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Autore: CallMeSana    26/10/2014    2 recensioni
Non si era accorto che, nella caduta, gli era volato via il cappello e, come l'idiota quale ero, lo raccolsi e glielo porsi, sperando che non mi mollasse uno schiaffo anche lui.
Fu allora che incrociai i suoi occhi e persi un battito.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Quel giorno era andato tutto a puttane quando a scuola mi consegnarono il compito di matematica. Vado male in quella materia praticamente da sempre, quindi mia madre non dovrebbe meravigliarsi dell'ennesimo 3, cosa poteva mai avere questo di diverso?
Mi aveva mollato uno schiaffo, e mi aveva fatto sentire ancora più stupido di quanto già non fossi. Come se non bastasse quello stronzo di Zayn Malik che mi aveva buttato di testa nel cesso tanto per prendermi per il culo del mio pessimo voto. Perché lui, nonostante la sua fama di bullo, non solo ha tutti ai suoi piedi, compresa la sua ragazza, ma ha anche una spaventosa collezione di 8 e 9. Dove trovasse il tempo di studiare tra una festa e l'altra mi era del tutto ignoto, perché io stavo sempre a casa e collezionavo 3 in matematica e 4 in tutte le altre materie scientifiche.
Ma chi cazzo me l'aveva fatto fare di andare al liceo?
Zayn mi aveva preso di mira perché l'avevo sorpreso a farsi fare un pompino da un ragazzo, credo fosse Liam Payne dell'ultimo anno, nei bagni, e mi aveva minacciato con un seghetto di sfigurarmi se lo avessi raccontato a qualcuno. 
Sapevo che Zayn Malik in realtà era gay, ma non potevo dirlo a nessuno. Era molto meglio farsi mettere di testa nel cesso quasi tutte le mattine, piuttosto che ritrovarmi sfregiato.

"Mamma, ma che cazzo...?"
"Harry, chi ti ha insegnato queste parole? E' la gente che frequenti che non ti fa studiare? Ti rendi conto che andando avanti così ti ritroverai a ripetere l'anno?"
Ma di che gente parlava? Ma se lo vede perfettamente che sono sempre solo, che non esco mai! Di che cazzo parlava? Prendo una banana, la sbuccio, e me ne vado nella mia stanza.
E forse sarebbe stato meglio se fossi rimasto lì in eterno, perché di certo cambiare abitudini improvvisamente e uscire non era stata la migliore delle idee. 
O forse sì. 

Fu il messaggio da parte di Niall a rianimarmi. Mi ha mandato una foto su whatsapp, con sotto scritto "ho saputo del pessimo voto, ti mando lei per confortarti?" e mi strappa un sorriso: era l'ennesima foto di una coniglietta di playboy.
Niall era solito mandarmi queste foto quando non sapeva come esprimersi a parole, ed era per questo che gli volevo bene. E' l'unico amico che ho.
Esco dalla mia stanza e mi dirigo verso il bagno, mi dò un'occhiata e mi rendo conto che sia il caso di farmi uno shampoo, se volevo sul serio uscire.
Niall non era in città, ed è forse per questo motivo che, senza accorgermi di star camminando da troppo tempo senza meta, mi sono perso.

Ah, ma non vi ho ancora detto il mio nome: sono Harry Styles, ho diciassette anni... e senza accorgermi mi sono ritrovato nel quartiere gay.
Liberty Avenue sembra un universo parallelo, dove la gente gira seminuda, truccata da drag queen, abbracciata con gente dello stesso sesso, come se nulla fosse.
Dopo due pessimi tentativi di approccio da parte di un paio di aitanti giovani che dimostravano come minimo il doppio della mia età, decido di ritornare sui miei passi, far finta di nulla, e tornarmene a casa.
Sì, peccato non avessi previsto di sbattere addosso a questo tipo magrolino, che faccio cadere a terra.

"Ma porca puttana!" impreca lui, giustamente, aggiustandosi alla meglio la giacca e dandosi un'occhiata ai pantaloni lucidi che aveva addosso.
Non si era accorto che, nella caduta, gli era volato via il cappello e, come l'idiota quale ero, lo raccolsi e glielo porsi, sperando che non mi mollasse uno schiaffo anche lui.
Fu allora che incrociai i suoi occhi e persi un battito.
Nessuna delle decine di foto che mi aveva mai mandato Niall, nessuno dei video porno che mi mostrava, nè delle ragazze che mi presentava o con cui usciva, mi avevano mai provocato la stessa reazione che gli occhi di quel ragazzo mingherlino e tappetto mi avevano appena dato.
"Ti sei fatto male? Scusami, non ti avevo visto" cerco di dire, sperando di non essere pestato.
Aveva accanto due tizi che contrastavano spaventosamente con lui: erano alti più di me e avevano il doppio dei muscoli di entrambi. Non riuscivo proprio a capire. Non dovevo nemmeno essere lì. 
"Allontanati subito, ragazzino!" mi aveva ordinato uno dei due armadi, mentre si chinava sul ragazzo ancora a terra con sguardo accigliatissimo. Potei notare una pistola appuntata alla sua cintura, mentre si piegava, e cominciai a pensare che adesso stavo rischiando di morire direttamente, altro che un pestaggio.
"Signor Tomlinson, è tutto a posto?" chiede l'armadio, e io mi sento morire di terrore: conoscevo quel nome, lo conoscevano tutti, ecco perché Liberty Avenue era diventata deserta in pochi minuti. Ero talmente concentrato su quegli occhi celesti che non me n'ero nemmeno reso conto. 

Gli occhi celesti di Louis Tomlinson, il rapinatore di banche che nessuno riusciva ad arrestare per mancanza di prove.

"Io sto bene, il mio completo nuovo un po' meno, porca puttana, ma penso che qualcuno potrebbe rimediare."
E mi sono sentito morire dentro quando, avvicinandosi e accendendosi una sigaretta a due centimetri dalla mia faccia, mi chiese "stavi andando da qualche parte, ragazzino?"
Gli risposi di no per semplice paura di ricevere una pallottola mentre correvo via se avessi detto il contrario, e mi chiesi che problemi avevo quando, alla domanda "quanti anni hai?" risposi "venti".
Lo avevo detto con troppa sicurezza, evidentemente, perché ci aveva creduto, almeno per un paio d'ore.

Sì, perché ero talmente ingenuo da convincermi che ritrovarmi nella jaguar di Tomlinson fosse del tutto normale.
Perché stavo andando a casa di un criminale a lavargli i vestiti, certo.
Ma chi cazzo poteva mai essere più ingenuo di me?
Avrei dovuto capire che c'era qualcosa di strano quando lasciò gli energumeni fuori casa e mi disse di seguirlo all'ultimo piano di quella strana casa bunker.
Lì c'era uno strano loft, la cui porta si apriva facendola scorrere, e persi un altro battito. 
Avete mai visto Queer as Folk? Niall non lo sa, ma è il mio telefilm preferito... e forse anche questo avrebbe dovuto farmi capire tante cose.

Louis accese la musica e un'altra sigaretta, mentre mi ordinò di sedermi.
Non trovai sedie, quindi decisi di restare in piedi.
"Ti ho detto di sederti" mi disse autoritario, indicando il letto alle mie spalle.
Il respiro, ormai, era affannato.
"Cos'hai, ragazzino? Stai tranquillo che non ti succederà niente che tu non voglia, stanotte."
E cominciò a spogliarsi, lentamente, lanciandomi i vestiti addosso, e dicendomi, per la prima volta con tono meno minaccioso, "dopo dovrai occupartene per bene, o da qui non uscirai tanto presto."
Dopo cosa? Smisi di chiedermi quando me lo ritrovai di fronte, a braccia spalancate e completamente nudo, che mi guardava, come se quello spalancare le braccia fosse un invito.
"Sei sicuro di avere ventanni?" mi chiese, facendomi vergognare di averlo detto, perché probabilmente, se gli avessi detto la verità, a quest'ora non sarei lì.
A quanto pare Louis Tomlinson non era solo un ladro, era anche un maniaco sessuale.
Ma era bellissimo, un bellissimo maniaco sessuale. E io, forse, non ero poi così attratto dalle donne come avevo sempre creduto.
"Vieni o te ne vai?" mi aveva detto, avvicinandosi, mentre io ormai ero privo di forze e non riuscivo ad alzarmi da quel letto. Potevo sentire un calore che mi inondava tutto il corpo e concentrarsi più forte tra le gambe.
"Vieni tu" gli avevo risposto, con un'audacia che non mi riconoscevo, e lo avevo aspettato, mentre mi si sedeva sopra e mi spingeva all'indietro per sdraiarmi. Ma prima mi tolse la camicia, e mi letteralmente strappò via la canotta attillata che portavo sotto.
Risi, un po' per smorzare la tensione, un po' perché non riuscivo a rendermi conto di cosa stesse accadendo.
"Mi toccheresti, adesso?" mi aveva chiesto, prendendomi una mano. Ma io la ritrassi.
Non ero mai stato con nessuno, e già se ne stava accorgendo.
"Voglio che mi tocchi tu" gli risposi, sperando che capisse.
"E tu avresti ventanni? Non è che sei vergine?"
Non risposi a questa domanda, perché ormai mi stava baciando.
Le sue labbra: furono il secondo motivo, dopo i suoi occhi, che mi convinsero.
Era tanto bravo a rapinare banche quanto a scopare la gente, ma soprattutto tanto bravo a scoprire la mia copertura. Anche qui w l'ingenuità: non ci vuole molto a scoprire un verginello, ma io ero troppo ignorante ed inesperto per poterlo immaginare.
Quando mi liberò anche della parte inferiore dei miei vestiti, mi ritrovai davanti qualcosa del tutto nuovo, per me: ero eccitato, lo ero veramente, ed era tutto a causa di un ragazzo.
Questa cosa mi spaventava ma, allo stesso tempo, mi eccitava ulteriormente.
Quella sera scoprii anche cos'era il rimming, persi la mia verginità, la mia innocenza, la mia ingenuità, ma ero talmente felice che non mi importava se poi Louis avesse deciso di spararmi o abbandonarmi per la strada. 
Mi aveva fatto male quando mi aveva fatto voltare e, senza che potessi ribellarmi, mi aveva messo prima le dita e poi il suo membro eretto dentro.
Aveva capito che ero vergine quando lo vidi soffrire quasi quanto me, e soprattutto imprecare mentre mi penetrava. Avevo cercato di non piangere, ma non ci ero riuscito.
Dunque è così che si fa l'amore.

"Come ti chiami, ragazzino?"
"Harry..."
"Harry e poi?"
"Styles, mi chiamo Harry Styles."
"E scommetto che non hai ventanni."
"Ne ho diciassette."
"Merda, ci sarei cascato, se ti avessi permesso di lavarmi semplicemente i vestiti, lo sai?"
Mi aveva baciato e io volevo solo nascondermi dove non potesse vedermi.

Fu così che iniziò. Fu per questo motivo che non tornai a casa per due giorni e a scuola smisero di bullizzarmi.
Avevo scelto di stare col ragazzo di cui mi ero innamorato a prima vista, che continuava a rapinare banche, ma poi veniva sempre da me.
Costruii tutto su quel singolo episodio in cui lo feci cadere a terra, per giustificare il fatto che spesso mi accompagnasse a scuola.
"Harry, ci sei?" mi aveva chiesto Niall, una volta che ero sceso dal fuoristrada di Louis.
Io ero ancora immerso nel ricordo dell'enorme succhiotto che mi aveva lasciato sul petto quella mattina "perché sai di sale e aceto, e io adoro mangiare le cose condite con sale e aceto, soprattutto adoro morderle o leccarle" e ritardai a rispondere.
"Sì... ci sono..."
Niall mi conosceva, e sapeva che tra me e Louis c'era qualcosa di intimo, solo che non me lo chiedeva, si limitava a rispettarmi.
Ed era molto meglio così. In fondo bastava che fossi felice, no?
Mi sentivo come Eva Kant, ed Eva Kant non abbandona mai il suo Diabolik, nemmeno quando lo crede morto, nemmeno quando perde la memoria o riceve pallottole o pugnalate. Nemmeno quando un altro uomo si insinua tra loro.
Io ero Eva Kant, Louis era il mio Diabolik, e il nostro amore dura ancora oggi, dopo venticinque anni, in questo meraviglioso arcipelago sperduto, dove ci godiamo i nostri soldi.
Chiamatemi senza personalità, dite pure che sono soggiogato, ma non mi importa un accidente di come ce li siamo guadagnati.



***
Ok, ammetto che questa volta mi sono impegnata poco, e 'sta roba fa schifo, ma volevo pubblicarla lo stesso, quindi siate clementi nel giudicarla.
Buon proseguimento di serata!


  
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