da quelle del parassita originario. Charles non ebbe nemmeno il tempo di rendersene conto, che Finn gli strinse entrambe le mani attorno al collo tentando di soffocarlo quegli occhi di un rosso inumano fissi nei suoi e completamente vuoti, senza ragione. I due Speyer rimanevano in disparte ad osservare lo spettacolo che si svolgeva davanti ai loro occhi, quello di un uomo che non riusciva a capire la differenza fra il suo compagno e il mostro che era diventato e dei loro compagni che si avvicinavano correndo verso di loro con in pugno i mitra, una raffica di proiettili colpì Finn alla schiena, costringendolo a lasciare la presa, indietreggiando. Lanciò un ringhio in direzione di quelli che erano i suoi compagni, non era più il ragazzo che Charles aveva addestrato, non era più Finn era solamente un mostro. Più veniva colpito più s’inferociva, non pareva cedere e man mano era sempre più facile distinguere Finnian da quella creatura.
<< Mi dispiace, Jill >> mormorò Forest, mentre lui e suo fratello facevano partire l’allarme per l’emergenza codice 1, il rumore avrebbe attirato tutti i Liker dell’edificio nella sala principale. I due fratelli uscirono dalla grande sala poco prima che la porta automatica venisse sigillata. Con la scomparsa della presenza di Armi bio-organiche il blocco, che aveva impedito le comunicazioni fra Gran Bretagna e il resto del mondo, finì una comunicazione venne captata dal quartier generale allestito da Quint
<< Qui Quartier Generale della filiale americana, Squadra Alpha mi sentite? Abbiamo perso Racoon City, ripeto abbiamo perso Racoon City >>. Nel frattempo nella sala della Fessura, l’ultima agente sopravvissuta all’assalto ricevette la comunicazione ma non poté rispondere era bloccata lì in quella stanza fra i cadaveri dei suoi colleghi e dei mostri, mentre l’aria cominciava a scarseggiare. Forse quello era il suo destino, ma era difficile credere che un agente, un eroe del calibro di Jill Valentine stesse per morire in quel misero modo, senza mai poter rivedere i suoi amici, non vi era quasi più aria. Jill Valentine chiuse gli occhi scivolando in un sonno dalla quale non si sarebbe mai più risvegliata.
-Confine, Racoon City, Colorado, America
Il confine contenitivo della città era stato bloccato, nessuno poteva entrare, nessuno poteva uscire nemmeno i non-infetti. Tutto a causa di una disattenzione del Virus Research Laboratory di Racoon City, che non aveva ricontrollato i campioni provenienti dalla ragazza infettata era stata curata, sì ma il Daylight aveva solo alleviato i sintomi e non guarito l’infezione, Chris Redfield aveva modificato i virus della Umbrella per renderli più efficaci, ancora più mortali di quanto già non fossero. Gli ancora molti non-infetti tentavano di far aprire le grandi porte d’acciaio dall’esercito intervenuto in tempo. Il confine contenitivo era entrato a far parte delle strutture normative che dovevano trovarsi in una città per poter così contenere un eventuale epidemia prima che essa si diffondesse Racoon City era stata una delle prime città ad esserne fornita quasi come se il governo aspettasse un epilogo del genere. I Primi Tredici tentavano di far mantenere la calma ai non-infetti invitandoli a radunarsi all’interno del R.P.D. poiché era una delle poche strutture ad avere un adeguata rinforzatura che la rendeva il quartier generale perfetto, ma le buona parte della popolazione venne presa dal panico e da otto arrivarono a una quarantina di infetti in meno di qualche minuto e la situazione peggiorava di ora in ora, quei pochi sani di mente che avevano avuto abbastanza sangue freddo da riflettere su cosa fare si erano diretti proprio al R.P.D con le loro famiglie. Era l’inferno sulla Terra di nuovo e Claire non poteva fare niente se non rimanere lì a guardare, mentre Leon pareva sentirsi sempre peggio di minuto in minuto eppure non era risultato positivo al test per il contagio virale anche se le possibilità che uno dei virus modificati da Chris sfuggisse al controllo era più che probabile. Il virus si diffondeva in modo repentino, alcuni di quelli morsi dagli infetti non si trasformavano perché erano stati divorati completamente, nessun nervo da revitalizzare ma solo un cadavere, e presto a battere contro le porte d’acciaio non erano sopravvissuti ma zombie schiumanti e affamati che volevano solo affondare i denti nella carne viva degli uomini dall’altra parte del muro.
-R.P.D., Racoon City, Colorado, America
Claire riuscì ad afferrare il marito appena in tempo prima che cadesse contro il pavimento,
<< Leon! Ho bisogno di una mano, presto! >> disse agitata, mentre osservava Leon che peggiorava di minuto in minuto colpito da un male misterioso, aveva il respiro accelerato, gli occhi lucidi ed era sbiancato, Jensen accorse immediatamente assieme a Rebecca ed entrambi con l’aiuto di Claire portarono l’agente, nella zona ancora adibita ad infermeria-era stata mantenuta in caso di gravi emergenze come quella-
<< Leon, tu… tu te la caverai >> disse Claire tentando di rassicurarlo anche se lei stessa voleva convincersi di quello.
<< E’ stato Chris >> le disse con tono affaticato il marito, Claire non rimase stupita più di tanto Chris voleva farla soffrire, voleva ucciderla solo dopo averla tormentata dopo averle fatto passare le pene dell’inferno, voleva levargli tutto quello che aveva e poi ucciderla. Nel frattempo all’esterno di quell’unico edificio protetto dalla nuova epidemia in mezzo alle orde di infetti stavano nove persone, che venivano completamente ignorate dai non-morti, nove Tyrant perfetti, otto che erano strettamente connessi al Primo, a Chris Redfield il primo a diventare un Supreme dopo Wesker, lui che non sapeva che Albert il suo compagno, l’unico che potesse risvegliare una qualche emozione nel suo cuore era vivo. E che assieme al suo migliore amico-rivale e la sua squadra di ricercatori, Albert e Will, stavano creando qualcosa, qualcosa che avrebbe eliminato definitivamente la minaccia di Chris
“Mi dispiace davvero tanto Redfield, ma sei solo l’ennesimo fallimento della Umbrella” pensò William Birkin, mentre lavorava assieme all’uomo che credeva non avrebbe mai più rivisto per fermare quell’essere. Non potevano ucciderlo e questo lo avevano già appurato ma potevano fermarlo e l’avrebbero fatto.
-Quartier Generale della Filiale americana della G.A.A.B., Washington D.C.
<< Siete riusciti a rintracciare la squadra Alpha? >> chiese Parker, ma la sua domanda si perse nel confuso vociare che inondava l’ambiente, l’intero edificio. C’era chi tentava ancora di mettersi in contatto con gl’inglesi, chi eseguendo gli ordini contattava le sub-filiali che si trovavano in ogni stato d’America per bloccare la minaccia di Racoon City prima che perdessero il controllo, chi sempre eseguendo gli ordini evitava che le notizie arrivassero alla stampa e bloccava possibili siti web in cui ciò che era successo a Racoon City era stato divulgato e chi come Rachel si stava dirigendo verso l’eliporto per occuparsi in prima persona di quel casino. Rachel era una di quelle persone di cui era impossibile scordarsi, un po’ per il suo pessimo umorismo, un po’ per la sua voce troppo stridula che discordava con la sua bellezza e un po’ per il suo coraggio- o forse solo avventatezza e un poco di stupidità-che la portava spesso a qualche passo dal farsi ammazzare per questo Parker la seguiva missione dopo missione per evitare che l’ammazzassero. I lunghi capelli biondi, lisci ondeggiavano smossi dalle sferzate di vento causate dall’elica dell’elicottero, la divisa della G.A.A.B. forse troppo attillata in tessuto lucido che pareva scintillare colpita dai raggi del sole, Rachel salì sull’ elicottero con un balzo agile e attese l’arrivo dei suoi due partner Parker Luciani e Raymond Vester due membri della ormai inesistente FBC unitisi poi alla G.A.A.B. Dopo il loro arrivo, il mezzo si sollevò in volo dirigendosi verso il Colorado, verso la città di Racoon City.
-Eliporto del Racoon City’s General Hospital, Racoon City, qualche ora più tardi
L’elicottero atterrò lentamente sulla piattaforma rialzata dell’eliporto del Racoon City’s General Hospital, l’arrivo degli agenti venne accolto da sei Crimson Head che arrivarono correndo verso di loro emettendo un acuto verso che per certi versi pareva simile al miagolio di un gatto1, Rachel schivò l’attacco di uno di quei Crimson Head piantandogli il coltello da combattimento nel retro del cranio, uccidendolo sul colpo e in una sinfonia di spari i restanti cinque non-morti vennero eliminati dai tre agenti
<< La situazione è già così grave? >> disse Rachel con quella sua voce stridula intonando una specie di domanda che era più una discussione fra sé e sé che altro, ricaricò la pistola mitragliatrice, rapidamente e in modo impeccabile e con i suoi due partner si diresse all’interno dell’edificio, l’ambiente manteneva un aspetto quasi asettico almeno nelle prime parti del corridoio, man mano pareva quasi di entrare in una realtà distorta e disturbante, con tutti quei cadaveri sventrati e smembrati che marcivano sui pavimenti o quelli che arrancavano nei corridoi, sventrati o con parti del corpo mancanti che però si muovevano riportati in vita da un virus inarrestabile e letale. Un gruppo di zombie sorprese gli agenti sfondando una porta davanti alla cui stavano passando i tre agenti, Rachel venne attaccata da uno di quei non-morti e per evitarlo, a causa della mancanza della balaustra cadde al piano inferiore, ammortizzando la caduta con una capriola, visto che non era eccessivamente alto, ma era abbastanza da non poter risalire dopo essere caduti. Dopo essersi sbarazzati delle creature, Parker e Raymond si avvicinarono al punto da cui Rachel era caduta e successivamente ad un breve scambio di battute fra i due e la ragazza, in cui i due dopo essersi accertati della salute della loro partner decisero in comune accordo con lei che si sarebbero riuniti nell’atrio del primo piano, i tre si divisero. La grande sala in cui Rachel era finita era stata preparata per diventare una sala d’accoglienza che però adesso accoglieva solo non-morti che chini si cibavano delle carni di alcuni cadaveri che forse si sarebbero poi rialzati o forse no. L’agente approfittò del fatto che le creature fossero impegnate e non l’avessero notata per uscire immediatamente dalla sala senza alcuno scontro, dalla sala d’accoglienza arrivò ad una d’aspetto la cui porta che dava negli ambulatori era bloccata ed aveva bisogno di un codice per aprirsi, codice che lei non sapeva e che avrebbe dovuto cercare, probabilmente doveva essere in qualche file o scritto in un qualche appunto di uno dei medici che lavoravano nell’ospedale, cercò un po’ ovunque in quella sala non trovando niente che potesse essergli d’aiuto se non un piccolo diario con appuntato ciò che era successo nell’ospedale giorno dopo giorno dal manifestarsi delle prime creature:
Giorno 1
La zona di quarantena è colma di infetti, non sappiamo cosa fare. Gli abitanti della città si affollano davanti alle porte, tentando di entrare convinti che qui saranno al sicuro. Non eravamo pronti. Non eravamo pronti a questo, speravamo che non ci fossero altre epidemie dopo l’Apocalisse.
22
Giorno 2
Non possiamo più accogliere nessuno, ogni stanza anche non addetta agli ambulatori e piena di persone morenti o ferite, infette o no. La zona di quarantena non può essere più aperta, il Dottor Birkin è sparito assieme a tutti i suoi tirocinanti, Burton non sa che pesci prendere per aiutarci. Siamo morti, tutti. Mi sbagliavo questa è l’Apocalisse non quella
9
Giorno 3
Il Dottor Burton è riuscito a sintetizzare un siero una sorta di Daylight.2. Forse, forse abbiamo scampato il peggio, la zona di quarantena sta per essere sanitizzata assieme all’intero braccio destro della struttura. E’ l’unica cosa che possiamo fare, abbiamo dovuto bruciarli tutti, anche quelli che ancora non si erano trasformati. Il governo ci ha chiusi fuori, hanno chiuso i cancelli del confine contenitivo, non vogliono avere niente a che fare con noi.
18
Giorno 4
Il siero non ha avuto alcun effetto, dopo un falso miglioramento. I pazienti trattati col Daylight.2, si sono trasformati in orride creature, mai viste prima, le loro urla sono terrificanti. Gli Scream of Death così li hanno chiamati. Li abbiamo bloccati nell’ambulatorio del piano terra, il secondo dopo la sala d’accoglienza. Abbiamo cambiato il codice di sicurezza per bloccare quelle creature.
21
Giorno 5
E’ finita. Uno di quei cosi mi ha morso, uno di quegli Scream of Death. Sono morto. Nessuno si salverà.
Nessuno. Se leggerete questo diario, se mi troverete, sparatemi vi prego.
19” le dispiaceva che fosse finita così a quel povero infermiere, Jacob Neville, nessuno meritava una fine del genere e poi notò che ogni appunto finiva con un numero, ma la tastiera accanto all’ambulatorio conteneva solo lettere…forse quei numeri corrispondevano alla lettera alfabetica “Quindi…” pensò Rachel” 22 sta per V, 9 sta per I, 18 sta per R, 21 sta per U e 19 sta a S.”
<< VIRUS, eh? Che password originale >> mormorò sarcastica l’agente a se stessa. Digitò il codice “V-I-R-U-S” sulla tastierina e con un lieve rumore metallico la porta si sbloccò, la zona dell’ambulatorio era vuota e le pareti ingrigite e macchiate da schizzi di sangue completamente coagulati, i cadaveri squartati giacevano sui pavimenti di alcuni era rimasto il solo torso. Il resto era invece quasi irriconoscibile, non vi era niente di umano, Rachel avanzava in quel luogo di morte attenta ad ogni rumore, da quello che era scritto in quel diario quei terribili mostri erano stati chiusi lì dentro. Il silenzio che permeava l’ambiente era interrotto solo da un continuo ticchettare simile a quello delle gocce d’acqua che cadevano sul pavimento, sollevò lo sguardo e vide che un cadavere era bloccato per metà in un condotto d’areazione e il sangue colava dal suo corpo fin a cadere sotto forma di piccole goccioline contro il pavimento, le ricordava gli sfortunati membri dell’equipaggio della Queen Dido2 che erano stati strascinati in quei tunnel dagli Ooze che li avevano sbranati successivamente. Che quegli Scream fossero una sorta di Ooze? Un qualcosa emerse dall’oscurità, avanzava lentamente, il suo corpo era rosso, rigonfio, il braccio destro era una massa informe di carne pulsante e il sinistro pareva perfettamente umano dal gomito in giù, il viso era irriconoscibile deturpato da dei rigonfiamenti rosso-arancio che nascondevano buona parte dei tratti ma erano ben visibili tre profondi solchi che dividevano il viso della creatura in due sezioni. Forse era cieca visto che Rachel non aveva notato niente che potesse essere simile a degli occhi. L’essere portava ancora indosso i resti dei suoi abiti ed erano dei brandelli di tessuto color acqua marina, simile a quello delle divise degli infermieri del General Hospital attorno al collo portava ancora il nastro che reggeva il tesserino di riconoscimento.  L’essere deforme parve notarla e il viso dell’essere si divise mentre questo lanciava un terribile urlo che avrebbe potuto seriamente danneggiarle i timpani, pareva un urlo di dolore, cominciò a “correre” verso di lei ma Rachel riuscì nonostante il suo equilibrio fosse ancora compromesso a causa dello stordimento ad evitare di essere agguantata dalla creatura. La creatura era molto agile nel corpo a corpo e spesso l’agente si trovò in serie difficoltà, Rachel puntò la pistola mitragliatrice contro lo Scream of Death e sparò, ogni colpo andò a segno affondando nelle carni decomposte dell’essere che infine stramazzò al suolo morto. Rachel si avvicinò circospetta, sfilando poi rapidamente il tesserino di riconoscimento dal collo dello Scream, le sarebbe potuto tornare utile con i leggi tessere che si trovavano accanto a molte porte dell’ospedale. Lesse ciò che vi era scritto, un po’ per curiosità, un po’ per dare un nome e un’identità alla persona che quell’essere era prima di diventare quella creatura. Sotto alla foto di un giovane ragazzo messicano vi era il nome “Jacob Neville” lo stesso ragazzo che aveva scritto il diario. Nessuno meritava di finire così pensò l’agente. Doveva raggiungere l’uscita da quell’ambulatorio prima che arrivassero altri Scream of Death, non che non riuscisse a gestirli ma se fossero stati più di uno sarebbe stata nei guai. Vide scintillare qualcosa dentro ad uno scaffale pieno di forniture mediche che parevano quasi intoccate, era uno Spray medico di primo soccorso, che brillava a causa di un raggio sbilenco e sfarfallante di luce proveniente da un neon che brillava ad intermittenza aprì una delle ante del mobile, lentamente evitando che cigolasse e prese lo Spray medico e lo mise all’interno di una tasca rettangolare, cucita sul giubbotto antiproiettile, assieme ad alcune compresse di erbe verdi + erbe rosse anche dette “compresse di G+R Herb”. Rachel avanzò ancora in quell’angusto spazio in cui caos e morte la facevano da padrone, tutto causa di quelle creature, creature nate grazie ad un anti virus più che al virus stesso.
-R.P.D., Racoon City
Lawrence aveva informato i Primi Tredici che la G.A.A.B. aveva mandato dei rinforzi per aiutarli a contenere l’invasione.
<< Dobbiamo trovare Chris, se eliminiamo lui, eliminiamo il problema più grande. Gli zombie sono solo il suo diversivo >> disse Nicolas Krauser. Questo era chiaro ovvio, ma trovarlo sarebbe stato più che impossibile adesso che una nuova epidemia scuoteva la città di Racoon City. Claire era ancora in infermeria al fianco di Leon, il suo caro Leon, il suo amato Leon, mentre man mano si rendeva conto che quella creatura, quell’essere che aveva chiamato fratello altro non era che il peggiore dei mostri e che come tale andava eliminato, eliminato in modo che potesse piangere l’umano che era stato. Avrebbe eliminato quella perversa, disgustosamente crudele perfezione per permettere all’umano dentro di lui di riposare.
-Q.G della filiale americana della G.A.A.B., Washington D.C.
Nessuno sapeva il perché di quell’improvvisa irruzione dell’esercito americano, il Generale Monroe era entrato nell’ufficio del direttore Vester, mentre il resto della squadra era stato bloccato dalla squadra di miliziani di Monroe. Quando il direttore e il Generale avevano finalmente raggiunto un accordo, vantaggioso per alcuno, Vester con un’espressione mortalmente seria e Monroe piuttosto soddisfatto di aver raggiunto il suo obiettivo.
<< Attivate il protocollo Tabula Rasa >> aveva ordinato Vester
 
 
Il disastro che aveva portato all’ Apocalisse si era ripetuto e ora l’America voleva fermare il virus prima di perderne il controllo, il protocollo Tabula Rasa, nuclearizzare Racoon City come forse era stato scritto in un altro destino, solo che non avevano messo in conto quanto questo Destino fosse convinto nel suo voler proseguire e niente l’avrebbe fermato.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autore
Sono tornato, dopo un tremendo ritardo lo so, ma la scuola non perdona :), ringrazio Mattalara per aver recensito il precedente capitolo di questa storia e Cardy per aver messo la storia fra le ricordate. Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento e ricordate niente è mai come sembra
Piccole note:
  1. = “un acuto verso che per certi versi pareva simile al miagolio di un gatto”, In Resident Evil Operation Raccoon City il verso dei Crimson è simile al miagolio di un gatto per certi versi è proprio ciò che lo ricorda di più
  2. = “Queen Dido”, nel AU che ho creato la Queen Dido non aveva le sue due sorelle la Queen Zenobia e la Queen Semiramis, l’attacco della Veltro in questo universo è stato due anni dopo la caduta della Umbrella e la “morte” di Chris, ma è stata definitivamente fermata sulla Queen Dido
P.S Il Generale Monroe qui devo ammettere che il personaggio mi è stato ispirato, solo per aspetto e nome, da Sebastian “Bass” Monroe di Revolution, quindi se conoscete questa serie tv potete facilmente immaginarvi il Generale Monroe di You are Infected come la versione sana di mente di Bass
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-Anthony Edward Stark
   
 
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