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Autore: Oducchan    23/10/2014    3 recensioni
Come capitano e setter di una squadra come la Aobajousai, Oikawa si è sempre vantato di avere un istinto innato, per valutare tutti i rischi possibilmente derivanti da una decisione azzardata. La sua capacità di cooperare con qualunque giocatore si trovi dal suo lato della rete, poi, non ha fatto altro che confermargli che sì, per quanto non sia infallibile la sua capacità di giudizio raggiunge un livello abbastanza alto.
Quale increscioso errore.

Attenti al nipote [Oikawa/Iwaizumi]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nick autore: Oducchan_OfTheLowerCourt 
Fandom: Haikyuu!!
Titolo: 
Tell me what the future holds
Personaggi:  Oikawa Tooru, Iwaizumi Hajime, Oikawa (?) Takeru
Pairing: OiIwa pre!yaoi
Genere: fluuuufff (c'era un errore qui aiuto)
Avvisi: NN
Rating: verde
Note:
Non so bene come mi sia uscita, ma immaginare Iwa-chan attorniato da marmocchi... è un colpo basso *////*
Also, beware Takeru, il nipote diabolico.
Per Fuuma, che l'ha "vinta" fregandomi in questo
 meme.

 
Tell me what the future holds



Come capitano e setter di una squadra come la Aobajousai, Oikawa si è sempre vantato di avere un istinto innato, per valutare tutti i rischi possibilmente derivanti da una decisione azzardata. La sua capacità di cooperare con qualunque giocatore si trovi dal suo lato della rete, poi, non ha fatto altro che confermargli che sì, per quanto non sia infallibile la sua capacità di giudizio raggiunge un livello abbastanza alto.
Quale increscioso errore.
Ma d’altronde, come poteva prevederlo? Come poteva prevedere che sarebbe toccato a lui provvedere a trovare un volontario che sostituisse il ragazzo con cui solitamente svolgeva la sua attività coi bambini della Volleyball Classroom? Come avrebbe potuto immaginare che, dopo aver scartabellato frenetico la propria rubrica e non aver trovato nessuno di disponibile, aver imprecato in ogni lingua conosciuta e aver raccomandato la propria anima al paradiso prima di telefonare all’ultimo numero che considerava sfruttabile, Iwaizumi non solo avrebbe risposto, non solo non lo avrebbe mandato al diavolo, ma non si sarebbe neppure nè rifiutato nè lamentato troppo ad abbandonare casa e venire a dargli una mano nel loro giorno libero?
E soprattutto, come poteva lui immaginare che a ritrovarselo, lì seduto nella palestra odorante sudore e piena di chiacchiere e risate infantili, con un bambino attaccato ad un braccio, una bimba all’altro, un altro marmocchio ben piazzato cavalcioni sulle sue spalle e un’altro frugoletto abbracciato stretto stretto al petto, impegnato a discutere con una bambinetta allampanata dell’ultimo modello di Barbie palleggiatrice, sempre e comunque serio, ma paziente come non mai e senza quello sguardo truce ad adombrargli gli occhi, Hajime sarebbe risultato così... così... così oscenamente tenero da fargli rivoltare il cuore nel petto e poi farglielo battere tanto velocemente da far concorrenza alle ali di un colibrì?
-Tooru?-
Fin troppo perso nella sua osservazione, Oikawa sobbalza, e il pallone che in teoria avrebbe dovuto alzare per i bambini gli casca di mano. Rapido, si china a recuperarlo, prima che qualcuno si accorga della sua disattenzione, e soprattutto della causa della sua disattenzione.
-Takeru, quante volte te lo devo dire? Nii-san, devi usare nii-san-
Suo nipote risponde alla debole sgridata con uno sguardo talmente non impressionato che lo fa solo sospirare, rassegnato all’idea di non ricevere del rispetto nemmeno dal figlio di suo sorella.
-In ogni caso... che c’è?
Il bambino continua a fissarlo, inespressivo. Lo studia per un minuto intero, prima di sorridere e fregargli la palla dalle mani.
-Ti piace Hajime nii-chan, vero? Perché non glielo dici?-
Per un istante, Oikawa è sicuro di essere morto. Non sta respirando, non sente nemmeno battere il cuore nel petto, e sicuramente dal suo cervello non sta arrivando nessuna onda o pensiero o quello che è, quindi dev’essere decisamente morto.
E siccome è morto, ha acquisito i classici poteri di un fantasma, quindi può vedere perfettamente alle proprie spalle senza voltarsi e sa perfettamente che è calato il silenzio, e che non solo lo sguardo di tutti i bambini del doposcuola è puntato su di lui. Lo è anche quello di un certo liceale, scorbutico, indisponente e terribilmente tenero.
-Non... non dire stupidaggini, Takeru- si ritrova a balbettare. Forse non è del tutto morto. Forse gli è avanzata abbastanza forza vitale per salvarsi la vita e non finire ammazzato dal suo amico di infanzia, nonché unico amico, nonché miglior amico, nonché cotta che mantiene da una vita e che quest’oggi ha deciso di divampare molto più furibonda del solito –Ridammi il pallone e tornatene in posizione, che non abbiamo tutto il giorno-
Il bambino sbuffa, risentito. Fa una smorfia imbronciata, ma decide di aver osato abbastanza e si decide a rendere la sfera, prima di strascicare i piedini sotto rete e prepararsi a schiacciare il pallone in arrivo. Oikawa torna a respirare. Può farcela. Può decisamente farcela. Magari Iwaizumi non ha sentito, o non ha sentito bene, o non ha capito a cosa si stesse riferendo la piccola peste. Magari...
Magari, il bastardo stava solo aspettando che si decidesse a palleggiare, con il pallone in aria sopra la propria testa.
-Già, Oikawa. Perché non me lo dici, quanto ti piaccio?-
SBAM. Il pallone torna giù, dritto sul suo naso, ma Tooru sta boccheggiando come un pesce spiaggiato e non ha la coordinazione necessaria a riprenderlo, cosicché quello impatta sul suo viso, facendo esplodere un dolore allucinante sul setto nasale; crolla in ginocchio con un ululato di dolore, alzando subito le mani a tamponare il danno. Gli occhi gli si annebbiano di lacrime, mentre si rotola a terra tenendo le mani premute sul viso. Fà che non sia rotto, fa che non sia rotto!
E poi sente le risate, quella fragorosa, e brillante, e con quel suo timbro così maschile che gli dà i brividi di Iwaizumi, e quelle un po’ più deboli ma più squillanti dei bambini. Quando riesce a riaprire gli occhi, Hajime è chino su di lui, con un bel sorriso divertito in viso.
-Vieni, razza di primadonna scenosa, fatti mettere un po’ di ghiaccio-
Gli prende una mano e lo rimette in piedi, per poi spintonarlo verso l’infermeria, raccomandando a gran voce ai bambini di non fare disastri mentre lui va a “sistemare quell’idiota che si spaccia per professionista”; Oikawa vorrebbe mostrarsi offeso e indignato per un tale attentato alla sua dignità, ma il modo in cui Hajime gli circonda la vita con un braccio, per sostenerlo, fa rapidamente svanire le sue proteste.
Girano l’angolo, e grazie al cielo: perché così mancano completamente l’alzarsi delle braccine di Takeru e i la successione di cinque che gli altri bambini gli tirano. Missione compiuta.
   
 
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