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Autore: Leonetta_3    25/10/2014    6 recensioni
Lei: ragazza semplice, senza famiglia, o almeno quasi.
Lui: ragazzo complicato, con un figlio a cui badare da solo.
Lei: senza un soldo in cerca di lavoro.
Lui: ricco sfondato e in cerca di una baby-sitter.
Lei: Violetta Castijo
Lui: Leon Vargas
Loro: non sono niente da soli, ma insieme sono un raggio di luce nell'oscurità, una margherita in un campo di rose, una goccia di caffè in un mare sconfinato... Loro sono i Leonetta!
Riusciranno a restare uniti, ma specialmente a trovarsi?
Tra segreti, dubbi, impedimenti e tanti litigi, riusciranno a superare tutto insieme?
Eh... Belle domande! Ma se come dicono "L'amore vince su tutto" anche Violetta e Leon riusciranno a incornare il loro amore, nonostante siano una semplice tata e un ricco sfondato!
Ringrazio chiunque la leggerà, vi adoro tanto ragazze e ragazzi perché se state qua a leggere vuol dire che amate anche voi la serie Tv "Violetta"!
Ma ora basta chiacchiere, se volete sapere di più passate cliccate la sopra e fatemi sapere che ne pensate!
Bacioni a tutti e tutte!
-Leonetta_3
Genere: Comico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leon, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti, Violetta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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POV LEON

 Ero distrutto, completamente distrutto. 
Sapevo che se i candidati continuavano così, mi sarei molto probabilmente ammazzato! Magari con un colpo di pistola... Così non sento dolore!
Ma no! Scherzo... Però una bella camomilla mi piacerebbe proprio in questo momento, ma Olga quando mi serve non c'è mai!
Tornando a prima...
Candidati? Si, cercavo un baby-sitter perfetto o almeno adeguato per il mio unico e adorato figlio, Leo Vargas, nome preso dal mio! Insomma, come vi ho fatto capire prima siamo dei VARGAS! V-A-R-G-A-S con la "v" maiuscola! No... Pardon! Con la "V" maiuscola!
Vi stareste chiedendo anche il perché questo bisogno di un baby-sitter... Insomma...
Io e mia moglie ci siamo lasciati! Divorziati! Tutto finito!
Solo al pensiero mi sento le lacrime agli occhi, ma riesco a trattenermi. Beh... Sono un VARGAS! E i Vargas, secondo i miei genitori, devono essere perfetti!
Questa perfezione a volte mi da veramente fastidio! Non riesco mai a esprimere ciò che voglio... Mamma mia! Pare che abbia bisogno IO di un badante che mio figlio! Per di più di uno psicologo, ma è lo stesso!
Sto fermo fermo, buono buono seduto sulla mia sedia girevole rossa e la tentazione di farla roteare è tanta! Ma sono, purtroppo, un Vargas! Perciò mi metto comodamente sbracato sulla scrivania davanti a me e osservo con distrazione le matite davanti a me. HB 2, GIOTTO DI NATURA Rosso Carminio, Bic blu... Che noia! Sbuffo ancora e noto che ho formato una nuvoletta d'aria. Soffio ancora e ancora c'è la nuvola! O che bello! Credo che sia causata dal freddo che si scontra con il mio fiato caldo. Infatti è un po' strano qui a Buenos Aires non nevica quasi mai ma quest'anno si, e anche tanto! Sono così concentrato a sbuffare, da non accorgermi che qualcuno ha bussato alla mia porta, ma me ne accorgo perché questa viene aperta rivelando una ragazza tutta congelata... Una ragazza?!
Io ho chiesto UN baby-sitter! Non una di quelle cretine che fanno il lavoro tanto per fare e quando fanno compagnia ai bambini se ne stanno la a chattare con il cellulare! No no e poi no!
Ora, però che ci penso, è molto graziosa. Ha un visino pallidissimo, escluse le labbra screpolate e le guance arrossate dal vento. Due occhioni color nocciola fanno notare pochissimo un bel nasino posizionati proprio al centro della faccia. Ha lo sguardo dolce, pensieroso e ansioso allo stesso tempo! Indossa una giacca di jeans, da cui sotto si intravede una maglietta nera, ha una gonna rosa e degli stivaloni neri. Un cappello di lana rosa gli copre la testa, coprendo i suoi capelli mossi, lunghi e castani. Inoltre con se ha una borsa di jeans, non tanto grande, dove fa capolino una bella sciarpa bianca. 
Doveva a ver molto freddo con quei vestiti leggeri!
«Piacere! Io sono Vargas, Vargas Leon!» mi presentai.
«Ciao! Io sono Violetta Castijo!» si presentò lei sorridendo. Devo ammettere che ha un bellissimo sorriso.
«Cosa ci fa lei qua?» chiesi cortesemente. Lei fece una faccia stupita, mentre si sedette davanti alla mia scrivania strofinandosi le braccia.
«Sono qui per il ruolo di baby-sitter.» adesso sono io a fare una smorfia contrariata.
«L-Lei? Io ho chiesto esplicitamente un ragazzo per questo lavoro!» le dissi e il suo bel viso si... Cioè e il suo viso si rabbuiò. Si fece più avanti con la sedia e mi guardò dritto negli occhi. Era una lotta di sguardi, di chi resisteva di più. I suoi occhi nocciola perforavano i miei verdi; dopo un poi mi stancai, non so perché ma il suo sguardo mi metteva in soggezione.
«Ma io ho bisogno fortemente di essere assunta! Non mi rimane più niente ormai!»rivelò sussurrando nervosamente. Aveva gli occhi lucidi e si torturava continuamente le mani. 
«Lei... Che cosa le rimane?» chiesi titubante. Povera ragazza...
«Non ho più niente, ho speso tutti i miei soldi per mia zia!» ora diventai io nervoso. Cavolo, ho toccato un tasto dolente! Ma che ero cretino!?
«... Mi faccia vedere il suo curriculum!» esclamai alla fine e lei sorrise trionfante porgendomi i fogli. 
«Violetta Castijo, argentina nata a Buenos a Aires... Bla bla bla... Apprendista nel ruolo di attrice... Veramente?» le chiesi curioso. Violetta a quella domanda esultò come una pasqua battendo le mani eccitata. Si vede che nessuno si interessava tanto a lei.
«Certo! Da piccola mio padre mi regalò un solo libro, che ancora conservo. Era "Romeo e Giulietta" e all'inizio non ci capivo nulla perché avevo solo otto anni, ma tutti quei paroloni e quel romanticismo mi affascinavano. Non lo lessi tutto all'inizio, mi immaginavo come poteva finire la loro storia... Da grande poi lo finii di leggere interamente, e quel finale inaspettato mi ha fatto venir voglia di recitare, poiché in fondo, alle ultime pagine, c'erano i testi dei copioni. Mio padre però non voleva... Ma io conservo ancora questo sogno...» raccontò sorridendo malinconica.
«Alla fine hai avuto un qualcosa per cui lottare, io ho fallito così tante volte che neanche ricordo per cosa mi facevo valere!» cercai di sdrammatizzare e infatti Violetta sorrise, uno dei sorrisi più belli che abbia mai visto, e cominciò a ridere. Che bella risata che ha! Mi lasciai trascinare anch'io e ci ritrovammo a ridere sbracati sulla mia scrivania.
«Ahah... Allora Violetta, quanti hanno avrà? Venti, ventuno?» chiesi guardandola attentamente. In realtà ne dimostrava molti di meno.
«Diciotto!» sussurrò imbarazzata.
«Wow, è giovane lei!» 
«Anche lei visto che ha ventidue anni!» 
«E lei come lo sa?»
«Bo... Ho tirato ad indovinare Leon! Cioè, signore!» si corresse lei, ma non potevo non ammettere che il mio nome uscito dalle sue labbra aveva un bellissimo suono!
«No, non fa niente diamoci del tu!» proposi e Violetta sorrise.
«Allora Leon, però non mi hai ancora parlato di tuo fig...» non fece in tempo a finire la frase che un urlo spacca timpani risuonò per tutto il corridoio. 
«PAPAAAAAAAAA!!!» urlò una voce di bambino, e la porta si spalancò sbattendo al muro.
«Papà!!! Io voglio una mamma non il tizio che ti mette in punizione!» esclamò il mio bambino entrando nell'ufficio, per poi saltarmi addosso aggrappandosi al mio collo. Io lo guardai severamente, ma lui mi indicò Roberto, il mio fido compagno di lavoro.
«Robbi oggi mi voleva mettere nell'angolino!» si lamentò lui, spostandosi i capelli castani sudati di lato. Aveva otto anni, due guanciotte rosse, una bocca piccolina e gli occhioni verdi. Era proprio uguale a me!
«Leo, Roberto non ha fatto nien... Ehi! Mi ascolti!?» esclamai contrariato, ma vidi che stava osservando Violetta, che stava la seduta a guardare il mio bimbo, sorridendo. A quanto pare anche a Leo piacciono i suoi sorrisi, perché sorrise anche lui.
«Ciao Leo! Io sono Violetta, piacere di conoscerti!» disse la ragazza alzandosi dalla sedia, per poi chinarsi accanto al bambini porgendogli la mano, che lui strinse guardandola con gli occhi sgranati.
«Violetta? A me piace di più Vilu!» esclamò lui contento.
«Va bene tesoro, chiamami Vilu!» sorrise la castana. Le brillavano gli occhi, le piaceva molto Leo!
«Sarai tu la mia mamma vero?» chiese Leo sorridendo.
«Si, sarò io la tua mamma d'ora in poi, e non me ne andrò mai!» esclamò tutta eccitata Violetta.
«Ehi! E chi ti ha detto che verrai assunta?» chiesi sorridendo furbamente.
Sentii subito dopo un vibrare nella mia tasca dei pantaloni. Afferrai il mio cellulare e lessi il messaggio. Che strano... Era di Roberto! Alzai lo sguardo e lo vidi li, dietro alla porta, che mi intimava a leggere ciò che mi aveva inviato.

Da ROBERTO a LEON.
"Ho visto come la guardi Leon!
Assumila e basta!"
Ricevuto alle 11.48

Da LEON a ROBERTO.
"Come la guardo scusa?
Io sono un V-A-R-G-A-S!"
Inviato alle 11.50
(Il messaggio è stato letto dal destinatario)

Da ROBERTO a LEON.
"Si ok, ma almeno datti una mossa
ad assumerla che sennò qui finisce 
che fa sera e sennò Leo ti strozza!"
Ricevuto alle 11.53

Alzai lo sguardo e vidi che mi guardavano tutti ansiosi. 
«Leo, accompagna Violetta a fare il giro della casa e alla fine mostrale la stanza in cui dormirà!» esclamai. Leo esultò contento, e trascinò la ragazza verso l'uscio della porta, ma  lei si girò appena in tempo per mimarmi con le labbra un grazie, per poi scomparire trascinata dal bimbo.
Io sorrisi, involontariamente, ma sorrisi ed ero così preso... Beh... A sorridere, che non notai Roberto entrare nella stanza.
«Leon, hai fatto molto bene ad assumerla!» mi disse, sedendosi sulla sedia davanti a me.
«Mi ricorda tantissimo lei...» sussurrai strofinandomi il viso con le mani.
«Ehh... Lo so Leon, ma io so che ha qualcosa in più...»
«Stai insinuando che la mia ex-moglie non ha un qualcosa che invece ha Violetta!?»
«No no Leon, ma diversamente da lei, Violetta ti ha attratto subito!»
«E con questo?! Forse è solo perché le assomiglia e per questo sono rimasto colpito!»
«Vabbè... Leon non commettere errori, lo sai come finirà!»
«Purtroppo si Norberto... Purtroppo si...» borbottai non facendo caso a quello che dissi.
«SANTO DIO LEON!!! Roberto! Sono Roberto!» urlò il mio assistente, per poi uscire indignato dal mio ufficio. Cavolo, devo segnarmi che quando sclera se ce mette eh!

POV VIOLETTA
Avete presente quando chiudete gli occhi e vi immaginate che la scuola chiudesse prima ancora che cominciasse? Beh... Oggi è successo a me! Però la cosa bella è che il mio desiderio si è avverato! 
Ora sto mano nella mano con Leon e stiamo facendo una passeggiata romantica...
No non è vero ahaha! Oh Dio, come mi è uscito questo pensiero adesso?! Comunque sia...
Faccio il replay!
Ora sto mano nella mano con LEO e stiamo facendo una passeggiata PER CASA! 
Volete sapere com'è? Prendete come esempio la villa di Messi e moltiplicatela per tre!
Villa Messi. x 3 = CASTELLO (dei sogni di Violetta)! 
Cavolo, il salone è enorme! Vi si accede da una porta di vetro scorrevole, oppure dalla rampa di scale che porta al piano superiore. Ad un lato c'è un enorme divano in pelle nera, con i bordi ricamati in oro e i cuscini dello stesso colore. Una televisione al plasma di ultima generazione è posata accuratamente su un tavolino di vetro posto davanti al sofà, con sopra anche un portacenere e una piccola pianta grassa contenuta in un altrettanto piccolo vaso. Le pareti sono dorate, e il soffitto è bianco, dal quale pende un bellissimo ed enorme lampadario di cristallo! Ai due lati del divano ci sono due lampade bianche con la base d'oro e posto in un angolo del salone, c'è un bellissimo pianoforte nero a coda! È meraviglioso! Invece, nel lato sinistro della stanza, vi sono un tavolo di legno lucido e con i brodi d'oro e delle bellissime sedie in pelle nera! Mamma mia ragazzi! Voglio abitarci qui! Ah... È vero! Ci abiterò qua evviva! 
Ora Leo mi sta gentilmente mostrando la cucina: tanti lunghi tavoli in legno di ciliegio, posti tutti in fila orizzontale, pieni zeppi di roba da mangiare, bibite, pentole, posate e quant'altro! Inoltre, ai lati della stanza ci sono i forni e i fornelli, lavandino e lavastoviglie... Insomma, tutto il "minimo" indispensabile ahaha! Appese alle pareti ci sono le credenze, che chissà cosa conterranno! Poi a fare da luce ci sono tante piccole lampadine che pendono dal soffitto, dove al centro c'è un bel ventilatore di colore azzurro. Ah, mi ero dimenticata di dirvi che qui ci sono un sacco di cuochi e cameriere, tutti in una divisa azzurra come il ventilatore: cappelli, grembiuli e asciugamani tutti del medesimo colore! 
Leo mentre mi indica tutto ciò che c'è di interessante mi dice anche come si chiamano i collaboratori: un signora, un po' cicciottella, si chiamava Olga, mentre un cuoco con dei stranissimi baffi alla francese si chiamava Milton. Mah... Che nome strano! 
Ora mi fa visitare la "Stanza Lavandaia", dove ci sono tantissimi stendi panni, e altrettante sguattere che gironzolano appendendo abiti, pulendoli, stirandoli o che semplicemente lavavano per terra. Leo mi presentò subito una sua amica di gioco, Lena, che dovrebbe avere solo pochi anni in meno di me. Lei mi sorrise e io feci altrettanto, come erano gentili qui! Ora invece il bambini mi fece salire le rampe di scale, dove ci portarono alle camere da letto e ai bagni personali. Lui mi portò subito alla mia e rimasi a bocca aperta! Era bellissima! C'era un bellissimo letto matrimoniale, con le coperte di lino rosa e decorate con merletti e paillette di colore azzurro. Invece, al di sopra del letto c'era un bellissimo baldacchino a rete anch'esso azzurro, che faceva un'aurea alla stanza... Come dire... Magica! Poi accanto al letto, c'era un bel comodino rifinito dove vi erano posati vari libri che avrei letto subito, uno zaino con gli smile (probabilmente me l'avevano regalato perché sapevano che vado ancora all'università) e una penna bellissima! Era rosa, con delle finte piume azzurre sulla punta e aveva la mina arcobalenata! Incredibile no? Posai la borsa di jeans sul comodino, accanto a una bella abat-jour e appesi la mia sciarpa bianca ad un attaccapanni che era dietro alla porta. 
Sempre guardandomi intorno mi sedetti sul letto, tanto da  non accorgermi che c'era qualcuno con me. Notai anche in bella vista un armadio bianco, posto all'angolo sinistro della stanza, che aveva i cassetti azzurri (mentre le ante bianche) e tutte le maniglie rosa.
Mi alzai velocemente e lo aprii curiosa. Migliaia di vestiti, gonne e chi più ne ha più ne metta mi apparvero davanti! E tutte della mia misura! Wow... Essere ricchi non è solo un svantaggio!
«Vilu, rimarrai con me vero?» mi domandò una vocetta acuta, mi voltai e vidi Leo.
«Oh si, te l'avevo già detto e promesso tesoro!» gli risposi sorridendo, in fondo era pur sempre un bambino e non potevo arrabbiarmi con lui per avermi rotto tutti i bei pensieri sulla mia stanza e sui miei futuri capi da indossare! Mi risedetti sul bordo del mio letto e lo invitai a fare lo stesso.
«No è che tu non parli molto!» balbettò arrossendo, buttandosi accanto a me. Arww che dolce che è!
«Ohh cucciolo non preoccuparti!» 
«Io sono LEO! L-E-O!!!» mi corresse incrociando le braccia facendo quella faccina che facevano tutti i bimbi che volevano ottenere qualcosa a tutti i costi. Insomma... Basta che vi immaginate me alle prese con un venditore ambulante e una bellissima cover che vende e che non posso permettermi hahaha!
«Si LEO, ma parlami un po' di te... Che ti piace fare?» chiesi curiosa.
«Ehm... Io amo tanto ballare e papà vuole mandarmi ad una scuola di danza Hip-Hop ed è sicurissimo che sarò molto bravo!»
«Non ne dubito, io invece canto!» 
«Oh che bello! La mia mamma mi cantava sempre una bellissima ninna nanna!» mi raccontò sorridendo nostalgicamente.
«Ti manca tanto vero?» chiesi stingendogli la sua piccola, ma tuttavia paffuta manina.
«Si... Ma ormai è andata... Però non capisco perché papà non l'ha lasciata subito...»
«Che avrà fatto di così cattivo per farsi odiare da te?» chiesi curiosa. Insomma, un bambino non può odiare la sua stessa madre!
«Ci ha lasciati, mollati...» rispose stingendomi forte la mano. Poverino chissà quanto aveva e soffre ancora! Decisi così di non continuare a insistere su questo argomento.
«Ma almeno era intonata questa mamma?» chiesi cercando di sdrammatizzare.
«Abbastanza, ma dipende tutto da  come canti te!» Leo sorrise furbamente e io comincia ad agitarmi. No e poi no! Non avrei mai cantato davanti a un bambino, per di più di otto anni e che conoscevo a malapena!
«E dai! Chiudo gli occhi se vuoi!» disse tappandosi la visuale con le mani.
Sbuffai e cominciai ad intonare la prima strofa, guardandolo di sottecchi poiché stava sbirciando. 

Inexpresiva o automaticada
Supercreativa o muy apasionada
Hacer todo por saber quien eres
Seguir tu camino
Si asi lo prefieries

Lo vidi sorridere e si tolse le mani completamente dal viso e cominciò a batterle a ritmo della mia voce. Lo guardai e continuai a intonare la strofa.

Se que te gusta ser transparente
Ser diferente entre tanta gente
Seguir un sueño y no detenerse
Tu luz brilla y ya se enciende

Ora cantavo con più sicurezza, in fondo il brano parla di questo no? Unica, super creativa e molto appassionata! Me stessa insomma! Io sono unica, di Violetta Castijo ne esiste una al mondo! Super creativa nell'arte, nell'espressione di se stessi... Di ciò che amo? Si, di ciò che amo! Terzo aggettivo, appassionata! Ragazzi se non sono appassionata io qui nessuno lo è modestamente! Io amo la musica, è la mia passione e la mia vita! Ero e sono una ragazza poco socievole, che mi apro solo a coloro che mi dimostrano fiducia... Ma con la musica...

Yo no soy un zombi
Yo no soy un robot
Hago mi camino y descubro quien soy
Vivo como siento y eso me hace cambiar

No, non siamo zombie ne robot! Siamo chi siamo, come siamo nati e come saremo per sempre! Perché ognuno di noi è perfetto nella sua imperfezione!

Soy diferente, única, única

Con una sola frase, espressi ciò chi siamo e come dobbiamo essere: unci! Unci nel nostro genere!

Yo no soy un zombi
Yo no soy un robot
Hago mi camino y descubro quien soy
Vivo como siento y eso me hace cambiar

E riecco il ritornello, mi azzardo a chiudere gli occhi e il mondo scompare. Non sono vicino a Leo, non sono in una villa ma invece sto in un prato fiorito, con delle amiche che non ho mai avuto e che spero di avere presto. Con la musica mi chiudo nell'ormai famoso "mondo di Violetta"! 

Soy diferente, única, única

Yo no soy un zombi
Yo no soy un robot!

E concludo così alzando un braccio al cielo e posando l'altro su un fianco, mentre sto in piedi con le gambe leggeremo divaricate. Mamma, che euforia! Dovrei farlo più spesso. Apro gli occhi per vedere dov'è Leo, e lo trovo... Oh santo Dio! Sull'uscio della mia stanza ci trovo Leon, che ha in braccio il figlio che batte ripetutamente le mani. Non so come però arrossii, quegli occhi verdi dal più grande dei Vargas mi mettevano soggezione.
«Vilu! Sei stata bravissima! Potresti fare invidia perfino a Ludmilla Ferro!» mi disse Leo, sorridendo come un cretino. No no, che amore che è! La Ferro ora è la cantante del momento, che ha spopolato grazie a una canzone che ha composto lei stessa, ovvero "Destinada a brillar", una canzone a parer mio meravigliosa! Quanto mi piacerebbe conoscerla...
«Violetta!!!» una voce mi riscosse dai miei pensieri.
«S-Si, stavo pensando.» balbettai. 
«Va bene... Violetta ti dovresti andare a studiare in una scuola di canto!» mi disse Leon. A quelle parole feci, anzi, avrei fatto salti mortali, se solo un brutto pensiero non si insinuò nel mia mente. "Non posso pagare la retta"
«Mi piacerebbe tantissimo Leon, ma non posso a meno che non mi danno una borsa di studio!» spiegai, abbassando lo sguardo e torturandomi le mani. Sento che si avvicina, però non mi sposto da come sono, ma due delicate dita mi si posarono sotto il mento e me lo alzarono. Osservai come incantata quei due occhi verde smeraldo, dalla forma e struttura perfetta... Ora fisso attentamente anche le sue labbra, leggermente rosate e con nessuna imperfezione. Chissà di che sapranno! No! Vilu non pensare a niente ora!
«E se ti pagassi io la retta?» mi sussurrò e il suo fiato caldo si infranse sul mio viso. Brividi dappertutto cominciarono a salirmi lungo la spina dorsale.
«Mi renderesti la ragazza più contenta a questo mondo!» rivelai deglutendo. Cavolo solo a me faceva questo effetto?!
«Allora è confermato! Domani pomeriggio ti porto alla tua nuova scuola!» 
«Ahhhhhhh!!! Grazie!!! Ma scusa... Come farai con Leo?» esclamai abbracciandolo, per poi staccarmi subito con le guance infuocate.
«Andrete nella stessa scuola!» mi spiegò Leon sorridendo, mentre si avvia verso la porta. Non so come corro verso di lui e l'abbraccio ancora. Lo sento irrigidirsi e faccio per staccarmi, ma poi lui ricambia quasi subito e mi ritrovo stretta a lui, mentre sorrido pensando al mio nuovo futuro, ma non sarò sola... Ci saranno anche Leon e Leo con me!

NOTA AUTROE: ragazze eccomi tornata con una nuova storia Leonetta, ma sai che novità ahahah! Allora, vi piace? Spero che piaccia a molti, ma fidatevi che vi appassionerà molto e vi travolgerà in una storia d'amore senza fine! Allora, il nome Leo vi piace? A me tantissimo, specialmente perché assomiglia a quello di Leon! Poi poi poi entreranno in scena molti altri personaggi e godetevj questo capitolo, perché se la continuerò sarà più o meno un mezzo disastro perché non mi metterà l'hatml purtroppo T.T! Ora vado di fretta ahaha, dedico questo capitolo alle pazze del gruppo, spero lo apprezziate!
   
 
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