Serie TV > Agents of S.H.I.E.L.D.
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Autore: kibachan    26/10/2014    2 recensioni
lo S.H.I.E.L.D. è caduto, Ward ha tradito, Fitz è in coma. È da qui che Coulson deve partire per rimettere insieme i pezzi della sua amata organizzazione. Insieme agli agenti superstiti dovrà trovare la forza per far tornare lo shield ad essere lo scudo che protegge l'umanità, e affrontare nuove e vecchie minacce.
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jemma Simmons, Leo Fitz, Melinda May, Phil Coulson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NB: per chi non apprezza le scene del tipo di quella che segue, sappiate che la colpa è tutta di Jeremy Renner che dice sta roba - www.badtaste.it/2012/05/02/occhio-di-falco-e-vedova-nera-nei-sequel-film-marvel/28835/

 

 

 

Brooklyn, 12 Fulton street, appartamento di destra del piano rialzato,

 

Quando, non si sa bene come, erano riusciti a infilare le chiavi nella toppa e aprire la porta si stavano già baciando forsennatamente da qualche minuto. Era stato sufficiente che in ascensore lui le avesse infilato da dietro la mano nei capelli, in un’energica carezza sulla nuca, per dare inizio alle danze. E ora c’era da ringraziare il fatto che Natasha con le mani fosse davvero abile, se non si ritrovavano a scopare lì sul pianerottolo, sullo zerbino della signora Fishflower.
Non appena dentro Clint si chiuse la porta alle spalle con un calcio, mentre la donna quasi gli strappava di dosso la giacca di pelle. Il bacio era sempre più famelico, Clint sentì dolore quando Nat gli morse il labbro inferiore così forte da farlo sanguinare, così la afferrò per le braccia strappandosela di dosso, e poi la spinse con mala grazia contro il muro dell’ingresso, facendole sbattere, anche se piano, la nuca. Si guardarono per una frazione di secondo, entrambe divorati dal desiderio, poi lui si avvicinò afferrandole i lati del viso con forza e riprendendo a baciarla con foga, le profanò la bocca con la lingua quasi con violenza, tanto la voleva.

Tra loro il sesso, e soprattutto la parte dei ‘preliminari’, era paragonabile a una battaglia, dove nessuno dei due voleva darla vinta all’altro su niente.

Natasha si impossessò del corpo di lui per un attimo, passando le mani su ogni centimetro con forza, come a rivendicarlo. Era suo, solo suo, tutto suo. Ma durò poco. Clint le afferrò entrambe i polsi e li allontanò da sé, portandole le braccia sopra la testa e imprigionandole le mani nella morsa delle sue. Sorrise bastardo contro le sue labbra
“ah ah.. non si tocca.. non ancora” le soffiò sulla bocca, gustandosi l’occhiata di fuoco di protesta che ricevette in risposta.
Adorava competere con lei per chi doveva dirigere il gioco mentre facevano sesso. Era un continuo ribaltamento di fronti, anche se alla fine la lasciava sempre vincere (anche perché per riuscire a spuntarla lui avrebbe dovuto praticamente usarle violenza, e non era certo questo che voleva).
Riprese a baciarla, con un po’ più di calma, godendosela per un attimo dibattersi per cercare di opporre una finta resistenza, la schiacciò contro il muro con il peso del suo corpo, fondendolo completamente con il suo, mentre quasi la sollevava da terra per portare la sua bocca all’altezza della sua, la sentì lasciarsi sfuggire un gemito di piacere quando iniziò a strofinare il bacino contro il suo.
Durò un istante. Appena lui allontanò una mano dai suoi polsi per esplorare il profilo del suo corpo con le dita, Natasha si liberò le mani e gli tirò con forza i capelli indietro per guardarlo in viso, beandosi nel contemplare le sue pupille dilatate dal desiderio
“grave errore Clint..” sussurrò un attimo prima di darsi la spinta con i reni e serrargli le cosce d’acciaio intorno ai fianchi “adesso ti tocca reggerci tutti e due” lui la sorresse con un braccio intorno alla vita, poggiandola di nuovo al muro
“mio dio che dispiacere..” ansimò ironico affondando la mano libera sul suo seno e spostando l’altra dalla vita alle natiche di marmo. La baciò di nuovo, mentre lei serrava la presa con le gambe intorno ai fianchi sempre di più, mirando a togliergli il respiro, e contemporaneamente strusciando il bacino contro l’eccitazione sempre più presente di Clint, provocandogli ondate di piacere via via più intense.
Clint cominciò a sentirsi cedere le gambe per lo stordimento che il piacere gli provocava, così si staccò dal muro caricandosi il peso di Nat e la portò in camera. Quando con la coda dell’occhio lei vide il letto gli permise di lasciarla cadere sul materasso, e si gustò lo spettacolo di lui che si sbottonava i pantaloni e si strattonava via la maglietta.

Clint poggiò un ginocchio sul materasso e attese ansimando piano i secondi che Natasha impiegò a liberarsi dei vestiti poi, entrambe in ginocchio sul letto si riavventarono uno contro l’altro riprendendo a baciarsi, lui affondò le mani nei suoi capelli trattenendola con forza per la nuca, mentre lei gli afferrava il sedere premendolo con forza contro di sé.
Clint provò a spingerla schiena sul letto ma lei non glielo permise, lo strinse invece sulle spalle, premendo per un attimo il corpo contro il suo, poi mentre lui le avvolgeva la schiena con le braccia, con una gamba lo fece sbilanciare, lo voltò e lo sdraiò sul materasso, montandogli a cavalcioni sull’inguine, mentre lui quasi rideva per l’abilità che dimostrava nel riuscire sempre a ‘sottometterlo’
“una volta potresti anche chiedere, lo so che ti piace stare sopra” le disse afferrandole i fianchi
“zitto” intimò lei un attimo prima di sistemarsi su di lui, lasciando che la penetrasse, e iniziando a muoversi ritmicamente su di lui.
Clint non aveva nessuna voglia di parlare. La lasciò fare, cominciando a far vagare le mani sul corpo di lei.
Quando dopo un po’ sentì di star arrivando al limite contrasse gli addominali per sedersi, fondendo i loro corpi perfettamente, facendo aderire ogni centimetro di pelle sudata tra loro, Natasha iniziò a muoversi ancor più velocemente, poggiandogli la fronte sulla spalla, non riuscendo neanche lei più ad avere il totale controllo sul suo corpo, ma lui le afferrò i capelli sulla nuca e la tirò indietro, piano, attento a non farle male, perché voleva baciarla, le massaggiò la bocca con la sua lentamente, mentre serrava la presa sulla sua schiena e la mente gli si faceva liquida, per il sopraggiungere dell’orgasmo. All’improvviso la sentì tremare forte e di nuovo affondargli i denti sulla pelle, questa volta nell’incavo del collo, mentre veniva
“Clint..” la sentì esalare, e tanto gli bastò per venire anche lui, in un ansimo liberatorio.
Rilassò la schiena e per la prima volta se la tirò dietro, sdraiata addosso. La tenne abbracciata per un attimo, mentre tutti e due riprendevano fiato in silenzio. Poi la sentì muoversi e spostò il braccio per lasciarla andare. Natasha si scostò rotolando per un momento di fianco a lui.

Il tempo di fare un grosso respiro occhi al soffitto per Clint e lei si è già alzata. Come sempre.
Ancora stordito la percepì con la coda dell’occhio che raccoglieva qualcosa per terra, poi rumore di acqua nel bagno, infine sentì cigolare la porta finestra del piccolo balcone adiacente alla stanza.
Girò la testa per poterla guardare, dalle tende leggere la intravide, con indosso la sua maglietta che gli andava lunga fino a metà cosce, che guardava il fremere della notte di Brooklin sotto di loro, appoggiata alla balaustra.
Clint sospirò un po’ amaramente. Adorava fare l’amore con lei (e non ricordava come fosse farlo con qualcun altro, di sicuro niente di che), ma Natasha era sempre così sfuggente. Ogni volta che finivano si dileguava con una velocità impressionante, quasi avesse paura di guardarlo in faccia e rendersi conto che sì, l’avevano fatto di nuovo e notiziona! Erano anni che lo faceva solo con lui! Sarà mica che significa qualcosa no?
Barton si sedette sul letto recuperando pantaloni e biancheria. Era ora che la smettesse di fare il cretino e lo ammettesse, che il tempo in cui lui e Nat scopavano e basta, senza nessuna implicazione sentimentale, era finito da un pezzo, almeno per lui.
Vivere con lei l’aveva fregato.
L’aveva sempre apprezzata, stimata… e trovata estremamente eccitante.
Ma era stato vivere insieme, vederla con i capelli arruffati la mattina, fare colazione insieme, sorprenderla a guardare un film romantico e godersela cambiare convulsamente canale dandosi un tono nel vederlo, a farlo innamorare di lei.
Così si alzò e la raggiunse sul balconcino, si infilò la canottiera e si appoggiò di schiena alla balaustra, gomiti sul cornicione, mentre già la brezza della notte contribuiva a fargli rizzare i peli delle braccia, una sensazione gradevole.
“Nat” la chiamò “cosa stiamo facendo esattamente io e te?” Natasha si voltò per regalargli un sopracciglio sollevato e un’espressione perplessa
“io ti piaccio.. e tu piaci a me..ergo..” rispose con calma, no avendo idea di dove lui volesse andare a parare
“oh si ed è fantastico… non credere che non lo pensi” la incalzò lui “ma io voglio di più Nat, non mi basta più solo questo.. io ti amo” lo disse con una semplicità disarmante, la donna all’inizio fece un piccolo sbuffo di risata, un po’ amara
“oh ti prego Barton, smettila!” sospirò guardandolo da sotto in su, ma lui le restituì uno sguardo fermo, voltandosi verso di lei completamente, senza aggiungere altro.

Cazzo, non scherzava.

Natasha sentì serpeggiare una leggera agitazione lungo la spina dorsale, che la spinse ad abbandonare la comoda posizione rilassata, poggiata alla balaustra, e drizzar bene la schiena e voltarsi per osservarlo meglio in viso.
Sbuffò ancora girando la testa di lato, una volta che fu certa che lui non stesse scherzando, e sentì un peso andarsi a depositare sul suo stomaco
“oh mai dai…” balbettò quasi “tu mi conosci, io”
“è proprio perché ti ho conosciuta, che mi sono innamorato di te” la interruppe lui “e fidati che il sesso non c’entra. Nat io voglio addormentarmi nel letto con te e trovarti ancora lì la mattina dopo, voglio portarti fuori qualche volta e fare qualcosa di cretino insieme che non comporti giocarci la buccia, e voglio spaccare il naso a qualcuno che ti guarda perché ne ho il diritto, perché sei la mia donna” aggiunse. Natasha sentì lo stomaco fare ancora più male. La colpa era sua, che si era rammollita e aveva iniziato di tanto in tanto, davanti a lui, a recitare la parte di una donna normale. Ma lei non era normale. Credeva che lui la capisse, che fossero uguali, che condividesse con lei la convinzione che persone come loro (spie, assassini..) avessero visto abbastanza schifo nel mondo da essersi inariditi completamente.

-che bugia agente Romanoff- fischiò una vocina nella sua testa -lo hai sempre saputo che Clint Barton umanamente non c’entra niente con te, che è una persona con il cuore puro, nonostante gli orrori conosciuti. D’altra parte è la persona che ha deciso arbitrariamente di dare una seconda possibilità a una come te-

“ascolta” sospirò in tono amaro “tu lo sai bene chi sono.. cosa ho passato, cosa ho fatto nella mia vita” gli piantò gli occhi in faccia per dirglielo “gli unici sentimenti positivi che sono in grado di provare sono riconoscenza.. e rispetto.. li provo entrambi per te ma…. Non posso darti quello che vuoi, non so neanche cosa vuol dire la frase che mi hai detto” e poi fu colta da un moto di rabbia nel pronunciare quelle parole “sei uno stupido Barton! Hai rovinato tutto!” sputò fuori colpendolo con la spalla contro la sua, superandolo per tornare dentro.
Clint non ebbe neanche bene il tempo di rendersi conto di essere stato rifiutato che Natasha era già sparita dalla stanza con i suoi jeans in mano.
Un secondo dopo il rumore della porta che si chiudeva sbattendo riempì l’aria. Clint chiuse gli occhi e sprofondò il viso nel palmo della mano.
Qualcuno avrebbe annoverato la sua dichiarazione di un attimo fa una delle più grandi cazzate concepite da mente umana.

 

 

 

Isola di Dino, laboratori sotterranei, tre giorni dopo

 

 

Ward aprì faticosamente gli occhi. Vedeva sbiadito da morire, così li richiuse infastidito. Sentiva la testa confusa e pesante, come se qualcuno l’avesse usata per giorni come pallone da rugby. Lentamente riprese la sensibilità del corpo, la schiena poggiava su qualcosa di freddo e scomodo, poi la terrificante sensazione di non potersi muovere lo raggiunse, facendogli spalancare gli occhi e contrarre gli addominali per tirare sul il busto, ma non ci riuscì. Si scoprì il torace, i polsi e le gambe ancorati al tavolo di metallo da cinte di cuoio. La luce sparata a meno di due metri dal suo viso lo stava facendo sudare e gli feriva gli occhi, non permettendogli di esplorare con lo sguardo la stanza.
Mentre la paura gli stritolava le budella in una morsa, si accorse dell’uomo in piedi accanto a lui, che lo fissava con un sorriso amabile, e nel riconoscere i suoi lineamenti ebbe un moto di rabbia tale da fargli gonfiare le vene del collo e dibattere nel tentativo di liberarsi, nonostante i muscoli atrofizzati dalle privazioni.
Ian Quinn ghignò divertito del suo livore
“agente Ward non si agiti in questa maniera, le cinghie che la legano sono rinforzate con una cucitura speciale, non può spezzarle!” lo blandì con voce carezzevole.
Il ragazzo si fermò, non tanto per le sue parole ma per tentare di recuperare la lucidità necessaria per agire.

Come avevano fatto a catturarlo? Ricordava una figura umanoide dai tratti impossibili.

“certo che..” stava commentando Quinn contemplando lo stato del suo corpo “noi pensavamo di torturati tenendoti legato a questo tavolo, ma a quanto pare lo S.H.I.E.L.D. è sempre un passo avanti a noi” ironizzò crudele “guarda come ti hanno ridotto, dovevano essere belli incazzati con te non è vero?” lo canzonò ridacchiando
“cosa vuoi da me” sillabò Ward non raccogliendo la sua provocazione “non sono e non sarò mai più a servizio di HYDRA” Quinn gli sorrise amabile
“oh non preoccuparti, neanche io esco più a giocare con HYDRA, mi hanno stufato, sono davvero poco razionali” spiegò “ora lavoro in proprio e ho grandi progetti sai?” chiese cominciando a girare intorno al tavolo con passo lento e cadenzato, questo permise a Ward di notare che c’era qualcun altro con lui nella stanza, un giovane alto e dinoccolato, poggiato alla parete, lo studiava con un espressione indecifrabile “mi sto facendo aiutare da un amico molto speciale” continuava Quinn “non so se hai qualche ricordo di lui, nonostante tu sia svenuto è abbastanza…” cercò per un attimo un aggettivo adatto a descrivere il dottor Hall “memorabile!” Ward fece scattare la testa di nuovo verso di lui, provocandosi una dolorosa fitta alle tempie, dove il mal di testa stava prendendo il sopravvento

Non aveva solo immaginato quella creatura allora?

“se hai lui..” biascicò strizzando gli occhi nel tentativo di far smettere alla stanza di vorticare “a maggior ragione non vedo a cosa ti servo io”
“oh bhe vedi nulla è gratis a questo mondo” rispose Quinn “e lui, come pagamento per i suoi graditi servigi, mi ha chiesto di annientare Phil Coulson e tutto quello a cui tiene” Ward lo interruppe con una risata amara
“sei un pazzo a credere che a Coulson importi qualcosa di quello che mi succederà” fu allora che Ian ghignò, di un sorriso talmente perverso da distorcergli i bei lineamenti del viso in una maschera mostruosa
“mio caro ragazzo” scandì “e chi ha detto che farò del male a te?” Ward lo fissò per un istante senza capire, prima che lui continuasse “tu sarai solo il mezzo” concluse Quinn facendo finalmente cenno al ragazzo poggiato alla parete di avvicinarsi.

Il dottor Tyst guadagnò il centro della stanza, esponendosi alla luce posta proprio sopra il tavolo dov’era legato Ward. Poté quasi percepire a pelle la paura che filtrava dagli occhi di quel giovane legato e mezzo sanguinante. Lo guardò solo per un istante, poi distolse gli occhi cominciando ad armeggiare con una piccola scatola di metallo che aveva portato con sé, per non rischiare di essere ingoiato dalla paura di quel ragazzo.

“Vedi agente Ward..” stava dicendo Quinn mentre Tyst estraeva dalla scatola una lunga siringa contenente un liquido del colore dell’acciaio cromato “a me piace fare le cose in maniera creativa, e sì forse è vero che a Coulson non importa granché se domani legge sul giornale che sei morto (anche se non ci scommetterei), ma sono sicuro che c’è una persona a cui importa vero?” sorrise di nuovo “una bella ragazza con i capelli neri e gli occhioni da cerbiatta..giusto?” Ward strattonò con forza le cinghie cercando di liberarsi, ringhiando con odio, quando capì che parlava di Skye, Quinn lo ignorò “e sai che penso?” continuò “pensò che saperti ancora un traditore, che magari tenta di farle del male, la ucciderebbe molto di più che saperti morto”
“non esiste cosa a questo mondo e in nessun altro che potrai farmi per convincermi a farle del male!” gridò Ward dibattendosi con sempre più violenza, ormai il sangue che gli colava dai polsi stava iniziando a gocciolare giù da tavolo. Quinn era solo divertito, Tyst invece, pur non mostrando alcuna espressione, stava solo desiderando che il suo capo si stancasse presto di giocare
“non sottovalutarmi” sibilò Ian, afferrando poi la mascella di Ward e sbattendogli la testa indietro sul tavolo, trattenendolo giù (la prigione l’aveva debilitato più di quanto avrebbe voluto ammettere)
“vedi quella siringa agente Ward?” gli disse “il mio amico qui, il dottor Tyst, non lo diresti ma è un vero genio, quando me ne sono andato da HYDRA ho portato via un paio di cosine, tra cui il siero neurale con il quale tenevano a bada il Soldato d’Inverno, ne avrai sentito parlare..” Ward sgranò gli occhi.. si ne aveva sentito parlare eccome “era una robetta interessante ma Tyst l’ha addirittura migliorato! Adesso non cancella semplicemente la memoria, poi ci vorrebbe troppo per riaddestrarti, no! Adesso il siero ti getta in un illusione, e tu vedi quello che IO voglio che vedi” lo lasciò andare per permettere a Tyst di avvicinarsi mentre Ward lo guardava basito, incredulo che una cosa del genere fosse possibile “te lo spiegherò in modo che anche uno scimpanzé come te possa capirlo” lo sfotté Quinn “dopo l’iniezione se io ti di dirò di sparare nella pancia alla tua fidanzata Skye, tu lo farai, senza battere ciglio, allora probabilmente Coulson ti ammazzerà e solo allora sapranno che eri controllato e non volevi farlo” nel dire questo si spostò dietro il tavolo e bloccò la testa di Ward con entrambe le mani per tenerlo fermo, Tyst con aria professionale premette leggermente lo stantuffo della siringa per togliere tutta l’aria e una piccola goccia di liquido cromato scivolò giù dalla punta dell’ago, si avvicinò e la puntò alla vena del collo del ragazzo che tentava di sottrarsi con tutte le forze.
La voce di Quinn che gli sussurrava carezzevole all’orecchio: “niente distruggerà di più Coulson di vedere la sua preziosa Skye in pezzi” fu l’ultima cosa che sentì prima del dolore al collo per l’ago che entrava, il bruciore del siero che lo invadeva fino agli occhi, e poi il buio.

 

 

Isola di Dino, angar sotterraneo

 

“gradirei scaldarmi un po’ prima di cominciare” disse serenamente il dottor Hall mentre entrava nell’angar varcando la soglia dell’ascensore, seguito a ruota da Quinn e Tyst.
Avevano lasciato Ward in una delle stanzette a riprendersi, in attesa di vedere se il siero avesse funzionato, ed erano andati ad informare Hall del buon andamento dei preparativi del piano.
Era stato allora che la creatura aveva espresso la volontà di provare i propri poteri su larga scala, prima di dare il via all’azione.
Dopo il suo primo exploit nei laboratori, al momento del suo risveglio, non aveva più applicato cambiamenti di gravità su aree più grandi di un piccolo oggetto o una singola persona (aveva più o meno accidentalmente causato una commozione cerebrale a l’inserviente che gli aveva fatto cadere il pranzo sui piedi, una settimana prima) e voleva mettersi alla prova.
Quinn non era molto entusiasta all’idea, ma nonostante non volesse ammetterlo, non se la sentiva di contraddire il rancoroso professore. Tyst invece adorava ammirare le manifestazione di potere di Hall e si era portato dietro anche una piccola telecamera per registrarlo.
“dimmi quale ti serve di meno” ordinò Hall, guadagnando il centro dell’angar, proprio dove facevano bella mostra di sé 5 aerei di varie dimensioni e potenza.
“a dire la verità sono tutti velivoli nuovi” borbottò Quinn facendo sorridere tra sé e sé il dottor Tyst “ma accomodati pure con quello alla tua sinistra” disse a voce più alta all’indirizzo di Hall.
La creatura ghignò per un attimo prima di concentrarsi sul malcapitato aereo, fece scivolare via il cappuccio della felpa dalla testa cominciando a far scricchiolare le articolazioni del collo a destra e a sinistra, le crepe che gli pervadevano il capo pulsavano ritmicamente lasciando intravedere la lava incandescente.
Tyst pensò per un attimo che era come osservare il nucleo del pianeta a lavoro.
Hall si concentrò per qualche istante ad occhi chiusi, poi posò i suoi occhi inumani sull’aereo ch prese a vibrare, prima impercettibilmente, poi sempre più forte cose se sotto di esso ci fosse un terremoto.
Sotto gli occhi via via più sbalorditi di Quinn e Tyst, il velivolo cominciò a schiacciarsi, comprimersi, l’esile carrello su cui poggiava cedette sconquassandosi in un clangore metallico, sotto il peso dell’aereo, centuplicato dalla gravità sempre crescente.
Sulle lamiere iniziarono a comparire, con dei boati, delle profonde rientranze, come se un gigante stesse prendendo il velivolo a martellate.
Quando Hall strinse la mano destra a pugno, e il centro interno dell’aereo parve risucchiare le lamiere verso di sé, Tyst lasciò cadere la telecamera a terra, incapace di mantenere salda la presa della mano.
In pochi minuti il velivolo prese le sembianze di una macchina finita in una pressa idraulica per sfasciacarrozze.
Hall abbassò la mano e il silenzio inghiottì l’intero angar. Quinn parve rendersi conto solo in quel momento del gran fragore che c’era stato fino a quel momento, tanto la sua attenzione era stata rapita dalla manifestazione di una tale potenza

-se questo è quello che è accaduto a un caccia d’acciaio rivestito.. cosa mai potrebbe succedere a un corpo umano, fatto di ossa e carne?- si trovò a pensare… provando quasi un moto di nausea

Senza dar tempo ai due spettatori di riprendere fiato, Hall ricominciò il suo lavoro di compressione, mirando probabilmente a ridurre il materiale dell'aereo al limite minimo di spazio concesso dalle sue molecole. Tyst scosse le spalle per riprendersi, chinandosi poi a recuperare la telecamera
“tutto ciò è spaventoso..” sussurrò quasi “tanto potere non dovrebbe essere a disposizione di una mente umana” Quinn colse qualche parola e si avvicinò allo scienziato, recuperata parte della sua baldanza
“suvvia dottor Tyst, il professor Hall ha una mente umana, ma incredibilmente razionale, sono sicuro che non si la lascerà sopraffare da tutto questo”
“si sbaglia” lo gelò Tyst “io ho una mente razionale, qualcun'altro si può dire che abbia autocontrollo, ma il professor Hall...” fece una pausa per gettare una preoccupata occhiata alla creatura che sorrideva soddisfatta del suo operato “è guidato solo dal suo rancore, ciò non è affatto...razionale” concluse spegnendo la telecamera con uno scatto nervoso. Quinn per una volta parve riflettere seriamente sulle parole del giovane scienziato. Cosa avrebbe fatto se Hall avesse davvero perso la testa?
Di colpo gli venne in mente l'orribile sensazione che gli aveva provocato subire l'effetto di quel potere devastante, e istintivamente portò un dito ad allargare il collo inamidato della camicia, a disagio.
Fu in quel turbine di sensazioni negative che gli tornò alla mente una scena. Tyst in piedi, mentre tutti gli altri presenti agonizzavano sotto il loro stesso peso, Tyst che fa qualcosa per la quale poi il dolore finisce.
Sgranò gli occhi ricordando l'accaduto
“già è vero...” disse rivolto al giovane, scandendo bene ogni parola “è lei quello con la mente razionale dottor Tyst...” lo scienziato si sentì a disagio per quel comportamento “tanto per curiosità” continuò Quinn abbassando il volume della voce fino a renderla appena percettibile “cosa propone nel caso in cui Hall perda il controllo? Lei lo sa non è vero? Lo ha già fatto dico bene?” lo incalzò “come c'è riuscito? Cosa ha fatto quel giorno?” Tyst spostò il peso da un piede all'altro, in imbarazzo, poi pressato dal suo sguardo rispose
“oh d'accordo..” esordì “mi ero preparato all'eventualità che non si controllasse! Sono un fisico teorico, calcolo sempre ogni variabile prima di rischiare un approccio pratico!” Quinn lo invitò a saltare i preamboli con un gesto della mano, e Tyst riprese la sua solita espressione tra il glaciale e lo scocciato, come ogni volta che lo si interrompeva in una spiegazione “innanzi tutto ho prodotto un contatto fisico con lui” riprese asettico “il suo corpo è immune ai cambiamenti gravitazionali che produce, per via di una circuito elettromagnetico interno bioalimentato, e per il principio secondo il quale i corpi umani conducono l'elettricità tramite il contatto, toccandolo sono entrato a far parte del circuito di cui sopra, dopodiché gli ho iniettato nel braccio un preparato di mia invenzione, una miscela di bario e tallio” concluse come se ciò bastasse, ma Quinn sollevò un sopracciglio e strinse le labbra fino a ridurle a una linea bianca, a far intendere che non si era spiegato affatto, Tyst roteò gli occhi “uff.. il bario e il tallio sono materiali radioattivi!In grado di creare ioni che rallentano l'azione della forza di gravità... in pratica è una specie di defibrillatore su misura, lo spegne temporaneamente” aggiunse in tono disgustato dal dover abbassare la sua brillantissima idea a una frase tanto elementare e riduttiva. Quinn ignorò il suo disappunto e annuì energicamente, distogliendo lo sguardo solo per un istante, per donare a Hall che si si era voltato a guardarlo un sorriso compiaciuto e un pollice in su in segno di approvazione.
“voglio un po' di quella roba” sibilò a bassissima voce all'indirizzo di Tyst “mi prepari una versione tascabile con 'la medicina' per quel mostro stasera stessa... voglio tenerla sempre a portata” lo superò e sparì oltre le porte dell'ascensore
“ si signore...” ringhiò quasi Tyst, che detestava prendere ordini da una persona tanto ottusa.
“lui ha avuto paura... non è vero?” chiese Hall rimettendosi il cappuccio e avvicinandosi compiaciuto allo scienziato
“più di quanto immagina professore” rispose Tyst tirando le labbra in un sorriso forzato.

 

 

Base segreta di Fury, laboratori

"novità?" chiese Coulson irrompendo nel laboratorio con un fascio di fogli in mano.
Simmons scosse la testa distogliendo lo sguardo dal computer
"non molte signore, stiamo esaminando le immagini della carcassa dell'aereo prese dai '7nani', ma non riusciamo a spiegarci come abbiano fatto strappare in quel modo in due l'aereo." gli disse mostrandogli un'immagine sul proiettore 3D. La foto ritrareva da vicino la lamiera oggetto di studio, era completamente divelta, come se una forza sovraumana avesse sradicato in un sol colpo saldature e bulloni.
"un dotato che controlla i metalli?" ipotizzò il direttore
"impossibile" gli fece eco Fitz alle sue spalle "l'unico sulla lista....sottochiave.....prigione di plastica, ho controllato, è ancora lì"

l'uso della parola era migliorato a vista d'occhio negli ultimi giorni

"e poi nella scatola nera non c'era traccia di squilibri elettromagnetici negli strumenti, al momento dell'incidente" aggiunse Simmons con un sospiro.
"potrebbe essere stato... il Soldato d'Inverno" propose Fitz, ma Coulson agitò una mano come a scacciare l'idea
"no... che motivo avrebbe per rapire Ward?" obiettò
"perchè, che motivo aveva per buttare Simmons....da un palazzo???" replicò accalorandosi e abbandonando il suo lavoro per avvicinarsi a Coulson. L'uomo si massaggiò gli occhi, recuperare il Soldato era passato in secondo piano dopo l'aggressione al jet (che aveva anche causato la morte di un pilota e due bravi agenti con famiglia), ma Coulson aveva comunque ritenuto giusto informare la squadra delle sue intenzioni.
Com'era prevedibile Fitz non l'aveva presa tanto bene.
"Fitz te l'ho già spiegato due volte..." sospirò stancamente "Simmons stava studiando il tuo cervello, probabilmente gli ha ricordato qualcosa che lui stesso ha subito, anche se folle un motivo c'era... rapire Ward non ha senso per lui.." il ragazzo buttò fuori aria dal naso, per nulla convinto all'idea di perdonare quel tipo, Simmons rivolse un piccolo sorriso al suo profilo, trattenendosi da dargli un bacio davanti a Coulson, e costringendosi invece a rimettere mano alla tastiera
"comunque, sempre a proposito della scatola nera, qualcosa di strano l'ho trovato" riprese mandando questa volta sul proiettore un grafico "in questo diagramma ho raccolto tutti i dati altimetrici, guardi qui, vede questo picco?" continuò indicando la colonnina arancione più a sinistra "il jet durante l'attacco, proprio mentre la parte con la cella veniva strappata, è salito di quota di quasi 1000 m in pochi secondi!"
"quasi come se venisse attirato su!" la interruppe Coulson strabuzzando gli occhi, i due scienziati annuironi all'unisono
"magari non vuol dire niente.." mise le mani avanti Simmons
"ma è come minimo strano" completò la frase Fitz
"sono certo che è la direzione giusta" annuì Coulson "tenetemi aggiornato..." concluse prima di salutarli e lasciare il laboratorio.
Simmons sospirò
"ci mancava pure questa.." si lamentò debolmente. Già non era sufficiente l'HYDRA insinuato fin nelle viscere dell'organizzazione, non era sufficiente essere considerati dei terroristi agli occhi del mondo, non era sufficiente un pazzoide con tendenze omicidi tali da preoccupare Vedova Nera che presto sarebbe stato ospite della loro base, ci mancava la forza sconosciuta e sovraumana che squarciava in due aerei come fossero stati tramezzini e il rapimento del loro ex-compagno. Simmons ogni tanto rimpiangeva i tempi in cui faceva parte di quell'enorme fetta di popolazione mondiale che vive serena, ignara delle forze non-umane pronte a sconvolgere il mondo di cui lo S.H.I.E.L.D. prontamente copriva le tracce.
Fitz le si avvicinò e vedendola pensierosa le posò un timido bacino su una tempia
"è tutto ok?" le chiese quando lei si voltò a guardarlo. Simmons annuì sorridendo. D'altra parte se non avesse fatto parte dello S.H.I.E.L.D. non avrebbe mai conosciuto Fitz, e la sua vita non sarebbe mai diventata veramente completa.
Senza contare che era troppo curiosa per non trovare sotto sotto intrigante tutta quella rete di cose misteriose.
"hai parlato con Skye?" la domanda di Fitz la strappò ai suoi pensieri, scosse la testa
"non ha voluto farmi entrare... dice che sta cercando di rilevare il tracciato del localizzatore GPS di Ward.. anche se si perde in mezzo all'oceano, dice che in camera si concentra meglio"
"ma... non credi, cioè, non le credi, vero?" chiese ancora lui riavviandole una ciocca dietro l'orecchio. Simmons sospirò
"io credo che stia ancora smaltendo il dolore, e non vuole farci vedere che gliene causa così tanto"

 

Base segreta di Fury, due giorni prima

Non appena Clint aveva varcato la soglia della base Provvidenza aveva subito capito che qualcosa non andava, c'era una frenesia pazzesca. Un minuto dopo un messaggio sul cellulare da Coulson in persona che recitava

-dovete rientrare immediatamente-

confermò i suoi sospetti. Si prese un istante per sospirare al pensiero che persino Phil mandava le comunicazioni a lui e Natasha dando per scontato che fossero insieme, e invece non era più così. Dopo la sua cazzata da Guinnes Nat non si era più fatta nè vedere nè sentire, e lui non eveva neanche provato a cercarla, se c'era una persona sulla terra in grado di far perdere le sue traccie quella era Natasha Romanoff.
Stava ancora valutando se fosse il caso o meno di chiamarla per dirle che erano stati richiamati quando Tripplett gli venne incontro
"hei Barton, che velocità... la notizia ha già raggiunto la costa?" gli chiese avvicinandosi per afferrargli la mano e battergli l'altra su una spalla
"in realtà è stato un caso... che diavolo succede?" chiese a sua volta Clint ricambiando la stretta, Trip fece una smorfia
"stavamo trasferendo quel rifiuto di Ward.. l'aereo è stato attaccato, lui prelevato e l'intero equipaggio salato in aria insieme all'aereo" lo aggiornò in tono grave
"alla faccia del cazzo!" imprecò Barton
"già e non sai la cosa più divertente.." incalzò Trip "il pacco è stato portato via con l'intera cella di detenzione, è stata strappata via dall'aereo"
"merda!"
"puoi dirlo forte..." concordò Trip.

"agente Barton è già qui, bene!" il sopraggiungere di Koenig distrasse i due "il direttore ha detto di mandarla immediatamente nel suo ufficio non appena arrivava" disse l'ometto tentando di dissimulare il fiatone per la corsa. Barton sospirò frustrato all'idea di dover vedere Coulson da vicino, Trippletto ghignò tra sè, conoscendo bene l'astio che ultimamente il ragazzo nutriva per il direttore
"ti vogliono nell'ufficio del preside Clint!" lo canzonò battendogli un paio di volte la mano sulla schiena, lui se lo scrollò di dosso, di umore peggiore di quello di prima se mai era possibile
"fai meno lo spiritoso.." gli ringhiò incamminandosi
"e l'agente Romanoff dov'è?" chiese Konig alla sua schiena, Barton sentì percorrere la spina dorsale da brividi di rabbia, ma perchè tutti davano per scontato che stessero insieme???
"sta cercando parcheggio!" gridò stizzito senza voltarsi
"come...?" chiese perplesso Koenig
"non lo so dov'è!" esplose Barton voltandosi "sono il suo partner sul lavoro non sua madre!" sbraitò prima di rincamminarsi sbattendo i piedi a terra ad ogni passo
"perchè si arrabbia tanto..?" chiese basito Koenig a Tripplett
"mha... lo sai che vedere Coulson lo mette di cattivo umore" rispose Trip vago.

 

Clint era ancora piuttosto di cattivo umore quando entrò nell'ufficio del direttore senza bussare, non si sorprese di trovare lì Skye, sapeva che lei e Coulson avevano legato molto (una parte del suo cervello non poteva rifiutare di ammettere che fosse facile affezionarsi a un uomo come Phil), in più gli avevano raccontato i trascorsi che la ragazza aveva avuto con quell'agente che si era rivelato dell'HYDRA, Grant Ward.
"signore.." salutò con distacco, avvicinandosi poi a Skye concedendole un sorriso e una stretta alla spalla, che lei accolse con gratitudine.
"Clint, bene sei arrivato presto...dov'è Natasha?" chiese innocentemente Coulson. Barton chiuse un istante gli occhi per tentare di rimanere calmo
"non siamo tornati insieme" ringhiò quasi.

Il prossimo che gli chiedeva dov'era Nat si sarebbe ritrovato una freccia dove non batte il sole, parola sua

Coulson intuì più di quanto non avevano fatto gli altri, conosceva bene Clint, sapeva da prima di lui cosa provava per Natasha e non volle infierire con altre domande, o evidenziando la necessità di rintracciarla

"bhe la aggiorneremo" tagliò corto "immagino che avrai saputo cosa è accaduto, l'aereo sul quale trasferivamo Grant Ward è stato attaccato e lui è stato catturato, non abbiamo idea del perchè" spiegò mostrandogli contemporaneamente sul computer un immagine della zona in cui si era perso il contatto radio con l'aereo "probabilmente la carcassa è da queste parti" spiegò indicando un'area della mappa" Skye distolse lo sguardo ricacciando indietro il magone di lacrime, alla parola 'carcassa', Clint le gettò un'occhiata annuendo. "non appena l'agente Romanoff arriverà, voglio che andiate con i FitzSimmons sul posto, cercate di scoprire quanto più possibile: sull'incidente, sui rapitori, sul mezzo che hanno usato... tutto quanto" Barton annuì di nuovo "è tutto" concluse Coulson, ma parlò di nuovo non appena i due nella stanza fecero per andarsene "Skye ci dai un minuto?" chiese alla ragazza. Lei diede una rapida occhiata a Barton e poi guadagnò l'uscita a passo svelto. Clint avrebbe voluto tanto andar via con lei. Era più forte di lui, ancora tutte le volte che si trovava Coluson davanti, con il suo modo di muoversi, parlare, sorridere, che ricordava così nitidamente dai tempi dell'addestramento, gli veniva solo una gran rabbia, e una gran voglia di prenderlo a sberle. A volte si domandava se sarebbe mai riuscito a perdonarlo, per essersi finto morto, e averlo fatto cadere in depressione per due anni.
Si voltò con riluttanza verso di lui
"che cosa vuoi" chiese in tono brusco, abbandonando l'appellativo rispettoso che usava sempre, dato che erano soli. Coulson ignorò la cosa e gli si avvicinò
"Clint, è successo qualcosa? Tu e Natasha avete.."
"senti" lo interruppe bruscamente Barton, intuendo dove lui volesse andare a parare e irritandosi solo all'idea di parlarne proprio con Coulson "fammi il piacere, fai come hai fatto negli ultimi due anni, fatti i cazzi tuoi!" sbraitò un attimo prima di girarsi e andarsene. Coulson chiuse gli occhi allo sbattere della porta. Aveva creduto che una volta sbollita la rabbia a Clint sarebbe passata. Che avrebbe capito la situazione del cavolo in cui si era trovato, e che non aveva avuto scelta.
Si era sbagliato.
Loki gli aveva levato tutto quel giorno, e anche se gli avevano restituito la vita, Audry e il suo allievo, li aveva persi per sempre.

Appena fuori dalla porta dell'ufficio Clint si sentì afferrare per la maglietta e si ritrovò con il naso a due centimetri da quello di Skye che lo fissava con aria truce. Fece scattare un sopracciglio verso l'alto e l'ombra di un sorriso spuntò all'angolo della sua bocca
"hei! Che c'è ci stai provando?" chiese con aria malandrina, ma Skye spense subito il suo scherzare spingendolo indietro e ringhiandogli
"smettila di fare lo stupido!"
"come prego?" ribattè Clint tornando serio, tuttavia più sorpreso che irritato, Skye gli si rifece sotto
"intendo di fare il prezioso con Coulson, smettila!" ribadì. Clint roteò gli occhi, aveva origliato
"senti ragazzina, tu non sai un bel niente di questa storia perciò.."
"credimi so quanto basta!" lo interruppe lei "ti rode perchè non ti ha fatto sapere che non era morto! È brutto quando le persone che amiamo ci mentono, lo so" addolcì appena il tono su queste due ultime parole, Clint rilassò le spalle e la fissò sorpreso, Skye continuò "è vero forse Coulson avrebbe potuto trovare il modo di farlo sapere almeno a te, forse si sarebbe potuto impegnare un po' di più, scusa tanto se stava cercando di venire a patti col modo in cui l'avevano riportato indietro, te ne sei interessato almeno per un attimo di questa cosa??!" stava ricominciando ad arrabbiarsi e lo colpì con una manta sulla clavicola come scuoterlo "ti sei chiesto cosa faresti se quella di poco fa fosse stata l'ultima occasione di parlarci? He??" lo colpì di nuovo e Clint gli stava venendo quasi da ridere per la furia che ci metteva "la vita è troppo breve, troppo labile, per tenere il muso per sempre alle persone a cui teniamo" soffiò Skye, ora con la voce che quasi gli si rompeva, cosa che fece immediatamente smettere a Clint di divertirsi, la ragazza abbassò gli occhi a terra e parve calmare un po' la sua rabbia, sciogliendola nella tristezza "credimi io lo so cosa provi, il mio AS non solo mi ha tenuto nascosto qualcosa, ha ingannato tutti, lavorava per il nemico, ora diceva di essersi pentito, me l'ha detto decine di volte, ieri avrei potuto avere l'occasione di incontrarlo l'ultima volta e almeno lasciarlo andar via riappacificandoci.." fece un sospiro più profondo degli altri, per ordinare alla voce di non tremare "ma non l'ho fatto" esalò, poi sollevò lo sguardo su Clint che ora la guardava con tristezza "non fare anche tu il mio stesso errore, anche perchè Coulson non se lo merita affatto, è una brava persona" concluse.
Clint stava per dire che lo sapeva... sotto sotto... ma Skye non glielo permise e indietreggiando di due passi gli intimò puntandogli un dito contro "quindi o la smetti o ti prendo a calci nel sedere personalmente capito!!?" poi si voltò e andò via a passo di carica.

Clint smorzò un sorriso.. ma guarda te che tipa... lo minacciva pure!! si ricompose all'istante quando dal fondo del corridoio vide Skye incrociare il cammino con Natasha, che invece veniva verso l'ufficio, non era proprio pronto a vedere come si sarebbe comportata!
"Nat.." disse sorpreso
"hei..." lo salutò lei "Coulson mi ha telefonato e sono venuta subito, pare che abbiamo del lavoro da fare io e te" Clint si rilassò a vederla comportarsi normalmente, d'altra parte a ben pensarci non che si aspettasse di vedere Nat comportarsi come una qualsiasi ex amante imbarazzata. No, lei non era certo il tipo da chiedere cambi di partner o roba del genere, in modo da mettere in piazza i fatti loro, era triste la consapevolezza che non ci sarebbe stato niente di più, ma era contento di non aver perso la partner di cui più si fidava al mondo. Sorrise annuendo.
Lei ricambiò il sorriso e battendogli una mano sulla spalla aggiunse "vai a prendere i tuoi giocattoli, vado a chiamare i due pappagallini e ci vediamo all'angar tra 10 minuti"

 

Base segreta di Fury, alloggio di Steve, due giorni dopo

 

Steve se ne stava seduto sulla sedia di metallo rubata in sala mensa poco prima, ad osservare con aria dubbiosa Easter che, sistemata in piedi tra le sue gambe leggermente divaricate, rimestava una sostanza cremosa in una piccola ciotola
"sei sicura che funzionerà?" chiese per circa la trentesima volta, la ragazzina sbuffò
"uffa Steve che noioso! Ti fidi di me o no? Ho fatto decine di tinture per capelli fai da te!"
"e sei certa che vada bene anche per le sopracciglia??" obbiettò ancora il Capitano, molto refrattario a farsi mettere ancora sostanze chimiche in faccia. Lei stufa gli spinse la fronte indietro con una mano fino a fargli guardare il soffitto
"bhe sempre meglio del biondo platino, non sei credibile nè minaccioso conciato in questo modo, ora zitto e resta così sennò ti cola negli occhi!" gli intimò

"va bene va bene agli ordini!" ridacchiò Steve di tanta imperiosità.
In effetti era quasi una settimana che se ne andava in giro come una parodia di Lady Gaga, era ora di fare qualcosa.
Easter si avvicinò brandendo una spatolina e comiciò a spalmare una piccola quantità di prodotto sul sopracciglio sinistro di Steve, pian piano, attenta a non sporcare la pelle circostante, il Capitano sorrise appena a vedere il suo visetto concentrato.
"come l'hai presa?" interruppe il silenzio Easter "intendo la notizia che hanno incontrato Bucky, dopo che l'hai cercato per tanto tempo".
Quando avevano saputo della comporsata del Soldato d'Inverno all'HUB, Steve era sbiancato, e quando Easter gli aveva chiesto spiegazioni lui gli aveva raccontato tutta la storia. "Sai all'inizio ci ero rimasta male, mi avevi detto di aver perso il tuo migliore amico" aggiunse la ragazza, cercando di non incrociare il suo sguardo.
"non ti ho mentito... non ho mai detto che era morto" si giustificò Steve, un po' in imbarazzo "ma mi dispiace..." aggiunse. Lei lo guardò fermandosi un attimo e gli sorrise
"non importa" disse scuotendo appena la testa
"forse avrei preferito..." confessò a bassa voce Steve dopo che Easter aveva ripreso il suo lavoro "alla morte ci si può rassegnare, ma vederlo così, completamente trasformato che non ha nemmeno idea di chi io sia e anzi cerca di uccidermi... dio questo è mostruoso"
"non dire così!" lo interruppe la ragazza fermandosi di nuovo e donandogli un'adorabile occhiataccia di rimprovero da dietro la montatura celeste "magari non sarà più il Bucky che conoscevi però, se avrai fortuna, potrai costruire un nuovo rapporto, col nuovo Bucky!" si infervorò "Sunday diceva che solo alla morte..." e nel dire questo il suo viso si intristì e la voce si affievolì fin quasi a scomparire "non c'è rimedio" terminò in un sussurro appena udibile, prima di distogliere lo sguardo e terminare il suo lavoro con la tintura. Steve si sentì male, quella ragazzina aveva il potere di fargli cambiare l'umore solo con un'occhiata
"perdonami" disse piano "e non intendo per quello che ho detto di Bucky, Coulson mi ha detto che avete parlato, e cosa ti ha detto" le poggiò una mano sul fianco in una leggera carezza di conforto e la sentì tremare appena "credevo davvero che si potesse fare qualcosa per Sunday" Easter sospirò, e avendo finito di stendere la tintura, si sedette sulla gamba destra di Steve, facendogli un piccolo sorriso e incassando la testa nelle spalle
"ti credo" disse semplicemente "in fondo forse l'ho sempre saputo" poggiò la ciotola sul tavolo alle sue spalle e si tirò le maniche della felpa fin sopra le mani "ho chiesto al direttore se posso tenerlo ancora qualche giorno lì, finchè sarò pronta a lasciarlo andar via, ha detto di sì" aggiunse sorridendo ma mordendosi poi subito dopo il labbro inferiore. Steve corrucciò le sopracciglia triste e gli fece una carezza sulla sommità della testa.
Un secondo e guardandolo Easter proruppe in uno sbuffo di risata
"certo con la faccia impiastricciata di tintura spezzi un po' la drammaticità!" esclamò ridacchiando, anche Steve rise, contento di essere riuscito (suo malgrado) a stemperare la tensione.
Era incredibile quanto velocemente si fossero affezionati l'uno all'altra, non gli era mai capitato con nessuno prima!
"quanto devo tenerla?" chiese dopo un pò
"ci siamo!" rispose Easter dopo una veloce occhiata all'orologio da polso, si alzò dalle sue gambe e corse in bagno a prendere uno straccio bagnato, quindi si riavvicinò e delicatamente pulì via la tintura, al suo posto facevano di nuovo bella mostra sul viso di Steve due sottili sopracciglia biondo scuro
"eureka!" esclamò soddisfatta Easter spostandosi per permettergli di raggiunegere il bagno e guardarsi allo specchio
"un miracolo!" concordò Steve guardandosi da diverse angolazioni per sincerarsi che non ci fosse più traccia di peli argentati.
"adesso sei pronto per chiedere all'agente Carter di uscire!" concluse annuendo energicamente Easter, Steve quasi si strozzò con la saliva e si voltò di scatto
"come hai detto???"
"oh andiamo! Sharon Carter! Lo sanno anche i muri che ti muore dietro! Scommetto che non ti è indifferente con quel bei boccoli biondi e quel fisico atletico!" lo incalzò la ragazza incrociando le braccia al petto ridacchiando, Steve divenne paonazzo e incassò la testa nelle spalle in imbarazzo
"Easter per favore non ti ci mettere anche tu!" borbottò andandosi a sedere sul letto, lei lo raggiunse sedendoglisi accanto
"perchè no scusa, te la meriti un po' di serenità.." chiese dolcemente
"non è che voglio fare il triste eroe tenebroso, è che..." era decisamente imbarazzante parlarne con una ragazzina! "già nel '45 non ero esattamente un casanova, e ora in più le donne sono molto diverse! Sono così..." si fermò per cercare la parola adatta
"mignotte?" suggerì Easter, Steve le mollò una spinta al braccio facendola andare a gambe all'aria sul materasso
"stavo per dire intraprendenti!" esclamò arrossendo paurosamente, mentre la ragazza rideva come una matta
"oh non preoccuparti! Le ragazze sono diverse col tipo che le piace, non credo siano cambiate molto dal 1945, amano ancora le romanticherie e tutto il resto" lo rassicurò una volta ripresasi dal gran ridere "e poi scusa uno come te, non sarà mica vergine no?" Steve divenne se possibile ancor più rosso tanto che la sua faccia assomigliava a una lampadina "oddio lo sei invece!" gridò allo scandalo Easter, Steve scattò in piedi allontanandosi da lei di un paio di passi e voltandosi a guardarla nel tentativo di ridarsi un contegno
"senti un pò!" l'apostrofò "ti ricordo che sono rimasto ibernato a 22 anni!* E c'era la guerra! Non è che ci fosse tutto il tempo o le occasioni per fare...quello che ci andava di fare" concluse a voce molto più bassa mentre lei ancora faticava a trattenersi dal ridere "e poi non fare la saputella, non starai messa tanto meglio di me" aggiunse
"ma io non sono vergine.." confessò candidamente Easter, Steve strabuzzò gli occhi
"ma hai 19 anni!!" gridò quasi
"appunto ho 19 anni!" ribattè lei ridendo ancora "non fare uscite da nonno!" Steve si schiaffò una mano sulla fronte
"a volte è meno stressante avere a che fare con Stark, e prendila come un'offesa" borbottò
"oh bhè non lo vedo comunque un grande problema, sei così bello che Sharon passerà sopra alla tua inesperienza" continuò imperterrita Easter, ma poi si accorse che Steve si era rabbuiato un po' e alzandosi e avvicinandosi si affrettò ad aggiungere "scusa! Ti sei offeso? Ho tirato troppo la corda? Mi dispiace!" lui scosse la testa
"no è che... scherzi a parte non è quello il problema con Sharon" rispose mestamente, lei lo guardò interrogativa "Carter! Sharon Carter! È la nipote di Peggy!" esclamò Steve "mi sembra come minimo grottesco".
Aveva raccontato tutto della sua amata Peggy a Easter giorni prima, e lei si era messa a sospirare con gli occhi a cuore che quella sì che era stata una storia d'amore da film. Steve sospirò, peccato che i film non finivano con lei che passa tutta la vita da sola in suo ricordo, e lui che rimane ibernato per 70 anni e poi si sveglia per scoprire che il mondo è invecchiato senza aspettarlo.
Easter gli stava facendo delle carezze sul braccio mentre lui si perdeva nei ricordi "io mi sento ancora legato a lei capisci? Anche se ha 90 anni e mi riconosce solo alcune volte, finchè è in vita non posso pensare di dedicarmi a qualcun'altra" la ragazzina a questo punto storse il naso
"finchè è in vita? Così sembra praticamente che stai aspettando che muore! Questo sì che è grottesco a parer mio!" esclamò
"non volevo dire questo!" si affrettò a dire Steve, lei gli fece un sorriso dolce
"io credo invece che lei si renda conto che il suo tempo con te sia passato, e se proprio deve lasciarti andar via con qualcuno, credo sarebbe felice che fosse sua nipote no?" gli disse, il Capitano sollevò le sopracciglia con aria molto dubbiosa e lei si allontanò di un paio di passi verso la porta con aria bastarda, per non essere a portato di mano quando esclamò
"forse dovremmo chiederglielo non credi?? vado a cercare i contatti!" e scappò fuori, Steve sbiancò e la inseguì nel corridoio
"nessuno ha il suo numero!" le urlò dietro
"sono un'hacker specializzata in intercettazioni! È come se già ce l'avessi il suo numero!" urlò lei di rimando accelerando la corsa verso il suo alloggio.

 

 

Base segreta di Fury, sala comune, notte fonda.

 

Skye era sgaiattolata fuori dalla sua stanza cercando di non far rumore, e si era diretta in sala comune. Con suo sommo disappunto il suo corpo non ne aveva voluto sapere di stare in lutto insieme a lei e aveva continuato imperterrito a chiederle di mangiare, almeno una volta al giorno.
Non aveva voglia di vedere i suoi amici, che sembravano avere per lei esclusivamente la domanda: come stai?" da rivolgerle.
Porca miseria! Era così lampante che ancora ci teneva a tal punto a Ward da star male come un cane per la sua scomparsa???

era indecisa se detestava di più il fatto che gli altri lo pensassero o il fatto che fosse schifosamente vero.
Così per evitare di affrontare l'argomento aveva deciso di andare a rubare qualcosa dal frigo alle 4 del mattino.
Non appena fù in vista della porta, credendo di essere ormai al riparo da occhi indiscreti, accelerò il passo e entrò dentro di fretta, non badando a sbirciare prima all'interno. Quasi si strozzò con la saliva quando si trovò a circa tre millimetri dalla faccia (o meglio dalle spalle viste le sue dimensioni da hobbit) di Phil Coulson, che invece del suo solito completo nero e cravatta stretta quasi a strozzo, sfoggiava una t-shirt bianca e pantaloni del pigiama azzurri.
"AC!" non riuscì ad impedirsi di gridare
"Skye... cosa ci fai qui a quest'ora di notte?" rispose Coulson, con tono infinitamente più pacato e tranquillo.

 

Dopo qualche minuto Skye ancora non si spiegava come la sua infiltrazione stealth in cucina, dalla quale si augurava di uscire non più di due minuti dopo, con paio di merendine incastrate in bocca e un paio di lattine di birra sotto il braccio, si era trasformata in lei seduta a uno degli sgabelli del bancone con il direttore dello S.H.I.E.L.D. che le preparava un panino al tacchino.
"come mai non sei venuta direttamente a cena? Avevi paura dell'affettuoso terzo grado dei FitzSimmons?" le chiese Coulson spalmando la maionese
"precisamente" sbuffò la ragazza.
"ancora nessuna novità sul segnale GPS?" le chiese lui, decidendo di trattare l'argomento da un punto di vista professionale. Skye lo adorò per questo e abbozzò un lieve sorriso mentre afferrava il sandwich ringraziandolo
"purtroppo no... sto cercando di risalire alle coordinate geografiche esatte in cui abbiamo perso il segnale, per tentare di ricostruire le possibili rotte di volo, ma non sapendo neanche se è con gente di questo pianeta che stiamo trattando, non è facile" spiegò iniziando poi a succhiar via la maionese che le stava colando sulle dita.
Coulson annuì inghiottendo a vuoto, andandosi a sedere sul divano mentre la ragazza mangiava. Tutte le volte che lui e Skye si trovavano a parlare di qualcosa di 'non terrestre' non poteva far a meno di scivolare con la mente alla natura del liquido misterioso che li aveva tenuti in vita entrambe.
Ripensò alle pareti della sua camera. Non ne aveva fatto parola con nessuno. E spesso si domandava se anche Skye avesse i suoi stessi sintomi, e non dicesse niente. Dopotutto non era proprio da sani di mente alzarsi da sonnambuli ogni volta che si riuscivano a chiudere gli occhi, e tappezzare le pareti di misteriosi simboli, senza avere alcuna memoria di averlo fatta la mattina seguente.
Tutti avevano dato a Garreth del pazzo, quando lo avevavo visto comportarsi così, e sinceramente non voleva dare a May delle ragioni per fargli saltare la testa (anche se dubitava che lo avrebbe fatto sul serio).
Il flusso dei suoi pensieri venne interrotto da una sensazione di calore al lato destro del busto, e si riscosse notando che Skye aveva preso posto accanto a lui accoccolandosi contro il suo fianco, la guardò sorpreso.
"avrei dovuto... andare da lui" confessò la ragazza con un filo di voce. Non sapeva perchè ma il fatto che Coulson non le avesse fatto domande l'aveva spinta a parlare, e sentire quelle parole ad alta voce, non più solo vorticare nella sua testa, le fece salire un magone così stretto da farle dolere la gola "avrei dovuto incontrarlo e lasciare che mi dicesse di persona quello che mi ha scritto in quel foglio" singhiozzò "perchè volevo vederlo.. lo volevo vedere ancora una volta... e non l'ho fatto... sono stata un'idiota" Coulson le passò il braccio dietro le spalle stringendo un pò, non sapendo cosa dire "AC, secondo te è più da idioti non aver voluto vederlo anche se lo desideravo, o il fatto che lo desideravo? Come posso volergli ancora bene dopo quello che ha fatto?!" ormai piangeva a dirotto, e anche se si vergognava non riusciva a fermarsi.
"è proprio questo il problema di gente come te e me..." le sussurrò l'uomo, lasciandola sfogarsi "siamo degli idioti"
Coulson pensò ancora ai segni sulle pareti della sua stanza, mentre sfregava energicamente la mano sul braccio di Skye, quando le aveva rivelato la causa della sua rinescita, l'aveva fatto in nome della promessa di non tenerle più nascosto nulla, e poteva vedere con i suoi occhi quanto le menzogne di Ward le avessero fatto del male. Decise che non voleva in nessun modo rischiare di farle del male allo stesso modo.
"vieni un momento come me" le disse con voce calma, dopo qualche minuto che aveva smesso di piangere, lei si voltò a guardarlo con aria interrogativa "c'è una cosa che voglio farti vedere" aggiunse Coulson alzandosi dal divano.

 

 

 

 

Note dell'autrice: eccoci qui! Bhe che ne pensate della prima scena hot della mia carriera? Vi è piaciuta? Vi ha fatto orrore? Meglio che mi do all'ippica? Non volevo venisse volgare, spero di esserci riuscita... sob..

La faccenda del siero iniettato a Ward è ripreso da Divergent, ho detestato l'ultimo libro ma il primo è da oscar, quindi è un omaggio!

E ora le note:
* i 22 anni non sono scritti da nessuna parte nel web l'ho dedotto io ipottizzando che nel '43 quando il gracile Steve tenta di arruolarsi per la prima volta non deve avere più di 20 anni, precipita nel '45 quindi 22.. che ne dite? Plausibile? Se qualcuno ha dati più certi me lo dica e aggiusto!

 

  
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