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Autore: malecseal    24/10/2014    13 recensioni
Percy Jackson è il figlio di Poseidone, il pirata più temibile della generazione precedente, ed anche il capitano dell'Argo II, la nave che comanda i sette mari. Ritiene di poter fare legittimamente quello che ritiene giusto, non si fa mai troppi problemi. La sua sicurezza svanisce il giorno in cui sull'Argo II sale un prigioniero speciale... Una AU pazza, un esperimento che volevo assolutamente fare ^_^ PERNICO! Il titolo è preso da una canzone!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Percy Jackson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Percy sentì una scarica elettrica attraversargli il corpo quando Nico gemette sonoramente sotto di lui.

Spinse più forte, mentre le mani del più piccolo si arrampicavano freneticamente sulla sua schiena, tra i suoi capelli.

Nico era inebriato dal piacere delle spinte di Percy e dal suo profumo, così intenso ora che si trovavano lì, nel buio della camera, nessuna distanza che separava i loro corpi.

“Miei dei, Percy!” esclamò Nico, forse un po’ troppo ad alta voce, raggiungendo l’apice quanto sentì il più grande svuotarsi dentro di lui. Reclinò la testa all’indietro e Percy si avventò sul suo collo scoperto, baciandolo avidamente.

Rimasero stretti l’uno contro l’altro ad ansimare, Nico che stringeva ancora con forza il corpo di Percy e lui che gli depositava leggeri baci sul collo e sul viso.

Dopo un po’, Percy si tolse da sopra al corpo del suo ragazzo e si stese al suo fianco, invitandolo a poggiare la testa sul suo petto nudo.

Nico accettò volentieri e chiuse gli occhi, sicuro in quel rifugio accogliente.

“Ti amo.” Mormorò dopo qualche istante. Percy sorrise e gli accarezzò i capelli. “Ti amo anche io.” Rispose. “Tantissimo.”

Nico si rilassò. Dei, si sentiva felice come non lo era mai stato. Era tutto così dannatamente perfetto. Tutta l’ansia di pochi mesi prima sembrava svanita.

Le sue ferite erano praticamente guarite, e il giorno dopo sarebbero finalmente salpati, anche se Percy si era fatto rassicurare mille volte da Will che Nico fosse in grado di riprendere il viaggio.

Will aveva sorriso bonariamente facendo l’occhiolino a Nico (che era arrossito e avrebbe tanto voluto sotterrarsi) ed era riuscito a non perdere la pazienza davanti alle premure di un amante così insistente.  

Percy, Nico sta bene!” Aveva sbottato alla fine. “Se non ti fidi, chiediamolo a lui. Come stai, Nico?”

“Uhm, benissimo.”

Will aveva lanciato un’occhiata a Percy come a dire visto???   E il ragazzo si era convinto.

Nico rise sotto i baffi pensando a Percy che aveva allargato le braccia dicendo: “Lo sapevo, lo sapevo. Lo avevo capito subito, volevo solo controllare che… ehm, stessi facendo bene il tuo dovere!”

Certo, era felice di tornare sull’Argo II insieme a Percy e alla ciurma, ma gli sarebbe mancata l’isola e soprattutto le ragazze. Annabeth era subito venuta a trovarlo, poi Nico aveva stretto un rapporto bellissimo con Hazel, la ragazza di Frank. Quella ragazza sembrava capirlo al volo, si intendevano alla perfezione. Nico aveva scoperto che era Sudamericana, e che le loro madri avevano lo stesso nome.

“Tua madre però si chiamava Maria, all’italiana… La mia Marie!” Aveva scherzato Hazel.

Due sere dopo la battaglia era stato dato un banchetto grandioso, a cui Nico, pieno di imbarazzo, era stato portato da Percy in braccio come in trionfo.

Certamente non poteva arrivarci con le proprie gambe, visto che la destra era inutilizzabile, ma almeno avrebbe gradito che Percy non lo avesse affidato ai fratelli Stoll per essere condotto al suo posto, mentre lui doveva sbrigare i saluti formali. I malefici tesorieri si erano scambiati uno sguardo d’intesa, ghignando, poi avevano incrociato le braccia per formare una seggiolina e avevano tirato su Nico, che aveva dovuto agguantare la testa di Travis Stoll con il braccio sano per non finire a terra.

“Fate largo!!” Aveva cominciato a gridare Connor Stoll.

“Ragazzi, fateci passare!” Aveva continuato Travis. “Stiamo portando il pezzo grosso, avete capito bene!”

“È il ragazzo del nostro capitano, diciamo un capitano in seconda! Senza offesa per te, Jason, se stai sentendo!”

“Ragazzi, per favore!” Mugolava Nico, pietrificato, mentre i due continuavano impietosi a gridare battute.

Per fortuna furono interrotti da Jason quando avevano cominciato a tirare in ballo la vita sessuale di lui e Percy, proprio quando Nico aveva cominciato a temere che scadessero nell’oscenità.

“Ora ci penso io, avete fatto abbastanza!” aveva detto il biondo, prendendo in braccio Nico. Loro avevano fatto un inchino beffardo e si erano dileguati, già con le mani in tasca per tirare fuori i dadi.

“Ehi!” aveva protestato Nico. “Non sono una… uh, palla, che passo da una persona all’altra!”

“Io ti ho salvato la vita!”

Nico aveva sbuffato un po’ alla risposta di Jason, ma si era fatto docilmente portare al posto vicino a quello del capitano.

Percy lo aveva raggiunto poco dopo stampandogli un bacio sulle labbra, strappando sospiri sognanti a gran parte delle ragazze.

La serata era passata velocemente tra risate e abbondanza, e quando Nico aveva cominciato a sentirsi assonnato e con le ferite doloranti non ebbe neanche bisogno di dirlo, che già Percy lo aveva preso discretamente in braccio e lo aveva portato nella sua camera, parlandogli dolcemente e accarezzandolo fin quando Nico non si era addormentato.

Erano trascorsi un bel po’ di giorni prima che avessero avuto il permesso di  parlare con Ade.

Il governatore era appoggiato alla testiera del letto con aria solenne, quando Percy era entrato spingendo una specie di sedia a rotelle di legno con sopra Nico (il ragazzo aveva cercato di opporsi a quella costruzione di Leo, ma Percy e Will gli avevano categoricamente proibito di camminare e sforzarsi in qualsiasi modo, quindi aveva dovuto cedere, anche se si sentiva tremendamente in imbarazzo).

“Figliolo, ti trovo in forma.” Aveva ironizzato Ade in tono calmo, quando Percy aveva posizionato il figlio davanti a lui e aveva preso posto a sua volta.

Nico aveva notato che la voce del padre, per quanto nobile e ferma,  era molto più debole del solito.

Percy gli aveva intimato di scherzare poco, ed era velocemente passato agli accordi.

“Devi andartene.” Aveva affermato, posando una mano sulla spalla di Nico, come a fargli coraggio. “E portare con te le tue navi e i soldati che non vogliono rimanere. Poi devi sparire: smetti di darci la caccia e di cercare Nico.”

Ade si era tirato a sedere con una dignità impensabile per una persona ferita, e aveva annuito. “Molto bene. Ritengo che sia un prezzo più che sufficiente per la mia vita.”

E senza batter ciglio aveva fatto quanto accordato, lasciando il figlio a guardare la nave che si allontanava all’orizzonte.  Nico era incredulo, ma avrebbe giurato che il padre stesse sorridendo quando gli aveva detto addio.

Non si aspettava che fosse orgoglioso di lui o cose simili, ma per un attimo aveva visto qualcosa brillare in quegli occhi stanchi e neri.

Sembrava passata un’eternità da quel giorno. Quando Ade era partito Nico non riusciva neanche a tenersi in piedi, ora invece aveva ripreso persino le lezioni con  la spada.

Frank diceva sempre che stava diventando abbastanza bravo. Effettivamente il ragazzo sentiva la spada nera sempre più parte del suo corpo, non come un pezzo d’acciaio. La sentiva viva nella sua stretta.

Dopo qualche settimana era partita anche Reyna. Prima di salire sulla Jupiter, ormai riparata, la ragazza lo aveva abbracciato e baciato sulla fronte.

“Ci incontreremo di nuovo, Nico di Angelo. In te ho trovato un fratello, e in qualunque momento potrai contare sul mio affetto.”

Nico si era tuffato nelle sue braccia e si era persino fatto sfuggire una lacrima, sperando vivamente che nessuno se ne accorgesse.

Dopo la partenza della Jupiter aveva visto Jason abbacchiato, quasi depresso.

“Ehi, amico.” Gli aveva detto un giorno, prendendolo da parte. “Che hai?” Jason era sempre stato prezioso con i suoi consigli. Per una volta anche lui voleva fare la sua parte per l’amico, per quel poco che poteva.

Lui aveva sospirato. “Non sono stato propriamente un modello di comportamento con Reyna. Ho evitato anche di salutarla.”

Nico aveva storto il naso. “Perché l’hai fatta soffrire in quel modo? Reyna è una persona eccezionale. In questi giorni tu hai pensato solo a Piper e… a me. Non è giusto.”

Jason si era preso la testa fra le mani. “Ehm.. dai su…” aveva mormorato il più piccolo dandogli delle pacche sulla schiena.

Reyna è forte.  Non è il tipo da prendersela perché il ragazzo con cui ha avuto una storia si è dedicato ad una sconosciuta… Conoscendola, se fosse stata arrabbiata sul serio avrebbe demolito tutte le case dell’isola! Sembrava abbastanza tranquilla, ci sarà passata sopra.”

In realtà, Nico sapeva che più che esserci passata sopra la ragazza si era data ad un’eroica rassegnazione, per cui lui non poteva far altro che ammirarla. Sperava comunque che Jason non l’avesse notato. Decisamente l’ultima cosa che voleva era che l’amico fosse depresso.

Sembrava proprio che il biondo ci fosse cascato, perché aveva sorriso e aveva dato ragione a Nico, poi si era girato allegramente per raggiungere gli altri.

Ma non aveva fatto i conti con un sasso solitario, inciampandoci e cadendo rovinosamente.

A pensare alla faccia di Jason che si rialzava, imbarazzatissimo, Nico scoppiò improvvisamente a ridere fragorosamente, facendo sobbalzare Percy che si trovava in dormiveglia.

“Ehi ehi ehi!” Disse il più grande, assonnato. “Che diavolo ti prende?”

“Nulla!” Ridacchiò Nico. Jason gli aveva fatto giurare di non dire nulla agli altri. “Sono felice. Non posso essere felice?”

“Uhm, dato che cercare di farti essere felice è la cosa a cui mi dedico sette giorni su sette, direi che sì, hai questo permesso.”

Nico rise e si strinse forte al corpo di Percy. “Ma adesso devo dormire, o domani non potrò assolvere il mio compito!” Biascicò il capitano sbadigliando.

Il più piccolo lo baciò velocemente sulla guancia, sussurrandogli dolcemente di dormire. Percy lo strinse tra le sue braccia, sorridendo, e non tardò ad obbedire. Nico lo seguì poco dopo, cullato dal suo respiro regolare.

 

Quando si svegliò, la mattina dopo, non trovò Percy vicino a lui. Succedeva spesso: il capitano doveva alzarsi presto per prendere delle decisioni, controllare l’inventario, firmare documenti, o semplicemente allenarsi o aiutare la ciurma con dei lavori manuali. Di solito lo lasciava dormire fino a tardi, e Nico lo trovava sempre nei soliti posti, pronto a sorridergli e a stare con lui.

Gli piaceva quel ritmo lento, anche se a volte pensava che Percy lo stesse viziando un pochino.

Fondamentalmente, il capitano si svegliava presto per fare le cose che avrebbe potuto benissimo fare durante la giornata, ma preferiva farle prima e dedicare tutta la giornata a lui.

La finestra era aperta, e un raggio di sole cadeva proprio sul cuscino. Nico si rigirò più volte tra le lenzuola, decidendo di alzarsi  dopo una lunga e attenta riflessione.

Sbadigliò e rimase seduto per qualche istante sul letto, passandosi una mano fra i capelli.

Cercò di ricordarsi dove avesse lanciato i vestiti la sera prima, poi gli venne in mente che non li aveva tirati via lui: avrebbe dovuto chiederlo a Percy. Vide che erano piegati ordinatamente sulla sedia: evidentemente Percy quella mattina doveva averli recuperati.

Indossò la casacca e i pantaloni e si guardò allo specchio. Era cresciuto di almeno un paio di centimetri in quei mesi. I capelli erano un blocco nero aggrovigliato, sempre più lunghi, ma aveva un aspetto decisamente più sano.

Dopotutto Piper, la ragazza di Jason, si preoccupava sempre che Nico mangiasse abbastanza, e tirava sempre fuori dolci, frutta e pane dal nulla, come se avesse una bacchetta magica per farli apparire dal nulla.

Ogni volta che la incontrava, il ragazzo ne usciva decisamente con la cintura più larga.

Nico non impiegò molto a preparare un fagotto per la partenza: non aveva molti vestiti. Legò al polso quello che era il cappello di Bianca, appese la spada alla cintura e infilò le vecchie scarpe che aveva preso dal palazzo di Ade, poi finì di legare il fagotto e uscì dalla casa di Percy.

Sicuramente avrebbe trovato il ragazzo al porto: tutta l’isola era  impegnata a preparare la partenza dell’Argo II.

Respirò l’odore di salsedine in strada. Adorava camminare con quel profumo nelle narici: era come stare con il viso affondato nel corpo di Percy.  Era quasi arrivato, quando si scontrò con una persona che aveva decisamente fretta.

“Ahi!” Esclamò, massaggiandosi la fronte. “Ma che… Leo!”

“Uh, Nico! Mi dispiace, ti ho fatto male?”

“No, tranquillo…  Dove stai andando? Perché sei pieno di mappe?”.

Leo si strinse nelle spalle e cercò come di nascondere i rotoli di carte nautiche dietro la schiena. “Ehm, rotte inesplorate…

“Non sono sulla nave?”

L’ispanico si fece serio serio e posò una mano sulla spalla di Nico. “Ascoltami, zombie.”

Nico fece per replicare, ma Leo lo zittì con un cenno.

“Io non salperò con voi. Ho una piccola barca pronta dall’altro lato dell’isola.”

“Come?? Dove andrai? E noi come faremo?”

Io… ho fatto una promessa ad una donna una volta. Che sarei tornato da lei. E Leo Valdez mantiene sempre le promesse.”
“Leo, cosa hanno detto tutti?”

“Non l’ho detto a nessuno. Partirò adesso, e quando lo dirai agli altri sarò già lontano.” “Cosa… io devo dirlo?”

“E lo farai al momento giusto. Posso contare su di te, amico mio?”

Nico tacque. Aveva un buon rapporto con Leo, gli voleva bene. Non voleva che se ne andasse, e sapeva benissimo che sarebbero stati persi senza di lui. Forse poteva considerarsi suo amico, ma avere la responsabilità di dover informare gli altri della sua decisione gli sembrava esagerato.

Leo evidentemente interpretò il suo silenzio come un assenso, perché sorrise e gli afferrò le mani.

“Mi sei sempre stato simpatico, Nico. Mi raccomando, abbi cura degli altri. Specialmente di Jason. Ne resterà distrutto.”

“Tornerai?”

“Chi può dirlo? Il mare è insidioso. Se riuscirò a raggiungere l’isola dove è confinata la mia Calipso, voglio aspettare prima di rischiare la mia e la sua vita per tornare.” “Capisco.”

L’ispanico fece un sorriso malinconico. “Stammi bene, piccola furia.” “Anche tu, Leo. Fai attenzione.” Rispose Nico.

“Io?? È il mare che deve fare attenzione a Leo!” Ridacchiò l’altro, strizzando l’occhio e sistemandosi sulle spalle la tracolla con le mappe. Salutò nuovamente con un cenno Nico, che lo vide correre via velocemente verso la spiaggia nascosta dove era preparata la sua zattera.

Nico sospirò, voltandosi e continuando per la sua strada.

Il porto era pieno di persone affaccendate ad andare avanti e indietro cariche di casse. L’Argo II era ormeggiata sorprendentemente vicino alla costa: Nico si chiese come avrebbero fatto a farla virare in quel piccolo spazio senza Leo.

“Nico!” Esclamò la voce di Percy. Il capitano era torso nudo e stava poggiando a terra una cassa. Lo salutò con la mano e si asciugò il sudore dalla fronte, con un gran sorriso.

Lui arrossì violentemente, cercando di non farsi vedere troppo interessato ai suoi pettorali mentre si avvicinava.  

“Pensavo non ti svegliassi più, dormiglione!” gli sussurrò il capitano, attirandolo a se e stampandogli un bacio sulle labbra.”

“Ehi, andateci piano voi due!” Protestò Jason, sollevando una botte dall’aria pesante. “Siete in pubblico! E poi se perdete tempo a scambiarvi effusioni non finiremo mai di caricare tutte le provviste che Piper ha imposto di portare!”

“Hai ragione!” si affrettò a dire Nico, grato all’amico per avergli evitato un ennesimo momento bello quanto imbarazzante. “Cosa posso prendere?”

“Abbiamo iniziato stamattina presto a caricare.”  Spiegò Percy. “Due orette e salpiamo… puoi prendere quella sacca di mele se ce la fai.”
Nico annuì, e si diresse dove Percy aveva indicato.

“Un momento, Nico.” Lo chiamò Jason. “Hai visto Leo?”

“Ehm, Jason… Dovrei parlarti.”


“Mi raccomando testa d’alghe!” disse Annabeth, sistemando la giacca di Percy.  “Niente stupidaggini. Ricordati di non cacciare nei guai Nico e tutta la ciurma!”

“Ehi, non sei mica mia madre!” “…Zitto.”

Annabeth scrutò un attimo il colletto della giacca. “Ecco, ora sei pronto a partire.”

“Grazie mamma.” Sbuffò Percy. Lei gli fece la linguaccia. Lui non poté far a meno di sorridere.

Annabeth?” “Sì?”

“Ecco io…” esitò un momento. “Volevo ringraziarti. Insomma, ti sei comportata da vera signora, con tutto quello che è successo…

Lei lo interruppe, poggiandogli due dita sulla bocca. “Basta, ok? Insomma, va tutto bene. Siete così felici insieme… non si può evitare di trovarvi almeno carini o cose del genere.”

“Ma tu come stai, Annabeth?” Gli chiese Percy, piano. “Tu  sei come una sorella per me. Non voglio vederti soffrire.”

“Lo ami?” “Cosa?”

“Lo ami?” ripeté lei. Percy la guardò negli occhi, serio. “Con tutto il mio cuore. Darei la mia vita per lui.”

L’espressione della ragazza si distese in un sorriso. “Allora sto bene. Se sei felice, sono felice anche io.”

Annabeth circondò le spalle di Percy con un abbraccio appassionato.

“Ti voglio bene, sapientona. Sei la persona più geniale che conosco, sul serio!”

“E tu la testa d’alghe più idiota.” Ghignò lei. “Credo che ci compensiamo!”

Percy rise, abbracciandola.  Dopo un po’, lei si divincolò. “Ho qualcosa per te.”

“Che cosa?” chiese Percy, curioso.

Annabeth fece un sorriso furbetto, poi tirò fuori qualcosa di appallottolato dalla tasca interna della sua giacca.

“È un cappello!” esclamò Percy, tenendo in mano uno splendido cappello azzurro con una piuma candida.

“L’ho fatto io! Un bel cappello per il capitano più potente dei sette mari!”
Annabeth, non so davvero come ringraziarti, io…

 Percy, sbrigati!!” lo chiamò Jason, da lontano.

Annabeth lo baciò sulla guancia e gli sussurrò un buona fortuna all’orecchio.

Lui mise il cappello  e gli sorrise, poi si avviò verso la sua nave.

“Tutti pronti?” esclamò. La ciurma era allineata sul porto, davanti alla nave. Intorno, gli abitanti dell’isola erano sistemati a vedere la partenza.

Solo allora Percy notò l’assenza del timoniere. Lanciò uno sguardo a Jason, che si rabbuiò. Il biondo fece un cenno, come a dire lascia perdere.

Nico era vicino a Jason e Will Solace. Uscì dalla fila e si avvicinò a Percy.

“Sei pronto, piccolo?” sussurrò il più grande. Nico annuì. “Serve un nuovo timoniere, credo.”

L’espressione di Jason aveva fatto capire a Percy che era meglio non fare domande su Leo. Avrebbe scoperto tutto  con calma.

Butch.” Disse solo, senza alzare lo sguardo dagli occhi di Nico. Un ragazzo calvo si fece avanti. “Capitano?”

“Se non sbaglio, te la cavi bene a guidare una nave.” Affermò Percy, girandosi finalmente a guardarlo e circondando le spalle di Nico con il braccio.

Butch arrossì. “Non sono come Valdez, capitano.  Ma posso provarci.”

Percy annuì. “Sono certo che farai un buon lavoro. Tutti a bordo!”

Percy aveva consigliato a Nico di portare la sua poca roba nella cabina del capitano mentre lui avrebbe dato gli ordini per salpare.

Faceva uno strano effetto tornare sulla nave, dopo tanti mesi a terra. Era così ondeggiante. 

Il ragazzo Si buttò sul letto di Percy, guardandosi intorno. Il suo pensiero andò subito a Leo. Sperava che stesse bene, anche se non aveva minimamente idea di dove fosse quella famosa isola. Percepì che l’Argo II aveva cominciato a muoversi, e decise di uscire sul ponte.

Il vento gli spettinò i capelli. Tutti quanti, dopo aver fatto partire la nave, si stavano  dedicando a sistemare le proprie cose nella stiva. Butch era appoggiato al timone, fischiettando un motivetto orribile. Percy era appogiato al parapetto, con lo sguardo fisso all’orizzonte.

SI avvicinò silenziosamente.  “Ehi!” esclamò,  facendo sobbalzare il più grande.

“Uh? Nico, non ti avevo sentito arrivare.”

“Mi dispiace.”

“Non devi scusarti.” Sorrise Percy, tornando a guardare avanti a se. “Stavo pensando… il giorno in cui ti ho visto la prima volta…. Prima di scendere  a terra stavo facendo esattamente quello che sto facendo adesso.”

“Cioè essere spaventato a morte da un pericoloso ragazzino pelle e ossa?”

“Non proprio.” Ridacchiò Percy. “Ma mi capitava spesso di guardare lontano e pensare…

“E a cosa pensavi quel giorno?”

“Non mi ricordo, sinceramente.  Ma guardare il mare ispira la mente, non trovi?”

Nico si appoggiò al parapetto, assaporando in pieno il vento contro il viso. “Forse.” Rispose. “Ma non mi piace molto perdermi nei ricordi. Preferisco pensare al futuro.”

Percy notò che, parlando, Nico stava osservando malinconicamente la stoffa verde intorno al suo braccio.  Provò un senso di tenerezza infinita, e lo strinse a se con un braccio.

“Hai ragione, sai? Meglio guardare al futuro.” Nico non rispose.

“Ti mancano?” sussurrò Percy dopo un po’. “la tua famiglia”

Nico si rifugiò tra le braccia di Percy, affondando il viso nel suo petto.

“Io sono felice Percy, davvero.” Mormorò.  “Ed è grazie a te. Mi fai sentire amato e protetto, e non sai quanto ti sia grato per questo, ma… ogni tanto, i demoni del passato ritornano. Non posso mandarli via, affiorano come delle mele in una botte d’acqua. Per quanto cerco di non pensarci, il ricordo della mia vecchia vita è sempre presente, e i volti di mia madre e mia sorella sono sempre nei miei sogni. A volte sono bei sogni, in cui siamo tutti insieme… Altre volte sono incubi, in cui mi rimproverano di averle abbandonate…

Percy soffocò le sue parole, stringendolo forte.

“È tutto ok.” Sussurrò. “Sono sicuro che, da qualche parte, loro ti guardano. E sono orgogliose di te, vogliono che tu stia tranquillo e sereno. Pensi di riuscirlo a fare… per loro?”

Nico si divincolò dall’abbraccio e guardò Percy negli occhi, serio. “Sì, posso farlo.” Disse piano. “Ma non voglio farlo solo per loro. Voglio farlo per te, perché io ti amo, Percy Jackson. Quel che è stato è stato, ora conta il presente, e conta il futuro. E io voglio stare con te. E se non può essere per sempre, sarà almeno finché la morte non deciderà al posto mio.”

Percy non rispose. Guardò solo il ragazzo che amava, che in quei mesi era cresciuto forse un po’ troppo in fretta, ma nella sua forza i suoi occhi rimanevano sempre quelli grandi e scuri del ragazzino smarrito per la prima volta sulla nave: grandi, profondi, fieri. Percy non avrebbe mai dimenticato la forza che Nico aveva dimostrato all’inizio, opponendosi alla sua autorità. Era stata quell’impudenza a catturare il suo interesse.

Gli passò una mano tra i capelli.

“Dei, Nico.” Sussurrò, sorridendo. “Te le studi di notte queste dichiarazioni, o ti vengono sul momento?”

Il ragazzino fece un sorriso sghembo. “Non mi pare che tu mi abbia mai visto intento a studiare, di notte.”

“No, decisamente no.” Quest’ultima frase di Percy era praticamente appena udibile. I loro volti erano vicinissimi.

Ti amo, Nico. Pensò il più grande, mentre le loro bocche si sfioravano e labbra di Nico si schiudevano per farlo entrare.

Fu un bacio lento, delicato, come il vento che accarezzava i capelli dei due ragazzi.

Nico si staccò per primo, abbandonandosi tra le braccia del più grande, che gli accarezzava dolcemente la testa.

Si voltò verso l’orizzonte. Davanti a loro si stendevano miglia e miglia di mare aperto.

Chiuse gli occhi, ispirando la brezza marina.

Mamma, Bianca. Pensò, sentendo gli occhi inumidirsi. Non preoccupatevi per me. Ora sono veramente felice.

 

 

Angolo autrice: ebbene sì, è finita xD. È stato molto emozionante scrivere le ultime frasi di questa fiction, devo ammetterlo. La scrittura mi aveva davvero preso, e devo dire che anche voi avete dimostrato molto entusiasmo nelle recensioni, e la cosa mi ha reso molto felice. E dire che l’idea è nata quasi per caso quest’estate, durante un viaggio in barca! Ho cominciato a scrivere così, di getto, in un momento di noia, e non avrei mai pensato che la storia potesse diventare una long o avere una sola recensione positiva! Diciamo che era un’AU molto AU, quindi mi sembrava un pochino azzardato, quindi è stato un sorta di esperimento! Sono soddisfatta dei risultati, ma ancora non dico nulla perché può essere invece che l’epilogo fa schifo v.v Aspetto tante tante tante recensioncine <3 Mi sembra di aver già detto che mi sono divertita molto a scrivere questa long (e alla fine divertirsi è la cosa più importante in queste cose, più che il risultato, no?), anche perché ne sapevo veramente molto poco sui pirati ed è stato interessante informarmi per scrivere vari passaggi, e ho scoperto molte cosine! Se avete un’ambientazione che vi piacerebbe trattare ma non ne sapete molto, tranquilli! Vi conviene sempre provare, fare le ricerche in un campo sconosciuto è divertente quasi quanto la stesura stessa della storia! ;)

Detto questo, parliamo di progetti futuri!

Ho in programma long e una carrellata di one shot su tre coppie:

-Jasico, perché sono così maledettamente FLUFF.

-Solangelo, perché amo questa coppia e amo Rick Riordan perché ha offerto al fandom su un piatto d’argento una coppia CANON con stampato in fronte “FATE UNA MAREA DI FAN ART E FICTION SU DI NOI”, offrendo tra l’altro numerosi spunti in BoO per sviluppare storie.

-Percico, per tre motivi:

1) Sono così maledettamente perfetti.

2)Li amo troppo.

3) La prima OTP non si scorda mai. <3

Detto ciò, spero che leggerete i miei lavori futuri… ci diamo un ultimo appuntamento alle recensioni e poi…. Ciao ciao, alla prossima fan fiction!!!

  
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