Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
Segui la storia  |       
Autore: Lady_Whytwornian    24/10/2014    0 recensioni
La guerra tra il Bene e il Male in una trilogia - passato, presente e futuro.
Protagonisti demoni e uomini in uno scontro che è iniziato nella notte dei tempi.
Una guerra contro le Ombre che prendono corpo e forza dalla paura e dai sentimenti negativi. Nessuno è troppo bianco o troppo nero per appartenere al Paradiso o all'Inferno
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Lady Whytwornian era arrivata il mattino stesso nei pressi del villaggio di Castlefield con il drappello al suo comando.
Una calca di persone si stava dirigendo verso quello che pareva il centro dell’abitato. Erano tutti molto eccitati e il loro clamore copriva qualsiasi altro rumore.
- Che sta succedendo? – si chiese.
Alzò la mano per far fermare la colonna di cavalieri e si guardò attorno. La situazione era anche peggio di quello che le avevano raccontato. Le strade erano dei fiumi di melma e fango, sporcizia di ogni tipo era accumulata ai lati vicino alle case che erano più catapecchie che altro.
Mandò il suo cavallo al passo. Alcuni uomini che erano rimasti indietro si fermarono al suo passaggio e si inchinarono rispettosamente. I loro volti erano segnati dalla fame e dalla miseria, i loro occhi erano colmi di disperazione.
Alcuni bambini si avvicinarono chiedendo loro un pezzo di pane. Nei loro sguardi i maltrattamenti, gli abusi, i disagi: tutto questo conseguenza della povertà, dell’abbandono di cui soffrivano.
- Comandante Farewell. A quanto pare siamo arrivati in uno dei gironi dell’inferno… - disse al capitano delle guardie.
Seguirono la folla e giunsero nella piazza centrale dove era stato allestito un palco e un patibolo. Il boia era già al centro di esso con in mano la scure, mentre quelle che dovevano essere le autorità locali prendevano posto per assistere all’esecuzione.
Invece la cittadinanza si stava sistemando attorno all’ampio spiazzo in modo che ognuno potesse avere visione di quanto stava per accadere.
La sua attenzione fu attratta da un uomo con gli abiti laceri che gridava tirato da due soldati.
- Non potete! Non ho fatto niente…
Cercava di puntare i piedi nell’inutile tentativo di non venire portato al cospetto del boia. Ma le due guardie lo strattonarono ed iniziarono a trascinarlo. – Puoi fare tutto quello che vuoi. Se non sali quei gradini da solo te li facciamo salire noi!
Si voltò verso il gruppo di cavalieri che era appena entrato e riconobbe le insegne. Si divincolò e riuscì a liberarsi dalla presa dei due uomini. Raggiunse il cavallo di Elbereth e si inginocchiò: - Mia signora. Pietà. Vi supplico. Pietà.
Alzò lo sguardo con gli occhi pieni di lacrime.
Venne subito raggiunto dalle due guardie che lo colpirono con un calcio nella schiena e lo rialzarono di peso. Stavano trascinandolo di nuovo verso il boia che Elbereth fece loro cenno di fermarsi.
Si avvicinò con il suo cavallo al palco e chiese: - Chi è? Cosa ha fatto?
Il giudice si alzò in piedi e dopo essersi inchinato le rispose: - Costui è William Hamilton mia signora. E’ accusato di stregoneria e di tradimento. Ha subito un regolare processo…
- Immagino… - disse Elbereth
- …ed è stato riconosciuto colpevole – continuò il giudice - La pena è la morte.
Tutte le persone che si trovavano nella piazza iniziarono ad urlare: - A morte! Traditore!
- Come vedete, mia signora, il popolo è ben consapevole di chi sia in realtà quest’uomo… - finì quasi urlando e puntando il dito accusatorio contro Lord Hamilton.
Lo guardò in silenzio. Poi scese da cavallo: - Dimmi: sono vere queste accuse?
Il giudice stava per intervenire che Elbereth lo zittì: - Ho già sentito la vostra di versione. Ora…voglio…sentire la sua!
Scandì le parole con un tono secco che non ammetteva nessuna replica.
- Mia signora. Non ho fatto nulla di male – disse con un tono di voce basso ma fermo.
Rimase a fissarlo negli occhi. Poi annuì.
- Slegatelo – ordinò.
- Mia signora – protestò timidamente il giudice – quest’uomo è appena stato condannato a morte…
Elbereth si fece dare un pezzo di pergamena su cui scrisse velocemente alcune righe. Poi lo firmò e pose il sigillo reale.
- E questa… - disse allungandogli il foglio - è la grazia…che gli è appena stata concessa. Ora slegatelo.
Dalla sua voce traspariva una certa dose di impazienza. Non le piaceva dover ripetere gli ordini.
William non riusciva a crederci. Solo un miracolo avrebbe potuto salvarlo e quel miracolo era avvenuto.
Si buttò ai piedi di Elbereth: - MyLady. Sarò per sempre vostro debitore. Grazie – sospirò – Grazie…
- Dunque siete William Hamilton. Il figlio di Lord Frederick Hamilton?
- Sì…
- Va bene…- poi rivolgendosi a uno dei soldati - Dategli un cavallo. Viene con noi.
Rimontò in sella e fece cenno agli altri cavalieri che la seguivano di proseguire.
William la raggiunse in testa alla colonna. Appena le fu vicino il comandante delle guardie gli puntò la lancia alla gola: - Dove pensate di andare?
Elbereth gli fece cenno di abbassare le armi: - Va bene comandante Farewell. Va bene.
William le si affiancò: - Mi avete graziato senza nemmeno sapere se le accuse fossero vere o false o se avessero avuto prove contro di me.
- Non mi serviva – rispose Lady Whytwornian – so benissimo che sono vere. Se non vi dispiace preferirei parlarne quando arriveremo all’accampamento.
Era ormai il tramonto quando furono in vista della piana dove erano state montate le tende. Elbereth si recò nella sua, mentre William venne scortato in un’altra: - Resta fermo qui e non ti muovere – disse il soldato che lo aveva seguito.
William si sedette sulla branda e rimase in attesa. Aveva freddo ed era anche affamato, ma non disse nulla.
Lady Whywornian aveva intanto raggiunto la sua tenda; si era tolta i guanti e il mantello pesante e aveva messo la spada sul tavolo. Si sedette e sbuffò. Il conte Fuinur era riuscito a sfuggirle ma quello che aveva fatto al villaggio era incancellabile.
Si fece portare del cibo e iniziò a mangiare assorta nei suoi pensieri. Poi chiamò la guardia: - Portatemelo.
Il soldato raggiunse la tenda dove era stato confinato Hamilton: - Vieni con me. MyLady vuole parlarti.
William venne fatto accomodare nella tenda di Elbereth. Si inchinò rispettosamente. Lei stava ancora finendo di mangiare e si accorse dello sguardo che le aveva rivolto.
- Non avete ancora mangiato vero? Anzi, da quanto tempo non mangiate?
- Da un po’…
Lady Whytwornian si alzò e ordinò che venisse portato del cibo anche ad Hamilton.
Gli fece cenno di sedersi al suo tavolo: - Starete più comodo…
- Sapevate che le accuse erano vere… Non capisco…
Sì alzò e gli andò vicino, poi prese una candela e se la avvicinò al braccio. Il calore della fiamma fece apparire due pugnali incrociati sormontati da un sole e con una luna sotto le impugnature.
Poi prese il braccio di William e gli tirò su la manica e fece altrettanto. – Ecco perché sapevo che era la verità.
William rimase attonito a guardarla senza parole.
Elbereth continuò: - So chi è vostro padre, meglio, chi era. Mi dispiace per quanto è successo alla vostra famiglia.
- Hanno ucciso mio padre e mia moglie davanti ai miei occhi e portato via mio figlio. Non potrò mai dimenticare quella notte. Da allora non ho più saputo nulla.
- Non sapete dove è stato portato?
- Mi stavano portando via e ho sentito solo alcune parole. Parlavano di un castello e un monastero, mi pare.
- L’abbazia sul Monte Shadow. Vedremo di fare qualcosa anche per lui.
Poi cambiò discorso: - Cosa vi ha detto vostro padre?
- Riguardo a cosa?
- I simboli che avete tatuati… - rispose Elbereth indicando con il coltello il braccio di William.
- Non molto ad essere sincero. Mi ha sempre fatto capire che avrei avuto tutte le risposte il giorno in cui sarebbero state necessarie. Mi è sempre parso preoccupato però, riguardo a questo.
Elbereth aveva finito di cenare e si alzò in piedi. Andò verso l’uscita della tenda e fece un giro per vedere che non ci fosse nessuno. Congedò la guardia che si trovava davanti e poi rientrò. William si alzò in piedi e la guardò con aria perplessa. Non riusciva a capire il suo comportamento: - Mia signora…
- State comodo, lord Hamilton… adesso vi spiego.
 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni / Vai alla pagina dell'autore: Lady_Whytwornian