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Autore: halfblood22    25/10/2014    2 recensioni
Quando per Percy Jackson e i suoi si è ritrovata la pace, un nuovo mistero cade, per così dire, dal cielo sul campo mezzosangue. Annabeth non riesce più a far funzionare il portatile di Dedalo e anche i ragazzi di Efesto hanno problemi con i loro macchinari. Leo si sente irrequieto e i suoi poteri diventano indomabili e Piper è preoccupata per lui . Percy inizia ad avere strani flashback di una vita in cui c'è lui ma non sembra sua. Un'antica maledizione si sazierà di una nuova vittima. Percy Jackson dovrà lasciare tutto di nuovo e partire per una nuova impresa, ma non sarà solo: al suo fianco ci saranno i suoi fidati amici del campo più questa nuova arrivata, che si scoprirà essere molto di più...
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Leo Valdez, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bene, adesso ero davvero arrabbiato. Basta, avevo solo voglia di far affogare quel tizio che aveva preso mia sorella e fatto finire in acqua. Di questi tempi, teso com’ero, i tuffi fuori programma non erano ben accetti.
-“ Leo, questo coso non può andare più veloce?”- chiesi al figlio d’ Efesto.
-“ Non è una macchina, Jackson”- anche lui sembrava scosso. Decisi di non iniziare a discutere solo perché, anche se sono una frana in queste cose, avvertivo che aveva iniziato a provare un affetto smisurato verso di Cleo e riuscivo a capirlo, per non avere neanche la voglia di litigare.
-“ Ragazzi, dovete stare tranquilli. Vedrete che andrà tutto bene, sarò la prima a dirgliene quattro per liberare la ragazza”- ci disse Piper, con moto comprensivo. Ma, anche se cercava di nasconderlo, vedevo che anche lei era preoccupata.
Finalmente, dalla coltre bianca di nubi che ci si era parata davanti, proprio sotto di noi, sbucò Tallahassee.
Non mi soffermai troppo sui dettagli, alla fine sembrava una città della Florida come le altre.
Procedevamo via area verso il centro della città, ma ad un certo punto, il grifone spostò la rotta a nord, verso una grande lago
-“ Emh, Furia… Tallahassee è da questa parte!”- gridò Leo, ma il piccione gigante non ne voleva sapere, anzi, aumentò la velocità da 200 a 300 orari, così da spappolarmi l’intestino.
I viaggi aerei non facevano proprio per me.
-“ Aspettate… lasciamolo fare… prima che ci faccia andare alla velocità della luce…”- dissi io, tenendomi lo stomaco.
Beh, magari quella frase suonò un po’ male, ma anche io sentivo qualcosa provenire dal quel lago, come se Cleo stesse mandando qualche messaggio a onde magnetiche. Già, un’ipotesi un po’ troppo speranzosa, ma ero troppo combattuto per poter anche solo considerare che se avessimo fatto tardi, la mia povera sorellina avrebbe subito cose orribili.
Man mano che ci avvicinavamo al lago, che per giunta si chiamava Jackson, notai che era un lago molto esteso e fangoso, con poco ricambio d’acqua, perciò il tutto risultava come un gigantesco stagno.
Atterrammo fra la fanghiglia e le zanzare, con un pessimo ricordo per me: tutta quella poltiglia somigliava moltissimo al muskeg, le sabbie mobili che durante la mia missione in Alaska mi avevano risucchiato, facendomi provare per la prima volta il senso di affogare.
 Piper scese per prima, per fortuna centrando una zolla di terreno solida.
-“ Ragazzi, questo posto ha qualcosa di famigliare…”- mormorò. Prima ancora che chiedessi il perché, un gridò mi fece scendere e mettere sugli attenti.
Quando riconobbi la voce, mi si accapponò la pelle.
-“ Cleo…”- disse allarmato Leo.
-“ Presto, da questa parte!”- gridò Piper, iniziando a percorrere una specie di via saltellando sui vari massi per evitare di finire bloccata nel fango. Io mi affrettai a seguirla con Leo alle calcagna.
Alla fine raggiungemmo una specie di fossato buio, come una spaccatura nel terreno, che si apriva su una grande e altissima caverna, da cui provenivano stranamente alcune folate di aria fredda, come se ci fosse dentro un ventilatore gigante. Mi sporsi verso l’interno, ma mi ritrassi subito: puzzava di carne putrefatta.
mi obbligai di riaffacciarmi e diedi un’occhiata a quello che c’era dentro: tante stalattiti, un gigante con le onde blu, acqua probabilmente del lago che gocciolava un po’ dappertutto… aspetta un attimo: un gigante con le onde blu?!
Osservai meglio e finalmente lo riconobbi: Anteo, uno dei miei tanti fratelli cannibali (grazie tante, papà) e uno dei miei più grandi nemici dalla battaglia del labirinto, accaduta tanti anni fa.
Al suo fianco c’era quell’odioso ragazzo che aveva rapito mia sorella. Cercai di farmi strada nel buio e finalmente riuscii a scorgere una ragazza che si dimenava, intrappolata con delle catene a una stalagmite.
Ci calammo giù con l’aiuto della corda che il figlio d’Efesto aveva tirato fuori dalla sua cintura, e ci nascondemmo dietro una roccia.
In quel momento, ogni briciolo di ragione esistente nel mio cervello sembrò evaporare: mi buttai all’assalto.
-“ Lascia stare mia sorella!!”- urlai furibondo, parandomi direttamente di fronte al mio antico avversario.
-“ Percy Jackson”- sogghignò l’altro.
-“Non toccarla. Combatti contro di me, vigliacco!”- okay, adesso il bersaglio ero diventato io, ma lo scopo per cui l’avevo fatto aveva un minimo di logica, cioè quella di spostare la sua attenzione da Cleo, ma purtroppo non rimase senza sorveglianza come sperai.
Tra me e lei si frappose il figlio di Iride. Non ebbi il tempo materiale per protestare, perché il gigante attaccò immediatamente.
Si slanciò contro di me, ma io lo schivai, costringendolo a seguirmi. Ero più veloce di lui, più leggero: forse avevo qualche speranza di riuscita.
Evitai di passare vicino la roccia dove c’erano Leo e Piper, pregando gli dei che quello squilibrato dai capelli ricci avesse qualche idea straordinaria, ma quell’achiapparella stava diventando faticoso.
Così, alla fine, fui costretto ad affrontarlo con la lotta diretta, con la magra consolazione che anche lui era stanco.
Con un colpo deciso gli scheggiai il braccio, da dove cominciò a fuoriuscire l’icore, il liquido dorato degli immortali.
Ma, come la prima che l’avevo affrontato, la terra venne in suo aiuto, rimarginando le sue ferite.
L’unico modo era l’inganno, ma ci sarebbe cascato due volte?
La nostra battaglia si interruppe quando udimmo uno scoppio: il figlio di Iride era accasciato a terra, coi vestiti fumanti e Leo stava già scassinando le catene che avvolgevano Cleo.
-“Cosa diamine…?!”- sbraitò Anteo furioso.  
Il figlio d’Efesto ruppe anche l’ultimo catenaccio e il tizio che aveva appena steso si rialzò. In quel momento entrò Piper, e, impedendogli di intrappolare nuovamente la figlia di Poseidone, iniziò a combattere con Katoptris, il suo pugnale.
No, se Anteo sarebbe intervenuto, tutto il piano che avevano escogitato sarebbe saltato; così, anche se sapevo che non avrebbe funzionato, affondai Vortice nel ventre del colosso.
-“Ahhh!”- guaì di dolore Anteo, mentre estraevo la spada.
Intanto, con la coda dell’occhio, notai che Leo e Piper avevano messo al muro il tizio e mia sorella si stava faticosamente arrampicando verso la cima della stalagmite, dove, incastonata nella roccia, splendeva una piccola pietra del colore del cielo sereno.
La gemma blu.
Quando riuscì staccarla dal macigno, il tempo fu come se si fosse fermato: fasci di luce colorata di blu, rosa, verde e rossa irradiarono la grotta, dissipando l’oscurità e illuminando a giorno tutto l’ambiente.
Contemporaneamente, Anteo fu scagliato lontano, a circa 200 metri verso la parete opposta, insieme al figlio di Iride.
Noi gettammo le armi a terra e ammirammo stupiti lo spettacolo che si presentava ai nostri occhi.
Cleo, sospinta da caldi venti, scese a terra e ci sorrise, mentre nella caverna echeggiava la melodia di una canzone: And I will try… to fix you.
Poi, la cosa più strana che avevo visto fino ad ora (bada bene, ho visto molte cose strane) accadde: e come se mia sorella avesse avuto una qualche specie di muta, perché lentamente, il colore dei suoi occhi e quello dei suoi capelli si trasformarono, diventando cioccolato fondente per le iridi e un castano d’orato per la lunga chioma.
Alla fine, la luce si spense e la figlia di Poseidone si sedette ai piedi della stalagmite.
Il primo a correre verso di lei fu Leo: l’aiutò ad alzarsi e l’abbracciò, e, devo ammetterlo, ho provato un po’ di gelosia per quel gesto, ma scomparì subito quando fu il mio turno.
-“Grazie”- sussurrò lei, sul punto di piangere.
-“Di cosa?”- dissi io scostandola dolcemente e sorridendole.
-“Di essere mio fratello, di non aver paura di me… sono molte le cose per cui dovrei ringraziarti”- disse lei, contraccambiando il mio sorriso.
Leo prese dalle sue mani la piccola sfera blu:-“ Così, questa è la nostra gemma blu. Abbiamo patito tanto per ottenere una perlina?”-
-“Questa perlina – fece Cleo, raggiante – mi ha liberato dalla mia maledizione. Adesso, non ci saranno più guai”-
Purtroppo, dovetti stopparle l’entusiasmo:-“ Manca ancora il colloquio con gli dei. Non vorrei ricordartelo, ma la tua esistenza non gli va molto a genio”-
Lei ci fissò uno a uno negli occhi.
-“Adesso, l’unica domanda da fare è questa: siete pronti a venire con me?”-
Quel giorno non ci fu bisogno di risposte; ci abbracciammo e scoppiammo a ridere, solo per il fatto che solo ora ci eravamo resi conto che eravamo ancora tutti insieme.
Angolo Scrittrice
Weei! Allora, per prima cosa mi scuso per aver pubblicato così tardi, ma internet non voleva collaborare .... 
Beh, spero proprio che vi piaccia e voglio ringraziare tutti i miei recensori e quelli che hanno messo la storia fra le preferite/seguite/ricordate.
Perchè sto ringraziando? E si, ahimè, tra poco questa mia primissima fic finirà.
Comunque, ancora dobbiamo scoprire come finirà sull'Olimpo, perciò non disperate!
Alla prossima,
la vostra matta scrittrice,
halfblood22 <3
   
 
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