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Autore: _Alien_    25/10/2014    7 recensioni
[Spoiler di tutto TID e TMI, compresi possibili spoiler di COHF]
Sono passati sette anni dalla fine della Guerra Oscura e gli Shadowhunters newyorkesi sono in fibrillazione per il matrimonio fra Alec e Magnus. Per questo lieto evento, vengono invitati anche Tessa Gray e Jem Carstairs, che possono finalmente conoscere una nuova storia di Lightwood, Herondale e Fairchild. Ma qualcosa è destinato a turbare l'equilibrio dell'Istituto: i confini spazio-temporali si stanno lentamente incrinando e Alec, Isabelle, Jace e Clary si ritroveranno inspiegabilmente catapultati nella Londra vittoriana. Riusciranno a tornare indietro, nel presente?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Alec, dove ti eri cacciato? Io e Jace ci stavamo… Alec? – Isabelle vide suo fratello letteralmente abbandonato su una sedia, in biblioteca. Era seduto vicino al tavolo, il busto in avanti e i gomiti poggiati sulle gambe, la testa tra le mani.
- Ho combinato un bel casino. – mormorò il giovane.
- Cosa hai fatto? – si avvicinò la sorella, preoccupata, posandogli una mano sulla spalla.
- Io… gliel’ho detto, Izzy. E lui non ha capito. Non ci aiuterà. – il tono di voce del maggiore dei Lightwood era monotono, spento. Come se avesse smesso di combattere.
- Ma… perché? Non è possibile, lui deve aiutarci! Se non altro per te.
- È proprio questo il punto. Non farà più niente per me. Mai più. Mi odierà.
- Cosa stai dicendo? Magnus non potrebbe mai odiarti!
- Per l’Angelo, ho rovinato tutto! Mi dispiace, Iz, mi dispiace davvero.
- Non devi scusarti con me, né con nessun altro. Va bene, vorrà dire che ce la caveremo da soli…
- Isabelle. – la chiamò lui con voce grave – Noi non possiamo “cavarcela da soli”. Abbiamo bisogno di aiuto, quanto meno di uno stregone. L’unico che avrebbe potuto aiutarci ci ha appena voltato le spalle. Ed è tutta colpa mia.
 
Idris, 2014
- La Gabbia-Trottola era bellissima, mamma, tutta fatta di cristalli! E quando siamo arrivati nella Piazza dell’Angelo, Bill si è sentito malissimo e Tom l’ha dovuto accompagnare alla Basiliade… mi dispiace per lui, mi sta simpatico. E anche Tom. E anche Lady Svitata e Taylor. E Amatis, Jocelyn e Luke. Mi sono proprio divertito!
- Va bene, tesoro, ora però devi dormire. – sorrise dolcemente Tessa, rimboccando le coperte del figlio. Sia lei che Jem erano stati molto preoccupati per le sorti del figlio e non avevano avuto davvero idea di come fare a recuperarlo da Londra… finché lui non era riuscito a tornare da solo. Ed era super eccitato, desideroso di raccontare l’avventura appena vissuta ai suoi genitori. Jem l’aveva ascoltato per ore e l’aveva aiutato in almeno cinquecento disegni, prima che il bambino cominciasse a sbadigliare. Ma anche se le sue palpebre si stavano lentamente abbassando, aveva ancora voglia di parlare e di stare con Tessa e Jem.
- Mamma, tu e papà mi siete mancati tanto… - disse sbadigliando.
- William, devi mettere la mano davanti alla bocca, quando sbadigli. Lo sai. – gli scompigliò i capelli lei – Sei una piccola peste.
- Non sono piccolo!
- No. – sospirò Tessa – Adesso però devi dormire. Domani mi racconterai tutto il resto, d’accordo? Ora chiudi gli occhi e…
- Tessa? C’è Magnus che vuole parlarti. – bussò lievemente alla porta Jem.
- Papà? Mi leggi una favola? – cantilenò Will.  Tessa si alzò, mentre Jem prendeva il suo posto accanto al bimbo e recuperava un libro di favole sul suo comodino.
- Allora, c’era una volta…
 
- Magnus, cosa succede? Come mai sei qui, a quest’ora? – Tessa si strinse nel suo scialle di lana verde acqua, porgendo una tazza di the all’amico – Dovresti riposare, domani sarà una giornata stancante.
- Ho visto Alec. – affermò Magnus, le dita strette attorno al ciondolo rosso. Tessa spalancò gli occhi.
- Oh… sta bene?
- Credo che il me stesso del passato abbia provato ad adescarlo. Ero io, ma non ero io… è difficile da spiegare. Fatto sta che lui mi ha rifiutato.
- Uhm… Magnus, perdonami, ma non capisco come potrei aiutarti…
- Vorrei soltanto parlare. Tessa, tu mi conosci da molto, moltissimo tempo. Un tempo ero una persona diversa. Dopo Camille, per un po’di tempo ho desiderato soltanto avventure senza implicazioni.
- Come con Woosley.
- Esatto. – annuì Magnus, bevendo un sorso di the – Poi però sono cambiato, tu lo sai. Lo sai. Io… io non sono più quella persona. Da quando ho incontrato Alec, poi, ho rimesso in discussione tutto. Perché l’amore è anche questo, no? Essere in grado di prendere le proprie certezze e buttarle fuori dalla finestra, per costruirne altre. Ovviamente ci sono delle parti di me che non cambieranno mai, per esempio il mio fantastico stile. Ma, se ripenso al passato, mi sembra di vedere un film in cui c’è una persona che mi assomiglia molto, ma che non sono io. E poi penso al presente, penso al mio ragazzo, a tutte le persone che ho conosciuto in quest’ultimo periodo e agli amici che mi sono sempre stati accanto… la mia vita è stata straordinaria e imprevedibile, proprio come la volevo. Ciò che non mi ero reso conto di volere era della semplice e pura felicità. E solo adesso ho potuto darle un nome. Alexander.
- Magnus… - Tessa aveva lasciato perdere il the già mentre Magnus parlava. Non avrebbe potuto comunque reggere la tazza, dato che le sue mani erano troppo impegnate ad asciugare le lacrime che le scendevano copiose dagli occhi.
- Tessa, scusami. Non volevo intristirti. È solo che… dovevo condividere questi pensieri con qualcuno. Ciò che ho visto mi ha turbato. Non voglio che Alec pensi che io, in passato, ero solo un approfittatore senza cuore. Mi dispiace che lui abbia visto quel lato di me che non esiste più…
- L’avrebbe saputo comunque. – la strega gli prese la mano, quella che stringeva la pietra rossa – Mi hai detto che lui ha letto alcuni degli episodi salienti della tua vita, vero?
- Sì.
- E non è fuggito, no?
- No.
- Allora c’è un’unica spiegazione.
Magnus si sporse verso l’amica, desideroso di ascoltare. Lei sorrise appena e scosse la testa, si sentiva come se stesse parlando con il piccolo Will.
- Lui ti ama. Niente e nessuno, nemmeno tu, cambierà ciò che Alexander prova per te. Per cui sta’tranquillo. Domani sarà di nuovo a casa.
- Lo spero.
 
Londra, 1879
Quando erano bambini, Alec e Isabelle si divertivano a giocare insieme. Alec aveva amato la lettura fin da subito, mentre Izzy preferiva impiastricciarsi il viso con i trucchi di sua madre. Poi, era arrivato Jace. E lui aveva architettato le più grandi battaglie epiche della storia, usando delle semplici spade di legno. Era stato così che Isabelle aveva scoperto la frusta: srotolando il nastro che le legava i capelli e usandolo per far inciampare Jace. E Alec aveva imparato a usare l’arco proprio perché i suoi fratelli l’avevano incoraggiato a farlo. In quel momento, però, non stavano giocando. Quello non era affatto un gioco. Era la realtà, la vita reale, l’ennesimo problema che dovevano risolvere, con l’unica consolazione di essere insieme. Ed erano così, in quel momento. Insieme, nella biblioteca, chiusi a chiave. Jace stringeva al petto la mano fasciata, Alec si era appoggiato con le braccia al tavolo, Isabelle era seduta di fronte ai fratelli a braccia conserte. Se ne stavano così, in silenzio. Il maggiore aveva appena finito di raccontare cosa era successo con Magnus.  Jace chiuse gli occhi per un istante, fece un respiro profondo e li riaprì, una luce ardente brillava nelle iridi come se avesse ancora il fuoco celeste in corpo.
- È fatta. Alec, non possiamo tornare indietro per correggere l’errore.
- Lo so. – annuì il parabatai. Si slanciò indietro e si avvicinò alla finestra, guardando quella Londra antica che aveva ormai cessato di esistere da tempo, eppure era lì, davanti a lui, viva più che mai.
- Noi non dovremmo essere qui. – mormorò – Non sapete cosa darei per riportare almeno voi indietro. Ma Magnus non vi aiuterebbe comunque, perché siete legati a me. Mi dispiace…
- È inutile piangersi addosso. – lo interruppe la sorella – Noi andremo via di qui insieme. Tu, io e Jace. Credi davvero che noi ti lasceremmo qui? E che mi dici del tuo ragazzo, quello che si sta distruggendo pur di trovarti? Non puoi fargli questo.
- Isabelle ha ragione. – asserì Jace – Non colpevolizzarti, non serve. Adesso fermiamoci un attimo a riflettere, ok? Siamo tre teste, possiamo pur farcela a trovare una soluzione…
- Come la fai complicata. – sbuffò Isabelle – È ovvio che c’è solo una cosa che possiamo fare: convincere Magnus ad aiutarci.
- Ah! E come? Credi che se io gli parlassi lui semplicemente direbbe “Oh, certo, Alec, tutto quello che vuoi!”? – sbottò Alec, lanciando un’occhiataccia alla ragazza – Ormai dovresti sapere come è fatto.
- Lo so, ma tu lo conosci meglio. E lui… andiamo, fratellone! Non dirmi che non ti sei accorto di come ti guarda!
- Ha ragione, sai? – annuì Jace – L’hai già stregato.
- Come no?! – scosse la testa Alec.
- Fai almeno un tentativo. Tentar non nuoce, no? Se non dovesse funzionare, ci inventeremo qualcos’altro. Andiamo, Alec! – si alzò in piedi Isabelle – Se vuoi davvero aiutarci, devi farlo.
Alec fece saettare lo sguardo da Jace a Izzy. Avevano ragione. Forse il problema non era la loro idea quanto lui stesso. Forse aveva solo paura  di affrontare Magnus. Ma aveva un debito con i suoi fratelli: aveva combinato lui quel casino e lui l’avrebbe risolto.
- D’accordo, lo farò.
 
- Malec.
La parola scivolò fuori dalle sue labbra con naturalezza, come se fosse abituato a pronunciarla tutti i giorni. Gli era venuta in mente così, mentre Rose e Jack si libravano sulla prua del Titanic sul piccolo schermo del loro salotto. Alec, che sonnecchiava sulla sua spalla, sollevò la testa, incuriosito.
- Come? – chiese intontito.
- Malec. È la nostra ship.
- La nostra che?
- Sono i nostri nomi insieme, l’uno nell’altro. Magnus e Alec. Malec. Non è bellissimo, come suono? Mah-lek. – lo stregone fece schioccare la lingua, accompagnando il suono – Che ne pensi?
- Umph…
- Non ti ho chiesto una trattazione dettagliata. Solo un tuo parere. – lo prese in giro, accarezzandogli i capelli.
- Uhmmm… - mugolò Alec, chiudendo gli occhi e abbandonando la testa sulla spalla di Magnus – Non saprei… vuoi dire che tutte le coppie del mondo fanno questa cosa del nome unico?
- Solo le più fighe. Vedi i Brajolina, per esempio. Oppure… i Clace. I Sizzy. Le Heline. Ehm… i Jessa… i Lukelyn…
- Non ci sto capendo niente. – rise Alec, vedendo il suo fidanzato che si sforzava per davvero di trovare i nomi ad ogni coppia.
- Alec. – Magnus guardò lo Shadowhunter dritto negli occhi, serio come non era mai stato – Tu li vorresti dei figli?
- CHE?! – gli occhi di Alec stavano per rotolare fuori dalle orbite – COSA? Cioè… io non… tu e io… ma siamo due maschi, come…? Chi di noi due…?
- Alec, non ho nessuna intenzione di portare in grembo tuo figlio, stai tranquillo. Pensavo solo che sarebbe carino chiamare un nostro ipotetico figlio adottato Malec. Sarebbe molto romantico.
- E se fosse una bambina?
- Sparkle.
- Oh, no, Sommo Stregone di Brooklyn, non ti lascerò chiamare i nostri figli Malec e Sparkle. Malec potrebbe anche passare, ma Sparkle… - alzò gli occhi al cielo Alec.
- A me sembra un nome molto carino, per una bambina. Tu cosa avevi in mente?
- Marybelle.
- … Non avrai unito il nome di tua madre a quello di tua sorella, vero?
- Semplicemente mi piace come nome.
- Ah… - i due protagonisti del film, intanto, si tenevano abbracciati sulla prua della nave, mentre il sole tramontava all’orizzonte, l’aura di luce che scemava…
- Ci ho ripensato. – disse Magnus, gli occhi fissi sullo schermo – Mi piace il nome Aura.
- Bhe… è un nome molto bello. Piace anche a me. – ammise Alec, guardando di sottecchi il suo ragazzo – Magnus, non mi hai appena chiesto se voglio adottare dei bambini, vero?
- La mia intenzione era quella, ma se non vuoi…
- Lo vorrei. Tanto. Con te. Voglio dire, avere una famiglia con te… sarebbe meraviglioso. – gli accarezzò una guancia e Magnus tornò a rivolgersi a lui.
- Allora si può considerare l’idea, per un prossimo futuro?
- Sì, si può. Ti amo.
- Oh, Alexander. Ti amo anch’io.
 
- Magnus? Magnus Bane?
Magnus aprì gli occhi di scatto, svegliandosi di soprassalto. Il libro che aveva sulle ginocchia cadde sul pavimento con un tonfo sordo. Sbuffando, si alzò dalla poltrona e raccolse il libro, poi aprì la porta.
- Cosa vuoi ancora? – sibilò contrariato.
- Volevo… volevo chiederti scusa per ciò che è successo… ti prego, ci serve il tuo aiuto…
- Servo solo a quello, per voi Shadowhunters, lo so.
- No! Non è vero, tu per me sei importante.
Alec non si rese subito conto di ciò che aveva appena detto, ma quando realizzò, arrossì violentemente e abbassò lo sguardo.
- Se non vuoi farlo per me, pensa ai miei fratelli. Per favore. Inoltre, anche se non lo dà a vedere, Jace è sempre più agitato perché non sa dove sia Clary. E Isabelle… bhe, anche lei ha qualcuno che l’aspetta a casa. Noi qui siamo solo d’intralcio, siamo solo ostacoli, tutti quanti vogliono mandarci via il prima possibile e…
Non finì mai quella frase. Magnus l’aveva attirato a sé e lo stava baciando con passione, dischiudendogli le labbra con la lingua. Alec era così sorpreso che non si ribellò alla dolce invasione, ma l’accolse ed entrò a sua volta nella bocca dello stregone. Sapeva che ciò che stava facendo era ingiusto, aveva appena commesso lo stesso errore del padre, eppure quello era Magnus: la sua pelle, il suo sapore, il suo profumo. Magnus lo lasciò andare lentamente, premendogli le mani sul petto muscoloso. Alec fece quasi un balzo all’indietro, finendo contro il muro opposto.
- Ora so perché. – sorrise compiaciuto Magnus.
- Eh? – balbettò Alec, sfiorandosi le labbra con le dita.
- So perché ti sceglierò, un giorno. Non è solo per i tuoi occhi. Tu sei… puro. Innocente. Dolce. Mi piaci.
- Oh…
- Per pietà, non assordarmi con le tue chiacchiere. – ammiccò lo stregone – Puoi contare su di me, Nephilim. – e così dicendo, scivolò di nuovo nella sua camera, chiudendo la porta dietro di sé.

Somewhere in time, we don't know where we are...
Ed ecco la famosa spiegazione all'OOCismo di Magnus... spero me la lasciate passare.... per favore *vocina da bimba e occhi da cucciolo* Ok, dopo ciò..... 6 recensioni. SEI RECENSIONI. Voi.Volete. Uccidermi. Mai nella vita mi sarei aspettata di ricevere sei recensioni per un capitolo.... vi giuro, quando ho realizzato, stavo morendo di gioia. Per questo i ringraziamenti a Marty060201, alessandra200218, Spady96, annabeth lightwood, Amy_demigod e Chesy sono d'obbligo. E poi ovviamente grazie  a tutti quelli che leggono, seguono, mettono tra le preferite e le ricordate.... tutti. Vi annunciò che il prossimo capitolo è IL capitolo. Quello dell'evocazione *zan zan zaaaaan* Nell'attesa di sabato prossimo, proprio per ringraziarvi di tutto il sostegno, vi posto un piccolo spinnet ;)

- Clary, sei tu?!
- AH! – urlò la rossa – SÌ, MAGNUS, SONO IO! HO LA TESTA IN FIAMME!
- Calmati. Respira profondamente.
- Papà, le scosse non funzionano…
- Allora proviamo con questo.

A presto,
_Alien_
 
  
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