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Autore: MellowMas    26/10/2014    1 recensioni
Brittany ha iniziato da poco il suo nuovo lavoro - guardia di sicurezza presso il casello del parcheggio di una prestigiosa azienda- quando gli occhi scuri di una misteriosa brunetta incontrano i suoi.
AU/ Storia Tradotta.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Noah Puckerman/Puck, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU, OOC, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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“Britt?” Noah si affacciò all’interno dell’appartamento e , non ricevendo alcuna risposta, vi entrò dentro.
Si diede un’occhiata attorno, sembrava essere più vuoto del solito: era una sua impressione o alcune parti del mobilio erano sparite?
“Britt?” La chiamò di nuovo, cominciando a spaventarsi. Era un bilocale abbastanza piccolo, la sua amica avrebbe dovuto sentirlo per forza. Puck lanciò la propria sacca sul divano, al solo scopo di disturbare Cassandra.
Si avvicinò alla camera dell’amica e bussò gentilmente. Non ottenne alcuna risposta, quindi premette l’orecchio contro la porta e bussò di nuovo, sentendo questa volta un rumore.
Ok, era ufficialmente preoccupato. Non sentiva Brittany da.. beh, martedì, ossia l’ultimo giorno in cui l’aveva chiamata. Si erano scambiati qualche messaggio, sì,  ma la sua voce era un ricordo lontano.
Aprì la porta e si ritrovò in una stanza dalle luci soffuse. Posò lo sguardo sul letto, dove le coperte sembravano nascondere da capo a piedi il corpo di quella che doveva essere Brittany.
Noah si avvicinò e  posò la mano su quel cumulo di coperte che la nascondeva. “Britt?”
“Hmmmm.”mugugnò la ragazza.
Lui accese la lampadina e le tirò via le coperte.
“Hhhhmm!” Brittany provò a ricoprirsi.
“Britt, che succede?” Domandò lui, seriamente preoccupato.
“Niente.” Disse lei infine, scoprendosi finalmente il viso, fino ad allora coperto dal cuscino.
Puck si strofinò gli occhi con aria stanca, non era neanche andato a casa sua. Dopo essere arrivato all’aeroporto si era fiondato a casa dell’amica, per avere sue notizie.
“Mi hai mandato dei messaggi vaghi per tutto il weekend. Ho chiamato Ryder e mi ha detto che ti ha dato un giorno libero per via del tuo ‘strano comportamento’. Sono stanco, quindi andiamo al punto, coccinella.”
Lei si lamentò rumorosamente da sotto le coperte, senza però vuotare il sacco.
“Riguarda Santana?” Lei sobbalzò. Sembrava quasi che avesse smesso di respirare per qualche attimo.
Le strofinò la mano sulla schiena nel tentativo di darle un po’ di conforto. “Cos’è successo, B?”
Passarono infiniti attimi prima che la bionda si esprimesse in un singhiozzo che spezzò il cuore del ragazzo.
Tirò con gentilezza le coperte, giusto per scoprirle almeno il viso.
Ciò che venne fuori fu un faccino devastato, occhi rossi come il fuoco e decisamente gonfi. Il labbro inferiore, più violaceo del solito, stava tremando.
Puck si fece avanti, le portò il viso contro il proprio petto e le accarezzò i capelli mentre l’altra riprendeva a piangere.
“E’ tutto okay.”
Non riusciva a capacitarsi di cosa potesse essere successo. Da quel che le aveva detto Brittany, Santana sembrava essere più o meno innamorata della bionda.
Brittany comunque, presto o tardi, gli avrebbe chiarito le idee. Per il momento voleva solo starle vicino.
Santana non l’avrebbe passata liscia.

Più tardi, quella stessa sera, Brittany si aprì a Puck. Gli spiegò tutto, da come era riuscita a darle il suo numero e ad ottenere quello dell’altra, alla mezza promozione che Ryder le aveva dato e a quel martedì sera in cui l’aveva trovata in ufficio.
Durante il racconto non disse nulla riguardo alla sedia a rotelle, non le sembrava un dettaglio poi così rilevante. Insomma, che differenza faceva?
Gli disse di aver provato in ogni modo a  contattare l’altra, che sembrava essere sparita nel nulla. Non riusciva ad essere arrabbiata con Santana per quel comportamento, voleva solo chiederle scusa e avere un’altra possibilità.
Non sapeva neanche dove aveva sbagliato.
Puck invece ci riusciva eccome, stava odiando con tutto se stesso quella maledetta moretta.
Brittany aveva davvero provato di tutto. Le aveva scritto svariati messaggi ogni giorno – il che la rendeva più o meno il ritratto della disperazione - , aveva provato a chiamarla.. e in risposta quell’altra non si era neanche più presentata a lavoro.
Il giorno successivo Brittany controllò meticolosamente il secondo piano sotterraneo del parcheggio, solo per trovare il posto macchina di Santana vuoto.
Come faceva a guidare se era su una sedia a rotelle? Era una cosa possibile? O forse era per quello che aveva smesso di presentarsi a lavoro?
Arrivò addirittura a pensare che Santana avesse cambiato macchina per evitarla.
Brittany riprese a lavorare normalmente, ma della mora non c’era traccia. Ogni giorno che passava senza parlarle il suo cuore si spezzava di più.
Venerdì sera Noah, stanco di vederla tanto abbattuta, si occupò di lei, proponendole di passare un po’ di tempo in ‘famiglia’.
Aveva già chiamato Eddie, sarebbero andati a pescare e avrebbero fatto di tutto per tenere la testa della ragazza più occupata possibile.

Era un sabato mattina particolarmente sereno. Si alzarono di buon ora e Puck l’accompagnò in macchina fino all’appartamento di Eddie. Ogni volta che, durante il viaggio, si girava verso l’amica, la trovava a fissare il vuoto fuori dal finestrino.
Dopo un’ora erano tutti sulla macchina del papà di Brittany, in viaggio verso la riserva Morris, il loro  posto preferito per pescare. Ci volle più del previsto per arrivare, anche a causa del traffico, ma alla fine riuscirono a raggiungere il lago.
Nel corso della mattinata presero in tutto tre pesci: due per il signor Pierce ed uno per Brittany. In tutto ciò Puck non faceva altro che ricordar loro di quanto la pesca non facesse per lui,  in quanto non abbastanza virile, meritandosi appellativi poco gentili da parte di Eddie.
Si fecero tutti una grossa risata, ma al signor Pierce non scappò l’espressione nascosta sul viso della figlia.
Era come un libro aperto, per lui.
“Com’è la Aurea Enterprise, lampo?” Provò a tirar fuori un argomento per fare conversazione, aggiungendo poi  “So che ha parecchio prestigio, ma non ho mai capito di che si occupi.”
“Non male, direi.” Brittany forzò un sorriso. “Credo di computer, ma non l’ho ancora capito neanche io..”
Eddie corrugò la fronte,  osservandola come disorientato. Non era da lei essere così silenziosa sul suo nuovo lavoro.
Di solito lo investiva con fiumi di parole riguardo ogni singola cosa che accadesse: l’ultima volta per telefono aveva subito un monologo sul suo nuovo amico – aspirante poliziotto- , sulla sua promozione e su Santana. Beh, a  dire il vero sentiva sempre parlare di Santana, ed il fatto che non l’avesse ancora nominata lo aveva portato a pensare che la causa del suo malumore fosse proprio questa amica.
“E i controlli sui piani come sono andati? Avevi detto che Ryder ti ha più o meno spostata lì, no?” fece un nuovo tentativo.
Noah puntò gli occhi sul viso dell’amica per vedere il suo cambiamento d’espressione.
“Uhm, sì. Bene, mi stanno dando molte più responsabilità.”Liquidò lei, gettando l’amo nel lago.
“E’ un bene.” Non sapendo più di cosa parlare si alzò dalla sua sedia portatile e si mosse in direzione di Noah per prendere una birra. “Ehi, le è successo qualcosa?” chiese al giovane quasi in un sussurro, prendendo un sorso dalla bottiglia.
Puck sospirò tristemente, anche suo padre se ne era accorto.. Alzò le spalle, per quanto volesse aiutarlo non riteneva giusto fare la spia. “Non devo dirtelo io, Pa.”
Brittany non era che a pochi passi da loro, quindi finì con l’origliare. Fu grata all’amico per quella risposta.
Non che fosse un problema, prima o poi si sarebbe confidata anche con suo padre.
Al momento, però, non aveva davvero voglia di parlare.
Arrivò l’ora di pranzo e Puck si rese utile cucinando il pesce che non aveva pescato, beccandosi qualche frecciatina da parte di Eddie. L’uomo si limitò a quello, non aveva alcuna intenzione di forzare Brittany a parlargli.
Passarono ancora qualche ora alla riserva e Puck riuscì a prendere il suo primo pesce, poi fecero ritorno a casa di Eddie.
Quando arrivarono Brittany era più che esausta e doveva affrontare ancora un’altra ora di viaggio prima di poter arrivare al suo appartamento.
“Ehi, lampo. Che ne dici di un pisolino? Sembri distrutta.”
Brittany non dovette pensare neanche un attimo alla proposta del padre. Lo abbracciò, gli diede un bacio sulla guancia ringraziandolo e si infilò nella propria camera da letto.
Dopo essersi liberata dei vestiti sporchi si buttò nel letto senza neanche mettersi il pigiama.
Inutile dire che si addormentò all’istante.

Si svegliò sentendo bussare alla porta. Aprì un occhio e vide Puck con un pacchetto di Goldfish (*sono crackers a forma di pesci rossi, stregonerie americane!*)tra le mani. Si sedette sul bordo del letto e le offrì il pacchetto aperto.
“Va meglio?” domandò con un sorrisetto sulle labbra, Brittany si limitò ad annuire, con la bocca già piena di pesciolini. Conosceva quel sorriso e sapeva che non portava nulla di buono.
“Allora..” ecco, ci siamo. Brittany roteò gli occhi. “è da un po’ che non facciamo serata insieme.”
Brittany commentò il tutto con un “mhh” continuando a mangiare.
“Dai, B!Scommetto che non balli da una vita!”
Brittany si fece più riflessiva. Sebbene l’idea della discoteca non la stuzzicasse molto era passato davvero troppo tempo dall’ultima volta che aveva ballato.
“Ci sarà musica buona, vedrai che ti divertirai!” Puck sapeva di averla quasi convinta, il ballo era il suo punto debole. Se solo non fosse stata tanto in fissa con le forze dell’ordine avrebbe sicuramente provato a sfondare come ballerina.
Magari in un’altra vita.
Brittany alzò finalmente lo sguardo sull’amico, dimenticandosi   momentaneamente dei Goldfish.In effetti Puck sceglieva sempre i locali in cui la musica era a dir poco favolosa.
Beh, non le avrebbe fatto male provare a distrarsi. “E va bene, vecchio volpone!”
Il ragazzo sventolò in aria il pugno, in segno di vittoria, facendo così scoppiare a ridere la bionda che, malgrado la risata, cercò di spingerlo via dal letto.
“Dai esci, mi devo cambiare!”
“Oh, non dimenticarti di coprire queste!” Puck puntò il dito verso il petto della ragazza, coperto solo dal reggiseno.
Brittany si accorse solo allora di essere andata a dormire indossando soltanto l’intimo.
“Puck! VAI!” Gridò lei, in un tono a metà tra lo stupore e il divertimento.
“Signor sì, signora!” Si alzò rapidamente, congedandosi con un saluto militare prima di sparire oltre la porta.

Noah aveva ragione, quel posto era il paradiso. I bassi risuonavano talmente forte da far vibrare le ossa della bionda, che sentì il bisogno di ballare non appena mise piede nel locale.
Prima di poterlo fare, però, Puck aveva insistito per uno shortino. Brittany non avrebbe dovuto guidare quella sera, perciò aveva tutto il diritto di perdere un po’ il controllo.
Prese il bicchierino in mano e lo portò alle labbra. Le venne subito in mente di quando Puck le aveva suggerito di andare a ballare con Santana.. e vuotò il bicchierino. Non aveva davvero bisogno di pensare a certe cose.
“Wohoho!” Puck  si espresse in un applauso di apprezzamento, ordinandone un altro.
Questa volta lo bevve con più calma, gli occhi dell’amico si erano già spostati sulla massa che popolava il club, alla ricerca di  prede.
La bionda posò il bicchiere vuoto sul bancone, lasciandosi trascinare dall’amico in centro pista. Aspettò che Noah terminasse la sua birra prima di scatenarsi veramente.
Una ragazza afferrò Puck per il colletto della camicia, allontanandolo da Brittany. Il ragazzo non ci pensò due volte, prese la nuova compagna di ballo per i fianchi e cominciò a “ballare” con lei, se quello è considerabile ballare.
A Brittany non cambiò poi granché, Noah non riusciva comunque a tenere il passo con i suoi movimenti, quindi continuò a ballare da sola.
Le sembrava che le persone presenti si muovessero a rallentatore, mentre lei invece si scatenava ai colpi della cassa. Per un attimo pensò di essere già ubriaca, sebbene due drink soli fossero  insufficienti per mandarla fuori.
Poi realizzò di essere finalmente arrivata nella sua comfort-zone, dove esiste solo la musica. La musica e lei.
Quando, dopo aver ballato per ore, il suo corpo diede i primi cenni di cedimento, si allontanò dalla pista, marciando verso il bancone. Doveva proprio rinfrescarsi.
Andò a gustarsi il suo drink alla frutta in uno dei divanetti del locale.
Era talmente concentrata a cercare Puck con lo sguardo che non si accorse della ragazza che si sedette accanto a lei, almeno non finché questa reclamò l’attenzione della bionda toccandole la spalla.
Brittany si voltò e vide una ragazza mora. Da dove era seduta Brittany sembrava che gli occhi dell’altra fossero verdi, ma aveva comunque dei lineamenti decisamente ispanici.
Le sorrise dolcemente, ma Brittany non fu in grado di fare lo stesso.
Prese a parlare e tutto ciò a cui la bionda poté pensare era che gli occhi di quella tipa fossero troppo verdi e che la sua faccia fosse troppo strana. Insomma, non era neanche lontanamente paragonabile a Santana.
L’altra a quanto pare se ne accorse, perché le posò una mano sul ginocchio per richiamarla ancora.
Brittany pensò che il tocco di Santana era molto più gentile e delicato.
Ora l’ispanica sembrava davvero infastidita.
“Ti ricordi almeno come mi chiamo?!” Domandò in un tono palesemente arrabbiato. Brittany si ritrovò a pensare che se le poneva quella domanda allora si era anche presentata. Se solo l’avesse ascoltata..
“Ehm..” La mora si alzò di scatto, si passò una mano tra i capelli e sparì. Per quanto quei capelli fossero belli la lunghezza era sbagliata, quelli di Santana erano più corti.
Capì di aver raggiunto il limite, il suo pensiero correva fisso a Santana e stava diventando insopportabile.
Scrisse un messaggio a Puck dicendogli che sarebbe andata a casa e dopo non molto se lo vide comparire davanti.
“Me ne vado.”
“Ma B..” poteva anche essere ubriaco, ma sapeva ancora leggere l’espressione sul viso dell’amica.
“Non ti preoccupare, mi sono divertita.” Si alzò e gli posò un bacio sulla guancia. “Sono solo stanca, vado a casa. Ci vediamo domani, okay?”
Lui le baciò il capo, forse nel tentativo di renderle il bacio sulla guancia,  confermando  che si sarebbero  visti il giorno dopo.
“Ti voglio bene coccinella!”
Lei annuì ed uscì dal locale. Chiamò un taxi e si fece portare da suo padre.
Non avrebbe sopportato le frecciatine di Cassandra quella sera.

Era domenica pomeriggio, dopo una lunga dormita per riprendersi dalla serata, Brittany aveva fatto ritorno al proprio appartamento. Puck invece era andato a casa sua, ma sapevano entrambi che si sarebbero rivisti presto, magari sul divano di Brittany.
Si stava interrogando se chiamare o meno la sua coinquilina, era da un po’ che non la vedeva. Sebbene negli ultimi tre giorni Brittany stessa non avesse messo piede nell’appartamento era passato un po’ di tempo dall’ultima volta che aveva incontrato Cassandra.
Anche Puck le aveva detto che non aveva notizie della “stronza” da martedì.
Qualcuno bussò alla porta e Brittany pensò immediatamente all’altra bionda, probabilmente alle prese con i postumi di una sbornia.
“Tu?!” Brittany domandò con gli occhi spalancati. Sull’uscio c’era l’ultima persona che si aspettava di vedere.
“Che ci fai tu qui?” Domandò con una punta di paura, incrociando le braccia.
 
  
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