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Autore: Cassandra Dirke    25/10/2014    6 recensioni
[yaoi]
[yaoi][yaoi]< Misaki... >
Mi volto di botto. < Che vuoi?! >
Ha le mani in tasca. La cravatta è storta, la camicia è stropicciata e il gilet è sbottonato. Ma qui, circondato da questo meraviglioso verde e immerso in questa semirealtà dove nessuno può giudicare in alcun modo i miei pensieri, è bello da togliere il fiato.
< È questa, la direzione giusta > dice dolcemente, con un sorriso malizioso e lo sguardo lucente.
Arrossisco e corro nella giusta direzione, superandolo velocemente.
Gli dico che è un idiota, un arrogante, sicuro di sé e lui sorride.
Gli basta tenermi la mano e camminarmi affianco.
Ora che ci penso, non mi ha mai chiesto altro.
Invece vorrei dirgli che è vero, che non avevo paura.
Perché sapevo che lui mi avrebbe ritrovato.
In qualche modo, riesce a ritrovarmi sempre.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Lime | Avvertimenti: Non-con
Capitoli:
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                                                                                                             Il futuro,
                                                                                                             fantasma dalle mani vuote,
                                                                                                             che promette tutto
                                                                                                             e non ha niente.
                                                                               
                                                                                                                                          Victor Hugo
 
 
 
Martedì
 
La mattinata di Akihiko
 
Il mal di testa è insopportabile. Pulsa come un cuore sanguinoso sul punto di cedere. Ma è quasi benefico. Non posso credere di aver rischiato la vita. Io... che sono sempre stato così cauto in strada, dietro il volante della mia macchina. Malgrado tutto, malgrado tutte le volte in cui ho pensato che sarebbe stato meglio arrendermi e farla finita... e ogni volta di queste avevo pensato a Lui. 
Lui che mi aveva dolcemente travolto in questa spirale dolorosa e surreale di un amore sconfinato ma nascosto. E non so come altro posso fare... se non soffocare i miei sentimenti e sopportare.
Chiudo gli occhi. Ho bisogno di riflettere.
Cinque anni... stando a quanto ha detto il piccoletto è questo il lasso di tempo che mi sono lasciato in quell'incidente stradale. Cinque anni.
L'ultima cosa che ricordo è un pomeriggio soleggiato... un tramonto rosso come il sole. La sua richiesta e la mia felicità... certo che avrei fatto quello che mi chiedeva. Lo avrei fatto per lui, perché la sua felicità è la cosa più importante a cui io abbia mai aspirato nella vita. La felicità della persona che amo è molto più importante della mia.
Ricordo quella gioielleria all'angolo della strada. Un quartiere non proprio frequentato, andato in rovina dopo anni di lenta degradazione, ora abitato da vagabondi e gatti randagi... ma quella gioielleria era sopravvissuta. Non si sa come o perché... il vecchio gioiellere benchè non si regesse bene sulle proprie gambe, riuscva a sostenere quella piccola attività.
Un luogo non proprio luminoso... ricordo. Ci passavo davanti tutte le volte che uscivo, ma soltanto quel giorno l'avevo vista.
Era stato il bagliore riflesso di un focoso raggio di sole. E l'orologio che solo pochi giorni prima lui aveva visto in un altro negozio era lì, davanti a me. L'avevo interpretato come un segno. Se avessi preso quell'orologio, Takahiro avrebbe finalmente contraccambiato i miei sentimenti.
Devo ammetterlo, un pensiero sciocco... ma la speranza non è una semplice erbaccia cattiva di cui ci si può liberare con solo del veleno.
Tock! Tock!
Senza aspettare una risposta, l'inferiera entra. È una ragazza giovane, non più di venticinque anni, ma è timida. Mi spia da sotto la frangetta troppo cresciuta e poi distoglie immediatamente lo sguardo arrossendo come un pomodoro quando si accorge che sono sveglio e la fisso.
< B-buon giorno, Usami-sensei > mormora porgendomi il pranzo.
< Grazie > rispondo io con voce incolore.
Inizia a sistemare tutto: richiude le finestre che aveva aperto un paio d'ore prima, ma lascia le tende aperte. Controlla i macchinari, la pressione del mio sangue assicurandosi che tutto sia come dovuto. Sistema persino il casino che ho distrbuito in un momento di noia. Si occupa dei palloncini e dei fiori che quelle poche persone che si ricordano della mia esistenza mi hanno gentilmente spedito per ugurarmi la buona guarigione. Semplice arredo decorativo, per quanto mi riguarda... se importssi davvero a queste persone verrebbero da me di persona, non si affiderebbero a un corriere espresso. 
E intanto mi studia
< Mi sembra che stia meglio quest'oggi > conclude controllando la cartella clinica con un sorriso cordiale.
Lo ripete ogni volta che guarda quella cartella.
< Solo il solito mal di testa > borbotto da perfetto paziente scorbutico.
L'infermiera annuisce sovrappensiero. < È normale dopo tutto quello che ha passato, Usami-sensei. Ma per ogni evenienza questo pomeriggio le faremo una TAC per toglierci ogni dubbio >
< D'accordo >
L'infermiera annuisce nuovamente, ma questa volta sorride con più calore e questo mi prende in contropiede. < Sarà felice di saperlo... chiama almeno cinque volte al giorno per chiedere sue notizie >
< Mio padre? > domando distrattamente. Non rivedo la mia famiglia da un paio di giorni. Mio padre sarà impegnato con i suoi affari e mio fratello maggiore sarà troppo preso da tutte le cose che può sottrarmi, ora che sono fuori gioco. Quei due non li sopporto proprio. Per mio padre sono sempre esistito quando si è trattato di problemi come la sua maledetta compagnia e mio fratello a malapena riesce a guardarmi. Probabilmente per due persone così perfette, che nella vita hanno ottenuto tutto ciò che desideravano, io non sono altro che uno scarto di cui vergognarsi. Ma non mi importa. Possono anche smettere di fare gli ipocriti.
L'infermiera pare sorpresa. < No... Usami-sama chiede direttamente al Primario. Parlavo del suo coinquilino. È già venuto a trovarla? >
Aggrotto le sopracciglia alquanto sconcertato. Il mio coinquilino? Ah, il piccoletto? E perché mai avrebbe dovuto farsi vivo..? Nemmeno mi conosce! Davvero, come posso credere di aver accolto a casa mia un individuo del genere? Ricordo il modo in cui mi aveva parlato: con pazienza e calma, come se avesse a che fare con un bambino. Lo avevo capito dal primo sguardo: è una di quelle persone che non aveva mai sopportato... sempre pronto a distribuire finti sorrisi e insignificanti consigli.
< No > mi limito a dire.
L'infermiera scrive svolazante sulla sua cartelletta. < È rimasto al suo capezzale per tre giorni senza mai muoversi di qui. Non avevo mai visto una tale dedizione verso qualcuno >
Il suo commento mi irrita e le rivolgo uno sguardo di traverso. < Ha finito? >
L'infermiera mette il punto con un po' troppa foga e, benché dia l'impressione di non accorgersi del mio tono contrariato, il suo sorriso è svanito. < Sì, sensei. Lei è davvero fortunato e non mi riferisco solo all'incidente, ma anche alla sua vita: ha delle persone che tengono a lei così tnto da stare sveglie per giorni e giorni > e, detto ciò, mi augura la buona giornata e se ne va.
Misaki Takahashi, eh?
Mi limito a guardare il pranzo senza nessun'intenzione di mangiare. Sento la mancanza di qualcosa. Qualcosa che ha a che fare con il mio stomaco e con il mio petto. Qualcosa che ho l'impressione di aver lasciato... da qualche parte, senza una ragione precisa. E voglio ritrovarla, qualunque cosa essa sia.
La soluzione.
Misaki Takahashi... è suo fratello. Il piccoletto che aveva tenuto Takahiro costantemente lontano da me, perché il suo fratellino aveva sempre bisogno della sua presenza. Ormai sembra cresciuto... forse il motivo per cui lo tengo a casa è semplicemente il fatto che è suo fratello.
Mi convinco che deve trattarsi di questo.
E forse ho trovato finalmente la soluzione che mi serviva. Forse adesso Takahiro non ha più motivo di non accorgersi di me e di quanto io lo ami.
Scuoto la testa, folle solo per aver pensato una cosa del genere.
Perché io lo so... io lo so che non c'è speranza. Né per me, né per il mio cuore.
 
Martedì
La mattinata di Misaki
 
Il lavoro è la trappola degli uomini, così diceva sempre mio padre quando era ancora in vita.
Per lavoro aveva dovuto rinunciare a tante cose... ai compleanni di mio fratello, alle sue riunioni scolastiche, ai momenti in cui Nii-chan aveva bisogno di lui. C'era sempre la mamma, questo è vero, ma non è lo stesso. Il lavoro di mio padre ha tolto tantissimi momenti a lui e a mio fratello.. momenti che adesso la vita non potrà più restituire loro.
Il lavoro è la trappola degli uomini, ancora sono convinto di questa verità. Ci assicura di guadagnare, di permetterci un tetto sulla testa, di avere un pasto tre volte al giorno... ma ci ruba momenti della nostra vita che pensiamo non siano così importanti. Darei qualsiasi cosa... qualsiasi per restituire del tempo a mio fratello e a nostro padre. Darei qualsiasi cosa... per poter passare ancora un secondo con nostro padre e nostra madre.
Il lavoro è una trappola per gli uomini.
Però non posso fare a meno di pensare che, almeno oggi, è la mia unica ancora di salvezza.
Lavoro come un dannato... faccio fotocopie impilandole alla perfezione, porto fascicoli, ritiro la posta e recupero vecchi manga. Non sono ancora un vero editore... ma sinceramente per ora non mi importa. L'importante è essere qui a sbrigare tutte le faccende che mi vengono assegnate. l'importante è che queste faccende trattengano non solo il mio corpo qui... ma anche la mia mente.
Perciò lavoro lavoro e lavoro.
Faccio quello che mi viene detto di fare... perché è questo che so fare.
Non posso concedermi un momento di riposo, di stacco... non posso, perché so che sarà la fine.
Non posso, perciò... quando mi ritrovo a sbattere contro qualcuno, davanti all'ascensore che dovrei prendere, non è perché la mia testa è altrove perché l'ho incatenata in questo posto... è soltanto colpa della mia olita sbadataggine.
< Takahashi-kun, va di fretta? >
Faccio un passo indietro e poi uno veloce avanti per mantenere in equilibrio la pila di fotocopie del manoscritto che devo consegnare. Un paio di fogli sfuggono alla mia presa e cadono a terra.
Guardo l'uomo che ho di fronte. Si da il caso che si tratti del mio mangaka preferito in assoluto. Ijuuin Kyou-sensei. Potrei dire che è un uomo alta e dal fisico non troppo trascurato, muscoli al posto giusto, slanciato e dalle spalle larghe... potrei spiegarvi che i suoi capelli sono neri e lisci come la notte... che i suoi occhi sono così scuri che ogni volta che li incontro mi ritrovo a scappare... ma le mie descrizioni potrebbero sollevare altre questioni, domande a cui non ho nessuna voglia di rispondere. Per tutti questi motivi, l'unica cosa che mi sento di notare è il suo sguardo che si illumina come se stesse assistendo alla nascita di una nuova stella. E mi si chiude lo stomaco, perché è anche la stessa reazione che ha di solito Usagi-san quando mi vede... aveva. Vedeva. È strano che debba usare il passato malgrado lui sia vivo, ma considerando che queste cose appartengono effettivamente al passato è giusto che mi rivolga con il tempo adatto. Lui continua ad esserci, ma le sue vecchie reazioni no.
< Ijuuin-sensei...! > l'esclamazione di sorpresa dovrei proprio levarmela di torno un giorno o l'altro. Sorpreso e confuso... sembra che in presenza di quest'uomo non riesca a sentirmi diversamente e la cosa mi infastidisce alquanto. Soprattutto oggi.
< Ah, sì... mi scusi, ma sono davvero di fretta > Penso di essere ancora in tempo per prendere l'ascensore. Voglio evitare il mangaka... così come un altro centinaio di persone segnate nella lista che tengo nella tasca posteriore dei pantaloni.
< Lasci che le dia una mano... >
Gentilmente si china per me a raccogliere i fogli che mi sono caduti e li mette al loro posto in cima alla pila.
< Grazie > Mi costringo a sorridere.
Non risponde. In genere mi sorride e fa qualcosa che mi prende in contro piede. In genere uno sguardo così intenso mi farebbe arretrare. Ma ormai ho solo mura dietro di me e non posso fare altro che andare avanti e affrontare ciò che mi aspetta. Non sarà mai né più spaventoso né più doloroso di quello che mi sono lasciato indietro.
La sfortuna mi si è fatta amica negli ultimi giorni perché appena mi volto verso l'ascensore le porte si chiudono ed esso prende a scendere, richiamato da qualcuno alla Hall.
Socchiudo gli occhi cercando di fulminare le porte chiuse e maledendo la mia buona sorte. Perché a volte il mondo sembra girare nel verso sbagliato?
< C'è qualcosa che non va? > domanda il mangaka con un velo di preoccupazione nella voce.
< L'ascensore > rispondo come se non fosse ovvio. < Doveva aspettarmi >
Mi volto per mostrargli il fastidio dipinto sul mio volto, ma lui sta guardando altro. Vede qualcosa oltre la mia fretta, oltre il mio fastidio. Sembra quasi che riesca a vedere oltre la mia maschera quotidiana.
< Intendo... in lei? Sembra diverso... >
Mi sento mortificato. Non avrei mai pensato che qualcuno si sarebbe accorto della perenne nuvola nera che mi svolazza sopra la testa in questi giorni o del pozzo arrugnito e nero che si è scavato solitario nel mio petto.
< Le è successo qualcosa? > domanda, senza farsi scoraggiare dal mio silenzio ostinato.
Non l'ha saputo, mi rendo conto. Isaka-san e Aikawa-san mi hanno detto che avrebbero mantenuto il silenzio stampa sulle condizioni di Usagi-san e sul suo incidente in generale affinché i giornalisti non gli stessero addosso e lo lasciassero rimettersi in pace. Sono felicissimo della loro decisione, soprattutto perché mi sono risparmiato domande e preoccupaioni inutili: non ero mica io il malato! Ma adesso l'importante è che posso sfuggire a quest'uomo.
< No, assolutamente niente > Le parole escono direttamente dalla mia gola, lisce come l'olio. Trasparenti come la verità.
Da quando in qua, mi chiedo, sono diventato un così abile bugiardo?
Anche se, da un certo punto di vista, non mi è successo niente. Non sono io ad avere rischiato la vita. Non sono io ad aver dimenticato gli ultimi cinque anni vissuti. Non sono io... ad aver smesso di amare la persona che fino alla settimana scorsa era il mio unico punto di riferimento. A me, mi rendo conto, non è successo nulla di tutto ciò.
Sono stato ferito, forse questo è vero. Sono stato spezzato, graffiato, soffocato... ma sono ancora vivo. È la cosa più importante, secondo le priorità generali.
< Usami-san? > continua con il suo interrogatorio. < Sta bene? >
I miei occhi scivolano, così come le mie convinzioni. Mi costringo a fissare il punto del nulla tra me e il suo petto. Un puntino minuscolo e oscuro che cattura tutta la mia attenzione.
< Benone >
La mia voce è senza vita, mi accorgo immediatamente, e questo cattura ancor di più la sua attenzione, ma il suono dell'arrivo dell'ascensore interrompe la nostra conversazione, con suo immenso rammarico... con mio sconfinato sollievo.
< È stato un piacere rivederla, Ijuuin-sensei > Davvero, mi spaventa scoprire che bravo bugiardo sto diventando. I miei genitori saranno infuriati con me.
Mi inchino per rispetto, per quello che la pila di fogli me lo permette, e faccio per girarmi dicendo: < Adesso devo prio andare, buona giornata >
Sono salvo, penso con un sospiro di sollievo.
Ma, naturalmente, il destino ha altro in serbo per me.
 
Oceano Pacifico
 
Con l'asciugameno sulla testa, Usagi-san mi copre e scopre a proprio piacimento.. catturando l'acqua dai miei capelli. È piacevole... sono un uomo adulto ormai e non dovrei dirlo, ma non posso fare a meno di pensare che sia piacevole. Dannatamente piacevole.
Non riesco a guardarlo, così mi fisso ostinato le mani congiunte ed appoggiate sulle mie gambe incrociate sul letto. Non dovrei stare seduto in questo modo, con i piedi sul materasso... la conosco l'educazione, davvero, ma in questo momento non me la ricordo. Quando sono con lui... quando siamo così vicini, non penso ad altro che alla distanza che separa i nostri corpi.
La sua camicia è aperta di tre bottoni. Gli ho sempre detto che non è elegante stare così, ma non mi da mai retta. Non mi importa nulla dell'eleganza, se devo essere sincero. Siamo soli dispersi da qualche parte nel mezzo dell'oceano Pacifico, l'eleganza è l'ultima cosa che potrei avere per la testa. Ma non smetto di guardare quei tre bottoni: mi distraggono troppo, per questo gli avevo ordinato di chiuderli.
Intravedo il suo petto. So per esperienza che è liscio e solido. Se ci appoggiassi la mano sentirei il battito del suo cuore. Il pensiero fa scorrere un brivido caldo sul mio petto facendomi sussultare.
< Tutto bene? > domanda smettendo di asciugarmi. Con due dita tira su il mio mento, ma io non riesco ad intercettare il suo sguardo.
Sto ancora pensando al suo petto. In genere è caldo. Caldo... come una stufa, a differenza delle sue mani. Sapete che si dice che chi ha le mani sempre fredde, ha il cuore incredibilmente caldo? Ecco, lui ne è la dimostrazione lampante.
Le sue mani, che in questo momento accarezzano le mie guance... < Misaki? >
Lo guardo, dimentico del fatto che mi ha appena chiesto qualcosa. < Sì? >
< Stai bene? >
La stanza da letto che sto sottocoperta dello yacht che ha affittato Usagi-san per festeggiare il mio compleanno è illuminata da tre habat-jour che emettono una luce arancione. So per certo che li ha fatti cambiare con quelli che c'erano prima e so perché lo ha fatto: per rendere l'atmosfera calda e accogliente, più simile a quella della sua vecchia stanza da letto dove ci teneva tutti quei giochi da bambini.
Credo che le abbia cambiate anche per un altro motivo: probabilmente si è accorto che in quella luce i suoi occhi sono di un viola sconvolgente. Scuri... come la notte. E lucenti, come le sue stelle. 
Le sensazioni che quegli occhi provocano in me sono indescrivibili. Un calore così rovente da intrappolarmi il fiato da qualche parte nel corpo. Nella pancia... no, nel ventre?
< Misaki? >
È ancora in attesa della mia risposta ed è anche parecchio preoccupato. Mi costringe a guardarlo e mi studia con la perizia di un dottore.
< Scusa > mormoro con la voce roca. < Ho perso il filo >
< Capisco che tu sia shoccato > dice con maggiore preoccupazione nella voce. < Se vuoi posso chiamare un Jet e farci portare via di qui >
Le mille domande che affiorano alla prima parte della sua risposta vengono messe in ombra da una sola riguardanti la seconda parte. < Puoi fare una cosa del genere? >
Sono orripilato dal potere che detiene quest'uomo e dai motivi insignificanti per cui vi attinge.
< Certo. La compagnia di mio padre dovrebbe averne una mezza dozzina >
Lo guardo con tanto di terrore negli occhi. < Ma che razza di famiglia hai? > Eppure ormai dovrei sapere che non dovrei sorprendermi di nulla.
A sorpresa cerca di trattenere un sorriso, ma la preoccupazione fa evaporare ogni ilarità. < Davvero, spiegami come ti senti >
La richiesta mi manda in tilt. I suoi occhi scavano dentro di me e ho timore che lui possa vedere quello che mi tengo dentro. < Sto bene > Non suona come una bugia, ma nemmeno come una verità completa. < Perché dovrei sentirmi shoccato? >
Quello shoccato semmai è lui. < Misaki, hai rischiato di annegare! Sei rimasto privo di conoscenza per tre minuti... >
Stringe il mio volto con le sue grandi mani. Come se temesse che da un momento all'altro io decida di evaporare. Come se cercasse in tutti i modi di farmi restare.
Inconsciamente appoggio le mie mani sulle sue e intreccio il mio sguardo al suo. < Sto bene > rispondo con foga. < Davvero. Non è la prima volta che rischio di affogare, ormai l'acqua non mi spaventa più >
< Nemmeno la morte, a quanto pare >
Cerco di nascondere il tremito che mi scuote. In verità ho davvero tanto, tanto paura della morte. < Non ho intenzione di morire affogato >
< Sembra che tu voglia far morire me di spavento, però >
È una triste accusa quella che i suoi occhi portano a me.
< Non permetterei mai che tu morissi > sussurro implorandolo silenziosamete di non dire certe cose.
I suoi occhi si accendono di una luce diversa. Interesse. Malizia. < Ah, no? E come faresti a trattenermi sulla terra, Misaki? >
Abbasso la testa e l'asciugamano che ha lasciato sulla mia testa mi scivola sugli occhi, nascondendolo a me. Vorrei che la smettesse di farmi domande del genere. Perché pensare al modo in cui lo tratterrei vicino a me mi fa pensare a lui che cerca di abbandonarmi. Ed è una cosa che non riesco a sopportare.
Stringo forte le sue mani. < Non ti lascerei andare >
Forse sono davvero shoccato come dice. Forse è l'acqua salata che mi è arrivata al cervello o forse è la consapevolezza che la morte ti raggiunge anche nel tuo letto, mentre dormi, ma voglio che sappia almeno questo. È un'esigenza per me. Non posso semplicemente lasciare la sua mano e vederlo scomparire. Non posso e basta.
La presa delle nostre mani si scambia. Ora è lui a trattenere me.
Il freddo della sua pelle avvolge i miei polsi. Adoro il suo tocco. È rinfrescante, rigenerante.. come il ghiaccio che ti mettono sulla fronte quando hai quaranta di febbre. Come la doccia gelata che fai quando d'estate ci sono quaranta gradi. È un soffio vitale.
< Misaki >
La sua voce al contrario è il fuoco sulla mia pelle. Quello che manda in fiamme le mie cellule, quello che mi tortura fino all'ultimo e più lieve tocco.
< A volte penso... > alza le mie mani in alto e avvicina il suo volto al mio. Il suo naso mi sfiora, mi ruba l'ossigeno condividendo con me il suo soffio vitale. < ...che tu sia la mia maledizione. Sarai il motivo per cui non andrò mai avanti. Per cui rimarrò un fantasma sperduto su una terra desolata, in cerca dell'unica stella di questo mondo: tu >
La sua camicia si apre mostrandomi altre parti del suo petto.
Il mio cuore batte così velocemente nel mio che mi costringo a chiudere gli occhi. È mai possibile che in ventitré anni della mia vita l'unico modo che abbia trovato per sentire distintamente la mia esistenza sia restare con quest'uomo? Non poteva esserci altro modo?
< Smettila > sussurro con mio grande rammarico nel sentire la mia voce tremare. < Smettila di dire queste cose assurde >
Volto il mio viso a destra, per nascondergli il rosso fiamma che sento bruciarmi il volto, ma lui non si arrende. Si avvicina ancor di più e, infilandosi sotto l'asciugamano, annusa i miei capelli umidi, sfiorando il mio orecchio bollente con la punta del naso.
< Misaki >
 
No, non farlo... non sussurrare il mio nome con quella voce così sensuale.
Non accarezzare così dolcemente la mia pelle con il tuo respiro.
 
< Sento il battito del tuo cuore > le sue labbra sfiorano il mio collo così leggermente da sembrare il tocco gelato di un fantasma. Sento un brivido scorrermi dall'orecchio, al collo, al mio cuore, alla pancia e sempre più giù. < Lo sento attraverso i tuoi polsi >
Stringo istintivamente i pugni. È il mio corpo. Gli sta rispondendo, come fa sempre... è come se cercasse di avvicinare le mie vene alle sue mani... come se il mio cuore volesse farsi ascoltare più chiaramente da lui.
Conscio di aver agito d'istinto, mi rilasso immediatamente, abbandonandomi alla stretta delle sue mani come un attimo fa.
Ridacchia. Sembra sapere sempre l'effetto che avrà su di me. La cosa mi manda in bestia, ma non posso farci niente: non posso impedire a lui di farmi questo effetto e non posso impedire al mio corpo di avere certe reazioni.
Non voglio.
Non si ferma, anzi, sembra solo l'inizio.
Le sue labbra agiscono leggere e calme, non sembrano rispecchiare per niente il quadro focoso di Usagi-san. Non ricordo l'ultima volta in cui è stato così gentile... delicato.
Lascia andare le mie mani, liberandomi dalla sua trappola. Potrei spingerlo indietro, potrei separarmi da lui... ma non ci riesco. Mi tiro indietro, ma lui mi viene a cercare. Le sue labbra si schiudono delicatamente sulla mia pelle, viziandomi il collo. La corta barba di due giorni mi solletica, provocandomi tremiti involontari. Le sue mani percorrono le mie spalle, spingendomi contro i cuscini, le sue gambe mi costingono a fargli spazio.
< Aspetta... > sussurro. Ho il respiro spezzato e il cuore svolazzante. Sto perdendo il controllo su me stesso. Metto le mani sul suo petto, vorrei tirarlo indietro, vorrei che si allontanasse, mi convinco, ma non sono sicuro che sia la verità. Le mie mani non lo respingono, anzi ascoltano attentamente i ritmici battiti del suo cuore.
Mi guarda dall'alto, con un sorriso lieve sulle labbra, come di chi è nel bel mezzo della caccia e ha appena addocchiato la sua preda. Mi sovvrasta. È in ginocchia su di me e si avvicina lento.
< Usagi-san... fermati... > la mia richiesta è un debole respiro.
< Perché? >
Si abbassa e annusa i miei capelli prendendo tra le sue mani le mie guance per costringermi ad alzare il volto.
Cerco di non guardarlo, di riprendermi un po' del mio spazio, ma me lo impedisce in modo categorico. Mi divincolo al meglio che posso, ma la sua presa è ferrea. < H-ho appena... appena rischiato la morte. T-ti sembra sa-saggio farlo...? > 
Il mio volto sotto il mio punto di vista potrebbe benissimo essere una fornace. Sotto il suo tocco mi sento sciogliere.
< Hai detto che ti senti bene > dice studiando con dolcezza le mie labbra.
Quest'uomo è imbarazzante. È imbarazzante il modo in cui mi tratta, il modo in cui mi parla..., persino il modo in cui mi guarda!
È imbarazzante quello che riesce a provocare nella mia mente... ma è ancora più imbarazzante quello che riesce a fare al mio corpo!
Mi manda in bestia. Mi fa arrabbiare.
Guardo verso l'alto, allungano la testa sui cuscini per distogliere la mia attenzione da lui. < Che ne sai che certi sforzi non mi facciano stare male? > borbotto incoerente. 
Non si fa fermare. Si abbassa e ricomincia a torturare il mio collo che, mi rendo conto troppo tardi, ho lasciato completamente scoperto.
Perdo il filo, di nuovo, e mi concentro sulle sue labbra, sulla sua lingua che scorre lenta sotto il mio Polmo d'Adamo. Non riesco a fare a meno di deglutire e quel leggero tocco si fa sentire ancora di più, mandandomi in fiamme.
< E-e se... s-se mi si fermass-sse il cuore > sussurro senza avere più il controllo della mia voce, del mio cuore e dei miei occhi che mi rotolano all'indietro. < Per favore ferm--- > Il tocco delle sue mani sulla mia pelle, che si sono intrufolate sotto la mia maglia, fa morire la parola nella mia gola. Sfiorano la mia pancia, sorvolano il mio ombelico, e si arrampicano su di me fino al petto portandosi la maglia con loro.
< Ripetilo > La parola morde il mio orecchio. < "Farlo"... è così seducente sulle tue labbra. Ripetilo >
Arrossisco fino alla punta dei capelli. Questa volta trovo la forza di spingerlo indietro. < Lasciami! Sei un pervertito! Usagi-baka! Usagi-kuso! > urlo senza controllo, lanciandogli fendenti. Afferra entrambe le mie mani senza difficoltà e me intrappola sopra la testa, con una sola delle sue.
< Sei così terribilmente carino > sfiora le mie labbra, affondando il suo sguardo nel mio. Mi sento bruciare. Le sue parole sono benzina in un incendio che pervade il mio petto. Non si rende conto dell'effetto che mi fa?! Certo che sì... lo sa benissimo. E questo lo rende felice. Lo posso capire dalla luce dei suoi occhi. Dal suo sguardo che tenta di spogliarmi. Dal suo tocco che sembra in grado di arrivare alle mie ossa.
 
Sei in ogni parte di me. Sempre. E io non me ne rendo nemmeno conto.
 
La sua mano ridiscende verso il basso, fermandosi prima sul mio petto per sentire il battito del mio cuore. Il suo sorriso si spegne, lasciando il campo a quello sguardo desideroso che mi spaventa. I nostri respiri si mischiano, si appartengono. 
Mi guarda fisso mentre la sua mano scende sempre più in basso. Stringo i denti mentre capisco che ogni mio fremito non gli sfuggirà. Mi costringo a guardarlo di rimando mentre il mio cuore cerca di uscirmi dal petto. Mi mordo il labbro e questo sembra attirare la sua attenzione.
Mi bacia come una furia. Mi prende come se fossi sempre stato suo e mi morde. E io non posso fare che rispondere. Perché, lo so, sono sempre stato suo.
Lascio che tenga ferme le mie mani, lottando contro il desiderio irrefrenabile di stringerlo a me e facilito il percorso della sua bocca, aprendomi alla sua lingua.
Mi si ferma il respiro quando la sua mano arriva al mio basso ventre e scende sotto i jeans, superando i boxer. Emetto un gemito incontrollato quando la sua mano finalmente mi trova.
< Misaki > sussurra la mia condanna rubandomi il respiro con la sua bocca.
Poi mi stringe tutt'altro che delicatamente in una presa ferrea spezzando il ritmo dei battiti del mio cuore. E il mio corpo risponde: sobbalzo con un altro gemito attutito dal nstro bacio, spingendo il mio corpo verso il suo. Mi tendo in modo che la mia pelle si assottigli, che il mio cuore si avvicini sempre di più al suo in modo che lui possa prenderlo più facilmente. E lì mi rendo conto che sono perduto. Che per me non c'è più speranza.
Sento le lacrime uscire dai miei occhi chiusi. Sento lui che le beve assaporandole sulla lingua. Sento il mio respiro che si mischia al suo, il mio desiderio scontrarsi con il suo. Sento il mio piacere, eco del suo.
Sento il mio nome, pronunciato dalla sua voce.
Sento così caldo che potrei benissimo aver preso fuoco.
Poi sento soltanto il vuoto.
 
Marukawa Publishing
 
Il piiin dell'ascensore ne annuncia il ritorno e quel semplice rumore mi fa saltare sul posto. La pila che trasporto con fatica rischia nuvamente per finire a terra, ma grazie ad un altro miracolo riesco a tenerla intatta. E, mentre le porte dell'ascensore si aprono, mi chiedo se io non abbia esurito i miei miracoli in questa vita.
Due uomini escono e mi guardano con sorpresa. Isaka-san ha in mano dei fogli e gli sta mostrando a Usami-sama, il padre di Usagi-san. Quest'ultimo ha un aspetto davvero orrendo. È pallido e le occhiaie lo rendono molto più vecchio di quanto non sia. Mi pare di vedere persino qualche capello bianco nella sua capigliatura insolitamente scura per un uomo della sua età. Mi chiedo quali difficoltà possa sopportare un padre. Mi chiedo se non sia molto più facile affrontare le cose per i figli.
< Misaki > mormora Isaka-san. < Non mi aspettavo di incontrarti qui >
< Ah... > All'improvviso la pila di fogli che porto inizia a pesare. Non so perché, ma adesso che me lo sento dire mi sembra che questo non sia il posto in cui dovrei essere. Sono nel posto sbagliato... lo sono stato per quasi tutta la mia vita. < Ci lavoro, a meno che lei non mi licenzi, Isaka-san > Cerco di tenere un tono tranquillo, ma la mia voce ha una nota troppo bassa perché io ci riesca.
< Certo che no.. però avevo pensato che dopo tutto quello che è... > tace all'improvviso accorgendosi di Ijuuin-sensei. < Oh, Ijuuin-san, è un piacere rivederti! Ti presento Usami-sama, della Usami&CO. Usami-sama, lui è Ijuuin Kyou-sensei, un nostro mangaka da bestseller >
Usami-sama distoglie lo sguardo da me per circo tre secondi, fa un cenno col capo a Ijuuin-sensei, il quale risponde con un inchino e un < È un piacere conoscerla, Usami-sama >, poi torna ad incenerirmi con il suo sguardo. Nel corridoio la temperatura cala di dieci gradi e mi aspetto una tempesta di neve da un momento all'altro.
< Non mi aspettavo di torvarla qua > mi rinfaccia l'uomo.
Deglutisco, dandomi un tono. < Vale lo stesso per me, Usami-sama >
Sono al lavoro, mi convinco. Non sto facendo niente di male. Non c'è niente di cui dovrei sentirmi in collpa.
Ma allora perché? Perché mi sento come un criminale messo alle strette?
Risponde alla mia osservazione con uno sguardo se possibile ancora più glaciale e con un sorriso da brividi. < Ha pensato a quello che le ho chiesto? >
Isaka-san si fa subito avanti. < Usami-sama, non mi sembra questo né il luogo né il momento >
< Si tratta di mio figlio! > esclama all'improvviso Usami-sama con più rabbia di quanto mi aspettassi. I suoi lineamenti sono deformati, così rabbiosi che mi spaventano. C'è disperazione in quegli occhi così gelidi... e mi rendo conto che è questo che con la sua finta indifferenza cerca di nascondere.
È un padre, mi stupisco di non averlo pensato prima. È un padre e sta soffrendo.
Mi chiedo se i padri riescano a sopportare più dei figli. O se siano loro i primi a cadere.
Isaka-an abbassa lo sguardo, incapace di trovare le giuste parole.
< L'avevo giudicata male > Usami-sama mi guarda con espressione amara. < I suoi discorsi su quanto fosse importante per lei, su quanto si sarebbe impegnato ad essere un uomo degno... era quasi riuscito a convincermi, sa? >
Chiudo gli occhi un momento. È difficile. Dannatamente difficile. Come fa a non rendersene conto? Per lui... per tutti loro, in effetti, non è cambiato nulla. Usagi-san si ricorda di tutti loro. L'unico che non fa più parte della sua vita... l'unico di cui non gli importa nulla sono io. È così dannatamente difficile stare nella sua stessa stanza e avere l'importanza di un moscerino morto sulla finestra!
Come posso... fare quello che mi chiede? Come posso stare insieme a lui e fare finta che negli ultimi cinque anni io non abbia passato i momenti più belli della mia vita? Come posso nascondere a lui QUESTO?
Non posso.
< Erano chiacchiere > continua Usami-sama.
Ijuuin-sensei si è avvicinato a me e mi sta guardando. < Takahashi-kun. Ha bisogno di aiuto? >
Mi accorgo che le mani mi tremano talmente tanto che i fogli fanno fatica a rimanere gli uni sugli altri.
Scuoto la testa. No, non ho bisogno d'aiuto. No, non ho bisogno di qualcun'altro che si preoccupi per me. No, quello di cui ho bisogno nessuno di loro me lo può dare. E mi rendo conto che sta tutta qua la risposta. So che non ho mai davvero avuto una scelta. So che, malgrado le difficoltà che dovrò affrontare e il dolore che dovrò vincere, io striscerò fino all'ospedale e starò insieme a lui. E non perché Usami-sama me lo ha chiesto... non perché qualcuno mi ha detto di farlo e nemmeno perché l'ho promesso a Lui.
Lo farò perché è questo che voglio fare. Perché senza di lui non posso stare.
Ijuuin-sensei appoggia una mano sulla mia spalla, trasmettendomi la sua preoccupazione e Usami-sama ci lancia un'occhiata amara, quasi di disprezzo. < Solo vane parole > dice.
< Adesso basta! > urlò facendo sussultare tutti. Mi dirigo verso l'ascensore a passo spedito e premo il pulsante per chiamare l'ascensore con il gomito. Le porte si aprono immediatamente. < Se è questo che pensa, non ha capito niente!! > esclamo guardando Usami-sama infurito prima che le porte si richiudano.
E me ne vado. Non saluto nessuno. E non mi inchino davanti a nessuno.
Basta. Nella mia vita mi sono inchinato e ho fatto quello che volevano gli altri anche per troppo tempo.
Mi guardo nello specchio dell'ascensore e stringo i denti.
A rivolgermi lo sguardo è un ragazzo basso, così basso che per vedermi ci vuole la lente di ingrandimento, dagli occhi verdi e i capelli castano scuro. Il suo sguardo è decisamente sperduto e addolorato, ma di fronte a me si trasforma. I suoi tratti si fanno più duri, gli occhi più fermi e gli angoli della bocca smettono di tremare. Ha deciso che smetterà di esaudire il volere altrui. Smetterà di inchinarsi, perché nessuno merita di vedergli abbassare la testa.
Nessuno sarebbe mai più stato abbastanza importante da farmi abbassare anche solo lo guardo.
Nessuno. Se non lui.
È sempre stata questa la risposta.
Lui è sempre stato la mia trappola.
 
 
 
 
 
 
 
N.d.A.
 
 
 
Ciao a tutti!
Ed eccoci qua con un altro capitolo della FF di Misaki/Akihiko.!! 
Ci ho messo un po' prima di pubblicarla, e benché in genere lo faccia perché segretamente e svergognatamente mi diverto a tenervi sulle spine, questa volta non l'ho fatto per mio volere. L'unica parte che ho scritto tutto d'un getto, liscia come l'olio, è stata quella sullo yacht... sì, penso che sappiate bene quanto io ami stuzzicarvi con il romantisicismo tra questi due! Il resto non è stato semplice come pensavo.
Prima di tutto ho dovuto presentarvi Ijuuin-sensei, il mangaka che Misaki ama da quando era piccolo. Ama, nel senso che stima e rispetta, così come noi facciamo con i nostri beneamini Oda-sama, Kishimoto-sama e Obana-sama (amo Kodomo no Omocha, è il motivo per cui non riesco a diventare adulta!!)
Inoltre, vi assicuro, è davvero difficilissimo non scrivere capitoli interi su Akihiko e MIsaki che fanno zozzerie *^*
Ma, giusto per non sembrare una depravata, mi sembra giusto mandare avanti la trama della nostra FF.
La parte più difficile è stata quella di Akihiko... è un fulmine al cuore parlare di qualcuno che ama che non sia Misaki. Vi giuro... e poi dirgli che Misaki non fa che chiamare per sapere come sta e far in modo che resti indifferente... non potete comprendere le mie sofferenze.
Tuttavia non posso cambiarlo. Spero che soffriate come soffro io (nche se non è carino da dire, ora che ci penso)
Speriamo che tutta questa sofferenza valga a qualcosa... mah, boh, chi può saperlo?
*Un coro infuriato le grida su. < TUUUUUUU!!! >*
Hahahahah, non siate troppo precipitosi...
Sto impazzendo, sul serio.
Beh, almeno mi sto aprendo a voi e comincio a dimostrarvi che sono completamente fuori di testa. Bell'impressione.
Ma chissenefrega!!! Imparerete ad amarmi così XD perché sì, vi assicuro che con il tempo imparerete ad amarmi. E se non amerete me, amerete i miei personaggi.
Perciò ci risentiremo al prossimo capitolo... ma già che ci sono un po' di ringraziamenti sono d'obbligo.... allora, da chi posso iniziare?
Grazie a tutti quelli che hanno inserito tra le preferite la mia FF: aaron yan, c3amaryllis, Gyugyka, liri80 e shippopalla. *^*
Grazie a Dauntless per essere una "da ricordare" ^-^
Grazie a Aeryn, Dinda91, Gyugyka e Teddie per essere tra le loro "da seguire"
E per ultimi, ma decisamente non in ordine di importanza, un grazie infinite ai miei straordinari recensori!! 
Grazie a Gyugyka, perché sei stata la prima e probabilmente senza di te non sarei andata oltre al terzo capitolo.
Grazie a Shippopalla perché, come me, non accetti il fatto che Akihiko si sia dimenticato di Misaki.
Grazie a Dinda91, perché mi sopporti malgrado le lacrime che ti faccio versare. Se mi dai il tuo indirizzo di casa ti manderò un pacchetto di fazzoletti a capitolo e prometto di piangere insieme a te per tutte le cose brutte che capiteranno a Misaki (ops, somiglia molto ad uno spoiler... pardon!)
Grazie a Lyel per avermi fatto notare i miei errori. Senza di te non me ne sarei accorta, thank you :*
Grazie a Shibu-chan per aver approvato l'idea di aver fatto perdere la memoria a Usagi-san e non a Misaki. Sono d'accordo, se avesse dimenticato Misaki sarebbe stato troppo noioso e scontato.
E in fine, solo per data di recensione, grazie a pomypomy69. Sono felice che tu sia rimasta toccata dalla storia e dalla tristezza di Misaki, spero di riuscirti a risollevare il morale con qualche momento tenero tra lui ed Akihiko.
 
Detto questo, se avete idee/consigli/critiche fatevi avanti e recensite! Sarò ben lieta di scambiare pensieri con voi e chiunque volesse essere più partecipe.
 
Grzie a tutti.
Prometto di fare del mio meglio affinché troviate in questa FF emozioni che non troverete altrove (?)
Sogni d'oro, 
per questa notte è tutto!
 
Feelings and words,
Dreams and stars
 
Cassie 
 
 
   
 
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