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Autore: YanginRuya    23/10/2014    1 recensioni
Ed ecco a voi il terzo spin-off della mia storia "Accompagna il tuo amico agli allenamenti, ti dicono! E' divertente ti dicono!", (suppongo sia necessario leggere l'originale e le due shot precedenti per capirci qualcosa).
Avrei dovuto pubblicarlo il mese scorso, ma causa forza maggiore (un mio amico mi fa: prendi la prima frase e mettila in fondo! Ho dovuto cambiare tutta la scaletta della storia!) non ho potuto.
Alex non è mai stato un tipo tranquillo: teppista di professione, ha sempre causato problemi a scuola, iniziando sempre qualche rissa o beccato a picchiare qualcuno; ma cosa è successo durante l'anno scolastico precedente che lo ha portato a mandare tre+1 compagni di scuola all'ospedale, dopo aver rischiato di ucciderli di botte?
Cosa ha spinto Miriam a non staccarsi mai dal fianco di Alex passando per fidanzati, quando a un occhio attento, era chiaro che stessero fingendo?
Miriam e Alex condividono un segreto che potrebbe sconvolgere chiunque; e la ragazza ne nasconde uno al più grande: ha raccontato a Mattia il segreto che condivide con il moro.
Ma qual è questo segreto?
Genere: Drammatico, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Slash
Note: AU | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Scolastico
- Questa storia fa parte della serie 'Gli amici e le loro idee...'
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Angolo per me
Salve...scusate per l'assenza dell'ultimo periodo, ma tra esami di vario genere ed ecc. non sono riuscita a copiare sul computer tutte le scene sparse su foglietti vari.
Vi scrivo ora perché questa shot è lunga (misura in parole) quanto la metà della storia originale e sembra più disordinata del solito, quindi non vorrei perdere qualche lettore e non salutarvi tutti.
Sarò felice cmq se la leggerete, ma lo sarò anche di più se arriverete in fono e magari mi diceste che ne pensate.
E inutile dirvi che le parte in marrone è il narratore esterno che racconta il passato.
Quindi vi lascio alla storia, magari mentre preparo il testo mi viene in mente qualcosa da dirvi per chi arriva in fondo.
XDXDXD




 
Una volta messo al tappeto...sarai tu a dominare.

 
Due settimane erano passate dal week-end che Alex aveva passato a casa del compagno; due settimane durante il quale i quattro ragazzi si erano organizzati in modo che Jason potesse passare a sua volta un week-end a casa con il moro.
- Voglio farvi notare che io e Miriam viviamo insieme - protestò il più grande - preferirei che non stesse a casa - la ragazza s’indignò a quelle parole e non gli tenne il muso per il resto della giornata.
Alle parole del più grande, il volto di Mattia s’illuminò a festa: aveva un’idea.
 
Alex e la più piccola del gruppo, avevano rivelato ai loro fidanzati, poco dopo l’ufficializzazione della relazione dei due biondi, che vivevano effettivamente assieme da più di otto anni e che fossero parenti molto stretti, ma non fratelli o cugini.
Ovviamente i due migliori amici erano a conoscenza di quell’informazione da tempo, ma apprezzarono comunque il gesto, anche se non fu rivelato niente che potesse rivelare quale fosse veramente il loro rapporto; almeno per il castano, ignaro che l’amico sapesse già la verità da tempo.
 
- La prossima settimana vengono i miei cugini da Philadelphia per il prossimo week-end - se ne era uscito allora il biondo - hanno la nostra età e sono due gemelli - aveva affermato, ma il punto interrogativo sulla faccia degli amici lo aveva spinto a continuare - si chiamano Giacomo e Martina - ancora nessuna reazione da parte del gruppo - Miriam può venire a casa mia e dormire con mia cugina! - esclamò allora esasperato.
Una luce di comprensione si accese sul volto degli altri.
- Devi perdere il tuo vizio di girare intorno alle cose! - lo riprese giocosamente Jason, tirandogli un pugno sulla spalla.
 
Anche quel giorno era finito e i quattro ragazzi stavano tornando ogni uno a casa propria.
Miriam e Alex stavano camminando avvolti nel silenzio della sera, quando la ragazza decise di rompere quell'atmosfera.
- Hai intenzione di dire a Jason la verità vero? - il moro annuì - Sai che ti amerà qualunque cosa tu gli dica?
- Lo so - rispose il ragazzo - Per questo ho deciso di dirglielo - ammise a bassa voce.
- Ti voglio bene Daddy - esclamò la bionda saltando al collo del più grande.
 
*  *  *  *  *  *  *  *  *  *  *
 
Il fatidico week-end era arrivato: Miriam era a casa del suo ragazzo e Jason a casa del suo.
La ragazza era stata subito accolta come una di famiglia dai parenti di Mattia e aveva fatto subito amicizia con i cugini del ragazzo.
Il castano era stato accolto come un principe, servito e riverito durante la cena preparata da Alex, e a tutte quelle attenzioni, aveva cominciato a sospettare che fosse arrivato il giorno in qui avrebbe scoperto la causa dei sporadici incubi del compagno.
 
I due ragazzi erano seduti uno di fronte all’altro in salotto, davanti al divano, tra un mare di cuscini.
- Sai? Prima non avevo questo carattere tenebroso - se ne uscì il moro a un certo punto.
Jason, capendo che il momento era arrivato, si fiondò tra le braccia del più grande, portando entrambi a sdraiarsi tra i morbidi cuscini.
Il più grande prese un profondo respiro e cominciò a raccontare.
 
*  *  *  *  *  *  *  *  *  *  *
 
Alex era stato un bambino allegro, con i capelli perennemente spettinati e gli occhi color del ghiaccio sempre allegri, fino a quando, durante i suo 11 anni, i genitori non morirono in un incidente autostradale.
In quell’occasione, scoprì che la nipotina dell'anziano che viveva nella dependance, Miriam che stava per iniziare la seconda elementare a soli sei anni (non ancora compiuti), per il quale aveva sempre provato un sentimento d'affetto e un senso di protezione, non fosse in realtà la figlia illegittima del padre.
A 16 anni, il ragazzo divenne responsabile della bambina, ormai undicenne, e andarono a vivere insieme nella grande casa.
Dopo la morte del nonno della bambina, il tribunale gli assegnò un tutore, che si occupasse di tutti i loro bisogni.
 
Quando Alex cominciò le medie diede i primi segni di problemi causati dalla morte dei genitori, diventando un teppista senza mai finire veramente nei guai.
Alle superiori la situazione non cambiò di molto, solo che si aggiunsero altri ragazzi come lui, che formarono delle bande, e il moro divenne il capo di una delle più temute della scuola.
Miriam, preferì frequentare le medie a casa, per poi raggiungere il più grande alle superiori.
Alex si comportava, nei confronti della bambina, come un fratello maggiore molto apprensivo, ma nonostante questo, non era mai stato visto in giro con la bionda, sicuramente per evitarle problemi.
 
Quell'anno, quello dell’incidente, Miriam era entrata alle superiori, attirando un po’ d’attenzione per i suoi, quasi, quattordici anni, mentre Alex si trovava ancora in quarta, all'età di diciannove anni.
Si disputava un particolare concorso tra i giovani e i principali concorrenti erano le bande di teppisti, due in particolare: quella di Alex e quella di un rosso con un viso angelico, un certo Ryan “qualcosa”.
L'odio tra i due era presente sin dal primo giorno di scuola superiore, quando si ruppero il naso a vicenda per nessuno sa il perché; lo stesso giorno in cui, Alex, dopo aver aspettato la sua bambina steso sul divano, che ritornasse dal suo primo giorno del quinto anno delle elementari, le spiegò che l'amore non ha confini, che può esistere anche tra persone dello stesso sesso.
Quel giorno, Alex spiegò a Miriam chi fossero gli omosessuali e che lui ne faceva parte; quel giorno, Alex s'innamorò per a prima volta.
 
*  *  *  *  *  *  *  *  *  *  *
 
Le vacanze natalizie erano vicine e come dice il detto: a Natale sono tutti più buoni, Alex aveva deciso di accompagnare la “sua bambina” a fare compere: avevano bisogno di un albero nuovo, come di nuove decorazioni.
Ormai Miriam cominciava ad essere una ragazza molto carina, avendo già ricevuto parecchie dichiarazioni anche tra i ragazzi più grandi della loro scuola.
L’interesse che i coetanei di Alex manifestavano nei confronti della ragazza, non era ben visto, ma il ragazzo aveva deciso che sarebbe intervenuto solo quando le cose si sarebbero fatte parecchio scomode; inoltre, cercava di non farsi vedere con la più piccola, non perché avesse paura del giudizio della gente, ma perché preferiva che i suoi “nemici” lasciassero stare la ragazza.
 
Stavano passeggiando tranquillamente dentro il grande supermercato su più piani, riparati dall’improvvisa nevicata, sperando (Alex) che i loro compagni di scuola preferissero stare a casa all’ora di pranzo con quel tempo, quando il ragazzo sentì una voce troppo conosciuta, chiamarlo da un ristorante li vicino.
Alex si girò di mala voglia, trovandosi davanti la testa rossa di Ryan.
- Allora Sallivan, qual buon vento ti porta qui? - chiese il rosso con voce tagliente, il moro si limitò a voltarsi, continuando per la sua strada.
Ryan rimase per una attimo spiazzato da quel comportamento: “Di solito mi risponde a tono e poi facciamo a botte!”; il ragazzo, incuriosito dallo strano comportamento del compagno decise di seguirlo.
Miriam, appena aveva sentito qualcuno chiamare il moro, si era allontanata velocemente, cercando di non destare sospetti.
Se si fossero allontanati, erano d’accordo che si sarebbe ritrovati alla macchina verso le due.
Alex riprese a camminare tranquillo verso un ascensore, consapevole del fatto che il rosso lo stesse seguendo.
Quando entrambi furono dentro, il moro schiacciò un tasto a caso, pensando solo a scaricare il più velocemente possibile l’altro.
Non si sarebbe mai aspettato che Ryan bloccasse l’ascensore, sbattendolo contro la parete per baciarlo.
Dopo il primo attimo di smarrimento, Alex fu svelto a tirare un gancio al suo “aggressore”  per toglierselo di dosso.
- Speravo ci mettessi di più a reagire - ammise amareggiato il rosso, pulendosi il mento dal sangue del labbro spaccato.
- Ma che cavolo ti è preso pezzo di merda!? - gli urlò il moro per non destare sospetti, quando dentro di se era felice e terrorizzato allo stesso tempo, “Perché cazzo mi ha baciato sto stronzo?” si chiedeva confuso.
- Scusa Alex, so che non mi crederai e che comincerai ad odiarmi ancora di più - cominciò il ragazzo ancora seduto a terra - ma è dalla prima volta che ti ho visto che provo qualcosa per te e quando ti ho visto con quella ragazza ho
- Che ragazza? - lo interruppe spaventato il moro.
- La ragazza bionda che era con te prima e che viene a scuola con noi – gli rispose allora il rosso.
- È mia sorella – mentì Alex preso dalla sensazione di doversi spiegare, Ryan annuì.
- Il nostro non è mai stato un rapporto facile e ogni volta che ci parlavamo finivamo per fare a botte, per questo quando ti ho visto con quella ragazza e tu mi hai ignorato, mi sono sentito perso e ho approfittato del fatto che mi hai aspettato prima di far partire l’ascensore, ho pensato: “È la tua occasione! Fatti avanti!” – il moro lo fissava con gli occhi fuori dalle orbite - Lo so che non mi credi ma è la verità! Tu mi piaci d’avvero! – concluse alzandosi in piedi e avvicinandosi di nuovo.
Alex, istintivamente, gli tirò di nuovo un pugno, facendolo cadere; nel frattempo, l’ascensore era ripartito.
Il moro gli si avvicinò velocemente, chiedendogli scusa e aiutandolo ad alzarsi per uscire dall’ascensore.
- Non ti preoccupare – lo rassicurò piano il rosso – so che non dovrebbe essere bello piacere ad un altro maschio! Deve essere disgustoso infatti! – affermò sconsolato.
- Io non ho questi problemi – lo rassicurò velocemente il moro, Ryan annuì sorridente.
- Ho una speranza? – chiese allora, Alex alzò un sopracciglio scettico, ma gli sorrise comunque.
 
Dopo quell’episodio, le risse tra Ryan e il moro cessarono di colpo.
Cominciarono a passare il tempo morto a scuola insieme e a uscire il pomeriggio.
Alex continuava a non fidarsi del rosso, ma ormai erano mesi che si frequentavano e Ryan non aveva dato segni di aver un piano in mente, ma lui sentiva che qualcosa non andava.
 
*  *  *  *  *  *  *  *  *  *  *
 
Era un giorno di pioggia quando Alex ebbe la conferma che i suoi sospetti erano giusti.
Stava tornando dagli allenamenti di box; da li a poco ci sarebbe stata una competizione a livello regionale e gli allenamenti erano stati sfiancanti.
Miriam lo aspettava a casa con un regalo per lui, così gli aveva rivelato al telefono quando le aveva chiesto perché era cosi strana.
Quando finalmente arrivò a destinazione, il moro inarcò il sopracciglio più del solito: le luci della casa erano tutte spente.
Titubante aprì la porta, togliendosi scarpe e cappotto, mettendo le chiavi sul mobile all’entrata e il borsone sotto l'attaccapanni: non un suono proveniva dall’interno.
Quando finalmente accese la luce, il sangue gli gelò nelle vene, il mondo intorno a lui cominciò a girare: Ryan era nel suo salotto con un coltello in mano, puntato alla gola di Miriam, imbavagliata e legata a una seggiola, i vestiti tutti strappati e un brutto occhio nero.
Alex scattò automaticamente in avanti, ma due ragazzi spuntarono alle sue spalle, bloccando la sua avanzata e sbattendolo per terra.
- RYAN! - urlò il moro preso dal panico, la rabbia pronta a farlo esplodere, il rosso rise malvagio.
I due ragazzi che lo tenevano fermo, cominciarono a prenderlo a calci e pugni, ma lui sapeva che non poteva reagire.
- Pensavi veramente che fossi interessato a te? - Ryan cominciò il suo monologo da perfetto cattivo come nei peggiori film di serie B - Effettivamente ero interessato a te, ma non nel modo che ti avevo fatto credere! Sai? Quel giorno, in macchina con i tuoi genitori, c’erano anche i miei! Sono morti per colpa di tuo padre e tu e tua sorella pagherete per quello che ha fatto quel bastardo – affermò tirando un altro pugno alla ragazza.
- MIRIAM! – urlò Alex, ricevendo un pugno in viso.
La ragazza si morse le labbra a sangue per evitare di dire qualcosa che avrebbe sicuramente peggiorato la situazione.
- Ryan! – richiamò l’attenzione su di sé – Lei non è veramente mia sorella, non è la figlia di mio padre, lasciala stare ti prego! – supplicò con le lacrime che minacciavano di uscire.
Alex sapeva che era un male mostrarsi così debole, ma lui voleva troppo bene a quella piccola ragazza, l’unica cosa bella che avrebbe mai avuto dalla vita e non avrebbe mai accettato di perderla.
Miriam lo guardava con una luce negli occhi che non aveva mai visto: rabbia, dolore, vergogna, ma anche tanta ammirazione e amore.
- Sai cosa? – si finse pensieroso il rosso – A me effettivamente non piacciono le ragazze! Preferisco decisamente un bel culo sodo! – affermò slegando la bionda.
Ryan la prese di peso, portandola in un angolo della stanza, dove un terzo ragazzo la prese in consegna sbattendola per terra.
- Quindi sei pronto a subire tutta la mia vendetta? – chiese Ryan ironico, mentre faceva segno agli altri due di portargli il moro, mentre si slacciava i pantaloni.
 
*  *  *  *  *  *  *  *  *  *  *
 
Bip…bip…bip…
Un suono fastidioso gli rimbombava nella testa, aumentando ancora di più il suo malessere.
“Fosse solo la testa a farmi male!” si lamentò provando a muovere qualche muscolo, ma l’unica cosa che ricevette in cambio fu solo una tremenda fitta in tutto il corpo.
Molto lentamente aprì gli occhi, trovandosi d’avanti un soffitto bianco, “Dove sono? Che è successo?” si chiese stupidamente, e una nuova fitta al basso ventre gli fece tornare in mente tutto quanto: la pioggia, le luci spente, Ryan, coltello, Miriam, vendetta, cintura…
Un conato di vomito lo prese alla sprovvista, costringendolo a riversare i suoi succhi gastrici sul pavimento.
C’era solo un ospedale nella sua città, ed non era molto lontano dalla sua scuola; guardando l’orologio appeso al muro, poté constatare che era ancora mattina.
Preso da un’ondata di adrenalina, scese dal letto, staccandosi tutti i cavi di dosso, facendo andare in tilt la macchina che controllava il suo cuore.
Si avvicinò con rabbia al mobile bianco davanti al letto, trovando degli abiti adatti a lui; l’indossò il più velocemente possibile, prima che arrivassero delle infermiere preoccupate dall’assenza del battito del suo cuore.
Uscì dall’ospedale senza essere fermato, ignaro delle sue condizioni, con in mente un unico pensiero: Ryan.
 
Giunse a destinazione in pochi minuti e quando arrivò, notò con piacere che le lezioni erano ancora in corso.
Sapeva che i tre complici che il rosso aveva ingaggiato per la sua vendetta, stranamente, erano tre tipi a cui piaceva seguire le lezioni.
Incurante di tutto, si diresse all’ufficio del bidello, sicuro di ricevere la sua collaborazione.
Il bidello era un uomo giovane, con ribelli capelli ricci, di quelli a cui non piacciono le ingiustizie, ma pronto a spaccarti il culo se offendevi una ragazza davanti a lui.
Quando arrivò, trovò l’uomo intento a leggere un hentai.
- Portami Novotny Brukner e Schmidt – gli ordinò senza neanche salutare.
Il più grande, capendo le sue intenzioni, gli sorrise acconsentendo; “Evidentemente qualcosa si è saputo” pensò il ragazzo.
- Sapevo che appena ti saresti svegliato saresti venuto a scuola – ammise il riccio avvicinandosi alla porta.
- Vicino alla scala antincendio – gli rispose solamente, uscendo a sua volta, avviandosi al luogo dell’incontro.
 
Nel giro di un’ora, la SUA vendetta sui tre complici era compiuta: il bidello aveva fatto il suo dovere e i tre, giacevano in un angolo privi di coscienza.
Il più difficile sarebbe stato Ryan, ma non dovette aspettare molto.
Quando la campanella della pausa pranzò risuonò per tutta la struttura, dovette aspettare solo pochi secondi prima di scorgere la testa rossa dietro l’angolo.
- Sapevo di essere bravo, ma non pensavo che ci avresti messo solo tre giorni per tornare da me! – lo salutò Ryan.
Alex non gli rispose, guardandolo solo con odio e disprezzo.
- Sai cosa? Tu mi piacevi davvero – si decise a rispondere il moro.
- Sono lusingato – rise malvagio il rosso – suppongo dunque che tu sia qui per avere il bis! O il quattris? Non so quante volte ti abbia fottuto quella sera e tua sorella sembrava apprezzare lo spettacolo che le abbiamo fornito! A proposito, le avevo slogato una spalla la terza volta che sei svenuto e mi chiede-
Ma non riuscì a finire di parlare, perché il potente pugno di Alex lo interruppe.
Ryan si rialzò velocemente, sferrando a sua volta un pugno al ragazzo.
Da li, cominciò uno scambio di pugni e calci senza precedenti: sangue che schizzava, ossa che si spezzavano.
Il moro, che a quanto aveva capito si era appena risvegliato da un coma durato tre giorni, era molto in svantaggio, ma la rabbia e il dolore erano dalla sua parte, senza contare che lui era allenato “a fare a botte”!
In pochi minuti, riuscì ad atterrare il rosso, che si accasciò rantolante a terra.
- Sai cosa brutto bastardo? – domandò ironicamente il moro, estraendo il cellulare della tasca – Sarò anche una puttana ma so come agisci e so come fare per fartela pagare: ho registrato tutto! Ma proprio tutto!
A quel punto, il rosso singhiozzo sconfitto, svenendo.
- Mi fai un favore signor bidello? – chiese poi il moro, notando l’uomo avvicinarsi, l’altro annuì – Mi porta in ospedale? – chiese, prima di svenire a sua volta.
 
*  *  *  *  *  *  *  *  *  *  *
 
Bip…bip…bip…
Quel suono lo riportò alla realtà come un pugno nello stomaco.
Aprì gli occhi di colpo, mettendosi a sedere spaventato, “Ditemi che non è stato solo un sogno vi prego?” pregò cominciando a piangere.
Come una luce nel buio, il famigliare dolore alle mani attirò la sua attenzione e quando le vide fasciate, cominciò a piangere più forte; “L’ho picchiato veramente! Mi sono vendicato!”.
Era così intento a fissare le sue mani che non sentiva nessun’altro dolore, nessun suono intorno a lui; era così preso dalla gioia di esser riuscito nel suo intentò che quasi si spaventò quando Miriam gli saltò in braccio abbracciandolo.
- PAPÀ! PAPÀ! SE SVEGLIO! – piangeva di gioia la ragazza.
Attirati da quelle urla, due uomini e una donna entrarono di corsa nella stanza: il dottore, un’infermiera e il loro tutore.
- Cavolo ragazzo! – esclamò contento il dottore – Hai dormito per una settimana! – affermò quasi contrariato – Bhè, a parte quelle quattro ore qualche giorno fa!
- Cosa è successo? – chiese il moro, prendendo meglio in braccio la figlia.
I due uomini sospirarono e l’infermiera gli fece un’iniezione di routine.
Molto difficilmente, i due uomini cominciarono a raccontare, fermandosi ogni tanto quando la ragazza sembrava singhiozzare più forte.
Il loro tutore, Jonathan, era andato a casa loro preoccupato: si aspettava una loro telefonata entro le dieci, telefonata che no arrivò mai.
Quando l’uomo arrivò, capì subito che qualcosa che non andava, trovandosi una casa completamente buia e con il portone aperto e senza farsi prendere dal panico, recuperò il telefono, chiamando la polizia e poi un’ambulanza.
Entrando in salotto, dopo aver acceso la luce, la scena che gli si parò davanti, lo fece bloccare sul posto: Miriam piangeva disperata mentre teneva tra le braccia il corpo privo di sensi di Alex.
Quello che schioccò di più Jonathan, fu vedere il corpo nudo del ragazzo, ricoperto di ematomi, tagli e il viso in riconoscibile, ma quello che rischiò di farlo vomitare, era la piccola pozza di sangue che s’intravedeva fra le sue gambe.
 
All’ospedale, il ragazzo era stato operatoria d’urgenza: trauma cranico, costole incrinate e numerose emorragie interne.
Dopo ore di operazione, il corpo del ragazzo era quasi come nuovo, solo il tempo avrebbe potuto curare le ferite rimaste, soprattutto quelle dell’anima.
Era rimasto in coma tre giorni prima di svegliarsi e riuscire a massacrare di botte quattro ragazzi forti come lui in condizioni normali, prima di cadere di nuovo in coma, svegliandosi quattro giorni dopo.
Miriam era rimasta muta tutto il tempo e le era stato permesso di rimanere in camera con il più grande, dal quale non si era mai allontanata, se non quel giorno in qui era dovuta andare a fare un prelievo di controllo.
Quelle parole che aveva urlato alla vista del padre piangente, erano state le prime dopo una settimana di veglia.
- Il tuo bidello ci ha raccontato cosa è successo a scuola e ci ha consegnato il tuo telefonino – continuò più sollevato il tutore – abbiamo prove sufficienti per far arrestare i vostri aggressori senza andare in tribunale e non ci saranno ripercussioni su di te per quello che hai fatto qualche giorno fa…dovrai solo firmare qualche foglio e fare una deposizione scritta – concluse appoggiando una mano sulla testa del ragazzo, come segno di conforto, ma Alex si allontanò terrorizzato.
- Questa dovrebbe essere una conseguenza di quello che ti è successo – intervenne il medico.
- Cos’altro ho? – chiese arrabbiato Alex, stringendo di più la figlia.
- Hai avuto una commozione celebrale, hai due costole inclinate, numerosi ematomi e graffi che spariranno nel tempo, niente di rotto e le tue mani guariranno velocemente e… - si fermò un attimo, aspettando che il moro recepisse quelle informazioni.
- E? – chiese il paziente quando fu pronto di sentire perché il posto in cui sentiva più dolore era il suo basso ventre.
- E hai subito una violenza sessuale e il tuo apparato esofageo ha subito molti danni, abbiamo dovuto ricucirti un po’, quindi nei prossimi giorni avrai problemi a defecare e perderai spesso sangue - lo informò professionalmente.
A quelle parole, Miriam cominciò a piangere più forte, stringendo forte il padre chiedendo perdono.
Alex, non poté far altro che stringerla forte, affermando che non era colpa sua, chiedendo poi agli altri nella stanza di lasciarli soli.
 
*  *  *  *  *  *  *  *  *  *  *
 
Jason non si era perso una sola parola del compagno e quando il moro aveva iniziato a versare lacrime senza cambiare tono di voce, lui era scoppiato a piangere in silenzio, stringendolo più forte che poteva.
Il racconto del più grande lo aveva sconvolto nel profondo, portandolo a capire il perché tutti quegli incubi che faceva il più grande e lo strano comportamento che aveva Miriam nei confronti del ragazzo, e viceversa.
Sapeva che la cosa peggiore in quel racconto era la violenza subita da parte di Ryan, ma riflettendo, il castano era giunto alla conclusione che non voleva sapere altro di quella faccenda; il suo fidanzato aveva deciso di renderlo a conoscenza del suo passato ed era evidente che, a parte gli incubi ogni tanto, il più grande avesse superato l’accaduto e tanto gli bastava, quindi decise di approfondire quell’argomento che gli sembrava meno doloroso.
- Papà? - chiese quindi allibito, con le lacrime agli occhi.
- Mio padre era uno scienziato un po’ pazzo…
 
Il padre di Alex era uno scienziato d’ingegneria genetica, divenuto tale seguendo il mito del padre di “Hulk”.
Aveva iniziato un progetto nel quale fosse possibile creare una vita utilizzando cellule gametiche non ancora del tutto mature.
Per fare questo, aveva prelevato delle cellule dal figlio di cinque anni e le aveva fatte maturare in laboratorio, per poi inserirle in una donna fertile.
Naturalmente, la donna che si era offerta, altre non era che una collega dell’uomo, sua amante e figlia del giardiniere della famiglia Sallivan.
L’esperimento era andato a buon fine: era nata una bellissima bambina con gli occhi e i capelli della madre, dolorosamente morta dopo il parto troppo prematuro, e tutti gli altri tratti del padre, ovvero il piccolo Alex.
L’uomo si era preso le sue responsabilità, ma senza riconoscere la bambina come sua e affidandola al nonno, che gli diede il suo cognome.
Purtroppo, sei anni dopo la nascita della bambina, i genitori di Alex furono coinvolti in un terribile incidente, dopo il quale Alex venne a conoscenza della vera identità di Miriam, rivelandola a sua volta alla sua piccola bambina, cambiando anche il nome sul certificato di nascita e cambiando il nome alla piccola: Miriam Levonschi-Sallivan, decidendo di tenere per primo cognome quello del nonno, sicuri che nessuno avrebbe fatto caso al secondo, e così fu.
Erano entrambi due bambini, ma questo non impedì loro di andare a vivere insieme e di crescere aiutandosi a vicenda.
 
- Miriam è cresciuta con un fratello maggiore invece che con un padre e questo non me lo perdono - concluse infine il suo racconto.
- Non importa se è cresciuta con un fratello sexy invece che con un padre altrettanto sexy! - lo riprese il più piccolo un po’ scioccato dall’ultima rivelazione; “Come si può fare una cosa del genere alla propria famiglia?” si chiedeva con disprezzo rivolto al padre del moro - Si vede che vi amate, che tu la proteggi come farebbe un padre e che lei ti adora come farebbe una figlia! - lo rassicurò lui - Siete padre e figlia a tutti gli effetti, solo con cinque anni di differenza - concluse con un grande sorriso sul viso, che risollevò il morale al moro.
Jason si alzò leggermente dal petto del più grande, per cancellargli le lacrime dal viso e regalargli un bacio pieno di amore.
- Non ho finito - ammise dispiaciuto il moro, interrompendo quel contatto.
- Spostiamoci a letto - chiese malizioso il castano.
Alzandosi piano, cominciarono a sfiorarsi le labbra a vicenda, dirigendosi verso la camera di Alex: per adesso avevano bisogno solo di una pausa.
 
*  *  *  *  *  *  *  *  *  *  *
 
Alex era sdraiato sulla schiena, con lo sguardo rivolto al soffitto, la testa del compagno incastrata sotto al mento e una sua mano che disegnava linee immaginarie sul suo petto.
Quella scena gli ricordava tanto quella prima sera a casa del più piccolo.
Cosa avessero appena concluso era eloquente, ma potevano giurare che non era come al solito, come se se la confessione del più grande li avesse uniti maggiormente.
- Quando tornammo a scuola - cominciò a parlare a un tratto il moro, il più piccolo fu subito sull’attenti - mi fu subito chiaro che i professori sapessero cosa era realmente successo.
 
Girando per i corridoi, Alex e Miriam appresero che gli altri studenti erano convinti che la “strage” del moro fosse avvenuta per una regolazione di conti o per ripristinare l’onore della sua ragazza.
La ragazza bionda aveva organizzato i suoi laboratori pomeridiani in modo che, mentre lei era a scuola, il padre potesse andare “tranquillamente” ai suoi allenamenti, che a loro volta erano stati spostati in modo che il più grande potesse accompagnare la figlia ai suoi allenamenti di danza.
 
Finita la scuola, il moro non si stupì più di tanto, quando lesse nei quadri appesi nell’entrata della scuola: BOCCIATO.
Era consapevole di non aver seguito una buona condotta quell’anno, oltre ad aver collezionato un vasto numero di assenza e parecchie insufficienze.
Ma erano finalmente arrivate le vacanze estive e Alex e Miriam avevano finalmente la possibilità di riposarsi e riprendersi definitivamente.
Il moro andava da un psichiatra una volta alla settimana e la ragazza lo accompagnava sempre, senza più il problema nel caso in qui li avessero beccati insieme; con il passare delle settimane, il moro riuscì a superare la sua afefobia (la paura per il contatto) verso chiunque altro non fosse la figlia.
 
Alex interruppe il suo racconto come se fosse finito, ma il compagno capì che non fosse così quando il più grande divenne rosso in viso.
- Alex? - lo chiamò dolcemente il più piccolo, cominciando a baciargli e mordichiarli la mascella.
- Durante le vacanze estive - riprese il moro un po’ imbarazzato - un giorno qualunque ho incontrato un ragazzo - e s’interruppe di nuovo, cominciando ad accarezzare i morbidi capelli del compagno - dopo Ryan pensavo che non mi sarei più innamorato, o come minimo che mi ci sarebbero voluti degli anni, ma mi sbagliavo.
Jason, incuriosito da quel breve discorso, sfuggi dal suo abbraccio, appoggiando la testa sulle braccia sul petto del più grande, per guardarlo meglio, incuriosito.
- Non dimenticherò mai quel giorno! - ammise con una luce negli occhi che fece sorridere il più piccolo - Era pomeriggio e stavo tornando dal super-mercato - cominciò a raccontare…
 
Alex era uscito da un super-mercato non troppo distante da casa sua; era una bella giornata e non aveva voluto prendere la sua macchina, la sua seconda figlia: una Chevrolet Impala del ‘67.
Il ragazzo sapeva perfettamente che quell’auto fosse di altri tempi, ma era l’ultima cosa che suo padre gli avesse regalato (oltre a una figlia da crescere); funzionava perfettamente e gli piaceva, perché cambiarla?
Il moro, per quel pomeriggio, aveva il compito di comprare il necessario per preparare una cena con i fiocchi, mentre Miriam era a casa a preparare il resto, ma era in ritardo e per far prima, decise di passare per i campi sportivi.
Quando giunse nei pressi del campo da basket, rallentò la sua “corsa”, notando un ragazzo seduto su una panchina, con un blocco di disegno in gremo e una matita in mano.
Alex non impiegò molto a riconoscere quel ragazzo: lo aveva visto spesso sugli spalti della palestre scolastica intento a disegnare.
Grazie alla rete di gossip della figlia, il moro aveva scoperto che il ragazzo castano accompangasse spesso il capitano della squadra di basket e che rimanesse ad aspettarlo, e girava voce che i due stessero insieme.
Il ragazzo più piccolo era così preso dal suo lavoro che non notò per niente la presenza dell’altro ragazzo e saltò letteralmente sul posto, quando il sopracitato capitano gli cinse il busto in un forte abbraccio.
Anche Alex, che era rimasto imbambolato ad osservare il più piccolo, non si era accorto dell’arrivo di quella testa bionda di giocatore.
- Guarda cosa ti ho portato? - esclamò Mattia dopo che il castano si fu ripreso dallo spavento, mettendogli un pacchetto sotto il naso.
Da quella distanza, il più grande non fece fatica a sentire la conversazione dei due che praticamente si urlavano a una spanna dal viso l’uno dell’altro.
- Ma no è il mio compleanno! - protesto questo, con la tipica espressione da cucciolo che deve farsi perdonare un danno.
“Il suo viso è da mordere...ma che cavolo dico!?” pensò, riprendendosi subito dopo il moro.
- Che ingrato che sei! - si lamentò il biondo - Aprilo e basta! - lo incoraggiò.
Jason annuì sconfitto, aprendo velocemente il piccolo dono, per poi bloccarsi impietrito, con gli occhi fuori dalle orbite, a guardare l’interno del regalo.
Il moro fece inconsciamente un passo in avanti incuriosito, per farne subito due indietro quando il castano saltò in piedi, urlando felice, per poi girare in tondo con le braccia al cielo.
- GRAZIE GRAZIE GRAZIEEE!!! - urlò poi, saltando al collo dell’amico - TI AMO! - ammise felice.
A quel punto, il più grande decise che era veramente in ritardo, “Perché ti senti tradito e di troppo?”  gli chiese una voce nella sua testa che assomigliava molto a una voce che odiava; così si allontanò, con le urla del più piccolo che aveva ricominciato a correte in cerchio.
 
- Mentre tornavo a casa quel giorno, non feci altro che pensare che avrei voluto renderti felice e vedere tutte le tue espressioni...che con te al mio fianco sarei potuto essere veramente felice - ammise più imbarazzato di prima - So che è una cosa stupida da dire visto che non ti conoscevo neanche, senza contare che ero appena uscito da una situazione particolare e...niente - concluse Alex.
Jason annuì sotto la mascella del compagno.
- Mi ricordo di quel giorno - ammise poi sorridendo, cercando di togliere dall’imbarazzo il compagno - Mattia mi aveva regalato una penna speciale per colorare i miei disegni - rivelò piano.
- Una penna costosa? - chiese ironico il più grande.
- Abbastanza - rise l’altro - per questo ero così intusiasta: Mattia non chiede soldi ai suoi genitori anche se ne hanno quanti ne vogliono! Come sai lui ha un lavoro par-time come barista/barman in un ristorante-bar e aveva iniziato in quel periodo con la scusa di voler portare fuori la sua ragazza - aveva affermato per poi ridere, seguito piano dal compagno.
- Solo per quello? - chiese dubbioso il moro.
- Lui non aveva la ragazza - ammise come se quelle cinque parole potessero spiegare tutto, ma il cipiglio del compagno gli rispose al suo posto - Non aveva la ragazza e aveva cominciato a lavorare solo per comprarmi quella penna - spiegò emozionato.
- Cosa devo regalarti per farti dire “Ti Amo”? - domandò dolcemente il più grande, il castano rise divertito.
- Tu non puoi regalarmi niente - e il cipiglio di nuovo in azione del compagno lo fece continuare emozionato - Io ho già il tuo cuore, non c’è niente che desidero più di questo e poi - s’interruppè per poggiare un casto bacio sulle labbra del più grande.
Alex, incoraggiato da quelle parole, ribaltò le loro posizioni, coivolgendo il castano in un bacio passionale che gli risvegliò qualcosa nel basso ventre.
- Secondo round? - chiese, riprendendo il bacio.
L'atmosfera si stava velocemente scaldando ma...le note di “Natural born killer” risuonarono nella stanza, facendo prendere un colpo a tutti e due.
Arrabbiato per essere stato interrotto, il più grande si allontanò dal compagno, andando a cercare i suoi pantaloni per recuperare il suo telefonino, mentre Matthew cominciava a cantare le prime strofe della canzone.
- Pronto! - esclamò senza controllare il display.
- Alex? - chiese una voce bassa e dolce, il ragazzo poteva riconoscere quella voce tra mille.
- MIRIAM - la chiamò spaventato controllando per sicurezza il nome sul display, e l'ora - Miriam sono le 3 di notte cosa è successo? - chiese spaventato.
- Scusa papà ma non riuscivo a tenere ancora a lungo questo segreto - ammise piano la ragazza per non farsi sentire.
- Che segreto? - chiese lui con l'angoscia nel cuore.
- Ma-Mattia sa di Ryan e di noi due - disse tutto d’un fiato.
- COSSAAA?!?!?! - urlò lui, attirando l'attenzione del compagno.
- Mi dispiace - affermò lei cominciando a singhiozzare - L’ha scoperto per caso la prima sera che è venuto a cena da noi e non ha voluto sapere niente, mi è rimasto vicino senza mai chiedere nulla e un giorno gli ho raccontato cosa è successo...mi spiace mi spiace - continuò a ripetere lei.
- Ok - disse lui prendendo un grosso respiro - Ok, non hai fatto niente di male...sono solo sorpreso che tu abbia avuto il coraggio di dirglielo - affermò dispiaciuto - Miriam ascoltami non sono arrabbiato con te, non lo sarei mai, anzi, sono orgoglioso di te davvero...sei stata molto più veloce di me a riprenderti dopo Ryan...sono davvero felice di quello che hai fatto e della tua forza! - cercò di rassicurarla lui.
- Grazie papà - sussurrò lei sollevata.
- Non ti preoccupare Miriam ora vai a dormire - la rassicurò lui di nuovo, proprio come farebbe un padre con la figlia.
Quando la chiamata fu terminata, Alex rimise il cel nella tasca dei pantaloni lasciandoli cadere.
Solo quando si voltò verso il letto matrimoniale alle sue spalle, si accorse di essere completamente nudo in mezzo alla stanza e che Jason non gli aveva staccato gli occhi di dosso un solo secondo.
- Cosa è successo? - chiese il castano riprendendosi dall’imbarazzato di essere stato beccato con le mani nel sacco.
“O sul pacco!” ironizzo il moro sospirando divertito, gettandosi poi sul materasso.
- Mattia sapeva di Ryan da più di un mese penso - affermò sconsolato.
A quelle parole, il più piccolo strabuzzo gli occhi sconsolato, cominciando una trafila d'insulti disconnessi verso il suo migliore amico fasullo.
Il moro lo lasciò fare per qualche minuto e quando ne ebbe abbastanza, gli si buttò addosso, chiudendogli la bocca con la sua lingua.
- Ora voglio il mio secondo round! - esclamò serio, facendo ridere il ragazzo sotto di lui.
 
Jason aprì gli occhi di colpo, con la consapevolezza di essere tremendamente in ritardo, avendo la conferma della sua paura quando il campanello cominciò a suonare incessantemente.
I quattro ragazzi erano rimasti d'accordo che avrebbero pranzato tutti insieme a casa di Alex e Miriam.
Dunque chi c'era alla porta?
Il castano scese velocemente dal letto, andando a recuperare dei vestiti puliti dal borsone che si era portato dietro, per poi correre in bagno, ma non prima di aver buttato giù dal letto anche il compagno.
- ALEX! ALEX! Ci sono i ragazzi! - gli urlò scrollandolo per una spalla - Vai ad aprirgli, io vado a farmi una doccia! - e corse via.
Il moro, sbuffando, uscì dal tepore delle coperte e dopo aver recuperato una tuta, si diresse verso il portone di casa, dove il campanello continuava a suonare fastidioso.
Passando dal salotto, il ragazzo si soffermò a controllare che ore fossero.
"Sono solo le 10:30...che ci fanno già qui?" si chiese lui dubbioso, ancora frastornato dal sonno.
Quando aprì la porta di casa, si ritrovò davanti i due biondi: Miriam con la mano ancora sul campanello che appena lo vide, distolse lo sguardo arrossendo; il ragazzo invece lo squadrò da capo a piedi fintamente disgustato, per poi scoppiare a ridere.
A quell'ultima reazione, il più grande decise di darsi una controllata al grande specchio all'entrata: aveva il segno di un morso alla base del collo e la spalla e uno sul fianco destro, una quindicina di succhiotti più o meno evidenti sul petto e l'addome, mentre la tuta era talmente logora che sarebbe potuta cadere da un momento all'altro, retta solamente da una mezza erezione mattutina.
- Buongiorno - salutò alla fine i nuovi arrivati, ignorando orgogliosamente il suo stato - Non vi aspettavamo così presto...eravamo ancora a letto...Jas è a farsi una doccia - li informò chiudendo il portone alle loro spalle.
- Ciao pa - cominciò la bionda, ma vedendo il sorriso del moro continuò - Ciao papà! - lo salutò felice saltandogli al collo, stando attenta a non scontare il suo basso ventre.
- Ora dovrò chiamarti suocero? - scherzò invece Mattia, battendogli una mano sulla spalla nuda, Alex ringhiò evidentemente infastidito.
- Accomodatevi...io vada lavarmi - disse poi il moro cominciando a salire le scale.
- Noi abbiamo portato qualcosa da mangiare - affermò sua figlia, poggiano delle borse, che il moro non aveva notato, sul tavolo della cucina.
- Ma se tu e Jason vi sbrigate a prepararvi - continuò il ragazzo al suo fianco - possiamo uscire prima di mangiare - propose.
- Certo - acconsentì il più grande, ma invece di continuare a salire, tornò in dietro, andando ad abbracciare i due biondi.
- È tutto a posto...Jason sa e ora siamo più uniti di prima - ammise stringendoli forte.
In quel momento, il castano comparve sulle scale, con un'aria divertita e dubbioso allo stesse tempo.
- Che succede? - chiese curioso.
I tre ragazzi si staccarono leggermente, per osservare sorridenti il nuovo arrivato e Alex stese un braccio nella sua direzione, per invitarlo a unirsi a loro.
Jason si avvicinò emozionato, più per la situazione strana che per il fidanzato praticamente nudo.
- Ora siamo una famiglia - affermò Miriam, con le lacrime agli occhi.




 
Angolo per me (di nuovo)
Per voi che siete arrivati fin qui: CONGRATULAZIONI...!!!
Volevo dirvi anche che, che per immaginarmi questa "tragedia" sono servite:
- un paio d'ore di sonno e con un paio intendo 2 o 3
- predica mattutina di una madre fuori di testa e un padre che gli va dietro
- assenza di colazione e io senza latte e neskuik do di matto solo per quello
- una sorella deficiente (per me è un eufemismo) più piccola
- e un taglia erba che non ne vuole sapere di collaborare
 
Spero vi sia piaciuta e che mi lascerete un commento anche per dirmi: Ruya! Ma che casino scollegato hai scritto?!?!?! Ahahah
Ma spero vivamente che se qualcosa non torna o se ci sono degli errori, voi me lo direte; o anche se vorrete farmi qualche domanda strana, sono ben accette! (sono proprio disperate in questi giorni, ho bisogno che qualcuno mi risollevi il morale).
 
Volevo dirvi, per chi non lo sapesse, che il titolo è preso da un dialogo nel capitolo 148 di "Claymore", ma indovinate un po'? Ora è diverso!
E che la suoneria di Alex è la stessa che ho io e fa pendere un colpo anche a me tutte le volte, e pensate un po'? L'ho scoperta leggendo una fic su Naruto e il protagonista (Saske) si spaventava a sua volta! (vi lascio o le note rischiano di diventare più lunghe della storia!)
 
  
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