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Autore: StormLight94    23/10/2014    3 recensioni
Cosa succederebbe se la relazione tra Sheldon e Amy arrivasse finalmente a una relazione anche fisica? E se lei rimanesse incinta? Come la prenderebbe il giovane fisico?
Dal testo:
" -Sheldon, sei sicuro che noi due..sì insomma...ecco...- Sheldon si avvicinò fino ad arrivarle a un soffio dalle sue labbra. La sua voce era un sussurro.
-Diciamo che potrebbe essere un esperimento. Vediamo cosa succede se la nostra relazione si sposta di un livello.-
"
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amy Farrah Fowler, Leonard Hofstadter, Penny, Sheldon Cooper, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5

Penultimo capitolo gente, ormai manca pochissimo! Sono di fretta per cui sarò brevissima. Spero solo che vi piaccia anche questo capitolo e sopratutto la svolta che ha preso la storia proprio sul finale.
Voglio ringraziarvi immensamente per essere arrivati fin qui. ♥
A presto con l'ultimo capitolo!

 

Capitolo 12
La reattività al Bon Voyage

L'espressione tranquilla e serena di Sheldon mutò gradualmente fino a diventare una maschera incredula e inorridita per quello che l'amico aveva appena osato pronunciare.

Il joystick cadde sul parquet con un tonfo, ma il fisico non se ne curò affatto. Lo lasciò lì mentre la luce verde si accendeva e spegneva a causa della botta ricevuta.

Quelle parole lo investirono come un treno. Non ci credeva. Non ci voleva credere. Sperò con tutto il cuore di aver sentito male. Ma la parola Londra continuava a ripetersi nella sua mente come un eco.

<< A Londra?! >> gridò mentre l'amico abbassava lo sguardo. << Vi state per trasferire a Londra?! Hai idea di quanto è distante? >>

<< Lo so Sheldon...>>

<< Sono ottomilacinquecentosessanta chilometri, Leonard. Ottomilacinquecentosessanta. >> scandì bene la parola in modo glaciale. << Forse vi è sfuggita questa cosa quando ci stavate pensando e probabilmente vi siete anche dimenticati che è in un altro continente e che c'è un oceano in mezzo. >>

Leonard riusciva a leggere la rabbia e la delusione nel suo tono di voce, dallo sguardo e da come stringeva il tessuto dei pantaloni. Forse avrebbe fatto meglio a dirglielo con più garbo, oppure cercando di girarci un po' attorno senza arrivare al punto in modo così diretto. Magari avrebbe potuto regalargli qualcosa in modo che si distraeva. Aveva agito d'impulso, effettivamente.

<< Ci abbiamo pensato a lungo e alla fine abbiamo preso questa decisione. È un'occasione più unica che rara. Quante possibilità ci sono che Penny possa entrare nel cast di una promettente e attesissima serie tv? Sai anche tu che le serie britanniche sono di una qualità nettamente superiore rispetto alla maggior parte di origine statunitense. >> mormorò cercando di giustificarsi. Ma infondo quella era la sua vita, non c'era bisogno di alcuna giustificazione. Però Sheldon era suo amico e si sentiva in obbligo di farlo.

Sheldon chiuse gli occhi e prese un grosso respiro per calmarsi. Poi li riaprì e Leonard rimase spiazzato vedendo i suoi occhi di un azzurro solitamente così rilassante fremere per la rabbia. Non l'aveva mai visto così arrabbiato in dieci anni che lo conosceva. E ce ne sono state di occasioni in cui il fisico teorico era tutt'altro che felice e sereno.

<< E quanto rimanete? >> chiese lentamente e con un tono piuttosto basso.

Leonard aspettò qualche secondo prima di rispondere. << Non lo so forse qualche mese o un paio d'anni...>> lasciò andare il respiro che aveva trattenuto e si appoggiò completamente al cuscino del divano. Si sistemò gli occhiali e il suo sguardo si fece vuoto. << O forse per sempre. >>

Ci fu una lunga pausa che diventava sempre più pesante ogni secondo che passava. Più il tempo trascorreva più Sheldon si irrigidiva e Leonard veniva investito dai sensi di colpa. Forse aveva fatto male ad assecondare Penny e forse non doveva lasciare Sheldon da solo.

<< Quando avete deciso? >> disse Sheldon mentre raccoglieva da terra con estrema calma il joystick della Xbox e se lo rigirava dalle mani cercando di constatare i danni. Ovviamente era solo un modo per non guardare l'amico perché del Joystick in quel momento non gliene fregava assolutamente nulla. Sarebbe potuto esplodere insieme a tutte le sue console e alla televisione per quanto gli interessava. 

Leonard non rispose. Avevano saputo dell'ingaggio di Penny un bel po' di tempo fa e la relativa decisione fu presa dopo un certo lasso di tempo in cui entrambi si consigliarono con tutti. Tutti tranne Sheldon. Voleva inventarsi una bugia, accorciare il tempo che era passato dalla scelta al momento in cui finalmente aveva trovato il coraggio per dirglielo, ma la verità uscì in modo del tutto inaspettato. Brutale e cinica come tutte le verità.

<< Tre...tre settimane fa. >> disse con un filo di voce.

 Lo sguardo di Sheldon si assottigliò. << E perché ci hai messo così tanto per dirmelo? >> il tono grave e accusatorio con cui si era rivolto fece irrigidire il fisico sperimentale.

<< Perché sapevo quanto questa cosa ti avrebbe fatto soffrire. Ti vedo felice in questo periodo Sheldon, felice per davvero e avevo paura di rovinare tutto. Non...non riuscivo mai a trovare l'occasione giusta per dirtelo. >> cercò ancora di giustificarsi, ma fu inutile. A Sheldon non piacquero quelle scuse.

<< Quindi gli altri lo sapevano già? >> appoggiò l'oggetto sul tavolino da caffè e ritorno a concentrarsi pienamente sull'amico che aveva cominciato a muoversi nervosamente sul divano. Leonard si sentiva come se fosse stato sotto interrogatorio per aver commesso uno dei crimini più terribili della storia dell'umanità. Si ricordò di dover rispondere alla sua domanda quando vide lo sguardo dell'amico farsi più serio di quanto non lo fosse già. Annuì semplicemente.

<< Anche Amy? >>

Leonard fu colto impreparato. Ora cosa avrebbe dovuto rispondergli? Che Amy sapeva? Certo che sapeva, era stata forse la prima ad essere informata di tutto ed era stata lei a insistere che doveva dirglielo in qualche modo, altrimenti lo avrebbe fatto lei. Pensò ancora all'eventualità di un'altra bugia, ma ancora una volta il suo cervello aveva optato per la più difficile verità.

<< Sì, ma non è colpa sua. Sono stato io a chiederle di non dirti nulla. Volevo essere io a farlo. >>

<< Capisco. >> mormorò con tutta la delusione possibile. Perfino Amy ne era a conoscenza. Gli avevano mentito per tutto il tempo e questa cosa non poteva accettarla né da parte sua né da parte di Leonard. Sopratutto da parte di quest'ultimo. Quanto voleva aspettare ancora? Magari fargli una telefonata mentre era sull'aereo già che c'era?

Raj e Howard entrarono all'improvviso in quello che una volta era anche l'appartamento di Sheldon, facendo sussultare un Leonard già abbastanza teso di suo. Howard sembrò non accorgersi dell'aria di tensione che aleggiava nella stanza. Si sistemò davanti alla console per prendere il suo joystick.

<< Siete pronti per giocare? Forza che il tempo stringe. Non capiterà più una sera come questa. >> si alzò e quando notò l'espressione dei due amici tutt'altro che contenta per l'imminente partita ad Halo si passò una mano dietro il collo e lanciò occhiate all'astrofisico che ricambiò con sguardi preoccupati.

Sheldon riservò un'occhiata afflitta e carica di risentimento verso Leonard perché dalle parole appena pronunciate da Howard si era appena reso conto che presto non avrebbero più passato del tempo insieme. Non avrebbero più parlato insieme di scienza, non avrebbero mangiato insieme in mensa e a casa come tutte le sere e non ci sarebbe più stata una cavolo di partita ad Halo il venerdì sera tra birre e schifezze. Aveva appena perso il suo migliore amico.

Si alzò di scatto come se fosse stato appena punto da qualcosa di invisibile e molto doloroso. << Non ho più voglia di giocare. >> mormorò prendendo la giacca e senza nemmeno mettersela uscì passando tra i due amici che lo guardarono confusi. Solo quando scese la prima rampa di scale capirono cosa era appena successo.

<< Così glielo hai detto, eh? >> disse Howard avvicinandosi al fisico sperimentale.

Lui annuì e sentì il respiro tornare più regolare ora che Sheldon se ne era andato. Anche i muscoli avevano cominciato a rilassarsi. << Non pensavo la prendesse così male. >>

<< È normale! Prova a metterti nei suoi panni. È come se Howard mi dicesse di punto in bianco che si trasferisce in Israele. Io darei di matto. >> intervenne Raj sedendosi in parte all'amico.

<< Già. O come se Raj tornasse in India. Sarebbe un duro colpo. >> aggiunse l'ingegnere.

<< Ma non è da solo. C'è Amy adesso e ci siete voi due...>> disse passandosi una mano sulla fronte e riflettendo sul fatto che adesso aveva altre persone nella sua vita non soltanto lui.

<< Non è la stessa cosa. Lo sai che ti vedeva un po' come un "papà". Ti vuole bene e si è affezionato molto a te in questi anni. Molto più che con noi, Leonard. >> continuò Howard.

Ora Leonard si sentiva in colpa, esattamente come tutte quelle volte che aveva lasciato casa perché non sopportava più la convivenza con l'amico. Quando pensava di esserci riuscito alla fine un misto di rimorso e dispiacere lo affliggeva, così finiva sempre per ritornare sui suoi passi e mettere una pietra sopra ai comportamenti talvolta esagerati del fisico teorico.

Questa volta però non era come le altre. Era infinitamente peggiore. Sentiva il senso di colpa schiacciargli il petto con una forza sempre maggiore.

<< E cosa dovrei fare adesso? >> chiese sperando che i suoi due amici potessero aiutarlo.

<< Dagli un po' di tempo per calmarsi e riflettere. >> fu l'unico consiglio che si sentirono di dargli.

 

 

Amy sentì la porta d'ingresso aprirsi e poi chiudersi di colpo. Guardò l'ora sulla sveglia del comodino e corrugò la fronte chiedendosi cosa ci facesse Sheldon a casa così presto. Lo vide mentre gettava malamente la giacca sul divano e spostarsi in cucina a trafficare con la teiera e la scatola in alluminio con dentro tutti i tipi di tè e tisane possibili.

Okay c'era qualcosa che non andava. E aveva ovviamente capito di cosa si trattasse.

<< Sheldon...>> provò a chiamarlo, ma lui la ignorò accendendo il gas e mettendo la teiera sul piano cottura.

Lei si avvicinò lentamente e si sedette su una sedia della cucina. Lo osservò a lungo mentre si mordeva un labbro e pensava a cosa dire. In effetti non c'era poi molto che potesse dire. Gli aveva tenuto nascosta una cosa importante per un bel po' di tempo ed era piuttosto dispiaciuta per averlo fatto. Ma lo aveva promesso a Leonard e non aveva voluto rimangiarsi la parola.

<< Mi dispiace tanto avertelo tenuto nascosto, dico davvero. Credimi è stato difficile anche per me accettarlo, ma dobbiamo farlo. >> teneva lo sguardo basso e si tormentava una pellicina. Sentì solo un sospiro provenire da Sheldon.

Il fisico verso l'acqua calda dentro una tazza e infilò il filtro contenente la tisana che voleva, ma lasciò che rimanesse lì a galleggiare mentre appoggiava le mani al bordo del mobile.

<< Leonard non voleva ferirti. >> ignorò le pellicine e lo osservò sperando che dicesse qualcosa. Qualunque cosa. Anche un lungo e tedioso discorso. Odiava vederlo silenzioso.

Sheldon si tirò su e spostò la tazza in parte, poi si girò verso di lei e si appoggiò al bordo.

<< Certo che non voleva ferirmi. C'è forse qualcuno che non abbia mai cercato di farlo durante tutta la mia vita? >> disse incrociando le braccia.

Amy fu colpita da quelle parole e dal modo freddo con cui le aveva dette. Sheldon non aveva mai avuto un bel rapporto con le altre persone e quando tirò in mezzo questo fatto Amy si amareggiò ulteriormente. Capì che c'era rimasto più male di quanto pensava.

<< Sai bene che non era sua intenzione ferirti in alcun modo, Sheldon. È stata una decisione che hanno preso dopo lunghissime conversazioni e persino litigi e...>> 

<< No Amy, non hai capito. >> la interruppe. << Mi ferisce che voi avete fatto le cose alle mie spalle senza dirmi nulla, come se non avessi importanza. >>

Amy non sapeva cosa dire. Avevano pianificato tutto tenendolo all'oscuro perché avevano paura della sua reazione. Però avevano sbagliato completamente. Sheldon era diverso ora, non era più il nerd asociale capriccioso e insensibile di un tempo. Forse avrebbe reagito in maniera totalmente diversa da come si aspettavano. Forse sarebbe riuscito addirittura a essere contento per loro.

<< Hai ragione, abbiamo sbagliato tutti. Dovevamo coinvolgere sopratutto te sapendo quanto sei legato a Leonard. >> disse con sguardo mortificato.

Sheldon non disse nulla, prese la tazza con la tisana ormai diventata tiepida e si sedette al tavolo di fronte a lei. Mescolò con una lentezza esagerata per secondi che parvero ore. Appoggiò il cucchiaino sulla tavola, ma non bevve neanche un sorso. Alzò lo sguardo e fissò a lungo la moglie negli occhi.

<< Resta comunque il fatto che mi hai mentito. >> continuò. << E se c'è una cosa che non sopporto è proprio essere preso in giro. >>

Amy rimase bloccata e non aveva la più pallida idea di cosa fare. Il modo in cui la stava guardando la metteva in uno stato di soggezione che non aveva mai provato da quando lo conosceva. Ora sì che si sentiva davvero in colpa.

<< Io...>> si rigirò la fede con nervosismo. << Mi dispiace, Sheldon. Mi dispiace davvero tanto. >>

Il fisico sembrò addolcire lo sguardo anche se la sua espressione rimase seria. 

<< Va bene. >> disse semplicemente. Glielo leggeva negli occhi il rimorso che provava e pensò che fosse inutile portare avanti la questione. Inoltre non era nemmeno colpa sua in fondo.

Amy tirò un sospiro di sollievo e il velo di nervosismo aveva cominciato a lasciarla andare.

<< Non voglio che tu lo faccia ancora, Amy. >> aggiunse il fisico teorico dopo una pausa in cui entrambi erano immersi nei propri pensieri. La neurobiologa respirava appena, ma riuscì comunque a sostenere il suo sguardo pungente. << Se non posso fidarmi di te di chi dovrei farlo? >>

 

***

 

Sheldon per giorni non parlò con Leonard. Era ancora offeso e ogni volta che lo vedeva sentiva un moto di nervosismo crescergli dentro, per cui cercò di evitarlo il più possibile. Non si sedeva al tavolo con loro in mensa e rifiutò di andare al ristorante messicano insieme agli altri solo perché c'era appunto anche il fisico sperimentale.

Leonard d'altro canto voleva mostrarsi indifferente per l'atteggiamento dell'amico, ma tutto quell'astio e quella distanza che Sheldon aveva imposto lo ferivano parecchio. Era mille volte peggio di quando non voleva portarlo in Svizzera perché aveva preferito Penny. Almeno lì poteva dire di avere un buon motivo per aver scelto la fidanzata, ma adesso non aveva alcuna scusa. Decise però di non insistere e lasciò che fossero le cose a sistemarsi da sole. Anche se questo poteva significare che Sheldon non gli avrebbe mai più parlato insieme.

Leonard impacchettò le cose dentro uno scatolone e lo chiuse con il nastro adesivo. Aggiunse l'etichetta Collezione. La quarta che metteva e ne aveva ancora di  scatoloni da riempire.

<< Tesoro vuoi davvero portarti a Londra tutta questa roba? >> domandò Penny osservando scettica gli scatoloni ammucchiati.

Leonard passò lo sguardo dallo scatolone, alla fidanzata e ancora allo scatolone.

<< Beh, sì. Sono pur sempre le mie cose dopotutto. >> rispose con ovvietà, ma vide una piccola smorfia farsi largo sul bel viso di Penny. Lei si avvicinò e appoggiò una mano sul suo braccio. << Il fatto è che potremmo trasferirci spesso. E ogni volta portare sei o sette scatole solo con la tua collezione diventa difficoltoso. Inoltre non sappiamo se ci sta proprio tutto in casa. >>

Leonard sospirò e si sistemò gli occhiali. << Allora dovrò lasciare a qualcuno tutto questo. Bernadette non credo voglia tutta questa roba contando tutto quello che ha già Howard e di Raj non mi fido. Potrebbe dare via tutto solo per conoscere una ragazza qualsiasi. Ma non voglio nemmeno vendere tutto a Stuart. >> mormorò.

Aveva omesso Sheldon per ovvi motivi, ma lui sarebbe stata la scelta perfetta. Gli avrebbe tenuto tutto in ordine e pulito e non si sarebbe mai sognato di dar via qualcosa.

Continuò lo stesso a sistemare le cose e ad etichettare gli scatoloni. Avrebbe trovato un modo per preservare tutto quello che aveva acquistato nel corso degli anni. Il come restava ancora un mistero.

<< Ciao Leonard. >>

Leonard riconobbe una voce molto familiare e che gli era mancata molto in quelle settimane. Era talmente bassa che a fatica l'aveva sentito, ma era sicurissimo che fosse proprio lui. Infatti quando vide Sheldon di fronte a sé sgranò gli occhi in un'espressione stupita e incredula.

<< C-ciao...>> riuscì solo a dire. Faceva fatica a credere di averlo proprio sulla soglia di casa, sopratutto senza alcuna motivazione e senza il modo duro e scostante che aveva deciso di riservare soltanto per lui.

Sheldon si avvicinò lentamente dando un'occhiata veloce alla casa spoglia.

<< Stai preparando tutto per partire? >>

Il fisico annuì ancora confuso. << Sì stiamo...stiamo mettendo le cose negli scatoloni...>> sussurrò con voce roca. Era difficile vederlo tranquillo quando fino a ieri gli lanciava sguardi d'odio.

<< Io comincio a portare giù un po' di roba. >> disse Penny dando un bacio sulla guancia al fidanzato e prendendo in mano alcune cose. Quando uscì dalla porta non riuscì a trattenere un sorriso.

Sheldon guardò gli oggetti sistemati all'interno di una scatola e arricciò il naso in una smorfia infastidita.

<< Non puoi mettere le cose in questo modo disordinato e privo di logica. Ci vuole una meticolosa organizzazione se vuoi trovare tutto una volta arrivato nella nuova casa. >> afferrò la scatola e la svuotò sul pavimento. << Capisco che con Penny le parole ordine e organizzazione non possano coesistere insieme, ma pensavo che con tutti gli anni in cui abbiamo vissuto insieme avresti almeno capito le basi per tenere le proprie cose nel modo più consono e ottimale. >> disse con il solito tono di rimprovero.

Leonard mostrò un largo sorriso e non fu mai così felice di ricevere rimproveri e puntigliose osservazioni fatte da Sheldon come in quel momento.

<< Certo, hai ragione. Quindi come procediamo? >> chiese osservando il suo profilo. Sembrava di essere tornati indietro di dieci anni quando stavano cercando di aiutare una Penny che si era appena trasferita a montare gli armadi. Solo che adesso era solo Sheldon che lo aiutava a trasferirsi.

Sheldon si passò un dito sotto il mento per riflettere. << Facciamo un elenco con tutto quello che hai e poi spuntiamo mano a mano quando riponiamo le cose nelle scatole e scriviamo anche dove le abbiamo messe così saprai subito dove sono collocate senza perdere tempo inutilmente. >>

<< Geniale. >> commentò prendendo dei fogli e delle penne.

Sheldon gli lanciò un'occhiata di superiorità. << Io sono sempre geniale Leonard, dubitavi? >>

Non sapeva cosa gli avesse fatto cambiare atteggiamento di punto in bianco, ma poteva scommetterci che c'era lo zampino di Amy. Quella donna aveva sempre esercitato una grande influenza su di lui ed era l'unica persona che il fisico teorico ascoltava per davvero. Forse gli aveva detto che quella era l'unica occasione per rimettere le cose a posto e che una volta partito si sarebbe pentito per sempre di non averlo fatto prima.

Leonard non avrebbe mai saputo cosa avesse spinto Sheldon a mettere da parte l'ascia di guerra e cercare un modo per far pace con l'amico. E se doveva essere sincero non gli importava granché saperlo.

Scrissero, archiviarono ed etichettarono per un bel po' aiutati anche da Penny che ogni trenta secondi veniva rimproverata da Sheldon per qualcosa.

<< Abbiamo deciso di sposarci prima di partire. >> disse Leonard mentre scriveva.

<< Lo so. >> disse Sheldon mentre rifletteva su dove mettere una determinata cosa. << Me lo ha detto ieri Amy. >>

<< Eravamo convinti di non riuscire a farlo qui per la mancanza di tempo, ma hanno detto che possiamo partire appena sposati. >> aggiunse Penny. << Noi volevamo farlo qui quindi se non volevano perdere la star della serie hanno dovuto per forza accettare. >>

Sheldon annuì e tornò a concentrarsi sul foglio che aveva in mano.

<< E poi volevo chiederti una cosa...>> Leonard si mise davanti a lui e dovette piegare la testa leggermente all'indietro a causa della notevole differenza di altezza.

<< Che cosa? >>

<< Vorresti essere il mio testimone di nozze? >>

Sheldon sbatté gli occhi un paio di volte e inclinò la testa verso sinistra. << Prego? >>

<< Vorrei che mi facessi da testimone, Sheldon. >> ripeté. << Ci tengo molto. >>

Il fisico aprì la bocca, ma la richiuse subito.

<< Io? Perché? >> chiese dopo una lunga pausa, come se stesse cercando di metabolizzare bene quello che aveva appena detto.

<< Perché sei il mio migliore amico. A chi dovrei chiedere? >> rispose con ovvietà.

<< Ma ci sono Howard e Raj che possono subentrare al mio posto! >> esclamò.

<< Ma io ho già scelto chi sarà il mio testimone. >> insistette. << Penny ha chiesto ad Amy e io ho chiesto a te. >>

<< Sì, ma loro sono sicuramente più adatti per questo ruolo. Sarò al centro dell'attenzione tanto quanto lo sposo e dovrò fare il discorso al pranzo e vorranno fare le foto con me e tutti verranno a parlarmi e...Leonard non farmi parlare davanti a tutta quella gente. >> lo implorò sentendo già il respiro accelerare e l'ansia diventare più intensa.

<< Tranquillo andrai alla grande. >> disse dandogli una pacca sulla spalla.

<< Quando non ti parlavo più assieme era tutto più facile. A saperlo avrei continuato, almeno mi sarei risparmiato tutto questo. >> borbottò riprendendo a leggere il foglio.

 Leonard guardò il soffitto lasciando andare un lungo sospiro.

Perché doveva lamentarsi per qualunque cosa?

Sorrise. Perché se non si lamentava non era Sheldon e non riusciva ad immaginarsi una vita senza di lui.

 

***

 

 Sheldon camminava velocemente per l'aeroporto cercando il check-in giusto mentre dietro di lui una Amy lo seguiva mantenendo con difficoltà il suo passo. C'era una marea di gente di tutte le nazionalità che le passavano accanto o che si infilavano tra lei e Sheldon  facendole perdere di vista il fisico per qualche secondo per poi vederlo riapparire magicamente ad una notevole distante rispetto a dove si trovava soltanto pochi secondi prima. Fortunatamente era alto ed era solo quello il motivo per cui ancora non l'aveva perso.

<< Puoi rallentare un po'? >> chiese Amy quando lo raggiunse dopo essersi fermato per guardarsi attorno.

<< Siamo in ritardo, Amy. Siamo qui da dieci minuti e ancora non ho capito dove sia. >> disse dopo essersi girato su se stesso per un controllo veloce della zona. << Questo aeroporto è grandissimo e tutta questa gente mi sta confondendo. >> aggiunse.

<< L'imbarco è tra venti minuti. >> disse Amy dopo aver guardato l'orario. << Ci conviene sbrigarci o non faremo in tempo. >>

Sheldon alzò lo sguardo seccato. << Grazie per il prezioso consiglio. Non sapevo che ci conveniva darsi una mossa. >>

Amy fece finta di non aver sentito. Erano in ritardo, in un aeroporto immenso dove non riuscivano ad orientarsi e con una bambina che dalla mattina non faceva altro che i capricci. Non aveva proprio voglia di sopportare anche lui.

<< Chiediamo a qualcuno così almeno finiamo di girare a vuoto. >> propose Amy e il fisico la guardò per qualche secondo, poi annuì e si diresse subito da una delle ragazze che prenotavano i voli per farsi dire dove diamine si trovava l'imbarco giusto.

Dopo aver camminato per altri cinque minuti finalmente capirono di essere arrivati al posto giusto quando videro in lontananza Howard e Bernadette. Accelerarono e finalmente li raggiunsero, entrambi con un leggero fiatone.

<< Finalmente, pensavo non sareste venuti. >> disse Howard.

Il fisico lo guardò con aria di sufficienza. << Amy ha fatto tardi. Aveva da fare delle cose...cose da donne. >> alzò poi lo sguardo al di sopra dell'ingegnere per vedere se riusciva a trovare la persona per cui erano venuti quella mattina. Fece in tempo a scorgere due o tre persone quando sentì un sonoro sbuffo provenire da una Amy stizzita.

<< E così ero io quella in ritardo, eh? >> incrociò le braccia e rivolse un'occhiata minacciosa a Sheldon che per tutta risposta lui indietreggiò appena, quasi avesse paura dell'immediata reazione di Amy. << Io. Non tu che hai cominciato a smanettare con il videoregistratore mentre eravamo pronti per uscire, vero? >>

Sheldon deglutì. << Beh, solo perché il videoregistratore si è impallato altrimenti non saremmo affatto partiti in ritardo. E se non ricordo male, cosa ovvia perché io ricordo sempre tutto perfettamente, sei stata tu l'ultima a usarlo ricordi? Quella volta che hai registrato un episodio di Sex and the City che poi hai guardato con Penny e Raj...>> cercò di difendersi. Non poteva certo perdere Doctor Who solo per andare a salutare un amico in aeroporto, no? 

<< Punto uno Raj mi ha chiesto un favore quando il suo registratore si è rotto...>> Amy alzò un dito. <<...e punto secondo se per una volta non registravi quello stupido programma non sarebbe successo nulla. >>

Sheldon la guardò stupito con la bocca leggermente socchiusa. << M-ma come puoi dire che Doctor Who sia stupido?! Hai idea di quanti temi vengano trattati e quanto sia profondo e complesso nel suo insieme? È uno dei capolavori più grandi della televisione e...>>

<< Ragazzi eccovi finalmente! >> Penny si intromise tra la coppia e abbracciò a lungo Amy. Sheldon la guardò torvo per essere stato interrotto. Un'abitudine che non aveva mai perso in tutti quegli anni che si conoscevano. Anche Leonard li raggiunse, ma rimase un po' più distaccato e appoggiò in parte a sé il trolley e un pesante borsone. Sheldon spostò lo sguardo disgustato da tutto quell'appiccicume che c'era tra Amy e Penny e si soffermò sull'amico rimasto in disparte. Titubante mosse qualche passo verso di lui mentre gli altri avevano creato un piccolo cerchio attorno alla bionda.

<< Come mai rimani qui, lontano dagli altri? >> chiese dando un breve cenno con la testa verso il gruppo.

Leonard alzò le spalle e si sistemò gli occhiali. << Non...non mi sono mai piaciuti i saluti e la gente che ti sta attorno in quel modo così apprensivo...sembra che non ci rivedremo mai più...>> mormorò tenendo lo sguardo fisso su Penny.

<< Capisco...credo farei lo stesso anche io. >>

Leonard annuì. Rimasero qualche secondo in silenzio a guardare gli amici che ridevano e scherzavano come facevano sempre, quasi si fossero trovati attorno al solito tavolino da caffè o al Cheescake factory e immediatamente un'insolita nostalgia cominciò a farsi strada dentro entrambi fino ad impiantarsi nella loro parte più profonda. Non c'era bisogno di parole complicate o discorsi elaborati tra di loro in quel momento. L'unica cosa che volevano era la reciproca presenza, il fatto di potersi sentire vicini ancora per qualche istante. Era davvero confortante, più di quanto Leonard avesse potuto immaginare.

<< Non c'è alcun modo in cui io possa convincerti a non partire vero? >> domandò il fisico teorico rompendo improvvisamente quel silenzio rassicurante che li avvolgeva. Leonard girò la testa verso di lui, ma Sheldon non lo stava guardando. Fissava ancora davanti a sé.

<< Temo di no...>>

Ora Sheldon lo guardava con la coda dell'occhio. Era stato così facile insinuargli il dubbio quando anni fa stava per partire per il Mare del Nord mentre ora non riusciva a trovare nulla per cui potesse valere anche solo la pena ripensarci.

<< Immaginavo...>> soffiò fuori quelle parole con una punta di delusione. << Allora l'unica cosa che posso dirti, come le convenzioni sociali prevedono, è soltanto una. >> si girò completamente verso e si bloccò per qualche secondo prima di proseguire. << Buona fortuna. >>

Leonard sorrise per quell'insolito augurio proveniente proprio da Sheldon. Sopratutto perché era assolutamente sincero. << Mi mancherai...>> riuscì solo a dire a causa dell'emozione.

<< Ma certo che ti mancherò, è il motivo per cui non hai mai voluto andartene dal nostro appartamento. Perché ti sarei mancato...>>

Leonard ridacchiò divertito. << Forse hai ragione, sai? >>

Il fisico lo guardò infastidito. << Forse? Io ho sempre ragione, Leonard. >>

Guardarono l'ora. A momenti avrebbero chiamato il loro volo. Quei venti minuti erano letteralmente volati e sotto sotto Leonard sperò che ce ne fossero altri dieci, o venti o anche due ore. Forse non voleva affatto partire, lasciare la sua vita, i suoi amici, la sua routine. Se si tirava indietro avrebbe perso Penny, cosa che non sarebbe mai riuscito ad accettare, non ora che era finalmente diventata sua moglie. Sapeva bene che sarebbe stato difficile, ma ormai aveva scelto e solo i vigliacchi sarebbero tornati sui loro passi. E lui non era quel genere di persona.

<< Ci...ci rivedremo ancora? >> chiese Sheldon timidamente interrompendo il suo flusso di ripensamenti.

<< Certo! Certo che ci rivedremo ancora! >> esclamò portandosi davanti a lui. << Sheldon, questo non è un addio, okay? Noi ci ritroveremo ancora come ai vecchi tempi a mangiare cibo d'asporto e a giocare ai videogiochi. Te lo assicuro. >>

Sheldon sorrise e annuì. << È quindi un arrivederci? >>

Ora gli amici li stavano guardando aspettando che finissero. Nessuno voleva interromperli o intromettersi. Quello era un momento riservato soltanto a loro due.

<< Sì, è un arrivederci Sheldon. >>

Entrambi guardarono Penny che mostrò loro un grande sorriso e si avvicinò stringendo Sheldon in un abbraccio.

<< Mi mancherai razza di stramboide che non sei altro...>> nascose la faccia nella maglietta sperando che nessuno vedesse le sue lacrime.

<< Apprezzo sempre i tuoi complimenti Penny. >> sbottò sarcastico lanciando un'occhiata esasperata a Leonard per la troppa vicinanza che la sua donna gli aveva riservato. E ancora non aveva deciso di liberarlo da quella morsa insopportabile. Poggiò una mano sulla sua spalla facendo leva perché si staccasse .            << D'accordo credo che sia sufficien...>>

<< È tutto così triste...>> piagnucolò Raj mentre si asciugava con un occhio con il dorso della mano. << Non piangevo così da Toy Story 3...mi mancherete tantissimo ragazzi. >> aprì le braccia e avvolse entrambi in un abbraccio appoggiando la testa sulla spalla di Penny.

<< Ehi, ma cosa fai...ehi, ma...! >> Sheldon non fece in tempo a replicare che sentì anche Howard e Bernadette condividere quell'abbraccio. << Questa cosa non mi piace affatto...>> borbottò, lasciando trapelare tutto il fastidio che stava avvertendo in quel momento. Cercò di districarsi, ma fu più difficile di quanto pensasse e dopo vari tentativi decise di arrendersi e lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi.

Leonard guardò divertito quella scena. Era piuttosto insolita, ma piuttosto tenera nel suo insieme. Sheldon lo guardò implorante sperando che l'amico potesse aiutarlo a liberarsi da quell'inferno.

Scrollò le spalle e sorrise. << Ma sì, quando ricapiterà mai un'occasione del genere? >> si disse a bassa voce e li raggiunse anche lui, unendosi al gruppo e facendo sbuffare esasperato Sheldon.

<< Tutta colpa della stupida pressione sociale e della tua incapacità di mantenere il controllo. >> mormorò il fisico da sopra la testa di Leonard.

Una voce all'altoparlante gracchiò l'annuncio dell'imminente partenza del volo di Leonard e Penny e per la gioia di Sheldon il mega abbraccio di gruppo si sciolse.

<< È il nostro, dobbiamo andare. >> disse Penny passandosi una mano sotto l'occhio umido. Afferrò la maniglia del suo trolley e, prendendo Leonard per mano, si avviarono verso l'imbarco.

Sheldon sentì un dolore traversargli il petto. Un dolore sordo che si intensificava man mano che vedeva il suo amico allontanarsi. Immediatamente, come un flash, nella sua mente si materializzarono i dieci anni in cui vissero assieme.

Non era mai stato molto carino con lui e ci furono un sacco di occasioni in cui lo trattò davvero male. Non gli aveva mai detto che era stato un buon amico, anzi il primo che aveva deciso di restare con lui di sua volontà. Grazie a lui aveva imparato molte cose su come costruirsi dei legami con altre persone e sì, senza Leonard non sarebbe mai stato in grado di trovare la forza per fare quei cambiamenti necessari per condividere il resto della sua vita con Amy.

Lo aveva additato spesso come un pessimo scienziato e come un coinquilino appena accettabile a causa di quelle abitudini che non era mai riuscito ad estirpargli come il fischiettare ogni volta che era in bagno. Gli aveva buttato via le sue maglie poiché le trovava davvero brutte, aveva causato dei problemi con le sue ex ragazze e gli aveva anche rovinato l'ultimo libro di Harry Potter facendo spoiler sul finale. Si era così arrabbiato da voler addirittura andarsene di casa.

Non lo faceva per cattiveria in fondo. Non aveva mai avuto un amico prima e non aveva idea di come si dovesse comportare a riguardo. Ci vollero anni per capire che gli amici non sono degli schiavi che hanno il compito di esaudire ogni suo singolo e talvolta insolito capriccio. È un rapporto basato sul dare, non solo sul ricevere.

In alcune occasioni si ritrovò persino a consolarlo. Gli aveva detto che in fondo erano una famiglia e che ci sarebbe stato se avesse avuto bisogno di lui.  Colto da un momento di debolezza aveva tramutato in un lungo abbraccio quello che non era mai riuscito a dirgli, ovvero che gli voleva bene. Leonard fu colto alla sprovvista da quel gesto tanto insolito quanto raro e l'unica cosa che riuscì a fare fu dargli delle pacche sulla schiena.

Deglutì cercando di sciogliere il nodo che aveva in gola. Avrebbe voluto gridargli di fermarsi, ma ormai era troppo tardi. Era lontano e con tutta quella calca di gente non lo avrebbe mai sentito.

Amy capì che quello era il momento in cui aveva più bisogno di lei. Si mise al suo fianco, sfiorandolo appena, e lasciò che la sua mano trovasse quella di Sheldon il quale la afferrò prontamente intrecciando le dita con le sue. Una presa salda, calda, confortante.

<< Andiamo. >> mormorò dopo essersi assicurato che Leonard fosse completamente fuori dalla sua visuale.

Amy annuì e si incamminarono anche loro. Dalla parte opposta però.

  
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