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Autore: Nuel    27/10/2014    8 recensioni
Narcissa Malfoy ha salvato la vita di Harry Potter, quel giorno, nella foresta, mentendo a Voldemort.
Harry ricambia il suo coraggio sostenendola durante il processo ai Mangiamorte, ma non si limita a questo...
♣ Questa fanfiction si è classificata prima al contest "Finiscimi!" indetto da Matilde di Shabran sul forum di EFP.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Harry Potter, Narcissa Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Il senso del Narciso 


 

Il suono delle sue scarpe che si muovevano sul pavimento di marmo rimbombava nell'ampio ed elegante corridoio.
Il messaggio arrivatole la sera prima via gufo era chiaro “Incontriamoci domani alle 17 nella Londra Babbana. Hotel Paris, stanza 936, nono piano. Ti* aspetterò lì”.
Poche righe concise e perentorie.
Nella sua testa immaginava che fosse stata la sua voce a pronunciarle. Le pareva quasi di udirne il suono come se non provenisse dalla sua immaginazione, ma da una persona che si trovava a pochi passi da lei.
Appena scesa dall'ascensore si era diretta a passo svelto verso la stanza numero 936.
Per fortuna non aveva incrociato nessuno. Non che temesse di essere riconosciuta, nel mondo babbano non era nessuno, ma in quel momento preferiva essere sola.
Giunta davanti alla porta che recava su una targhetta perfettamente lucidata le cifre 936, si fermò.
Osservò ogni dettaglio attorno a lei con attenzione. Quello che vedeva era un albergo babbano normalissimo, uguale a tanti altri. Era elegante, ma non sfarzoso. Tutto sembrava immacolato ed ordinato, quasi al limite dell'asettico. Dal falso. Bello, ma senza un'anima.
Il suo sguardo tornò alla porta. Il cuore le batteva forte. Sentiva il suo stomaco contorcersi. Le mani sudare.
Attendere oltre sarebbe stato inutile, quindi alzò la mano. Si mosse a rallentatore, per darsi l'illusione di essere, o almeno di sembrare, calma, ma sentiva i nervi tesi all'inverosimile sotto la sua pelle.
Alla fine bussò. Tre colpi secchi.
Sentì il suono espandersi nel corridoio silenzioso per poi svanire gradualmente.
Dei passi da dentro la stanza.
Un chiave che girava nella toppa.
La maniglia che si abbassava.
Il cuore le batteva all'impazzata.
La porta che lentamente si apriva e lasciava intravvedere man mano sempre più luce dall'interno della stanza fino a spalancarsi completamente.


    Il giovane uomo dall’altra parte della porta le sorrise calorosamente, sollevato di vederla, come se, fino a quel momento, avesse temuto che non sarebbe andata.
    « Signor Potter » lo salutò con tono educato e freddo, troppo freddo.
    « Signora Malfoy... benvenuta » Harry Potter si fece di lato, lasciandola entrare e Narcissa esitò per un istante, osservando l’interno della stanza. 
    Si sentì rincuorata nel vedere il salottino: il giovane Potter aveva avuto la lungimiranza di prenotare una suite e non una camera. 
    L’arredo era moderno, sobrio e di buon gusto: la signora Malfoy entrò impettita, cercando di comunicare una sicurezza che possedeva solo in parte, in quella situazione bizzarra.
    « Posso offrirle qualcosa? » le chiese Potter, gentile come era sempre stato in quei mesi, nonostante lei fosse stata sgarbata, inizialmente e gelida, successivamente. Non aveva mai fatto o detto nulla per incoraggiare quei suoi timidi approcci, ma il processo era stato lungo, la pressione mediatica snervante e lui aveva tenuto suo marito e suo figlio fuori da Azkaban, l’aveva sostenuta, l’aveva incoraggiata. 
    Poi aveva cominciato ad informarsi sulla sua salute. 
    Una mattina, dopo averla vista particolarmente provata, mentre Lucius e Draco erano ancora in custodia nelle celle del Ministero, aveva ricevuto un mazzo di gigli candidi, accompagnato da un biglietto in cui il Salvatore, l’eroe acclamato da tutta la comunità magica, le chiedeva come stesse e la pregava di riguardarsi.
    Ne erano seguiti altri.
    « Posso sapere perché mi ha chiesto di venire... qui, signor Potter? »
    « La prego, mi chiami Harry » le porse un calice con un liquido leggermente rosato che lei accettò diffidente. « Posso chiamarla Narcissa? »
    Con un elegante cenno del capo, Narcissa acconsentì, posando poi le labbra sul bicchiere di vetro sottile, non cristallo, assaggiando la sconosciuta bevanda babbana. Era dolce, leggermente pungente, alcolica, ma non troppo.
    Sul tavolo basso del salottino dalle pareti dal delicato color crema, punteggiate di quadri di artisti ignoti, c’era un vaso con un bouquet di tuberose bianche e profumate, freschissime, che davano l’idea di essere state ordinate appositamente. A ben guardare, anche Harry Potter dava l’idea di essere più a posto del solito: indossava una camicia immacolata, col collo inamidato ed una giacca scura, incredibilmente della sua taglia. 
    Narcissa notò che, in quei mesi, era cresciuto, proprio come suo figlio.  La cosa che la colpì maggiormente, però, fu che doveva essersi pettinato. Il risultato non era dei più soddisfacenti, ma apprezzò l’intenzione. Tutto sommato, Harry Potter somigliava più ad un gattino randagio ripulito che al pulcino arruffato cui si era abituata.
    « Allora? » lo incalzò, posando il bicchiere accanto al vaso, dato che Harry non aveva più spiccicato parola, restando a guardarla, tormentandosi le mani.
    « Mi perdoni, » fu pronto a risponderle « sono un po’ imbarazzato ». Sollevò la mano come per infilarsela tra i capelli, ma dovette ricordare di avervi eccezionalmente passato un pettine in mezzo e si fermò tenendola a mezz’aria, abbassandola poi di fretta, senza sapere dove metterla per non sembrare più stupido di quanto, probabilmente, pensava già di apparire.
    « Ho saputo che il Ministro Shacklebolt l’ha fatta ammettere all’Accademia per Auror » improvvisò, allora, con tono leggero, un po’ intenerita dalla goffaggine di lui, attingendo a quella capacità di conversare anche di niente che tanto era apprezzata nei salotti che aveva, un tempo, frequentato e di cui sentiva un po’ la mancanza. « Immagino di doverle fare i miei complimenti, ma soprattutto di doverla incoraggiare: so che non è un percorso facile ».
    « Ehm. Grazie! » Harry sollevò lo sguardo, sorridendole di nuovo felice ed il rossore si diffuse sul suo viso, costringendolo ad abbassare di nuovo gli occhi. « In effetti, so che saranno tre anni di duro lavoro, ma è la carriera che desidero e sono felice di poterla intraprendere nonostante non abbia sostenuto i M.A.G.O. »
    « So che, invece, la sua fidanzata è tornata a Hogwarts assieme alla sua amica, la signorina Granger ». Narcissa sapeva di essere stata crudele ad accennare alla fidanzata di Harry, eppure era più colpita dall’essere riuscita a nominare la più giovane della cucciolata Weasley e la Sanguesporco senza aver offeso nessuna delle due. 
    Ora Harry si mordeva il labbro inferiore e si tormentava di nuovo le mani. « Sì, ehm, Ginny non è esattamente... il Profeta scrive molte... cose non vere ». 
    « Immagino sia per questo che mi ha chiesto di incontrarci qui e non in qualche luogo più... frequentato ».
    Harry andò a fuoco, il volto si tinse di un rossore bruciante e Narcissa si sforzò di non sorridere. « Sono sempre sotto i riflettori. Ho pensato che lei non avrebbe gradito... » si schermì lui.
    « Mio marito e mio figlio non sanno che sono qui » gli rispose lei, compassata. « La ringrazio per la discrezione ».
    « Narcissa! » Harry alzò di nuovo gli occhi su di lei, così seri da farle dubitare che quello fosse solo un ragazzo e non un uomo. « Le ho chiesto di venire qui e... mi dispiace per il tono perentorio del biglietto, ma sapevo che se le avessi chiesto di incontrarci non sarebbe venuta... »
    « Signor Po... Harry » lo interruppe, ascoltando il suono di quel nome così banale uscirle dalle labbra e osservò l’improvvisa emozione sul viso di lui, nel fraintendere le sue intenzioni. « Pensa bene a quello che vuoi dire, prima di parlare ».
    « Ci ho pensato bene » garantì lui. « Ci ho pensato per tutti questi mesi... sei... sei la donna più bella che io abbia mai conosciuto... »
    Narcissa chiuse gli occhi, sospirando piano. « Ne sono lusingata, Harry, ma, prima che tu vada avanti, vorrei che considerassi di avere la stessa età di mio figlio » provò lei, intimamente felice di quel complimento inatteso e, per questo, ancora più gradito: era consapevole delle rughe comparse sul suo volto dall’inizio della guerra; aveva solo quarantatré anni, ma, a volte, se ne sentiva addosso molti di più.
    « Lo so, » rispose lui, semplicemente « ma non vedo dove sia il problema! »
    « Allora, per favore, considera che amo mio marito ». Questo era più difficile da controbattere, Narcissa lo sapeva ed osservava Harry studiare la trama della moquette su cui posava le scarpe da tennis, da ragazzo.
    « Se possibile, ti rende ancora più bella, ai miei occhi » rispose, dopo qualche istante, Harry. « Con tutto quello che ha fatto tuo marito, la posizione in cui ti ha messa e  i rischi che ha fatto correre a Draco... e tu gli sei rimasta vicina, nonostante tutto... »
    Narcissa vide il suo labbro tremare, mentre stringeva tra loro le mani ed ebbe la tentazione di sfiorargli il braccio, per dargli un po’ di conforto, come avrebbe fatto con Draco, ma si trattenne: quel giovane era già sufficientemente confuso.
    « E continuerò a farlo ». Le si strinse il cuore; il destino sembrava volersi fare beffe di lei, ma doveva dissuadere il giovane Potter, come anni prima aveva dissuaso un altro spasimante. 
    Harry chinò il capo, piegandosi fino a far toccare la fronte con le ginocchia e non resistette più al bisogno di passare le dita tra i capelli, tirandoli e spettinandolo.
    « Sarebbe così inappropriato...? » pigolò alzando il viso a guardare i fiori nel vaso con gli occhi un po’ lucidi, dietro le lenti degli occhiali e le guance di nuovo arrossate di imbarazzo.
    « Lo sarebbe » rispose lei, alzandosi, decidendo che era il momento di porre fine a quell’incontro.
    « Aspetta, Narcissa! Non andare via! Per favore... » Harry la seguì in piedi, protendendo le braccia verso di lei, senza il coraggio di toccarla e Narcissa inclinò il capo di lato, osservandolo con un leggero cipiglio.
    « Non credo che dovremmo continuare questa conversazione » gli disse paziente, recuperando parte del distacco messo da parte poco prima.
    Harry si portò una mano al petto, le dita allargate sul cuore. « Sento ancora il calore della tua mano, » le disse con voce tremula « proprio qui. Quando hai ascoltato il battito del mio cuore e hai detto a Voldemort che ero morto. Mi hai salvato... »
    « L’ho fatto per Draco » rispose lei.
    « Sì, ma hai salvato anche me! » si avvicinò, portandole quella mano al viso, in una carezza incerta e delicata che le fece abbassare lo sguardo. Le dita di Harry erano screpolate e un po’ callose e lasciavano una traccia di calore sulla sua pelle candida. « Non vuoi lasciarmi nemmeno una speranza? » le circondò la vita sottile con il braccio e Narcissa sollevò il volto ad ammonirlo, il cuore che improvvisamente batteva più forte, più giovane, lontano.
    Harry Potter era alto quasi quanto Draco e la sua espressione, in quel momento, era così simile ad un’altra da riportarle alla memoria un altro volto, altri capelli scompigliati ed un unico, fugace incontro, quando le cose avrebbero potuto essere più semplici: era appena sposata e lui... almeno era un Purosangue, ma aveva fatto una scelta allora, aveva scelto Lucius e non ne era pentita. « Potrei essere tua madre » gli ripeté, in un sussurro pregno di significati che Harry non poteva neppure immaginare.
    « Potrò rivederti? » le chiese lui, comprendendo, forse, che non avrebbe potuto trattenerla ancora per molto.
    « È meglio di no, Harry » fece per allontanarsi e lui si chinò verso il suo volto. Narcissa trattenne il fiato e chiuse gli occhi, ma le labbra di Harry si posarono sulla sua guancia, in un bacio casto. 
    « Grazie per avermi salvato » le disse lasciandola e facendo un passo in dietro.
    Narcissa si portò la mano al volto, osservandolo ancora per un attimo, come se volesse imprimersi il suo viso nella memoria, prima di andare via. « Le violacciocche, Harry » gli disse,  sperando che avrebbe capito, ma per un momento lui la guardò smarrito. « Sono i fiori che preferisco ».

 
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Note:
* ho giocato sul fatto che in inglese si usa “you” sia per dare del “tu” che del “lei”, facendo passare il discorso dal formale all’informale mano a mano che il dialogo procede.

Il “linguaggio dei fiori” è diffuso dai tempi antichi, ma fu in Inghilterra, nel periodo vittoriano, che si sviluppò e si diffuse fino a costituire una sorta di linguaggio in codice. 
    I fiori che ho citato sono stati scelti in base al loro significato che, se anche  Harry non conosce, è quasi sicuramente noto a Narcissa, che porta il nome di un fiore, il Narciso, il cui significato è in linea con questa storia: amore non corrisposto. 
- il Giglio bianco è simbolo di purezza e quindi innocenza: Harry lo invia a Narcissa durante il processo da cui Lucius e Draco usciranno scagionati;
    da questo fiore prende il nome la madre di Harry, Lily e i primi fiori che Harry invia a Narcissa sono, in fin dei conti, i fiori di sua madre;
- la Tuberosa rappresenta una richiesta sconveniente, come è sconveniente (ed improbabile) la dichiarazione di Harry a Narcissa;
- la Violacciocca significa fedeltà assoluta, amore capace di superare le sventure e le difficoltà. In Inghilterra e Scozia è diffusa una leggenda su questo fiore: una coppia di innamorati osteggiati dal padre di lei, che voleva darla in isposa ad un uomo da lui scelto. L’uomo rinchiuse la figlia in una torre, ma lei tentò la fuga per ricongiungersi al suo amato, cadde e morì tra le violacciocche che circondavano la torre. Da allora, lui portò con sé un ramo di questo fiore in sua memoria. L’uso di portare appuntato al cuore dei fiori di violacciocca per ricordare l’amata lontana era già diffuso tra trovatori e menestrelli in tutta Europa, durante il Medioevo.
    La scelta di questo fiore, al termine della storia, è interpretabile e lascio a chi ha letto fino in fondo la libertà di vedervi il messaggio che preferisce. ^^

 
- Questa fanfiction partecipa al contest "Finiscimi!" indetto da Matilde di Shabran sul forum di EFP: il bando prevede che dato l'incipit (in blu), si continuasse costruendo una storia.
Come sempre, vi aspetto sulla mia pagina FB!
   
 
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