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Autore: Nadie    26/10/2014    2 recensioni
«Figliolo, sono il capitan Jack Sparrow, comprendi?» l’uomo lo guardò speranzoso, lui incurvò le sopracciglia confuso.
«Il tuo volto mi sembra familiare… ti ho minacciato altre volte?»
«Ne dubito, non sono di qua.»
«E allora da dove vieni, straniero, e qual è il tuo nome?»
Abbassò lo sguardo, poi prese un profondo respiro e raddrizzò la schiena.
«Sono Caspian X, Re di Narnia.»

[SyrenaXCaspian]
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Syrena, Un po' tutti
Note: Cross-over, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
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VI


Mani, mani e tante mani.
Con il buio calato sulla sua testa e davanti ai suoi occhi, riusciva a sentire solo delle mani.
Molte mani o poche mani, non riusciva a capirlo.
Mani strette a pugno che affondavano decise nella sua carne e tra le ossa, e mani che lo facevano voltare, destra-sinistra, in ginocchio o faccia a terra, e mani dure sulla sua pelle e clap! e un sapore metallico e nauseante in bocca.
E le costole, le costole cominciavano a fargli così male, se le coprì con le braccia e arrivarono anche dei piedi che andarono a sbattere contro il suo stomaco e il sapore metallico si fece sempre più forte e qualcosa di liquido colò dalle sue labbra serrate.
Shh, porta la mente altrove, e nocche dure nella schiena, non sei qui, non sei davvero qui, sei più lontano, palmi freddi sulle sua guance, sei in un posto pieno di luce, dove non c’è sangue che cola dalle tue labbra, mani a pugno sul suo stomaco, dove le tue costole stanno bene e non fa male, niente fa male, mani a pugno anche sulle sue gambe, dove non esistono mani e se esistono servono solo per fare carezze.
Le mani si fermarono e lui restò a terra, il respiro che correva veloce nel suo petto che si alzava e si abbassava frenetico, e il buio leggero sopra la sua testa.
Dei passi pesanti si avvicinarono, poi altre mani lo costrinsero a mettersi in ginocchio e gli tolsero il sacco dalla testa e tornò la luce.
E nella luce vide Barbanera, il volto austero e le labbra contorte in un ghigno malcelato, e zombie alti anche più di due metri con occhi vuoti e minacciosi puntati su di lui e con mani pronte a colpirlo e colpirlo e colpirlo ancora.
Barbanera si chinò su di lui e sembrò divertito.
«Ci avrei scommesso che l’avresti aiutata.» il tono della voce era calmo, piatto, ovvio e metteva i brividi, Caspian sentiva brividi correre sulla sua pelle bianca che si sarebbe presto coperta di lividi.
«Stai aiutando la persona sbagliata, ragazzo.»
Il giovane re chinò il capo e non rispose.
«Pensavi non lo sapessi? Pensavi non mi fossi accorto del tuo sgattaiolare nelle prigioni? O del cibo che scompariva magicamente dalle cucine? Non credi di avermi sottovalutato eccessivamente?»
Ancora niente risposte.
Barbanera afferrò Caspian per i capelli e lo costrinse a guardarlo in viso.
«Guardami negli occhi quando ti parlo e schiena dritta! Sei un re, giusto? Comportati come tale!»
«Voi cosa siete, invece, che cosa siete? Solo uno sporco, vile pirata!»
Ed un’altra mano - stavolta quella di Barbanera - colpì decisa il suo volto e lui incassò il colpo in silenzio.
«Se non avessi altri piani per te ti avrei già ucciso e dato in pasto ai pesci!»
«Altri piani? Avete già aggiunto il mio veliero alla vostra collezione di navi in bottiglia, qual è la prossima mossa del vostro piano?»
Barbanera restò per un attimo interdetto, quasi incredulo a quell’uscita del ragazzo, poi il suo volto tornò impassibile e si lasciò sfuggire una risata sardonica.
«Pensi di aver già capito tutto? Tu non hai la minima idea di nulla e lo prova il fatto che continui ad aiutare quella maledetta sirena.»
«Non mettetela in mezzo: lei non c’entra niente.»
«C’entra eccome, ragazzo! Non ti sei chiesto perché ti ha salvato? Pensi sia stato un gesto magnanimo? Sei così sciocco da pensare che quelle sirene, tutte quelle sirene, siano venute da te per puro caso?»
Caspian lo guardò fisso negli occhi e tentò di scavare dentro a quelle parole.
Che cosa stava cercando di dirgli?
Barbanera ghignò soddisfatto.
«Povero illuso!»
«E allora perché? Perché?!» gridò Caspian e tentò di alzarsi in piedi ma uno degli zombie fu più rapido di lui e lo gettò a terra, infliggendogli altri calci che aumentarono le fitte alle costole.
Barbanera alzò una mano e lo zombie si fermò, facendosi da parte.
Il pirata avanzò verso Caspian e si mise seduto sui talloni.
«Perché l’ho deciso io. Avevamo un patto.»
«Perché mai le sirene avrebbero dovuto scendere a patti con te?» chiese, mentre il sangue gli impastava la bocca.
«Perché io potevo farti arrivare fin qui, e loro avevano bisogno di te.»
«Per quale… per quale ragione?!»
«Per ritornare dall’esilio. Loro non appartengono a questo mondo, venivano da dove vieni tu, si dice che una di loro, una della famiglia, avesse ucciso un umano e Aslan, per punizione, esiliò lei e tutte le sue sorelle qui. Tu eri la chiave per poter scendere a patti con Aslan, loro avevano bisogno di te per ritornare a Narnia.»
Le costole bruciavano, il respiro cominciava a mancargli, si chiese se dentro di lui, sotto la pelle, andasse tutto bene.
Era preoccupato, per quelle costole, e per i fianchi e lo stomaco e la sua bocca, dentro la sua bocca c’era un sapore tremendo.
E quelle parole lo colpirono come un altro pugno, ma c’era ancora qualcosa che non andava in quella spiegazione, qualche pezzo che mancava.
«Se è vero ciò che dici perché adesso io sono qui e perché hai rapito la sirena?»
«Perché sono un pirata! I pirati non rispettano i patti! E poi anche io ho bisogno di te, sei il miglior tramite per contattare Aslan ed ho bisogno di parlargli.»
«Hai fatto male i tuoi conti: io non riesco e non posso contattarlo, perciò non riuscirai a parlargli.»
«Ma lui verrà sicuramente a cercarti ed io non aspetto altro.»
Barbanera si alzò in piedi e fece cenno ai suoi zombie di portare via Caspian.
Loro furono veloci e lo afferrano da sotto le ascelle, pronti a trascinarlo nelle segrete.
«Aspetta!» gridò.
Barbanera si voltò sorridente e gli si avvicinò di nuovo.
«C’è altro?»
«La sirena. A che ti serve la sirena? Perché rapirla?»
«Devo fare una cosa molto importante, e per farla ho bisogno delle lacrime di una sirena. Ma non preoccuparti, non appena non mi sarà più utile me ne sbarazzerò. Non dovresti dispiacertene, in fondo voleva solo usarti… ti sto facendo un favore.»
Caspian non rispose e gli zombie lo trascinarono via, sentiva il pavimento graffiargli la schiena e tentò di divincolarsi, guadagnandosi l’ennesimo calcio che oltrepassò la sua soglia del dolore e lo lasciò inerme, un burattino trascinato da mani troppo forti, costretto in una morsa salda e senza scappatoia.
Lo scaraventarono in una cella e se ne andarono.
Lui restò riverso sul pavimento, senza muoversi troppo per evitare di sentire dolore e pregò Aslan che tutto finisse, che le sue costole tornassero a funzionare per bene, che le fitte dentro lui sparissero, che il dolore cessasse di battergli dentro così forte e che nessun’altra mano lo toccasse.
Smise di pregarlo solo quando il buio gli entrò in testa e gli mangiò ogni pensiero e i suoi occhi si chiusero inevitabilmente.




Buonsalve ciurma!
Casp ne ha prese un po', eh?
Comunque, comunque, comunque so che adesso Syrena non sembra più tanto simpatica, ma sistemerò presto le cose, abbiate fede!
Per il resto ci si vede al prossimo capitolo!
Grazie come sempre a tutti i lettori, silenziosi e non!
A presto,
C.
  
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