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Autore: DarkRose86    19/10/2008    7 recensioni
C'era una volta un bambino che non era felice, non lo era mai stato...
quel bimbo aveva deciso che sarebbe cresciuto affidandosi unicamente alle proprie forze,
per cercare da solo la strada per la felicità, sua meta, suo più grande desiderio.
Un giorno, scelse di fuggire dalla vita che lo opprimeva, ed incontrò qualcuno che gli somigliava, qualcuno oppresso e infelice come lui;
fra di loro inizialmente non correva buon sangue, eppure in seguito divennero amici.
Si volevano un bene dell'anima, ma purtroppo, dopo qualche tempo, arrivò il momento di lasciarsi.
Ma forse, non era per sempre.
Il ragazzo più giovane regalò un rosso nastro all'amico rivolgendogli queste parole:
" Questo nastro non gettarlo mai, lui diverrà tuo compagno;
questo nastro ti guiderà, e ti porterà sempre da me, ovunque io sarò. "

{ Fanfiction scritta per il concorso indetto da MellosBarOfChocolate & Sleepless }
{ Alternative Universe }
.Matt X Mello.
Genere: Romantico, Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Matt, Mello, Near
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Bene, questa sera avevo voglia di pubblicare il terzo e ultimo capitolo di questa storia, la parte in cui tutto finalmente verrà svelato.
Colgo l'occasione per ringraziare: AintAfraidToDie, Elly_Mello, MellosBarOfChocolate, LittleBeaver91, Soleya, _pEaCh_, & Mello Sexy doll, che hanno commentato gli scorsi due capitoli, e un grazie anche a tutti coloro che hanno aggiunto la storia ai preferiti, e a chi ha solo letto senza commentare. ^.^ Come farei, senza di voi? Spero che apprezzerete anche questa terza parte... buona lettura!



Chapter III - Fable


Con quel sottile nastro legato al polso corse per chilometri e chilometri, fermandosi ogni tanto per riprendere fiato; era come se dentro di lui una forza sconosciuta stesse crescendo, a mano a mano, sfociando in energia. Avrebbe fatto di tutto per ritrovarlo, a qualsiasi costo. Finalmente aveva trovato qualcuno da amare e che lo ricambiava con la stessa intensità, e non poteva permettersi di perderlo; l'aveva promesso a sè stesso e ai suoi cari. Avrebbe inseguito la felicità, quella scintilla che aveva visto negli occhi di Mihael.
" Dio... o chiunque in questo momento mi stia guardando... uccidimi, se dovessi anche solo lontanamente pensare di arrendermi. "
Ma non sapeva dove andare, che fare; si limitava a correre senza una precisa destinazione. Infine giunse in un folto bosco nel quale si addentrò, senza paura alcuna; non sapeva esattamente il perchè, ma sentiva che erano all'interno di quella foresta, le risposte alle domande che affollavano la sua mente.

" Da qualche parte ti troverò,
continuerò a cercare,
fino al giorno della mia morte.
Ho solo bisogno di sapere:
cosa mai è successo?
La verità libererà la mia anima. "

" Mihael, chi sei in realtà? Ora che ci penso, non hai mai parlato molto di te stesso... che segreti nascondi? Perchè sei scomparso così all'improvviso? " pensò, posando le labbra sul nastro da lui regalatogli, chiudendo gli occhi. Si fermò per un pò, poggiando la schiena contro un enorme albero, e si assopì. Sognò l'ultima notte passata assieme a Mihael, vide quel nastro rosso roteare davanti ai suoi occhi, per poi fermarsi, quasi ad indicargli la via. " ...questo nastro ti guiderà, e ti porterà sempre da me, ovunque io sarò. " Era vero? L'avrebbe seriamente portato da lui? Non aveva mai creduto a quel genere di storie, Mail, neppure quand'era piccolo. E proprio per questo non voleva che sua madre gli raccontasse le favole per farlo addormentare; a lui bastava quella canzone. Come poteva pensare di trovarsi all'interno di una di quelle storie che tanto odiava? Ma non riusciva a non credere alle parole di Mihael; quella creatura non poteva mentire.
D'improvviso udì un rumore e si svegliò di soprassalto.
< Chi... chi è la? > chiese, guardandosi nervosamente intorno. Notò una piccola figura che spuntava da dietro un cespuglio, gli occhi fissi su di lui.
< Chi sei...? >
La persona gli si avvicinò; era una bambina di circa dieci anni, ad occhio e croce, bionda, con i capelli lunghi e folti, e gli occhi azzurrissimi. Somigliava a Mihael. Da morire.
< Ciao. > sorrise lei, eludendo la domanda del ragazzo, < Vieni con me. > gli porse poi la piccola mano, e Mail la guardò per qualche secondo, indeciso sul da farsi.
< Dai, vieni, non avere paura. > lo invitò, insistendo, e Mail non potè far altro che seguirla.
Camminarono un bel pò, ma la folta vegetazione non accennava a diradarsi, tanto che pareva che quella foresta non avesse fine; la bimba camminava davanti a lui a passo svelto, la gonna svolazzante con un motivo a fiorellini rossi. Si guardò il polso, e pensò che quel colore, in un certo senso, era determinante per lui; era stato presente in ogni più significativo momento della sua vita.
< Siamo quasi arrivati. > esclamò la ragazzina, indicando un punto nel bosco, una piccola radura.
< Dove siamo? > chiese Mail, osservando il laghetto la cui limpida acqua lo stava invitando a tuffarsi o, quantomeno, a berne un bel sorso. Si avvicinò alla riva, raccogliendone un pò fra le mani, portandosela alla bocca; ma un sapore strano s'impossessò del suo palato, costringendolo a sputare. Era ferroso, un pò dolciastro. Riguardò l'acqua, che nel frattempo si era colorata di rosso. Sangue. Mail sputò ancora, disgustato e spaventato.
< Ma che diavolo... si può sapere che scherzo è mai questo? > sbottò il giovane, guardando ferocemente la bimba, < Mi prendi in giro, per caso? >
E rimase di sasso; sul volto della piccola vi era disegnato un ghigno... innaturale. Malefico e terribilmente inquietante.
< Quello che cerchi... è in fondo al laghetto. > ghignò, e Mail spalancò gli occhi. Cosa? Quello che cercava... intendeva forse dire che Mihael...
< Che vuoi dire? Parla! > ringhiò, e lei in tutta risposta continuò a ridere.
< Vai a controllare, no? >
Il rossino rabbrividì; cosa doveva fare? L'immagine del corpo di Mihael senza vita sul fondo di quel laghetto apparve davanti ai suoi occhi.
" No... non può essere... ditemi che è solo un brutto sogno! Che adesso mi sveglierò e lui sarà fra le mie braccia! Vi prego... " pensò terrorizzato Mail.
Che poteva fare, comunque, in quella situazione? Ci pensò un attimo, poi decise, seppur impaurito e un pò schifato, di buttarsi, sperando con tutto il cuore di non trovare sul serio il cadavere del suo amato. E in effetti, non lo vide. Ma notò qualcosa che luccicava, su quel fondale; lo raggiunse, rendendosi conto che si trattava di un... libro? Si accorse che era chiuso con una sorta di lucchetto, ecco cos'era che aveva attirato la sua attenzione. Riemerse velocemente, mostrando il volume alla bambina.
< Parlavi di questo? Io non stavo cercando un libro, sappilo! >
< Questo è quello che credi tu... Mail. >
< Cosa...? Come sai il mio nome? >
< Adesso apri il libro... invece di fare domande. > lo invitò.
Mail guardo attentamente la copertina. Rossa. Ovvio. Ma non c'era alcuna scritta sopra.
< Dì un pò, come faccio ad aprirlo? C'è un lucchetto! > protestò il ragazzo.
< Tu puoi aprirlo... solo tu puoi aprirlo... >
Mail non capiva. Che diavolo voleva dire? Come poteva sperare di aprirlo, senza la chiave? Poi, gli tornarono alla mente le parole di Mihael; seppur titubante, si tolse un attimo il nastro dal polso e ne infilò un'estremità all'interno del piccolo foro. E magicamente, si aprì.
" Ma che diavolo... " non riusciva a crederci. Possibile che la magia... esistesse sul serio?
Lo sfogliò; era colmo di illustrazioni che raffiguravano un ragazzo biondo ed uno dai capelli rossi, dapprima lontani, poi vicini, e successivamente di nuovo lontani. Tutto lasciava supporre che quel libro parlasse di loro.
< Leggilo... > lo invitò la bambina, la cui voce era tornata infantile come all'inizio.

{ Il ragazzo corse per strade sconosciute, senza mai fermarsi, senza chiedere aiuto alcuno; giunse d'improvviso in una foresta, di cui non conosceva l'esistenza. Sempre guidato da quel nastro che gli venne regalato, fece un incontro inaspettato. Lei gli disse che avrebbe dovuto cercare dentro il lago dall'acqua cremisi. }

< Ehi, ma... questa... >
Non capiva, Mail. Perchè all'interno di quel libro, che era palesemente il seguito di quello che tanto amava, vi era narrata la sua storia? Ma, se realmente era così... poteva leggere il proprio futuro. Voltò pagina.

{ Ragazzo ragazzo, non lasciar per terra il nastro. Esso ti servirà, tienilo caro. }

Raccolse immediatamente il regalo di Mihael da terra, legandoselo nuovamente al polso, per poi proseguire nella lettura.

{ Guardò dritto davanti a sè, correndo ad aprire la porta. }

Quale porta? Si trovavano in una foresta, di che diamine stava parlando quel testo?
< E' uno scherzo, vero? Un fottutissimo scherzo! > disse, rivolgendosi ancora alla bimba.
< Fà quel che dice. > ordinò lei.
Non molto convinto, Mail proseguì a camminare per diversi metri, quand'effettivamente notò che c'era qualcosa dinanzi a lui; qualcosa di enorme. La foresta era tutto d'un tratto scomparsa, e davanti ai suoi occhi sorgeva un enorme muro, quasi una fortezza. E al centro, lì che l'attendeva, una grande porta rossa. Intorno a lui, nel frattempo, si stava facendo notte.

" Perduto nell’oscurità,
tentato di cercare la tua strada verso casa,
voglio abbracciarti
e non lasciarti andare mai. "

< Oh mio Dio... >
< Avanti, aprila. >
Lo fece. Non aveva altra scelta. Doveva far luce su quell'assurda faccenda, in tutti i modi. Con uno scricchiolìo si aprì, liberando un'accecante luce; Mail si coprì gli occhi con un braccio per qualche attimo, prima di abituarsi. Quel che vide, somigliava in tutto e per tutto ad un'ambientazione da favola. Ampi campi verdi, cielo azzurro come quegli occhi, e più in là, alla fine di un sentiero, un grandissimo castello.
< Dev'essere un sogno... dev'esserlo per forza. Tutto questo non è possibile! > esclamò, riaprendo il libro.

{ Lui non aveva mai creduto nelle favole. Dovette ricredersi. Di fronte a lui la sua dimora. Raggiungerla non costava nulla. Ma poteva realmente servire? }

Che significava " Poteva realmente servire " ? La sua dimora... dunque, Mihael si trovava lì? Corse per quel sentiero lasciandosi alle spalle la bambina, che lo osservava interessata e divertita.
" Mihael, Mihael... " si ripeteva Mail dentro di sè. Se era lì dentro, l'avrebbe finalmente potuto riabbracciare; e allora, lui gli avrebbe spiegato perchè se n'era andato, e che cosa stava accadendo. Giunto davanti alla porta, prima di provare ad aprirla, decise di dare un'altra occhiata al volume che stringeva tra le mani.

{ Entrò, il ragazzo, ma non trovò colui che bramava. }

Cosa? Non avrebbe trovato Mihael?
" Oh, al diavolo! "
Entrò, la porta si aprì subito, senza nemmeno esserci il bisogno di forzarla. Si ritrovò in un'enorme sala, contraddistinta da splendidi lampadari certamente di cristallo, e affascinanti dipinti sul muro e sul soffito.
< C'è qualcuno? > chiese, ma fu il suo eco a rispondere.
< Ehiiiiiiiiii! >

{ Salì le scale, oscuro presagio, luce alla fine del tunnel, dolore straziante. }

< Eh? Che cavolo significa questa frase? > si domandò ad alta voce, osservando le scale che in effetti c'erano, in fondo al grande salone. Iniziò a salire, lentamente, guardando avanti: una luce abbagliante lo accecò, rischiando di farlo cadere all'indietro. Riuscì a restare in piedi, sospirando di sollievo; se fosse caduto sul serio, avrebbe potuto rompersi l'osso del collo. Continuò a percorrere quella scala che pareva infinita, fin quando non percepì nell'aria un odore familiare: cioccolato. Mihael doveva essere lì vicino. Le sue labbra sapevano di cioccolato, perchè non faceva che mangiarne, da mattina a sera. E Mail adorava quando lo faceva, non sapeva spiegare esattamente il perchè, ma la trovava un'immagine dannatamente affascinante.
< Mihael! Mihael! > chiamò, cercando di resistere a quella luce che continuava a torturare i suoi occhi. Troppo.

" Quasi come se fossi in paradiso ,
così che nessuno possa ferire la tua anima
che vive in agonia,
solo perché non sapevo
dove fossi. "

Improvvisamente, avvertì un dolore lancinante. Si accasciò a terra, rendendosi conto che gli scalini erano terminati, coprendosi gli occhi con le mani. Bruciavano, da impazzire.

{ Non avrebbe più goduto del suo sorriso, il ragazzo; ma gli era concesso di vedere un'ultima cosa, prima che si facesse buio. Per sempre. }

< Benvenuto, Mail Jeevas... >
La voce risuonò nella stanza.
< Eh...? Chi... chi sei? > chiese il rossino, aprendo a fatica gli occhi.
< Mail! > esclamò un'altra persona. Conosceva quel timbro di voce...
< Mihael...? Mihael! Ti ho trovato! > esclamò sorridendo, notando però, nonostante la vista annebbiata, una figura accanto a lui. Si avvicinò, per cercare di distinguerla. E soffocò un grido con la mano; Mihael, il suo Mihael, era legato mani e piedi ad una sedia, il suo volto era quasi per la metà coperto di ustioni, e dai suoi occhi blu sgorgavano lacrime, senza sosta.
< Oddio... che ti hanno fatto? Mihael! >
< Mail, io... perdonami... > disse lui, singhiozzando.
Perchè gli stava chiedendo scusa?
< Che scena toccante... > commentò l'altra voce; Mail si voltò verso quella figura, accorgendosi che non era affatto una sconosciuto. Spalancò gli occhi per la sorpresa, trovandosi di fronte...
< Nate... River... ? >
Il ragazzo, vestito completamente di bianco, giocherellò un pò coi suoi capelli, per poi ritornare a guardarlo.
< Vedo che ti ricordi di me. >
Come poteva dimenticarsi di un elemento come lui? La persona con cui avrebbe dovuto cercare di fare amicizia, ma che non aveva mai considerato. Quello strano ragazzo di poche parole continuamente perso nei suoi pensieri e negli assurdi giochi che lo appassionavano.
< Cos'hai fatto a Mihael? Lascialo subito andare! > ringhiò Mail, afferrandolo per il bavero della camicia.
< Che irruenza... guarda che non è colpa mia se è successo tutto questo... >
< Ah no? E di chi è allora? Fottuto bastardo, me l'hai portato via e l'hai ferito, non ti perdonerò mai! Mai e poi mai! >
< E' tua, Mail, solo tua. >
< Che? Mia? > chiese il ragazzo dai capelli rossi, non capendo di che cosa stesse parlando. Quel tipo gli aveva sempre dato sui nervi, e in quel momento l'avrebbe volentieri ucciso.
< Leggi qua. > lo invitò Nate, indicandogli l'ultima pagina del libro.

{ Idealizzare era la sua specialità. Così, quel che aveva visto e fatto gli si ritorse contro. Ad ignorarlo aveva sbagliato. Era stato inevitabilmente condannato. }

< Che significa questo? Eh? Parla! >

" Idealizzare era la sua specialità... "

< Mihael non è l'essere angelico che hai sempre pensato. Il nastro che ti ha regalato rappresenta i peccati che ha commesso nel corso della sua esistenza, e quello in cui si è gettato assieme a te. Il rosso, colore della passione, della lussuria, del sangue, del peccato appunto. >
< Amare è dunque peccato? >
< Amare un demonio è peccato. >

" Quel che aveva visto e fatto gli si ritorse contro... "

< Non dovevi fidarti di lui. Ti ha portato alla distruzione, a perdere te stesso. Se io adesso ti chiedessi chi sei, sapresti rispondermi? >
< Non m'importa sapere chi sono. Mi basta stare con lui, e non avrò bisogno di nient'altro. >

" Ad ignorarlo aveva sbagliato... "

< Tutti... tutti mi hanno sempre respinto... tu... e anche lui... >
< Lui? >
Cosa c'entrava Mihael con Nate?
< Già, anche lui... non avrebbe dovuto ignorare i miei sguardi, quando venni a sapere che i miei genitori avevano ucciso i suoi. Volevo confortarlo... ma mi ha respinto. >
< Cosa...? >
< E tu hai fatto lo stesso, eppure i tuoi desideravano che tu diventassi mio amico, non ricordi? >

" Era stato inevitabilmente condannato... "

< E la sai un'altra cosa? Hai sbagliato a non credere mai nelle favole, Mail. E inoltre, ricordalo sempre... non tutte le fiabe hanno un lieto fine! >
Mail si sentì mancare. Cadde a terra sotto lo sguardo atterrito di Mihael, che tentava di divincolarsi.
< Mail! Mail! >

~

Si svegliò, cercando di mettere a fuoco l'immagine, per capire dove si trovasse. Ma non vi riuscì.
< Che diavolo... >
A giudicare dalla morbidezza che sentiva sotto la testa, doveva trattarsi di un letto, quello su cui giaceva.
< Mihael... ? >
Lo cercò allungando le braccia. Non vedeva nulla, dannazione. D'improvviso si accorse che non riusciva a muovere bene il braccio sinistro, così si tocco il polso, che pareva legato a qualcosa; il nastro, quello che Mihael gli aveva donato. Ma c'era qualcosa di strano.
< Mail... > un sussurro.
< Mihael? Sei qui? >
Il rosso nastro teneva i loro polsi uniti.
< Sì, ci sono, Mail... ci sono... Dio mio, è tutta colpa mia se è successo tutto questo... >
< Mihael... non riesco a vederti... >
< Lo so... > disse il biondo, lasciando cadere una lacrima sul cuscino.
< Sono... diventato cieco...? > chiese con voce tremante l'altro, cercando col mano destra il volto di Mihael, accarezzandogli la guancia ancora morbida come un temp. L'altra, Dio, sarebbe stato meglio se non l'avesse toccata.
< Credimi, Mail, è meglio che tu non mi veda, adesso. > così dicendo si voltò verso lo specchio, trattenendo un'imprecazione.

" Un peccatore non può possedere il volto di un angelo. "

< Io voglio poterti vedere, Mihael... voglio specchiarmi nei tuoi occhi ancora una volta. >
< Non sarà possibile, non più... > mormorò il biondo, baciandogli la mano dolcemente, < ...ma da ora in poi, te lo prometto, staremo sempre assieme. Vieni con me... >
Mihael si alzò, aiutando Mail a fare lo stesso, e lo accompagnò fuori dal castello, sotto lo sguardo attento di Nate; i due, indissolubilmente legati da quel peccato, si diressero verso la foresta.
< Dove stiamo andando? > chiese il rosso, stringendo forte la mano dell'amato.
< Dove nessuno più ci disturberà... fidati di me. >
< Sempre, Mihael, sempre. >

{ Quel ragazzo, un tempo, aveva conosciuto una persona, ma l'aveva sempre ignorata; quella persona aveva bisogno d'amore, come tutti gli esseri viventi, ma nessuno era disposto a donarglielo, neanche sua madre e suo padre, troppo intenti ad ampliare il loro patrimonio, ad uccidere i più deboli per futili motivi. E anche colui che sperava sarebbe diventato suo amico, l'aveva tradito per un peccatore, che lo trascinò con lui nel profondo baratro della distruzione. Quel peccatore gli regalò un nastro rosso, simbolo delle colpe commesse da entrambi; il ragazzo biondo, dopo che i suoi genitori furono uccisi, aveva sfogato su chi gli stava intorno la sua ira. Aveva rubato, seminato sofferenza... dietro il suo angelico volto, si nascondeva un piccolo demonio. La vendetta non porta mai a nulla, ma lui non l'aveva voluto capire. E così porto con sè anche quel ragazzo con buoni propositi, che invece della felicità, trovò un'effimera soddisfazione che si trasformò ben presto in una cupa disperazione. Eppure, colui che d'amore necessitava, rimase per sempre solo, tanto che anche lui divenne schiavo del desiderio di vendetta. I suoi abiti candidi, ancora bianchi agli occhi degli altri, si macchiarono di rosso. Quei due peccatori avevano scoperto il più nobile sentimento, si erano scambiati una silenziosa promessa. Perchè? Da vittima, lui era divenuto antagonista. Desiderava sorrisi, ma conobbe l'odio. Dietro la sua maschera tramava silenzioso. E scrisse una storia da lasciare ai posteri. Aveva venduto la sua giovane anima al Diavolo, che gli promise di poter trovare la gioia attraverso la sofferenza degli altri. Ma quella macabra soddisfazione non era ciò che cercava. I poteri che gli erano stati donati erano a dir poco spaventosi. Il potere di trascinare degli esseri umani in un incubo senza fine, da lui appositamente creato. Quel finale che non doveva esistere, però, lo disegno per loro. Per coloro che, nonostante le colpe commesse, brillavano intensamente, come due splendide stelle. }

< Mihael... sento caldo... tanto caldo... >
< Lo so Mail... non ci pensare... pensa a noi, solamente a noi... >
Lo abbracciò forte, mentre il fuoco ardeva attorno a loro.
Rosso, ovunque.
Il nastro venne bruciato, eppure continuava ad unirli.
Il dolore si fece strada nei loro giovani corpi, ma non si udì grido alcuno.
Stretti l'uno all'altro, sapevano che presto sarebbe tutto finito.

< Nate... loro stanno soffrendo? > chiese la bambina bionda, stringendo la mano del ragazzo.
< No, piccola. Se tu fossi lì vicino, ti accorgeresti che stanno sorridendo. >
< Come è possibile? >
< E' la forza dell'amore. >
< Eh? >
< Ma tu non puoi ancora capire. Andiamo. >
< Il mio fratellino sarà felice d'ora in poi? >
< Sì, tesoro... Mihael sarà felice. >
" Perchè tornerà nel suo luogo natìo. " pensò Nate, alzando gli occhi al cielo, mentre la foresta bruciava.
Stringeva fra le mani una lettera, che recitava queste parole:

" Avrei voluto starvi più vicino, ma non mi è stato possibile. Nonostante ciò, Nate, ricorda sempre che vi ho adorato incondizionatamente, tutti e tre. Prenditi cura di Mail e Mihael, anche da parte mia. Con affetto ~ Lawliet "

Conservava quel piccolo testo da quando aveva solamente tre anni; evidentemente, Mail e Mihael avevano dimenticato quel giorno in cui si erano incontrati, un pomeriggio d'estate, e il giovane Lawliet, fedele servo della famiglia River, si era preso cura di loro. O forse no, chi lo sa. In ogni caso, loro sarebbero stati i primi a poterlo reincontrare.

Quale immensa fortuna...

~

< Mihael! Ehi, Mihael! >
< Uffi, che c'è? Possibile che non stai mai zitto? >
< Mihael... riesco a vederti. >

{ I due giunsero assieme in un luogo indefinito, ma che aveva un non so che di familiare. E, sì, colui che cieco era diventato, poteva nuovamente vedere. E il ragazzo che aveva osservato i loro corpi bruciare pregò perchè fossero finalmente felici. Insieme. }

< Siamo in Paradiso, Mihael? >
< Può darsi... chissà. >
< Mmmh... >
< Che hai da mugugnare? >
< Credi che i miei genitori saranno fieri di me? >
< E chi lo sa? Dopotutto, non so quanto possano essere felici del fatto che sei andato a letto con un ragazzo! >
< Ti amo, Mihael. >
< Ti amo anche io, stupido. >

{ Non tutte le fiabe hanno un lieto fine.
Ricordatelo sempre.
Eppure, anche nei momenti più bui, se osservate bene, un barlume di speranza lo troverete sempre.
Alzate gli occhi al cielo.
Un rosso nastro svolazza sopra le vostre teste.
Non è un'illusione.
E' ciò che vi tiene uniti.

E' la passione che vi sconvolge.
E' il più dolce dei peccati.
La più splendida delle tentazioni.
E' l'amore. }



_The End_
  
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