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Autore: Arancino Spietato    27/10/2014    9 recensioni
[Creepypasta]
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Vi siete mai chiesti come sia la vita di Slenderman, Jeff the killer e di tutti gli altri proxy? E se l'entrata di altri due semplici proxy desse un po' di “movimento” in più?
Ecco le Creepypasta che parteciperanno:
Jeff the killer
Slenderman
Laughing Jack
Eyeless Jack
Sally
Ticci Toby
Clockwork
Masky
Hoodie
Homicidal Liu
Ben Drowned
Smile dog
Jane the killer
Mouthless Oliver (mia)
Smiling Alex (mia)
Scarlett the envious (mia)
Religious killer (mia)
The Black rabbit (mia)
Nina the killer
Zalgo
E altri...
Leggete e se volete lasciate una recensione ;)
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Giorno 5-6

Una giornata movimentata e azioni corrotte


«Non avere timore... Lo voglio... Adesso...»
“Dai Liu! È l'occasione della tua vita!!”
«Ehm...»
Liu ci pensò per qualche secondo, e quando prese finalmente una decisione, si formò un ghigno sul suo viso.
«Come vuoi tu...» rispose lui, mentre si toglieva la sciarpa a strisce nere e bianche (non è juventino xD Nda) e la giacca nera.
La situazione si riscaldò...
Liu avvolse la schiena di Jane con le braccia per sbottonare il reggiseno, mentre lei si toglieva le bretelle. Il reggiseno cadde a terra, lasciandole il petto nudo.
«Ora le mutandine...» disse la mora.
Cominciò ad abbassare l'intimo in pizzo nero fino a far vedere l'inguine, poi si bloccò e disse all'altro moro:
«Vuoi farlo tu?»
«No continua, sei sexy»
«Eheheheh...»
Jane tolse lentamente l'intimo, e Liu cominciò a toccarla.
Si sdraiarono e iniziarono i preliminari, accompagnati dall'odore della canna che bruciava, che la mora aveva inconsciamente lasciato cadere a terra, tra l'erba secca.
I due erano eccitati e nudi, e si stavano divertendo così tanto da non notare che una piccola parte di erba accanto a loro stava prendendo fuoco...
«Anf, anf, Liu... Sei... Così, così caldo...»
Liu, dato che era sopra di lei, si accorse che la terra accanto alla testa della mora stava bruciando.
«Ah! Jane spostati!»
«C-cosa c'è?!» disse Jane, spostandosi come Liu aveva chiesto.
«Gasp!» continuò lei, spaventata.
Per fortuna Liu prese la sua giacca e soffocò il fuoco.
«Cazzo, c'era mancato poco...»
«Uff... Allora Liu, continuiamo?»
«Ma tu quella canna dove l'hai presa?»
«Non pensarci adesso...»
«Jane...»
Sul viso di Jane si formò una smorfia d'irritazione.
«... Sai una cosa? Basta. Non si fa più niente!» disse lei riprendendosi il reggiseno da terra.
«Cosa?! Ehi ehi perché?»
«Vattene... Vattene!»
«Jane! Che ti prende?!» esclamò Liu prendendole le spalle.
La vista della mora diventò distorta, e i tratti facciali di Liu cominciarono a modificarsi: la sua pelle iniziò a cambiare colore, diventò sempre più pallida, fino a diventare bianca, screpolata, bruciata. Anche il colore dei suoi occhi cambiò: da verde foglia diventarono color azzurro ghiaccio, e i suoi capelli marrone scuro divennero neri, tutto nel giro di pochi secondi.
Il respiro di Jane si affannò e il suo cuore cominciò a batterle velocemente.
«J-Jane?» chiese Liu, accorgendosi del fatto che la mora lo stava guardando spaventata.
«Non toccarmi mostro!» gridò lei, allontanandosi.
«Jane?!»
«Muori stronzo!»
Jane si buttò su Liu e cercò di strozzarlo. Il moro la tolse da sopra di sé e la tenne ferma afferrandola dai polsi, dato che era molto più forte di lei.
«Jane che diavolo ti prende?!»
«Ti odio lurido bastardo!» gridò lei dimenandosi.
«Ma che-»
«Riuscirò a mandarti a dormire! Una volta per tutte!»
«Mandarmi a dormire?... Ma che cazz- Oh ho capito!... No Jane! Sono io, Liu»
«No! Sta zitto verme schifoso!» gridò Jane dando un calcio ai gioielli di famiglia di Liu, che cercò di trattenersi dall'urlare.
«Cazzo Jane! Sono Liu! Non Jeff!»
Jane lentamente smise di urlare e dimenarsi e cominciò a piangere.
«Perché piangi?»
«Scusa...»
«No! Non devi preoccuparti per me, non è successo niente!» disse Liu con un tono dolce per consolarla.
«Non... è per te, sniff, non... Non riesco»
«Non riesci?»
«... Non riesco a... Levarmelo dalla testa»
«Jeff?»
«Lui... Quando mi ha bruciata... Ci penso giorno e notte, non posso continuare così»
«Jane, quello che è fatto è fatto. Non puoi continuare a pensare al passato, e ucciderlo non riporterà in vita nessuno. So che è difficile affrontare una cosa del genere, ma devi farlo»
«È... è difficile»
La mora cominciò a piangere più forte, e si lasciò cadere tra le braccia di Liu, che ricambiò affettuosamente l'abbraccio.
«Andrà tutto bene, non piangere»
Liu le asciugò le lacrime, poi Jane si staccò all'improvviso e si mise una mano davanti alla bocca.
«Aspetta...» disse lei, prima di andare dietro un albero e vomitare.
«Jane? Stai bene?»
«Gli effetti della canna...»
«Ora me lo dici dove l'hai presa?»
«Guarda, qui accanto c'è un'intera piantagione»
Liu osservò la parte di bosco alla sua destra, e notò infatti che man mano che si andava a destra le piante non erano più muschi o felci, ma maria.
«Probabilmente le coltiva qualcuno» disse Liu.
«Che ne so...»
«Andiamo a vedere»
«Perché?»
«Non c'è un perché, sono curioso e basta»
«Slender ha detto che dobbiamo stare alla larga dalle altre persone...»
«Eddai, che può succedere?»
«E se ha un cane? O un fucile?»
«Allora scapperemo»
«Mh»
«Ehi aspetta... Guarda! Vedo del fumo!» disse Liu indicando una piccola nuvola di fumo uscire da qualche abitazione non lontano da loro.
«C'è qualcuno qui! Andiamocene»
«Maari è qualche vecchietto e riusciamo a rapinarlo e a rimediare qualcosa»
«Ecco... Non so se sia una buona idea»
«Se vediamo che la situazione diventa pericolosa ce ne andiamo, ok?»
«Ok»
Liu e Jane si rivestirono e andarono a esplorare quello strano luogo nella foresta.

La frangia rossa della ragazza continuava a caderle davanti agli occhi.
Sbuffò ancora, infastidita. Nonostante fosse tanto bella, così come tutto il suo corpo, era molto fastidiosa per la sua eccessiva lunghezza, ma per lei era la bellezza che contava, e non l'avrebbe mai tagliata.
La sua mano destra si muoveva in alto e in basso, per far entrare e uscire il filo rosso acceso dal pezzo di stoffa che stava cucendo.
Era seduta sul lato del suo letto matrimoniale a gambe incrociate, sopra il piumone rosso. La stanza era abbastanza piccola, con dei muri in legno e un parquet con un tappeto anch'esso rosso, con una grande finestra che dava sul letto e un caminetto davanti ad esso.
Teneva tra le dita affusolate e pallide una bambola di pezza, con dei bottoni colorati fucsia e neri al posto degli occhi, e un sorriso fatto a pennarello nero. I capelli della bambola erano veri, neri e lucenti, lunghi una decina di centimetri.
Il filo entrava e usciva formando una linea a zig zag dalla pancia della piccola bambola, Sdrenia, ripiena di batuffoli di cotone.
Realizzare bambole aiutava la rossa a rilassarsi. Da piccola non le erano mai interessate più di tanto. Quel semplice atto, insieme al guardarsi allo specchio e a contemplare il suo corpo, le liberava la mente.
E doveva essere così anche quel pomeriggio, fino a quando una figura entrò in quella camera.
«Buon pomeriggio... principessa»
Era un diciottenne, alto circa un metro e settantacinque.
Aveva dei capelli biondo chiarissimo lunghi fino alle scapole raccolti in una coda bassa, ed indossava un cappotto blu scuro e stivali marroncini.
Guardava la sedicenne davanti a sé con i suoi penetranti occhi azzurro ciano e con un ghigno sul volto.
«La smetti?» rispose la rossa continuando a cucire.
«Di fare cosa?»
«Lo sai benissimo»
«No invece»
«Non fare il coglione Edward! Non mi chiamare principessa, te l'avrò ripetuto miliardi di volte cazzo!»
«Dai zuccherino, non arrabbiarti» disse il biondo sedendosi accanto a lei.
«Vattene»
«No, voglio stare accanto a te»
La ragazza continuò a cucire senza guardarlo e con una smorfia d'irritazione sul viso.
«... Perché mi ignori?»
«...»
«Non mi ignorare...»
«...»
«Non mi ignorare!»
Il biondo le diede un ceffone che la fece cadere sul letto, e lui si mise sopra di lei e le bloccò i polsi.
«Dai Scarlett... Non fare la principessa cattiva, altrimenti dovrò fare il principe cattivo anch'io» disse lui con un tono alquanto malsano.
Scarlett lo guardava con gli occhi spalancati senza proferire una parola, in un misto di paura e rabbia.
La rossa girò la testa di lato, ma Edward le prese il mento per guardarla negli occhi.
«Ok?» chiese lui.
La rossa chiuse gli occhi, e anche se non voleva farlo per colpa dell'orgoglio, si sforzò a fare un piccolo cenno.
«Ok» disse lui, sorridente.
E se ne uscì contento dalla camera.
La rossa rimase sdraiata per qualche secondo, poi abbracciò le ginocchia.
Ripensava ancora a quel giorno d'inverno di tre anni prima.
C'era una bufera, ma lei camminava in mezzo a quella tempesta di neve.
Era il venticinque gennaio, il giorno del suo compleanno, compiva tredici anni.
Il suo abitino pieno di fronzoli viola e nero era ricoperto di neve, insieme ai suoi capelli rosso-arancioni.
Tremava, la gonna le lasciava un pezzo tra la coscia e il ginocchio, coperto dallo stivale, scoperto, raffreddandola ancora di più.
Non avrebbe retto a lungo là fuori, stava andando in ipotermia, e se non avesse trovato subito un riparo sarebbe morta per il freddo.
Ogni passo era sempre più faticoso, credeva di aver perso le speranze quando vide una figura non lontana da lei.
La ragazza lo chiamò a gran voce, lui la raggiunse e l'aiuto, con un sorriso sincero in volto.
All'inizio sembrava un ragazzo gentile: l'aveva portata a casa sua e le aveva offerto vitto e alloggio.
Il giorno seguente però, le sue violente turbe psichiche vennero presto a galla: era bipolare, passava dall'essere felice e innocuo all'essere violento, aggressivo, sadico e psicopatico. Lei aveva tentato di scappare, ma lui la chiudeva in casa. Aveva inoltre provato più volte di violentarla.
Gli era grata per averle salvato la vita, ma un giorno l'avrebbe sicuramente uccisa in un raptus di follia. Non sarebbero andati avanti ancora per molto...

Una brezza delicata sfiorava il corpicino della ragazzina undicenne, sollevandole leggermente i lunghi e mossi capelli marroni e il vestitino rosa.
Osservava con i suoi grandi occhi smeraldini i fiori di campo appena raccolti che teneva nelle sue piccole mani.
Un sorriso le si formò sul viso vedendo tutti gli splendidi colori di quei petali. Si sedette a gambe incrociate e prese uno di quei fiori, un papavero rosso.
Lo osservò qualche secondo e poi cominciò a strappare delicatamente i petali ad uno a uno.
«M'ama»
Un petalo rosso cadde sull'erba verde.
«Non m'ama...»
E un altro.
«M'ama»
Un altro.
«Non m'ama...»
E un altro ancora.
«M'ama...!» disse Sally con entusiasmo strappando l'ultimo petalo.
Intanto una figura magra e alta, bicolore, la osservava con un po' di disappunto.
«Tsk, siamo in una foresta circondati dagli orsi e quella pensa ai fiori, che bimba idiota, ihihihih» diceva il clown fra sé e sé, appoggiato ad un albero.
Si avvicinò alla mora e le tolse dall'alto il papavero ormai senza petali di mano.
«Ehi!» sbottò Sally.
«Dovremmo pensare ad andare avanti piuttosto che giocare con i fiori. Anche perché se ci sono di nuovo gli orsi te ne esci da sola, io non ti aiuto più ihihihih» disse LJ mentre nella mano riduceva a brandelli lo stelo del fiore.
Sally lo guardava con lo sguardo più truce che avesse potuto fare... Senza molti risultati.
«Alza le chiappette e andiamocene cretinetta, ihihihihi»
«Piantala!» sbottò la bimba alzandosi, cercando di fare la dura.
«Altrimenti? Che mi fai? Ihihihi»
In fondo non aveva tutti i torti...
Sally lo guardò ancora più arrabbiata e se ne andò, sbattendo i piedi.
Non immaginavano che delle figure li stessero osservando con aggressività...

Il quadrupede scalpitava disperato, in lotta per la propria vita. I suoi zoccoli fendevano l'aria, ricoperti del suo sangue.
Il povero animale non poteva urlare, né emettere alcun verso, poteva solo guardare il suo assassino infilzandogli brutalmente il suo coltello nell'addome, mentre le sue budella stavano uscendo lentamente dall'enorme squarcio.
Il ragazzino gli aveva già tagliato le zampe posteriori, così le prese e le usò per cavare in profondità i bulbi oculari del piccolo cerbiatto, mettendo fine alla sua agonia.
Incise con il suo coltello la carne delle guance, creando un taglio che arrivava fino alle orecchie.
Il sangue che ricopriva le sue colpevoli mani era come una droga, anche se aveva un odore nauseante, ne aveva bisogno.
La fame lo portò a bere il sangue del cucciolo, nonostante non avesse avuto un buon sapore. Trovò un po' di sollievo, anche se sapeva che non sarebbe servito a molto.
A quel punto gli occhi del dodicenne dall'arancione tornarono al loro normale giallo, si mise a sedere a gambe incrociate e rimase a guardare la carcassa maciullata del cerbiatto con sguardo perso, finché...
«Dovevi bere il sangue di quel bastardo, non il suo!» lo rimproverò la sua vocina.
Alex si coprì il viso con le mani, esasperato per l'ennesima apparizione di quell'irritante vocina.
«Lasciami in pace, ti prego!» implorò Alex.
«E tu lasciami parlare per una buona volta»
«No, no!» gridò Alex stringendosi la testa.
Intanto, da dietro un albero, Oliver ha osservato attento tutta la scena.
Voleva solo guardare, sarebbe intervenuto solo se la situazione fosse degenerata.
Ne aveva la conferma, Alex aveva un coltello, stava andando fuori di testa, e molto probabilmente era stato lui a gettarlo nel lago.
Ma come si spiegava il suo occhio sinistro azzurro che aveva avuto per quell'attimo?
«Non ti voglio ascoltare! Vattene!» urlò Alex.
«Shhh! Zitto, altrimenti ti sente!»
«Non m'interessa!» disse Alex con le lacrime agli occhi per l'esasperazione.
Al maggiore il dodicenne faceva un po' di compassione, ma intervenire in quel momento lo avrebbe sicuramente messo nel panico e fatto cedere la sua già precaria sanità mentale. Gli avrebbe levato il coltello di notte, mentre dormiva.
Il minore per disperazione cominciò a singhiozzare premendosi la testa più forte che poteva, fino a farsi male.
«Michael, non piangere-»
«NON CHIAMARMI MICHAEL!!!» gridò Alex a pieni polmoni, mentre i suoi occhi diventavano arancioni.
Dopo quel piccolo sfogo Alex ricominciò a piangere ancora più forte.
«Michael non esiste più...» continuò il moro, tra le lacrime.
Dopo qualche minuto si calmò, posò il coltello a scatto nella tasca della giacca, e con sguardo vuoto si dirisse ad un ruscello, dove buttò il cadavere dell'animale e si sciacquò alla bene e meglio dal sangue.
Andò da Oliver, il quale lo stava aspettando ad una grotta, dove si erano accampati per quella sera.
Il mezzo demone cercò di cambiare argomento e di tirarlo su di morale, ma anche il più ingenuo avrebbe potuto capire che il piccolo era decisamente triste e sconsolato, non aveva più nemmeno appetito.
Anche se in pena per Alex, il maggiore avrebbe dovuto tenere gli occhi aperti: sarebbe potuto impazzire da un momento all'altro, e lui era disarmato...

«Liu guarda!»
«Mh?»
«Una fenice...» disse Jane, con voce sognante.
«... Ma perché ti sei drogata?»
«Ero stressata...»
Liu roteò gli occhi e continuò a camminare.
«... Mi sento osservato» continuò Liu, guardandosi intorno.
Ad un certo punto Jane lanciò un gridolino, e quando il moro si girò per guardarla vide che al suo collo c'era conficcata una specie di freccia, e in pochi secondi lei cadde al suolo, svenuta.
«Jane!»
Stava per soccorrerla, quando sentì un pizzico al collo, come un ago. In pochi attimi le sue palpebre diventarono sempre più pesanti e perse i sensi.
Degli uomini vestiti in nero li presero e li infilarono in un camioncino, portandoli alla loro fabbrica...
Liu si svegliò con delle manette, in una cella piccola e fredda, grigia e piena di polvere, con un orologio moderno bianco che segnava le 20:51 e un calendario che segnava il 26 marzo. Tra le quattro mura c'erano due porte in ferro e sopra una di essa era posto un altoparlante.
«Ma che... Jane, Jane svegliati!» disse Liu, spintonando la mora, ancora svenuta.
«Mmhh... Che è successo?» chiese Jane un po' intontita.
«Non lo so, ci avranno attaccati e ci hanno portato qui» rispose Liu, guardandosi nervosamente intorno.
«Oddio che facciamo?!»
«Ok, stiamo calmi...»
All'improvviso qualcuno cominciò a parlare attraverso l'altoparlante. Era una voce maschile, roca e virile.
«Buonasera ostaggi, avete passato bene qui il vostro primo giorno? Ebbene sì, siete qui da quasi ventiquattro ore dormiglioni che non siete altro»
«Ostaggi?» chiese retorica Jane, incredula.
«Siamo stati svenuti per quasi ventiquattro ore? Ma che cazzo sta succedendo?!» sbottò Liu.
«Comunque, ovviamente non siete autorizzati ad uscire dalla stanza, a parte per il bagno che avete collegato, altrimenti vi uccideremo»
I due strabuzzarono gli occhi.
«Non sappiamo ancora se i nostri “offerenti” ci daranno la somma richiesta e se terranno la bocca chiusa, volevo solo dirvi che, siccome sono buono, avete molte probabilità di morire, quindi potete già cominciare a pregare, ahahahahahah!»
E con la sua maligna risata chiuse il microfono.
«... Ma dove siamo finiti?» chiese retorica Jane.
Si cominciò a sentire un debole pianto nella stanza accanto attutito dalle mura.
Si potevano distinguere delle parole:
«... Jack... Svegliati»
Liu incredulo appoggiò l'orecchio alla parete e disse:
«... Sally?»

Era notte.
Oliver era teso come una molla, mentre Alex non mostrava segni di miglioramento. La sera prima non era successo niente, ma mai dire mai.
Si distesero accanto al fuoco, a guardare le stelle.
Voleva allentare la tensione, così prese il primo argomento che gli passò per la testa, e gli venne in mente una cosa.
«Ehi Alex»
«Mh?»
«Sai che giorno è oggi?»
«Mmh... Non so. Ho perso il conto»
«Che giorno era quando siamo partiti?»
«Credo... Il 20»
«E ora siamo al... sesto giorno giusto?»
«Sì»
«Quindi è il 26... Bene»
«Cosa?»
«No niente...»
«Dai cosa?» chiese Alex, con la sua solita aria felice che gli era finalmente tornata.
«... È il mio compleanno»
Il viso di Alex si illuminò.
«Davvero? Auguri! Quanti anni compi?» chiese Alex, con un sorriso sincero in viso.
«Diciassette... Sto diventando vecchio» disse scherzosamente Oliver.
Alex per risposta rise.
Passarono pochi minuti in silenzio, fino a quando Alex non sbadigliò rumorosamente.
«Sonno eh?» chiese Oliver.
«Mmmh... Sì» rispose Alex stropicciandosi un occhio.
«Dai dormi, sarai stanco»
«Ok... Buonanotte»
«Notte»
Andarono a dormire, o meglio Alex andò a dormire, il maggiore attese fino a quando non fu abbastanza sicuro che il minore si fosse addormentato.
Lui dormiva sul fianco, dandogli le spalle, e questo dava un vantaggio al mezzo demone.
Si sporse verso Alex, e allungò il braccio verso la tasca in cui era nascosto il coltello.
Con calma e delicatezza afferrò il manico, incrostato di sangue.
Lo sfilò delicatamente dalla tasca, quando una mano gli afferrò il polso.
Alex si girò all'improvviso, gli prese il coltello dalle mani e gli salì sopra, cercando di infilzarglielo nella gola.
Oliver istintivamente bloccò la lama con le mani, facendole sanguinare.
Lo guardò in viso: il suo folle sorriso gli arrivava ai lati degli occhi e i suoi occhi diventati arancioni brillavano nel buio.
Riuscì a levarselo di dosso e ad alzarsi, con le mani ferite che gli bruciavano.
Alex rimase a terra, a carponi, e si fissavano.
Lentamente il suo sorriso divenne un espressione triste e stupita e i suoi occhi tornarono gialli.
«Oh no... No...»
Il minore si alzò, nel panico, e scappò via.
«Alex!» gridò Oliver, ma appena uscì dalla grotta non riuscì a vedere più il moro, era sparito.
Oliver non era arrabbiato con Alex, voleva solo riuscire a farlo calmare, così si addentrò nella foresta, chiamandolo di tanto in tanto.
Aveva anche cominciato a piovere a catinelle, e Oliver commentò imprecando in modo molto colorato.
Era passata quasi un'ora, e il mezzo demone stava ancora camminando tra quel diluvio, fino a quando non trovò qualcosa che lo lasciò “a bocca aperta” (XD ndA)
«... E questa da dove sbuca?!» sbottò Oliver, davanti all'enorme struttura.
Era un'enorme reggia: molto vecchia e sicuramente disabitata, le piante crescevano rigogliose sulle sue mura malandate. Era a due piani, sarà stata grande più di 600 metri quadri. Dal tetto mancavano parecchie tegole, come dal camino mancavano dei mattoni. Le travi in legno erano dipinte di un nero carbone, dando un'aria ancora più tetra alla casa. La porta di entrata sarà stata alta circa tre metri, e larga altri tre.
“Forse Alex si è nascosto qua” pensò.
Inoltre si sarebbe beccato una polmonite se fosse rimasto ancora là fuori.
Così decise di entrare...
“Darò solo un'occhiata, andrà tutto bene”
Le ultime parole famose.


Angolo dell'arancino autrice:

SIIIIIIIII!!!!!!!
I'M BACK BITCHES!!!
Rieccomi! :D
Allora, prima di tutto chiedo umilmente perdono per la lunga assenza, ma l'ispirazione fa va e vieni con me u.u
E scusate se la scena di sex tra Liu e Jane ha fatto schifo, ma... Preferivo non scendere nei dettagli.
Allooora...
Liu e Jane (e qualcun altro...) sono stati rapiti e presi in ostaggio, beeeene...
Alex è impazzito ed è scappato, beeeene...
Oliver ha trovato una casa abbandonata nel bosco, beniiiissimo!
A proposito di Oliver, auguriiii! :D Hai 17 anni ormai! Sei un ragazzone!

Ice: “Che compleanno di merda -_-”
Questa volta ti devo dar ragione XD
… Non so che dire in questo angolo autrice, mi sa che è la buona volta che riesco a farlo di una lunghezza non chilometrica...

Ah giusto, per chi fosse interessato, ho fatto una pagina Facebook.
Mi hanno chiesto di farla, e io, dato che non sapevo una ceppola di come funzionava, ho detto: “Va bene, io la faccio, vediamo che succede”
Ed eccola qua :D
In questa pagina potete trovare aggiornamenti sulle storie, disegnini su VDP e Creepypasta in generale ecc. Magari se la pagina avrà successo potrei fare anche sondaggi o fumetti...

QUI c'è il link ;)
Eeee... O_O
71 recensioni?! O_O ma... ma... ma... il capitolo scorso eravamo solo a 50!
Io non finirò mai di dirvi che vi adoro ^_^ non mi sarei mai aspettata che una semplice fanfiction ottenesse tanto successo!
Grazie-di-cuore <3

Ice: “Ma dici sempre le stesse cose tu? -_-”
Zitta -3-
E detto questo vi lascio ^_^
Alla prossima, baci :*

Ice: “Ciau °3°/”

   
 
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