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Autore: CassandraBlackZone    26/10/2014    1 recensioni
[sequel de A person to remember]
Qualcosa nel mio petto inizia a pulsare violentemente, e un caldo tepore si espande in tutto il mio corpo, raggiungendo subito il cervello. Fa quasi solletico, ma fa anche terribilmente male. E ancora non riesco a muovere nemmeno un dito. Sento i neuroni che esplodono uno dopo l’altro, le cellule che muoiono e rinascono simultaneamente, e il sangue ribolle nelle vene. Pian piano una luce dorata inizia ad avvolgermi leggera e, con un piccolo sforzo, decido in fretta il colore dei miei capelli.
Genere: Avventura, Fluff, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Doctor - 11, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Sebbene sapesse che fosse una semplice proiezione, Matt avanzò verso l’enorme figura del Signore del Tempo con la rabbia negli occhi.
I cinque minuti successivi erano dedicati a tutte le morti che aveva provocato il Maestro. Diverse zone di diversi pianeti distrutte dai propri abitanti in preda alla follia. Immagini crude, inconcepibili, inguardabili, quasi più delle guerre presenti nella sua dimensione. Uomini, donne e alieni comuni che ridevano mentre impugnavano un’arma da fuoco o da taglio per poi uccidere chiunque trovassero sulla loro strada; navicelle spaziali che si scontravano a vicenda a tutta velocità e per finire; l’esplosione finale dei pianeti.
Matt stava inconsciamente piangendo dallo sdegno. Erano coinvolti anche dei bambini innocenti.
 
Ti starai sicuramente chiedendo perché ti abbia citato, caro il mio Matt.
 
Continuò l’alieno.
 
 Perché? Ma è semplice! Io so che ritornerai, so che il Dottore ti userà nuovamente come un’arma. Sigh… mi spiace davvero… anche se… non nascondo la mia eccitazione nel rivederti.
 
“Se non vedi l’ora di vedermi… allora vieni! Vigliaccio!” urlò a gran voce l’umano.
“Vedi di darti una calmata, ok?” Dalila lo tirò indietro con uno strattone “E’ solo un ologramma registrato.”
“Ora non dirmi che non ti sia mai venuta la voglia di prenderlo a calci, eh? Io non credo.” Disse a denti stretti Matt . “Hai visto cosa ha fatto?! Hai visto?!”
“Sì! Ho visto!!” lo aggredì l’aliena iraconda puntandogli un indice sulla spalla “Tu non hai idea di quello che abbiamo passato in questi tre anni!! Quante persone innocenti abbiamo dovuto abbattere perché dovevamo farlo!”
Matt non riuscì a controbattere e rimase in silenzio. Un enorme senso di colpa gli appesantì il petto.
“Mentre tu giocavi a fare il Dottore, milioni di umani e alieni hanno lottato per l’intero Universo, perciò… non osare urlare contro di me, Matthew Robert Smith!”
“E allora perché non mi avete chiamato prima?”
Dalila aprì la bocca per poi richiuderla. Si girò per imprecare nella sua lingua, e ritornò a guardare Matt. “Perché è stato quell’idiota del Dottore a volerti dopo il messaggio del Maestro.”
 
Beh… che dire… non c’è altro.
 
Umano e aliena alzarono la testa al cielo un’ultima volta.
 
Penso che chiuderò il collegamento qui. Aspetto con ansia il tuo ritorno, Matt. Spero di divertirai nel mio caos.
Ciao ciao!
 
Finita la registrazione, la figura minuta del Maestro in giacca e cravatta svanì in milioni di pixel, lasciando di nuovo posto al cielo senza nuvole.
“E adesso?”,chiese Matt con lo sguardo perso  ancora nell’azzurro, “ Che cosa facciamo?”
Dalila lo ignorò fingendo di controllare il suo palmare, e aprì un portale per la sua stanza “Io vado a riposare. Prendi.”
Goffamente, Matt prese al volo un piccolo bracciale nero con un quadrante ovale e due pulsanti, uno rosso e uno blu.” Che cosa dovrei farci?”
“Blu: stanza. Rosso: ritorni qui. Ti chiamerò appena dovremo ritornare indietro.”
Neanche il tempo di protestare, che lei era già scomparsa assieme al portale. Matt era rimasto da solo.
Dopo tutto quello che era successo, l’inaspettato incontro con Asia, la verità su Mrs. Peaches e il ritorno del Maestro, come poteva anche solo schiacciare un pisolino?
Confuso tra mille pensieri, Matt si sedette ai piedi dell’albero secolare a fianco del ruscello, a pensare a ciò che Dalila gli aveva urlato.
 
Mentre tu giocavi a fare il Dottore, umani e alieni hanno lottato per l’intero Universo!
 
Le lacrime iniziarono a scendere copiosamente dagli occhi fino al mento di Matt. Invano tentò di smettere di singhiozzare, a costo di insultarsi.
“Sono… un vero idiota. Che cosa ci faccio qui?! Sono inutile!! Che cosa ho fatto io, eh? Niente!”
Owww… piccolo essere umano di carne… Non mi piace vederti piangere. Mi fai tenerezza.
“Cos-… A-… Astrid?” disse lui sorpreso e asciugandosi velocemente la faccia. La vergogna lo assalì facendolo arrossire.
No ti prego! Sto raccogliendo dell’ottimo materiale!”, contestò la macchina con la sua voce squillante, “Insomma… quello che voglio dire è che sto scrivendo un libro sugli esseri umani! Perciò ti chiedo: mentre eri in preda alla rabbia, che cosa hai provato? O mentre piangevi disperato, perché piangevi? Voglio sapere tutto ciò che hai provato!
Inaspettatamente, Matt rispose all’entusiasmo di Astrid con una fragorosa risata tenendosi persino con una mano lo stomaco da quanto stava ridendo.
“Tu… sei davvero impossibile! Ahah! Mi fai morire!”
Ehi ehi ehi!! Piano!! Non sono pronta a scrivere il capitolo sulla morte !! Non mi puoi morire così!!
“Ahah!! Era solo un modo di dire! Ahah… Grazie, Astrid.”
Di… niente? Anche se non ho ben capito che cosa ho fatto.” Disse lei innocente.
“Un TARDIS che scrive un libro. Questa mi mancava nella lista delle cose impossibili.”
Beh, allora aggiungila pure. Allora? Mi dici che cosa hai provato?
“Senza accorgertene lo hai detto.” Ridacchiò l’umano.
Beh… purtroppo io sono diversa da mia madre… Non capisco al volo como lei.”
“Ma-… Madre?! Un momento.. di che madre parli?!”
Ma di Idris, no? Mi pareva ovvio.”
“Un momento… i TARDIS… possono accoppiarsi?”
Oh, ma che sciocchino. Certo che no! O meglio… non lo so. So solo che il mio occhio dell’Armonia viene dal TARDIS del papà di Asia, affinché potesse avere un TARDIS tutto per lei.
“Oh… questa… è…”
Da lista. Lo so. A differenza di Idris io però non so nulla sugli essere umani. Sai com’è, ho solo tre anni mentre lei è decisamente mooooolto più vecchia di me. Sono ancora inesperta. E ho  pensato che scrivendo giorno per giorno cosa imparo avrei potuto capirli.
“Beh, ma allora si tratta di un diario.”
Astrid smise di parlare per una decina di secondi, prima di ricominciare “Che bello avere un essere umano a bordo! Sto davvero raccogliendo un bel po’ di materiale per il mio libro!
“Ahah, felice di essere d’aiuto almeno a un TARDIS.”
Oh, giovane Matt Smith. Credi a me, Dalila non diceva sul serio. E’ solo preoccupata per le sorti dell’Universo. Come tutti, del resto.
“Ma ha comunque ragione,” ,ammise l’umano, “io… sono inutile.”
Oh, certo. Tu sei l’essere umano più inutile dell’intero Universo. Sì. Hai ragione! Tanto hai solo sognato la rigenerazione di una giovane gallifreyana mentre era in un’altra dimensione, sei stato attaccato da una cavia, salvato da un’aliena sexy che era la tua dottoressa e ora stai parlando con una macchina del Tempo matricola completamente pazza e con la parlantina.”
Matt era così occupato ad ascoltarla, che si accorse solo dopo del suo tono sarcastico. Si sentì tremende stupido. “Non capisco… dove vuoi arrivare.”
Svegliati, giovane Matt! Mi hanno raccontato di te, sai? E da quel che so tu non sei mai stato un umano qualunque. Tu sei stato scelto per contenere  l’essenza del Dottore, e sempre tu hai combattuto per salvarlo, e proprio tu, tre anni fa, hai salvato l’Universo. Da una morte certa.”
Matt non sapeva se essere lusingato oppure imbarazzato. Aveva già affrontato questo discorso con lo stesso Dottore, ma ancora non ne era convinto.
Trent’anni fa, il giorno in cui nacque, in cui il Dottore si nascose dentro di lui, era stata semplice fortuna, niente di più. Non poteva essere una sorta di prescelto o altro.
“No,”, disse dopo una lunga riflessione, “E’ stato solo un caso.”
“Invece ti sbagli, Matt.”Avvolta in una coperta a pois blu e azzurra, Asia si sedette vicino a Matt e si appoggiò alla sua spalla. “Tu sei davvero importante per me. Per papà, mamma, anche per Dalila. Per tutti. Puoi fidarti di me.”
“Su Dalila avrei qualche dubbio,”, cercò di riderci su, “mi odia a morte.”
“Nah, è solo che le fa strano vedere qualcuno assomigliare al suo salvatore. Tutto qui.”
“Questo dovrebbe rilassarmi?”
“Sì.”
Matt inspirò con gli occhi chiusi l’aria artificiale della sala comandi. Il delicato profumo della menta selvatica e dell’erbamela, quello sì che lo rilassava davvero. O almeno per quel tempo che gli rimaneva per goderselo.
“Andrà tutto bene, Matt” ,disse Asia come le gli avesse letto nel pensiero, “te lo prometto.”
Matt sorrise e la baciò sulla testa profumata di pesche “Non ne dubito.”
 
David era rimasto in sala d’attesa da almeno una quarantina di minuti. Aveva avvisato Georgia  che si trovata al Royal Brompton Hospital per assicurarsi che Laura stesse bene.
Per l’ennesima ripensò a ciò era successo quaranta minuti prima alla casa di Matt.
Tutto ciò che Laura fece fu solo toccare con una mano l’acqua sullo zerbino di casa del fratello, e un secondo dopo era a terra svenuta. Una serie di convulsioni allarmarono l’attore, che subito chiamò l’interevento di un’ambulanza.
Più ci ripensava, più stringeva le sue mani congiunte per pregare, per quanto gli era possibile, che lei stesse bene.
“Signor David Tennant?”  la voce dell’infermiera interrupe la preghiera di David.
“Sì… Sì, mi dica pure!”
La donna allungò il collo per vedere se ci fosse qualcun altro nella sala d’aspetto “C’è solo lei? Nessun parente della signoria Laura Smith?”
“No, purtroppo no. Li ho comunque avvisati e mi hanno detto che potete pure riferire a me la sua situazione.”
“Io non credo che sia possibile, lei non è un parente.”
“La prego, faccia un’eccezione, almeno per questa volta.”
La giovane infermiera arrossì di colpo non appena David si avvicinò a lei e le prese le mani. Deglutito un paio di volte annuì arresasi “O-ok… le credo sulla parola.”
“Gli occhi di David si illuminarono e allargò un sorriso “La ringrazio molto! Mi dica, come sta Laura?”
“Ora sta molto meglio, può stare tranquillo. Sono bastati un paio di sedativi per calmarla.”
“E… sa a cosa erano dovute le convulsioni?”
L’infermiera di morse il labbro inferiore intenta a formulare bene la rispsota “Ecco… ad essere sincera il dottore non ha trovato nulla di anomalo, a parte…”
“A parte cosa?”
“C’è stato un momento in cui la signorina Laura ha detto: non posso perdere tempo.”
“Non posso perdere tempo?” ripeté lui.
“Sì. Sa che cosa voleva dire?”
David ci pensò su strofinandosi una mano sulla barba incolta. “Penso… che parlasse di Matt, suo fratello. Non sappiamo dove sia finito, ed è parecchio preoccupata.”
“Ah, capisco. Senta, signor Tennant, le conviene tornare a casa, sarà stanco.”
“Sì, me ne andrò appena avrò visto che Laura sta bene. Posso?”
“Certo. Ha a disposizione cinque minuti.”
“Sono sufficienti.”
Seguita da David, l’infermiera lo guidò fino al secondo piano con l’ascensore. Girati un paio di corridoi, l’attore lesse sulla porta color beige numero undici Laura Jayne Smith.
“Eccoci qua. Lei si trova qui.”
“Ok, grazie.”
“Cinque minuti.”
“Sì.”
Aperta la porta, la debole luce della lampada che illuminava Laura addormentata rilassò notevolmente David. Il peso della preoccupazione era svanito del tutto. Le sue preghiere erano state ascoltate.
Nella stanza riecheggiava il suono della macchina a cui era collegata, mentre lei era sdraiata sul letto vicino alla finestra.
Lui si avvicinò piano per non rischiare di svegliarla “Oh, Laura”, disse a bassa voce, “sono contento che non ti sia successo niente di grave.”
Il volto sereno di Laura, indusse l’attore ad allungare una mano alla sua fronte, ma qualcosa l’afferrò saldamente prima ancora di avvicinarsi. Era la mano di Laura.
“Ma… ma cosa?!” più David cercava di divincolarsi, più la stretta era più forte.
“Sei davvero gentile ad essere preoccupato,” disse Laura aprendo gli occhi “ma sto bene.”
Lasciato il suo polso, David corse verso la porta. Quest’ultima sbatté violentemente davanti a lui.
“Signor Tennant?!” lo chiamò preoccupata l’infermiera dall’altra parte “Che cosa sta facendo? Apra la porta!”
“Non sono stato io!! Chiami aiuto, la prego!”
“E’ inutile. Non si aprirà.”
David sussultò appena si ritrovò a pochi centimetri dal naso di Laura, se la poteva chiamare così. “Laura? Che cosa… ti succede?” cercò di dire con quel poco di saliva che le rimaneva in bocca “No… tu non sei Laura… vero?”
La donna allargò un sorriso ambiguo e annuì senza sbattere nemmeno una volta le palpebre “Ma bravo. Sei davvero bravo. Non mi stupisce che tu sia uno dei Dottori preferiti di questa dimensione.”
“Io… non capisco. Tu… chi sei?”
“Oh, beh. Di sicuro ricorderai il vecchio trucco dell’acqua, no?” alzò una mano muovendo le dita. “Andiamo. So che te lo ricordi.”
David fissò prima Laura e poi la mano, fino a quando non capì “L’a-… l’acqua su… Marte?” tentò.
“Esatto! Bravo! Ovviamente non sono quello che credi, a quest’ora avrei allagato l’intero ospedale e andrei in giro con un orribile filtro in bocca. Decisamente non un bello spettacolo. Ho solo usato lo stesso principio, se lo si può definire così. Che se non erro… avevo già usato tanto tempo fa.”
“Dov’è Laura? Che cosa ne hai fatto di lei?!”
“Devi stare tranquillo, David Tennant. Lei sta bene. Ho solo preso in prestito il suo corpo, e non ho molto tempo. Dobbiamo agire alla svelta, ti spiegherò strada facendo.”
Confuso più che mai, David si limitò a balbettare, ma al tempo stesso seguire Laura alla finestra “Che cosa vuoi fare?! Me lo dici chi sei?!”
Busserà quattro volte.
David si fermò di colpo per ripetere quelle tre parole nella sua testa.
“Sono riuscito a scappare dalle sue grinfie, e ora posso agire.” Giratasi verso l’attore, i suoi occhi brillarono di una luce dorata “Io sono il Maestro.”


ANGOLO DELL’AUTRICE:
Ok… siamo appena ad ottobre, eppure ci riempiono già con verifiche e interrogazioni a non finire… help T.T Sono tremendamente in ritardo e sono in ballo con tre storie diverse ( forse quattro)…. Sono pazza…
Daaaaaaaaaah!!
 
Cassandra
   
 
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