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Autore: Malec Lovers_    26/10/2014    7 recensioni
E se Alec avesse perso la memoria in battaglia?
E se tutti i suoi ricordi di Magnus fossero ormai perduti?
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Altri, Izzy Lightwood, Magnus Bane
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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In quel momento, la confusione prese possesso delle loro menti.
Proprio adesso che sembrava tutto –o quasi tutto- risolto, la Regina voleva incontrarli, magari offrirgli il proprio aiuto. Ma di che aiuto parlava? Dopotutto aveva ottenuto ciò per cui aveva mandato Kyle a infierire ancora di più nella situazione, allora tragica.
Si scambiarono uno sguardo spaesato, per poi posare gli occhi sulla porta. Quella sì che era stata una visita inaspettata, che aveva per giunta rovinato un momento anche abbastanza intimo. Il ragazzo a torso nudo sfoggiava i neri marchi indelebili e si mosse in direzione del bagno.
«Vado a fare la doccia, vieni o no?» chiese a Magnus, che lo guardava con rammarico.
«No…vai da solo, devo occuparmi di alcune cose» rispose, entrando nel suo studio e sbattendo la porta.
Al contrario, quella del bagno si mosse piano.
Alec iniziò lentamente a spogliarsi ed entrare nella doccia. L’acqua tiepida scorreva sul corpo muscoloso del cacciatore, rendendo le sue rune ancora più marcate. Si appoggiò al muro con il braccio destro, contro cui premeva la testa, mentre l’acqua continuava a scendergli sinuosa dai capelli fradici. Si mise a pensare a quanto detto da Magnus poco prima nella caffetteria; aveva pronunciato bellissime parole, alle quali non sapeva cosa rispondere. Era certo di provare qualcosa per lo stregone, ma non gli era chiaro il motivo.
Il suo era un sentimento risvegliato dal nulla. Da quando aveva perso la memoria non aveva fatto altro che causare problemi, oltre che una profonda sofferenza per Magnus, dato che aveva dovuto vederlo baciare Kyle o ignorare completamente i suoi sentimenti. Ripensò alla prima volta in cui si svegliò in quella casa.
Aprì gli occhi lentamente sentendo una forte fitta al petto, convinto di essere nella sua camera all’Istituto; non ricordava cosa fosse successo il giorno precedente, ma non ci diede troppo peso, considerandolo un effetto collaterale della stanchezza. Un respiro lento e regolare faceva da sottofondo alle sue riflessioni e si voltò, immaginando di trovare a dormire il suo parabatai su una sedia affianco al letto, come facevano di solito quando uno dei due era ferito. Le sue aspettative furono deluse quando, al posto di Jace, vide un altro uomo, con cui condivideva il letto: era di bella presenza, dai capelli scuri e la pelle olivastra, il viso gli era parso stanco e, gli occhi a mandorla dolcemente socchiusi, splendevano di una luce non identificabile –glitter-. Abbracciava il cuscino e sembrava fare sogni tranquilli. Era bello, doveva ammetterlo, ma non aveva la più pallida idea di chi egli fosse, e soprattutto perché dormisse nel suo letto. Una rapida occhiata alla stanza gli fece intendere che non apparteneva all’Istituto o a qualunque altro luogo a lui familiare. Si issò rapidamente e saltò in piedi; in men che non si dica era dinnanzi al letto con il petto che gli doleva. Uscì dalla camera e fece un rapido giro per la casa, mentre l’altro ancora dormiva: ai pedi della porta di ingresso trovò la sua spada angelica, la afferrò e ,camminando piano, ritornò in quella stanza. Sussurrò piano il nome dell’arma, facendola così risplendere nella stanza ancora buia. Attese con impazienza che il ragazzo si svegliasse, cosa che avvenne poco dopo, e lo vide tastare lo spazio vuoto dove prima dormiva. Quando si svegliò, il cacciatore rimase senza fiato alla vista di quei occhi verde-dorati con carattere prettamente felino e certamente non umano. Aveva dormito con uno stregone. Lo vide alzarsi dal letto ed avvicinarsi e, in parte timoroso, strinse ulteriormente la spada, fino a far sbiancare le nocche, pronto ad attaccare. La sua voce prima dolce, e poi possente gli parve così ammaliante e sensuale. Doveva ammettere che l’uomo era di una bellezza straordinaria, e infondo rimanere da lui, sotto consiglio o ordine dalla sorella, non sembrava così terribile. Ogni volta che non guardava lo scrutava per bene per poter aver fissa la sua immagine nella mente.
Col passare del tempo il suo affetto verso Magnus era cresciuto, ma quando arrivò Kyle, tutte le sue sicurezze riguardo i sentimenti verso lo stregone, che aveva intenzione di confessargli a breve, erano state stravolte. Solo dopo aver capito di essere caduto nella trappola di una fata dispettosa, ed essere venuto a conoscenza di cosa lo stregone provasse per lui, capì che quel sentimento che lo opprimeva era amore. La loro prima notte insieme era stata magica e speciale; ogni tanto gli capitava di ripensarci, lasciandosi scappare goffamente un sorriso. Ripensò a Magnus inginocchiato a terra a piangere a singhiozzi poiché, apparentemente, non ricambiava il suo amore. Ricordarlo così gli faceva male, aveva voglia di urlargli che lo amava, come non aveva mai amato nessuno, e che aveva intenzione di farlo per il resto dei suoi giorni, e voleva farlo subito.
Uscì rapidamente dalla doccia, afferrò un asciugamano, se lo cinse alla vita e si precipitò fuori. Spalancò con forza la porta dello studio dello stregone, attirando così la sua attenzione, che spaventato dalla sua reazione si alzò e gli andò incontro.
L’acqua che cadeva dai capelli ancora fradici di Alec bagnò la moquette color mogano. Le goccioline d’acqua andavano ad incastrarsi tra le curve dei muscoli, mettendoli in risalto.
«MAGNUS BANE» annunciò a voce alta, provocando nell’altro una sorta di terrore. «Devo dirti una cosa molto importante e devo dirla una volta per tutte» disse più timidamente: tutta la sua sicurezza si era esaurita alle prima due parole.
«Alec, cosa intendi?» chiese piano terrorizzato lo stregone. Proprio ora che lo aveva riavuto non poteva perderlo.
Il cacciatore gli si avvicinò e lo cinse in un abbraccio «Scusami, scusami per tutto. Da quando sono qui non faccio altro che creare problemi, ma ti amo, ti amo davvero, e vederti stare male mi ha spezzato il cuore, quindi scusami ancora.» gli sussurrò nell’orecchio.
Al suono di quelle parole, i muscoli si rilassarono e due braccia forti ricambiarono l’abbraccio. «Oh Alexander, ti amo così tanto…» disse Magnus per poi baciarlo con dolcezza e passione.
Rimasero così per qualche secondo, poi il nascosto tornò al suo posto con gli occhi fissi sul libro spesso e polveroso. Il Nephilim gli si avvicinò piano posandogli le mani sulle spalle cercando di leggere ciò che gli interessava così tanto da impedirgli di fare la doccia con lui. Conosceva bene il greco e latino, ma le parole incise sulle pagine scolorite erano in una lingua a lui sconosciuta.
«Cosa leggi?» chiese con fare curioso.
«Quella fata mi ha fatto aprire gli occhi…c’era un incantesimo, la Regina può davvero aiutarci, devo solo trovarlo» rispose sfogliando velocemente le pagine polverose.
«Però, forse» lo stregone chiuse con violenza il libro «meglio pensarci domani, sarà lei a dirci tutto.» fece sollevando il viso verso il cacciatore. «Dai, usciamo stasera, vedi se Isabelle e Jace hanno da fare».
Il cacciatore sentendo quei due nomi avvertì una strana tristezza, ben espressa attraverso i suoi limpidi occhi.
«Alec, lo so che ti mancano. Su, chiamali» gli porse il telefono. «non voglio tenerti qui per sempre, o meglio forse sì, ma non contro la tua volontà».
Il Nephilim afferrò il telefono, compose il numero e uscì dalla camera per parlare. Il telefono squillò un poco prima che Jace rispondesse
«Alec tutto bene?» chiese allarmato il parabatai, sorpreso del fatto che lo avesse telefonato.
«Ciao Jace, si, va tutto bene, voi? Come si combatte senza di me?» chiese ironico per tranquillizzare l’amico. In effetti, oltre quello scontro con i bulli e la freccia scoccata a Kyle, non aveva più combattuto. Avevano impedito di farglielo fare, poichè non sapendo cosa avesse, un’altra ferita avrebbe potuto complicare la situazione. Doveva ammettere che gli mancava, ma la soluzione ai suoi problemi sembrava così vicina che oramai era solo un conto alla rovescia.
«Come se mi mancasse il braccio destro» rispose Jace mostrando la sua vera essenza. Spesso sembrava un mostro senza cuore, ma non con Alec, non con il suo parabatai.
«Stasera avete qualche appuntamento con qualche bel demone? Potremo andare da Taki’s, io, te, Isabelle, Magnus e» fece una piccola pausa « Clary»
«Oggi giornata libera, ci vediamo alle otto fuori da Taki’s!» rispose il ragazzo dai milleuno cognomi.
«Va benissimo» replicò quello dagli occhi azzurri.
«Allora a dopo» lo salutò.
«Ah Jace» lo fermò Alec.
«Si?» chiese con tono curioso
«Mi ha fatto piacere parlare con te.» il tono del Cacciatore era fermo e deciso, al quale seguì un attimo di silenzio.
«Anche a me Alec, ci vediamo dopo» fece Jace dolcemente e attaccò.
Una volta terminata la chiamata tornò nello studio di Magnus a riportare quanto detto da Jace.
«Perfetto» disse « Ora sono le» guardò l’orologio «Ora di pranzo» infilò qualcosa in tasca e prese per la mano il cacciatore trascinandolo fino a fuori la porta di casa, non rispondendo alle incessanti domande del ragazzo che chiedeva informazioni circa la destinazione. Arrivarono in un grande parco, presero due hot dog da un uomo col carrettino e si posizionarono sotto un albero. Magnus per primo si stese con un braccio dietro la testa e l’altro lungo il corpo; poi, imitandolo, Alec fece lo stesso stringendogli la mano libera. Alzando la testa potevano scorgere quei leggeri raggi, che illuminavano di luce naturale i loro profili, filtrati attraverso quei buchi lasciati dalle foglie, affiancate da tante mele rosse, le più mature poste alle sue radici.
«Domani abbiamo l’incontro con la Regina» fece il Cacciatore introducendo il discorso, mentre giocava nervosamente con le dita dello stregone. «Sai già cosa vuole?»
«Sapere cosa vuole una fata?» fece un verso misto tra uno sbuffo e una risata « Mai, o meglio anche se lo sapessi, sapranno raggirarlo così bene da poter intendere altro. Mai fidarsi delle fate.» Sentendo quelle parole il Nephilim si rimise a pensare a quanto stupidamente era caduto nella loro trappola, sentendosi così irrimediabilmente in colpa; in effetti si era messo in un bel guaio e stava trascinando Magnus con sé.
«E’ una cosa mia, non è giusto che lo affronti anche tu» fece dispiaciuto.
«Non dire stupidaggini, sei il mio ragazzo e cosa più importante ti amo, e non ti lascerò mai affrontare una cosa del genere da solo. E poi mi sarei annoiato se fossi rimasto a casa» rispose con gli occhi chiusi godendo di quel fresco venticello e della stretta di mano dell’altro ragazzo, il quale si sollevò a sedere.
«Ma…» cercò di obiettare.
«Shh» lo ammutolì lo stregone, afferrandogli la nuca e spingendolo in direzione delle sue labbra, per poi baciarlo dolcemente. Fu un bacio lento carico di tenerezza; le sue labbra sapevano di carne e di salsa piccante, con un retrogusto dolce dovuto ad una bibita gasata. Magnus dal canto suo gli carezzava lentamente la schiena muscolosa alternandosi a volte con i capelli. Ritornò al suo posto e poggiò la testa sulla spalla dell’altro, che gli accarezzava il viso, facendolo così cadere in un sonno profondo. Rimasero sotto quel melo per ore, fino a quando il vento pungente della sera non arrivò ai loro visi, facendoli sussultare. Erano le 19.30: il Cacciatore saltò con estrema agilità in piedi e porse la mano allo stregone, che, afferrandola, lo affiancò, ed entrambi si mossero verso la strada. Arrivati fuori al locale, salutarono Jace, Clary e Isabelle.
«Che ci fa il mondano qui?» chiese infastidito Alec.
Simon, che intanto teneva ben stretta la mano di Isabelle, mostrò i canini appuntiti come per dire “Ehi non vedi? Un mondano potrebbe avere questi?”
«Non dirmi che era una riunione per soli Cacciatori» rispose però ironicamente , infastidendo ancor di più Alec, che di lui ricordava ben poco. Era diventato un vampiro, ma perché teneva per mano la sorella? Cosa aveva dimenticato?
«Beh Magnus, l’invito non è per i nascosti, andiamo via.» continuò a scherzare, facendo ridere lo stregone, Clary, Jace e Isabelle.
«Magnus sta con me e rimane» ringhiò Alec tenendo il polso a Magnus, bloccandolo così dall’andare con Simon.
«E Simon sta con me» fu la volta di Isabelle che alzò le loro mani intrecciate davanti al viso del fratello.
«Iz non me l’hai detto. Da quando? Da quando stai con il mondano?» rispose più pacato con un cenno di delusione.
«Vampiro» lo corresse Simon. «E comunque da qualche mese»
«Simon!» lo riprese piano Clary. Stava parlando un po’ troppo; tutto sommato Alec aveva perso gran parte dei suoi ricordi nei quali lei si fidanzava con Jace, e Isabelle e Simon iniziassero a uscire insieme.
In silenzio entrarono tutti all’interno e si accomodarono; ordinarono e parlarono di quanto successo con Kyle, quanto avevano scoperto e dell’invito della Regina che si sarebbe tenuto l’indomani. Non considerando la parte iniziale, trascorsero tutti una bella serata, e una volta fuori da Taki’s si salutarono, andando ognuno per la propria direzione. Alec e Magnus si incamminarono verso Brooklyn, seguiti, però, da un ragazzo che gli correva dietro.
Una volta raggiunti, il suddetto ragazzo afferrò il polso del cacciatore e lo fece voltare. Era Simon, aveva il fiatone, dovuto alla forza dell’abitudine e non alla mancanza di aria nei polmoni.
«Ti chiedo scusa per prima. Forse non ricordi ma abbiamo già fatto questo discorso, ma tengo ad Isabelle e ti posso assicurare che non le farò mai del male. Puoi starne certo» disse per poi porgergli la mano, che il cacciatore strinse, come a sancire un patto.
«Lo spero per te. Non ci metterei niente ad ucciderti, vampiro» disse con tono quasi ironico continuando a camminare per la propria strada.
Una volta arrivati al loft, Magnus si tolse la maglia e la posò sulla sedia.
«E’ ancora valido l’invito della doccia?» chiese allungando il palmo aperto verso il ragazzo, come un gentiluomo offrirebbe la sua mano ad una signorina. Accettandola, venne tirato verso il petto di lui, che iniziò a toglierli la maglietta lentamente, baciando con dolcezza prima le labbra, per poi scendere sulla linea del collo, provocandogli dei brividi per tutto il corpo, venendo poco dopo avvolti nel buio.


Il mattino seguente si svegliarono abbracciati nel loro letto, bagnato e umido in alcune parti. A terra erano gettati degli asciugamani ed entrambi avevano i capelli, se non fradici, umidicci e leggermente arricciati. Si scambiarono uno sguardo complice e iniziarono a ridere. Si lanciarono addosso dei vestiti da indossare non smettendo mai di ridere e sorridersi; una volta vestiti si alzarono e andarono nel salotto. Magnus preparò dei caffè macchiati con tanto zucchero, serviti in due tazze colorate scintillanti.
«Non so se te l’ho mai chiesto, se non ricordo puoi biasimarmi, ma perché usi così tanti glitter?» chiese in modo spontaneo.
Lo stregone soffocò una risata, a quanto pare nessuno gli aveva mai rivolto quella domanda «Per brillare Alexander» rispose poggiando la tazza sul tavolo e sedendosi sulla sedia decisamente vintage.
«Non penso tu ne abbia bisogno» riprese Alec sorseggiando il suo caffè « Per me brilli già così». L’espressione sul viso dello stregone era un misto tra dolcezza, sorpresa, amore. «Poi ti chiedi perché ti amo» gli disse sfiorandogli una mano «Dai, muoviamoci. Meglio andare al cospetto della Regina, non penso sia gradito un ritardo da parte nostra» strizzandogli un occhio. I due scesero di casa e si incamminarono per le strade di Brooklyn.
«Sei sicuro che appena arriveremo troveremo la Regina?» chiese con fare curioso.
«No» rispose l’altro camminando a passo veloce « Ma nel caso non ci fosse, troveremo qualcosa da fare»
Arrivarono a Central Park, dove inquadrarono una panchina, che poco dopo divenne di loro proprietà. Passò un’ ora più o meno, prima che Sua Maestà si presentasse scortata da due audaci cavalieri dai capelli colorati e dalle orecchie a punta.
«Altezza» fece Magnus accompagnando il tutto con una riverenza e un elegante cenno della mano.
«Stregone Bane, è tempo che non ci vediamo» fece la sovrana con tono solenne e il viso costantemente alzato.
«Con voi non è mai abbastanza» riprese lo stregone senza perdere quell’eleganza e quel tono così regale che si sarebbe dovuto tenere in presenza di una regina.
«Non essere spiritoso stregone, ho tanto da offrirti e altrettanto per distruggerti» fece irritata.
«Mi sembra che abbiate già iniziato un po’ di tempo fa mandando quel ragazzino da noi. A proposito vedo che le è piaciuto il mio dono» fece Magnus, riferendosi all’anello al dito della Regina che una volta decorava, così come tanti altri, la sua mano.
«E’ tornata alla legittima proprietaria. » finì fiera la sovrana. «Abbiamo molte informazioni su di lui e su ciò che gli è successo, e su quello che può guarirlo, sarebbe davvero sconveniente se queste informazioni rimanessero solo all’interno del Popolo Fatato» aggiunse con quello che sembrava un ricatto. Ma almeno lei sapeva qualcosa e una volta capito che se la situazione avesse avuto esiti negativi sarebbe stata a discapito di Alec, Magnus si comportò il più cordialmente possibile.
«La prego di perdonare i miei modi rozzi e grossolani, saremo davvero estasiati di ricevere il vostro dono, così gentilmente offertoci.» intervenne subito cercando di risistemare le cose.
«Purtroppo non posso venir meno alla parola data» disse prendendo tra le dita una piccola fialetta e con una piccola lama si procurò un taglio sul palmo della mano, lasciando così scorrere il sangue nel piccolo contenitore di vetro, dopo di che gliela porse ai due ragazzi
«Sangue reale del Popolo Fatato, fatene buon uso, la prossima volta non sarò così magnanima.» disse prima di andarsene e scomparire tra gli alberi.
Un balenio illuminò lo sguardo felino di Magnus appena ebbe toccato quella fialetta contenente del sangue così limpido e rosso, a volte brillante da non sembrare umano. Un grande sorriso sadico e soddisfatto gli incorniciò a pieno il volto.




Nota delle autrici:
Lucrezia: Adoro questo capitolo! *-* spero che sia piaciuto anche a voi, dato che penso sia il più lungo che abbiamo mai scritto! Ci scusiamo come sempre per l’attesa, causa scuola. Appena abbiamo un attimo di respiro aggiorneremo. Grazie come sempre a tutti quelli che leggono e recensiscono<3
Ilenia: Come già detto, penso sia il capitolo più lungo mai scritto, avevo tante di quelle idee in testa che, arrivare alla parte dell'incontro con la regina, sembrava un traguardo lontano anni luce; ma alla fine ce l'abbiamo fatta!! Spero vi piaccia ( soprattutto perchè ci ho buttato il sangue) e recensite!! <3
Un abbraccio,
Malec Lovers_
   
 
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