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Autore: Niji Akarui    26/10/2014    3 recensioni
Vivere?
Che cosa vuol dire?
Chi può spigare il significato di questo verbo?
È un termine così complesso che ha mille sfaccettature, il vivere si reincarna nell’amicizia, nell’amore, nel poter constatare attraverso questi sentimenti di essere reale e di appartenere a questo mondo, per quanto deteriorato e corrotto esso sia.
Vivere è camminare su questa terra, che la natura ci ha gentilmente concesso.
Ma se alla nascita la vita stessa ci precludesse la possibilità di esistere?
E se divenissimo col tempo uno spettro di ciò che saremmo potuti essere?
E se finissimo in un mondo fatto di dolore e oscurità?
E se poi trovassimo la luce?
And if we back to life?
Genere: Fluff, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Se qualcuno avesse chiesto a Jiho quale fosse, fra notte e giorno, il miglior momento durante il quale poter lasciare che per le proprie perversioni, che il proprio lato più oscuro uscisse fuori, egli gli avrebbe sicuramente risposto che immediatamente dopo la mezzanotte ogni istante è ottimo per lasciare che la depravazione prenda il sopravvento. L’oscurità maschera, sicuramente, meglio della luce i proprio desideri più arditi, dettati da una radicata lussuria alla base del mondo animale, dal quale l’uomo non può sottrarsi, rendendo così il mercato del tabù il più fruttuoso per l’autodistruzione.

Droga, sesso o alcool, portano ad un assuefazione tale che disintossicarsi è altamente impossibile.

Quindi quale maniera migliore se non distribuire , illegalmente, questo genere di droghe per arricchirsi, naturalmente basando i propri guadagni su quanto, chiunque ne usufruisca, possa resistere prima di essere portato via dall’angelo della morte.

In fin dei conti, quando ci si lascia cadere in questo baratro senza fine e né luce, si sono già smesse le spoglie mortali, indossando come un collier di perle un cappio intorno al collo, che col trascorrere del tempo si fa sempre più stretto, fino a soffocare colui che scioccamente abbia deciso d’indossarlo.

Quanta gente era morta sotto gli occhi o le mani di Zico?

Col tempo e gli avvenimenti che si erano susseguiti durante quei suoi diciotto anni, Jiho aveva perso il conto di tutti gli occhi che lentamente si spegnevano mentre lo guardavano, lucidi e tristi, segno di una muta richiesta d’aiuto o pietà.

Infondo chiunque fosse morto a causa sua, non era poi così importante per il mondo.

Uomini ubriachi che avevano picchiato le prostitute sotto la giurisdizione dei Red Tiger, persone che a causa della depressione non avevano compreso quando dover smettere d’inalare l’ingente quantità di cocaina che veniva loro venduta, spacciatori che avevano cercato di farsi un nome nel territorio in cui operavano loro; insomma gente dalla cui vita o morte non dipendesse il movimento rotatorio del mondo o almeno non quello di Zico.

L’edificio che avevano affittato, dove in tutta tranquillità tagliavano le partite di cocaina o si avvalevano delle qualità seduttorie delle loro prostitute prima di permetter loro di dar via il loro corpo, o dove semplicemente abitavano, era situato nella periferia di Seoul.

L’aria gelida della notte gl’inondo le narici facendolo rabbrividire, ma stoicamente superò la soia del portone d’ingresso, di quello che era il covo dei Red Tiger e osservò con aria annoiata le due ragazzine, ancora minorenni che con abiti succinti si apprestavano a mostrare ,a P.O. membro suo compagno,che amava occuparsi di quest’ambito dei loro commerci, fino a che punto avrebbero potuto far godere un uomo, così da poter attribuire loro un prezzo.

Appena gli furono accanto le osservò fugacemente con la coda dell’occhio, mentre fra i denti stringeva adesso con leggera forza, a causa del disgusto provato nel sapere cosa avrebbero dovuto consumare le due ragazze da li a poco, uno spinello preparatosi antecedentemente con tranquillità.

Se allor quando Hyoseong era ancora viva Zico non amava toccare nessuna donna, adesso che lei era morta il sesso era divenuto per lui un atto carnale che sporadicamente allietava le sue tensioni e grazie ai numerosi orgasmi gli annebbiava la mente, lasciandogli qualche attimo, per lui sin troppo breve, in cui dimenticare la morte di colei che più di tutte avrebbe mai potuto amare.

Si mise al volante della sua Mustang nera, decappottabile e accese il motore.

Le trafficate vie di Seoul per lui erano un tormento, poiché era costretto a passare troppo tempo senza poter fare nulla a quindi la sua mente iniziava a vagare, a ricordare, a scavare crudelmente e senza contegno nel suo passato rimembrandogli quanto avesse amato Hyoseong.

Accese la radio, infastidito dalla possibilità che quei pensieri si concretizzassero nella sua mente.

Quella notte sarebbe stato per lui uno di quei rari momenti in cui, stanco di ciò che il mondo in continuazione gli offriva,  avrebbe dato ascolto al lato più animale del suo io e consumato quell’occasionale amplesso di cui irrefrenabilmente il suo corpo ne avvertiva il bisogno.

Parcheggiò momentaneamente innanzi al fioraio dal quale in quelle notti andava sempre e si fece dare una parte del suo pagamento per Rose, poi rimise in moto.

Rose era una giovane donna di vent’anni, esperta nelle lascive tecniche amatorie, dalle lunghe gambe, il ventre piatto, le mani affusolate, un seno non troppo abbondante e due labbra rosse proprio come il colore del fiore da cui aveva preso il suo nome d’arte.

Zico scese dall’auto e si addentrò nell’condominio in cui Rose abitava,  percorse quelle due rampe di scale con lentezza, lasciando che l’eco dei suoi passi rimbalzasse contro le pareti di tutto l’edificio.

Finalmente giunse al secondo piano, suonò il campanello, e ad aprirgli fu una ragazzina dai corti capelli di un biondo ossigenato, che indossava una semplice vestaglia trasparente, che poco lasciava all’immaginazione e poco poteva mostrare a causa dell’immaturità di quel corpo ancora acerbo.

Laila, si faceva chiamare, timorosa evitò d’incontrare lo sguardo del nuovo arrivato, poi lo accompagnò per il corridoio ormai impresso nella memoria di Zico, fino a farlo fermare innanzi alla porta al cui interno si celava l’unica donna che avesse il permesso di toccare il suo corpo.

Diede il sacchetto pieno di petali di rose rosse alla ragazzina, che si addentrò nella camera e ne uscì poco dopo lasciando la porta leggermente aperta – è pronta- disse con un filo di voce, Jiho così posò la mano sul pomello della porta e si addentrò nella camera, chiudendosi la porta alle spalle.

-Jiho…- disse con voce suadente Rose come da copione –sei finalmente tornato da me amore mio- continuò con la sua recita come sapeva di dover fare ormai da qualche mese a questa parte, indossava per quell’occasione un semplice reggiseno color azzurro abbellito da qualche pizzo e un paio di strass e dei semplici slip coordinati, sul grande letto a baldacchino alle sue spalle i petali di rosa che Zico le aveva potato erano stati già disposti sulle coperte, tutto all’interno di quella camera era di colore rosso, analogo a quello delle rose.

Zico lasciò cadere a terra il lungo cappotto che indossava e si sfilò la maglietta, poi a torso nudo abbracciò la giovane prostituta e caddero l’uno sopra all’altro sull’enorme letto, le accarezzò il corpo come se fosse di cristallo, mentre i numerosi petali di rosa tornavano a posarsi sul giaciglio e le sue labbra ormai erano unite a quelle della ragazza.

Presto il desiderio in Zico si fece incontenibile, le carezze non avrebbero saziato il suo vorace desiderio, le tolse il reggiseno e gli slip mentre lei si prodigò per spogliarlo e nudi si ritrovarono l’uno accanto all’altra – ti amo Jiho- sussurrò Rose accanto all’orecchio di Zico mentre con sensualità divaricava le gambe in modo da poter accogliere il membro eretto dell’altro al suo interno, e consumare quell’amplesso che altro non era se una recita eseguita da una sapiente prostituta e un pazzo.

-Anche io ti amo Hyoseong- rispose allontanandosi dall’incavo del collo della ragazza e guardandola con quei suoi occhi che nascondevano una perversione tale da non poter appartenere nemmeno ad un demone.

Perché c’è da sapere a proposito di Rose, che il suo viso ed il suo corpo erano la copia quasi perfetta di quello di Hyoseong, la copia che Zico s’illudeva di poter amare, la copia che non si opponeva all’atto d’amore che gli offriva, la copia della Hyoseong che avrebbe volute poter avere.

Il profumo di rose ridestò Jiho dal sonno, si risvegliò con accanto la sua amante, così senza svegliarla scese dal letto e si rivestì, notò con piacere che mancava ancora un’ora all’alba, così lasciò il denaro che le doveva sul comodino accanto al letto a baldacchino, le cui leggere tende permettevano di carpire solo i contorni del corpo della prostituta che tranquilla dormiva, esausta dopo una notte di piacere.

Uscì dall’appartamento e risalì in auto, mettendola in moto e dirigendosi al cimitero di Seoul.

Una volta giunto mancava poco all’alba per cui fu costretto a scavalcare velocemente la recinzione dietro la quale si celava il suo luogo di preghiera e a correre attraverso quell’immenso campo verde più veloce che poté.

L’erba era gentilmente bagnata dalla fresca rugiada mattutina,ma quello fu un dettaglio che al ragazzo non interessava, mentre portava avanti quella corsa non si fermò a leggere i nomi sulle grigie lapidi che si susseguivano sotto i suoi occhi, poiché nella sua memoria, quel nefasto tragitto, era come tatutato.

Appena fu giunto sulla sua tomba fermò la corsa, e fissò quella lastra di pietra, ancora incredulo che lei se ne fosse andata, si lasciò cadere a terra sulle ginocchia e pianse gettando fuori tutto il dolore che aveva in corpo.

Pianse come un bambino a cui avevano detto di no, pianse come un marito che ha perso la moglie, pianse come un ragazzo che inconsapevolmente aveva ucciso la ragazza che amava, perché lui sapeva che Hyoseong si era suicidata a causa sua, eppure non poteva comprenderne il motivo , perché per lui quella era sta la miglior notte della sua vita, la notte in cui le aveva dimostrato tutto il suo amore, il momento in cui erano stati una cosa sola.

Si accasciò accanto alla tomba e ancora in preda alle lacrime prese dalla tasca destra del suo cappotto un laccio di gomma che andò ad annodare attorno al suo braccio, poi dall’altra tasca uscì una siringa piena di ecstasy che senza indugio si iniettò nelle vene, ci volle poco perché la droga prendesse il sopravvento, perche tornasse a vivere quei felici momenti della sua infanzia trascorsa con Hyoseong, ci volle poco perché si ritrovò per l’ennesima volta fra la vita e la morte con in cuore il desiderio di scomparire e in mente l’istinto di sopravvivenza che ancora non gli aveva concesso la pace eterna da quel tormento.

In realtà Jiho detestava la droga, ma essa col tempo era divenuta l’unico mezzo con il quale potesse distaccarsi da una realtà che non gli piace, per viverne una falsa creata dalle felici concezioni che la sua mente avesse registrato come tali, perché è questo drogarsi, che lo si faccia con qualunque mezzo, drogarsi significa scappare dalla realtà.

Stava per perdere i sensi, quando innanzi a lui si parò una figura oscura –Zico, leader dei Red Tiger?- il ragazzo annuì, senza porsi nemmeno l’interrogativo di chi fosse la persona con cui stesse parlando, probabilmente, pensò, era un’allucinazione.

-Noi abbiamo dei nemici in comune Zico, anche se tu magari non lo sai- la voce che pervenne alle orecchie del ragazzo era così distorta che non riuscì a distinguere il sesso del suo interlocutore –io ho la necessità di riprendermi ciò che mio ma per far questo ho bisogno di te Zico, ho bisogno delle tue conoscenze, della tua esperienza come sicario e soprattutto ho bisogno del tuo odio nei confronti di tutto ciò che ama e rappresenta Bang Yongguk-.

Concluse la sua frase e nello stesso istante il primo raggio del sole illuminò la tomba di Hyoseong, risvegliando nel trasandato Zico quel sentimento distruttivo al quale la persona, che in quel momento pareva essere scomparsa, si era riferito.

Tentò di rimettersi in piedi poiché non poteva farsi trovare lì da nessuno e notò una busta per lettere bianca a terrsa proprio accanto ai suoi piedi, la raccolse e ancora barcollante per effetto della droga si diresse verso il punto dal quale era entrato, scavalcò la recinzione nuovamente, ma adesso fu per lui una delle più grandi fatiche mai affrontate prima , giunse alla macchina, si sedette sui sedili posteriori ove i vetri erano offuscati e si portò all’orecchio il cellulare, dal quale era già partita la chiamata a quel ragazzo che si era sempre preso cura di lui –Kyung?- biascicò –solito posto?- rispose l’altro –si… credo che abbiamo un nuovo incarico…- l’altro parve ignorare la notizia –sto arrivando-.

 

 

NOTA DELL’AUTRICE:

Allora vi risparmio le scuse per il ritardo, tanto ormai ci ho rinunciato, la mia ispirazione è incostante e con tutti gl’impegni scolastici che ho sono costretta a ritardare sempre di molto le pubblicazioni, comunque direi di passare al capitolo adesso.

Chi sarà questa figura misteriosa che pare avere gli stessi nemici di Zico, cosa sta per accadere a Yongguk e a tutti gli altri? Beh non potete fare altro che continuare a seguirmi come fate sempre, ah colgo il momento per ringraziarvi dato che  questa mia storia ha già raggiunto le trecento visualizzazioni e questo per me è davvero grandioso, in oltre noto che altre ragazze hanno inserito la storia fra le seguite o le preferite ed anche questo mi rallegra molto. GRZIE A TUTTE!!! Naturalmente devo ringraziare le ragazze che continuano a recensire ogni capitolo, quindi un grazie anche a voi!!! E come al solito attendete il prossimo capitolo di Back to Life!!! 

  
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