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Autore: Shadow writer    26/10/2014    2 recensioni
Fuggo oltre il locale con la musica a palla, fuggo sulle strade buie, fuggo nel vento gelido della notte.
Fuggo dagli altri, dai loro giudizi, fuggo da me stessa e da ciò che provoco.
Corro, con le ali ai piedi, per le strade deserte.
Anzi, ai piedi, ho il vento. Vento che mi spinge, che mi solleva, che obbedisce ai miei ordini come se fossi la sua padrona assoluta.
Faccio un balzo e l'aria mi spinge in alto, oltre le cime degli alberi. M'innalzo contro il cielo nero bagnato di stelle.
Apro le braccia, stringo l'orizzonte tra le mani. Inspiro il freddo della notte e tutti i suoi sapori.
Potente, ecco quello che sono.
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Trasferirsi in un nuovo continente è di certo una cosa grandiosa, ma non mi sarei mai aspettata il genio ribelle, il vecchio misterioso, il giocatore di football, una ragazza che sarebbe diventata come una sorella per me, ma soprattuto qualcosa di molto, mollto più grande di me.
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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La mattinata scorre piuttosto in fretta.
Ho tutte le ore in comune con Clare, quindi ci muoviamo insieme.
Tra la seconda e la terza lezione scorgo Simon nei corridoi, che mi scocca uno sguardo arrabbiato, ma sembra più che altro un bambino con il broncio.
A pranzo, approfittando del sole, mangio con Clare in giardino e tento di concentrarmi sul vento intorno a me.
I progressi mi sembrano lenti, ma sono pur sempre progressi.
Quando arriva il pomeriggio mi reco come da programma al Centro.
«Ciao Luna!» mi saluta allegramente Theresa al mio arrivo.
Ricambio con un sorriso enorme e vado filata nella sala principale.
«Signorina Leach, stavo per soffocare a causa della vostra assenza!» è il saluto che rivolge Will quando mi vede entrare.
Mimo un inchino:
«Signor Lennox, quale onore essere accolta dalla Vostra persona!»
Il ragazzo scoppia a ridere e io lo fisso meravigliata.
La scena dei suoi occhi che sprizzano allegria è come il dipinto in cui un pittore è riuscito ad intrappolare abilmente la natura del personaggio rappresentato. 
Così la luce illumina Will come se ci fossero dei fari da palcoscenico strategicamente sistemati.
"Sei proprio partita"  
«Dici che Marcelo si arrabbierà se ti rubo per un po'?» mi chiede sorridendo.
"A te non dispiacerà per niente"
Oh, smettila!
«Perché?» chiedo incuriosita.
«Greg ha detto che dovevi riferirmi qualcosa»
Corrugo la fronte.
«Io non ne so nulla» ammetto.
«Questo è un bel problema!»
«E tu come hai fatto a sentire Greg?» domando ancora.
«Ho costruito un tubo metallico che scorre sotto il centro fino a sbucare vicino a casa sua. In base a come viene colpito emette delle vibrazioni diverse che corrispondono ad un nostro codice inventato per comunicare.»
Sono strabiliata.
«Sul serio?» chiedo.
Will scoppia a ridere.
Poso le mani sui fianchi:
«Mi stai prendendo in giro?»
Lui fa un cenno di assenso col capo.
«Mi ha semplicemente chiamato sul telefono del Centro. Registrano tutte le chiamate, quindi non ha potuto dirmi molto, ma ha lasciato a te il compito» ride.
«Ehi! Non c'è bisogno di fare tanto i saputelli!» esclamo.
«Chiedo perdono! Come posso manifestare il mio pentimento?»
"Io un'idea ce l'avrei"
«Diciamo che adesso sei in debito con me» gli lancio uno sguardo ammiccante.
«Non mi piace avere debiti» ammette pensieroso «Quindi cercherò di sdebitarmi il prima possibile»
Abbozzo un sorriso.
Will si guarda attorno nella sala affollata.
«Dato che Marcelo non si vede in giro, ti rubo»
Mi prende per un braccio e ci spostiamo nei corridoi deserti.
«Posso chiedere dove stiamo andando?» dico.
«Vuoi usare il mio debito per avere la risposta?»
«Mhh...no!» replico decisa.
«Allora devi aspettare»
In realtà dopo non molto raggiungiamo i bagni e come l'altra volta Will chiude la porta a chiave, aziona la ventola e si mette ad armeggiare con la mattonella.
«Ti ascolto» dice.
Mi appoggio ai lavandini tormentandomi una ciocca di capelli.
«Penso che Greg si riferisse all'incontro di ieri sera» comincio.
«Quale incontro?» il ragazzo ha rimesso la mattonella a posto.
Gli riferisco la conversazione con Benedict Lennox, mentre lui mi guarda con le mani si prepara una sigaretta.
«Sa per certo che il colpevole sono io» ammette alla fine, con uno sguardo grave, poi aggiunge: «Quello che non riesco a capire è se sa che tu mi conosci e mi frequenti»
Resto in silenzio, con i capelli arrotolati sulle dita.
«Non ha visto Greg» riflette lui ad alta voce «Ma potrebbe aver saputo dalla segreteria della scuola che vieni qui, oppure dei ragazzi potrebbero averti vista parlare con Greg a scuola e glielo hanno riferito.»
Fa un pausa e si porta la sigaretta alle labbra. Resta un secondo immobile, con quella che gli pende dalle labbra.
«Luna» chiama.
«Sì?» la mia voce è così minuta che potrebbe spezzarsi.
«Tu vuoi aiutarmi?»
Non rispondo per qualche istante.
«Io...» mi esce «Io non so cosa sia giusto e non credo che dovrei schierarmi prima di conoscere bene la situazione...»
«Prove!» mi interrompe lui «Tu vuoi delle prove!»
Annuisco.
«Se te le darò, ti fiderai di me?»
«Se...se non avrò motivo per fare altrimenti, sì, mi fiderò di te»
 Accenna un sorriso e si porta l'accendino verso la bocca.
«Bene, sono certo che le mie prove ti convinceranno» soffia una nuvola di fumo verso l'alto e la guarda con un sorriso «Quando ciò avverrà dovrai dire alla segreteria della scuola che rinunci al lavoro qui al Centro»
Sgrano gli occhi:
«Perché dovrei?»
«Così Faccia di Pupù non saprà che frequenti ancora il Centro e non sospetterà di te»
Rifletto sulle sue parole, poi esordisco:
«Ho due domande.»
«Chiedi pure» si offre togliendo la sigaretta dalla bocca.
«Numero uno: io non ho intenzione di rinunciare al lavoro al Centro!»
Ride:
«Non ho detto questo, semplicemente nella scuola non risulterà più che ti rechi qui. Brad potrebbe preoccuparsi se glielo riferiranno, ma io gli dirò che hai deciso di lavorare qui senza il consenso della scuola perché in quel modo saresti stata molto limitata. Se invece lo farai direttamente, senza l'intervento di un altro organizzatore, in questo caso la scuola, potrai partecipare a maggiori attività di volontariato. Chiaro?»
«Più o meno» rispondo, anche se in realtà la cosa non è per niente chiara.
«Però in questo modo non riceverò i crediti per il volontariato!» esclamo ancora.
Will mi rivolge uno sguardo di disappunto:
«Preferisci avere dei crediti che aiutare la nostra società?»
«Io non so ancora se tu aiuti veramente la nostra società» replico stizzita.
Abbozza un sorriso e prende un tiro dalla sigaretta:
«Vero, infatti non devi scegliere adesso, ma quando avrai visto le prove. La prossima?»
«La prossima cosa?» 
«Domanda, non erano due?»
Sorrido:
«Giusto. La seconda è: perché ti stai preoccupando della mia situazione?»
Mi fissa serio, con la sigaretta che penzola dalle labbra.
Poi si rende conto che ho già formulato la mia domanda e si prepara a rispondere con un'espressione divertita:
«Luna, ti rendi conto che sei a stretto contatto con mio zio? Ti rendi conto che puoi accedere alle sue informazioni molto più facilmente di quando potrebbe farlo la mia intera squadra? Ti rendi conto che sei la personificazione dell'innocenza e nessuno potrebbe sospettare di te?»
«Quindi io ti servo come infiltrata» la mia non è una domanda, anche Will lo sa.
«Sì» ammette «Sì, mi servi, ma solo se tu lo vuoi. In caso contrario esci da questo bagno e dimenticati che questa conversazione sia avvenuta, dimenticati di me e di tutto ciò che hai appreso da me»
Sorride ancora, anche se in modo spento.
«Ci penserai almeno?» chiede.
Prendo un respiro profondo:
«Sì, ci penserò. Non scarto l'ipotesi a priori»
"Soprattuto perché se la scartassi è difficile che voi due diventiate molto intimi..."
Ehi, non penso solo a quello! A me interessa tutta questa questione di 'gagliardi fuorilegge'!
"Non pensare che ti basti citare Ivanhoe per zittirmi"
Magari bastasse quello!
«Bene! Direi che la nostra chiacchierata si è conclusa! Se è andata a buon fine me lo potrai dire tu dopodomani» fa un sorriso smagliante e piuttosto inquietante.
Poi finisce la sua sigaretta e rimette tutto a posto.
«Non ti hanno mai beccato?» chiedo mentre ci avviamo verso la sala grande.
«A fumare? Una volta, per colpa di quel coglione di Aaron, ma mi è bastato cambiare nascondiglio e stare più attento.»
Entriamo nella sala principale infilandoci in mezzo alla folla per non farci notare.
«Ciao, dove vi eravate imboscati?»
Marcelo si materializza davanti a noi, con gli occhioni color caffè sgranati.
«Oh...ehm...» comincio mentre lui si avvicina.
Lo vedo storcere il naso, poi sbianca e si piega in due.
«Marcelo!» esclamo scattando in avanti, ma Will mi afferra un braccio e mi trattiene, così non rimane altro che guardare il ragazzino mentre vomita.
«Oh no, come ti senti?» esclamo appena lui riesce ad alzare lo sguardo.
Ha un conato, ma deglutisce a forza e mi fa un cenno positivo.
«Okay, leviamo le tende» interrompe Will, prendendo Marcelo con la mano libera. 
«Ehi tu» aggiunge poi rivolto ad un ragazzino di passaggio «Ti regalo venti cioccolatini se dici che hai vomitato tu»
Lui accetta più che volentieri e così veniamo trascinati via.
Will ci porta con decisione verso camera sua, senza neanche lasciarci il tempo di opporci o parlare.
«Che schifo avete fumato!» esclama Marcelo appena il ragazzo chiude la porta della sua stanza.
«Lui lo ha fatto, io no di certo» replico massaggiandomi il braccio che è stato attanagliato.
«Hai vomitato per l'odore?» domanda Will con le sopracciglia aggrottate.
Il ragazzino annuisce, ancora bianco come uno straccio.
«Odio il fumo» dice con voce strozzata «Mio papà fumava...cioè fuma tantissimo e io lo odiavo»
Ancora una volta tento di avvicinarmi per consolarlo, ma Will mi trattiene.
Mi volto a guardarlo e lui scuote in modo quasi impercettibile il capo.
Dischiudo le labbra, perplessa, mentre il ragazzo mima con la bocca:
«Lascialo sfogare»
«Tutte le volte che fumava beveva anche tantissimo e poi...poi mi picchiava, tutte le volte» la voce di Marcelo risuona rotta.
«Sono felice di essere qui» continua «Perché qui le persone mi trattano bene, anche se non sono sempre il migliore, anche se non faccio quello che voglio, anche se non rubo per loro...»
Crolla a terra, con le spalle scosse dai singhiozzi.
Finalmente mi libero da Will e mi allungo per abbracciare il ragazzino. Lui piange, scomposto, contro il mio petto.
«Non preoccuparti» gli sussurro dolcemente «Ci siamo noi ora e ti vogliamo bene»
Mi rendo conto che ha circa l'età di Calvin, ma non ha di certo avuto tutte le sue fortune, anzi ha dovuto combattere contro la vita.
Il ragazzino mi getta le braccia al collo e si stringe a me singhiozzando.
Cerco di ricacciare indietro le lacrime.
"Non dirmi che stai per piangere anche tu!"
Come al solito sei insensibile!
«Di certo la vita non sempre è quello che ci aspettiamo, anche la persona apparentemente più felice e fortunata in realtà ha delle cicatrice nascoste. La vera forza di ognuno di noi sta nell'imparare dalle ferite per evitarle la prossima volta» Will si è chinato al nostro fianco e ha posato una mano sulla schiena del ragazzino con un volto estremamente grave.
Incontro il suo sguardo.
Ha degli occhi tempestosi e le sopracciglia aggrottate
Accenno un piccolo sorriso, il suo volto si distende.
«G-grazie» farfuglia Marcelo.
«Non ringraziare» ribatte il ragazzo rimettendosi in piedi.
L'altro si asciuga gli occhi e tira su col naso.
«Be' adesso voi due vorrete trascorrere del tempo insieme, quindi è meglio che io vada»
«Eccoti tornato il solito Marcelo» tento di consolarlo sorridente.
Lui sembra più tranquillo e scioglie l'abbraccio per rimettersi in piedi.
Guarda Will:
«Grazie, anche se non vuoi sentire ringraziamenti»
Detto ciò si volta per uscire dalla stanza.
Rimaniamo immobili, io accasciata a terra, il ragazzo appoggiato alla scrivania con le gambe lunghe davanti a sé.
«Cosa voleva dire?» domando alzando gli occhi su di lui.
«Acuta» commenta, ma non risponde.
«Will?»
Si solleva le maniche del maglione, rivelando i tatuaggi.
«Sì?»
«Sapevi...di Marcelo?»
Finalmente mi guarda.
«Luna, siamo in un Centro rieducativo che in realtà è un carcere, cosa ti aspettavi?»
Chino il capo, in silenzio.
«Hai ragione» concedo infine «Semplicemente non è ciò a cui sono abituata»
«Ci credo»
Rimaniamo ancora in silenzio.
All'improvviso Will scatta e prende qualcosa dalla scrivania.
Quando me lo tende mi rendo conto che è un biglietto con scarabocchiata una scritta.
«Dallo a Greg, lui saprà cosa farci.»
«Di cosa si tratta?» chiedo lanciando un'occhiata fugace alla scritta. Sembrerebbe un indirizzo.
«Prove, non è quello che volevi?»
Annuisco, senza convinzione.
«Stai tranquilla Luna, devi solo imparare» mi dice con dolcezza.
Alzo gli occhi verso di lui.
«Imparare cosa?» domando, ma non sono convinta di voler sapere la risposta.
Le parole di Will arrivano come uno schiaffo di vento.
«Devi imparare a osare»
 
Mentre percorro il viale tra la fermata dell'autobus e la mia casa, il vento si gonfia impetuoso intorno a me, come espressione del tormento di sentimenti che si sta agitando all'interno.
Non riesco a controllare l' energia e l'aria arruffa i miei capelli e tutto ciò che incontra, con ostinazione, insistenza, senza guardare in faccia nulla.
Arrivo alla veranda con il fiato corto.
Mi appoggio alla staccionata, prendo un respiro profondo.
L'aria fredda frizza lungo la gola.
C'è qualcosa che combatte dentro di me.
Da una parte, Voce ripete: "Resta come sei".
Dall'altra ci sono io, piccola, gracile, inerme, che grido con tutto il fiato che ho nel corpo: "Osa!"
 
La mattina successiva mi sveglio di soprassalto.
Ci metto qualche istante per schiarirmi la mente e quando finalmente sono abbastanza lucida, elaboro di aver passato una notte insonne e di essere in ritardissimo.
Mi vesto a casaccio, schizzo in bagno, riesco a mettermi anche le lenti a contatto e corro verso la scuola con due biscotti infilati in bocca a mo' di colazione.
Quando arrivo, con il fiato corto, scorgo Clare nel cortile e le vado incontro trafelata.
Mi rendo conto con un certo fastidio che Zoey e le sue amiche cheerleader mi guardano scandalizzate.
Tento di pettinarmi i capelli e di assumere uno sguardo più sveglio.
«Buongiorno, ti sei appena svegliata, vero?» mi chiede Clare scrutandomi da dietro le spesso lenti dei suoi occhiali.
Abbozzo un sorriso imbarazzato:
«Si vede così tanto?»
«Hai la maglia sporca di briciole e il segno del cuscino sulla guancia»
Scrollo il maglione.
«Ti sei risparmiata almeno le occhiaie» commenta ancora lei tentando di fare una battuta.
Sorrido divertita.
Il suono della campanella ci induce ad entrare nell'edificio e poi in classe, nonostante mi piacerebbe rimanere ancora un po' nell'aria frizzante di prima mattina.
Trascorro le prime ore con la ragazza, poi ci separiamo per l'ultima lezione della mattinata.
Quando suona la campanella del pranzo, mi avvio verso la mensa dove incontrerò Clare.
Sento il cellulare vibrare nei jeans e mi fermo prima di dover svoltare in un altro corridoio, per leggere sullo schermo.
Mentre apro i messaggi sento delle voci sull'altro corridoio che non posso vedere.
«E come si chiama la ragazza?» sta chiedendo una voce bassa a grave.
«Luna Leach» risponde un'altra molto familiare.
Raggelo.
«E com'è?» continua la voce cupa avvicinandosi. Se svoltano sono la prima cosa che vedranno.
"Scappa"
Mi allontano di scatto dall'angolo e corro indietro.
Trovo le scale che salgono verso l'alto, così mi nascondo dopo la prima rampa di gradini.
Il corridoio sotto è poco frequentato, quindi dovrei riuscire a sentire perfettamente ciò che dicono.
«Non è delle persone pacate che abbiamo bisogno» sta dicendo la voce grave «Ma di chi è in grado di resistere a tutto ciò che si presenterà»
L'altra persona, un altro uomo, ride:
«Spero non abbiate intenzione di cominciare una guerra»
«Figurati! Non è mai stata nelle nostre intenzioni. Si tratta semplicemente di saper reggere ciò che noi abbiamo sempre sopportato. Se Luna è debole la sua capacità la distruggerà poco alla volta»
Rimango immobile, rannicchiata in un angolo.
Non vedo nulla, ma i miei pensieri turbinano furiosi.
Entrambi gli uomini sanno del vento.
"Ragiona"
Lo sto facendo.
«Sono convinto che lei saprà imparare a gestire la situazione. È una ragazza molto intelligente» commenta il secondo uomo.
Finalmente lo riconosco. È Jim Jacobs.
La cosa mi tranquillizza inaspettatamente.
"Una persona normale penserebbe che è un traditore. Non credi che la sua gentilezza sia stata falsa?"
Assolutamente no. Se lo ha fatto c'è stato un buon motivo, mi fido di lui.
«La cosa importante è che lei non ne abbia parlato con nessuno. Questo puoi confermarlo?» chiede la voce grave e mi rende conto di non conoscere per nulla il proprietario.
«Non posso dirlo per certo.» risponde Jim.
L'altro sospira:
«Lo sai che qualsiasi asthenés deve essere eliminato, se potrebbe parlare»
Jim non risponde.
«Luna» sussurra una voce pericolosamente vicina al mio orecchio.
Di colpo mi accorgo che una mano preme sulla mia bocca e qualcuno mi sta tenendo ferma.
Faccio per balzare in piedi, ma la persona mi fa cenno di tacere e le sue braccia scivolano via.
Mi volto di scatto, rischiando di perdere l'equilibrio dalla mia posizione accucciata.
«Greg?» esclamo sottovoce sgranando gli occhi.
Lui si porta un dito sulle labbra.
Rimaniamo un istante in silenzio.
L'uomo dalla voce grave sta chiedendo a Jim come crescono le piante.
«Ho visto che stavi origliando e mi sono mosso furtivamente» sussurra il ragazzo indicando le scale che salgono da cui proviene.
«Non sto origliando!» ribatto stizzita.
Lui fa un sorriso eloquente e io sbuffo sottovoce.
«Sto semplicemente ascoltando cose che mi riguardano»
«Quindi è di te che parlano?»
Maledizione!
"Ottima mossa, genio. Hanno appena detto che ogni asthenés che sa delle tue abilità deve essere eliminato"
Grazie mille per avermi rinfrescato la memoria, ribatto sarcastica.
«Sai dove posso smaterializzarmi?» chiede l'uomo dalla voce grave.
«Sul tetto non dovrebbe vederti nessuno» risponde gentilmente Jim.
«Grazie. Contattaci se ci sono novità»
«Lo farò per certo»
C'è un istante di silenzio e sento dei passi giù nel corridoio.
Greg mi tira per un braccio, imprecando:
«Sta venendo in questa direzione, seguimi, veloce!»
Il mio cervello non elabora in fretta ciò che ha detto, ma le mie gambe si muovono subito, e vengo trascinata dal ragazzo per un'altra rampa di scale.
I nostri piedi colpiscono i gradini furtivamente, ma producono comunque un leggero rumore.
«Chi è là?» chiede l'uomo dalla voce cupa.
Greg impreca ancora.
Alla fine delle scale ci troviamo davanti ad una porta chiusa, ma il ragazzo la apre con un gesto secco e mi trascina sul tetto dell'edificio.
L'aria fresca mi colpisce come uno schiaffo, risvegliandomi dalla paralisi mentale in cui ero precipitata.
«Non deve vederci!» esclamo di scatto. Il tetto è piatto, disseminato qua e là di scale o rialzamenti che farebbero impazzire di gioia un amante del Parkour.
«Complimenti per la perspicacia» ribatte Greg e mi tira con sé lontano dalla porta.
Sento dei passi che si avvicinano rapidi alle nostra spalle.
Attraversiamo uno spiazzo, saltiamo uno di quei rialzamenti, poi ci accovacciamo dietro per nasconderci.
«Chi c'è? Vi ho sentiti!» grida l'uomo emergendo sul tetto.
Tento di controllare il respiro, ma mi accorgo che sto andando in iperventilazione.
«Stai calma» sussurra Greg.
«Calma?!» replico con voce strozzata.
«L'unico accesso al tetto è tramite la scala da cui siamo saliti, che però adesso è irraggiungibile»
«Buono a sapersi» bofonchio sempre più nel panico.
«Venite fuori!» grida ancora l'uomo con voce terrificante «O vi vengo a prendere io!»
«L'altra via per scendere è dal tetto della palestra che si trova davanti a noi»il ragazzo indica l'altro edificio a lato di quello su cui ci troviamo.
Tento di prendere un respiro profondo:
«Mi stai dicendo che dobbiamo saltare da un tetto all'altro?» 
Annuisce, tetro.
"Non ce la fai, sono troppo distanti."
Mai una volta che tenti di incitarmi.
«Sei pronta?» mi chiede Greg.
«Assolutamente no»
«Corriamo insieme al tre, okay? Uno»
Studio lo spazio che ci separa alla fine del tetto, disseminato di ostacoli.
Non ce la faccio.
«Due»
E poi il salto. Gli edifici sono troppo lontano l'uno dall'altro, è scientificamente impossibile!
«Eccovi qui!» esclama una voce grave.
L'uomo ci sovrasta, alle nostre spalle.
Con un grido da amazzone balzo in piedi e scatto in avanti.
Scavalco un rialzamento del tetto con un balzo, poi un altro, ma questa volta inciampo e picchio un ginocchio a terra, cadendo a carponi.
Greg mi aiuta a rialzarmi e tenendo stretto il mio braccio, corriamo insieme.
Lui è molto più veloce, ma mi dà la spinta necessaria per non rimanere indietro.
Scavalchiamo un altro ostacolo ma siamo costretti a separarci.
«Non pensiate di potermi sfuggire!» grida l'uomo.
Mi ritrovo di nuovo affiancata dal ragazzo.
«Pronta a saltare?»
«Merda, no!» sbotto.
Ma vedo la fine del tetto. La vedo. E scorgo anche l'abisso tra questo e quello della palestra.
Greg mi prende per mano.
«Se cadiamo, cadiamo insieme» dice.
Vorrei dirgli che no, non m'importa di cadere, ma m'importa che almeno lui non si faccia del male.
Ma ormai il precipizio è vicinissimo.
«Dove pensate di andare?» latra la voce alle nostre spalle.
Ancora due passi. Posiamo nello stesso istante il piede destro sul bordo del tetto. 
E saltiamo.
Nel preciso momento in cui sento il mio corpo librarsi in aria, mi rendo conto che non ce la faremo. Ce l'abbiamo messa tutta, non è colpa nostra. 
È colpa della natura, i nostri muscoli non sono fatti per uno sforzo così grande.
E se un normale essere umano non può farcela, magari una versione più forte sì.
Così il vento ci schiaffa le spalle e ci scaraventa sul tetto della palestra, senza delicatezza né premura.
Atterriamo bruscamente, rotolando sul terreno duro.
Vorrei rimanere accovacciata a terra per qualche istante, lagnandomi di tutte le parti del corpo che mi fanno male, invece balzo in piedi e seguo Greg verso una rampa di scale che finalmente scende verso il basso.
Non mi guardo alle spalle, ma posso sentire lo sguardo penetrante dell'uomo trafiggermi la nuca.
Scendo le scale a rotta di collo, poi mi ritrovo nell'ingresso della palestra, vicino agli spogliatoi.
Greg mi fa cenno di seguirlo verso i bagni, poi ne chiude a chiave la porta.
Il ragazzo prende un respiro profondo.
«Tutto a posto?» mi chiede.
Annuisco, col fiato corto.
«Tu?» ansimo scrutandolo.
Ha un rivolo di sangue che fuoriesce dallo zigomo destro e la felpa strappata su un gomito.
«Qualche botta, nulla di che»
Annuisco ancora, senza un motivo preciso e mi avvicino agli specchi.
Ho i capelli arruffati e il volto cereo. Sento un forte dolore alla spalla sinistra, su cui sono atterrata dopo il salto e il ginocchio che ho picchiato pulsa fastidiosamente.
Mi sciacquo il viso con dell'acqua.
«Allora?» domanda Greg.
Resto in silenzio. So perfettamente a cosa allude.
«Forza Luna!» esclama.
«Hai origliato anche tu, no?» rispondo «Hai sentito ciò che hanno detto? Se informo qualcuno di ciò che so, questo qualcuno finisce in seri guai»
«Se quell'uomo ci ha visti fuggire insieme, probabilmente sta pensando che io sia già a conoscenza di tutto, quindi cercherà di farmi del male comunque,anche se non so nulla.»
«Pensi che sapere di farà sentire meglio?» domando alzando gli occhi su di lui.
Greg sorregge lo sguardo:
«Penso che spiegherebbe molte cose. E mi renderei conto se è stato un bene aiutarti»
Scuoto il capo.
«Will lo sa?»
Faccio ancora cenno di no.
«Non gli dirò nulla»
Le labbra mi si increspano in un sorriso sarcastico:
«Non ti credo»
Alza le mani:
«Te lo giuro, parola d'onore»
"Non dire nulla"
Io devo farlo.
"Sai perfettamente che è pericoloso"
Ma Greg merita di sapere.
"Non farlo."
«Luna?»
Faccio un cenno indefinito con il capo.
«Va bene» sospiro infine «Ti dico tutto, ma devi giurarmi che non dirai nulla ad anima viva, Will compreso e che non cambierà l'idea che ti sei fatto di me»
«Questo cosa significa?» domanda preoccupato.
«Significa che potresti avere paura»
 
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Ciao a tutti, grazie di essere arrivati fin qui! Volevo scusarmi per l'infinito ritardo e per il capitolo non molto lungo! Sono stata davvero pienissima, ma prometto che cercherò di aggiornare più in fretta la prossima volta per farmi perdonare! Mi scuso per gli errori di battitura, litigo ogni volta con il correttore automatico che mi fa impazzire!
In questo capitolo c'è una scena d'azione, che non è proprio il mio forte, quindi mi vorrei sapere se vi è piaciuta o se è proprio scritta male, quindi recensite! :)
Inoltre ho trovato qualche immagine che mi ricorda Will, come io lo immagino, e le ho riunite nel video del link che vi lascio. Se volete mantenere l'idea che vi siete fatti del personaggio senza che possa essere modificata da ciò che io penso, vi sconsiglio di guardarlo, se siete curiosi, ecco il link:
 
 
Vi lascio anche altri due link. Sono le storie di Alle23212, che ringrazio per aver letto la mia storia:3. Fateci un salto!
 
 
Detto questo vi saluto, alla prossima:D
Lux
   
 
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