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Autore: fanniex    27/10/2014    2 recensioni
... -Perché? Come sarebbe uno come Jared?-
Sbuffai ignorando completamente in che modo avrei potuto rispondere a quella domanda. Contemporaneamente però, sul palco, Jay era salito in bilico su una cassa, tendendo le braccia verso l'alto fino all'inverosimile. La sua maglietta sgualcita si era alzata talmente tanto da mostrare quasi per intero gli addominali perfetti e l'eccitante bordo della biancheria intima. Ovviamente tutte le altre ragazze presenti erano prossime all'infarto. ... [ da cap. 6 ]
Esplorazione della psiche di una donna, all'apparenza normale, che ha avuto la sciagurata idea di imbarcarsi con un Leto in uno dei viaggi più traumatizzanti della vita: la famiglia.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jared Leto
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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10: CHIUDI LA BOCCA, LETO, NON SEI UN MERLUZZO!

 

 

Io e Ali arriviamo al Lab poco dopo le cinque del pomeriggio.

È un orario un po' insolito rispetto a quella che ormai da un paio di settimane è diventata la nostra spiacevole routine. Però voglio che Alice possa vedere suo padre ogni giorno, finché starà a Los Angeles, e non mi importa di doverla scarrozzare per cinque miglia fino a West Hollywood tutte le sere se il premio che ricevo in cambio sono due occhioni trasparenti che sprizzano gioia e gratitudine. Quelli di mia figlia, in questo caso specifico.

Normalmente la accompagno da lui verso l'ora di cena, in modo che Jared possa finire di lavorare con calma e dedicarle tutta la serata, mangiare con lei e magari giocare un po' o guardare la tv insieme. Poi è sempre Jay a riportarla a casa quando è ora di dormire, oppure, non raramente, lascio che dorma con lui a casa di Constance.

Peccato che invece gli scambi tra noi ormai si limitino solo a questi pochi momenti … lo so, l'ho voluto io, non dovrei lamentarmene, giusto?

Ma oggi siamo in anticipo e non posso proprio fare diversamente. Ho una tale confusione in testa che altrimenti rischierei di esplodere. Per questa ragione ho chiesto a Vicki di trascorrere insieme la serata e sempre per questo ho bisogno di un po' di tempo in più per prepararmi. Un tranquillo martedì sera tra donne, come una volta. Beh, non che sia successo tanto spesso in passato, perlomeno non quanto avremmo desiderato, ma tra gli impegni dei ragazzi e i bambini le occasioni erano sempre meno frequenti.

Mancano così pochi giorni alla partenza di Jared per il Sudafrica. E io sto malissimo! Ci parliamo a malapena e fra poco lui se ne andrà!

Non so se questa volta sarò capace di dirgli tutto prima che vada via.

Che io ci sono e ci sarò sempre … per lui.

Che lo amo ancora.

Che non voglio perderlo.

E poi ci sarebbe anche quell'altra cosa che devo assolutamente dirgli.

Devo?

Oddio, sì, credo proprio di dovergliela dire! Anche se non ho la minima idea di come potrebbe finire. Ma dopo tutto quello che gli ho detto quella maledetta sera, credo di avere l'obbligo morale di essere sincera. Almeno io.

Ecco perché sono sicura che svagarmi un po' con Vicki non potrà fare altro che aiutarmi a schiarirmi le idee.

 

-Ma guardate chi c'è qua! La mia bellissima polpettina di carne!-

È Shannon ad accoglierci in sulla soglia del Lab, appropriandosi immediatamente della sua adorata nipotina e lasciandomi modo di dare un'occhiata un po' in giro. Le condizioni disastrose in cui versa questo posto mi lasciano a dir poco esterrefatta!

Arrivati a questo punto né il team di professionisti esperti di “Come ti cambio la casa” né tanto meno Mary Poppins con le sue filastrocche e un poco di zucchero potrebbero salvare la situazione.

È semplicemente un porcile!

I divani azzurri del salotto al momento sono ricoperti di vestiti spiegazzati e lenzuola appallottolate sulle quali preferirei non indagare. Residui di take-away tailandese sono sparsi un po' ovunque sul pavimento, insieme a decine di pennarelli scappucciati e fogli scarabocchiati. Segni inconfondibili del passaggio di Jay. Per non parlare della polvere e del caos che regnano sovrani.

-Piantala di chiamarla così!-

Replico al saluto di Shannon fintamente indispettita, riversando nuovamente la mia attenzione sui due.

-... Le farai venire dei complessi. E poi, mi spieghi come fate a lavorare in questa discarica? La prossima volta mi conviene premunire Ali di un bel vaccino contro il tetano. Fate proprio schifo!-

Shan, ignorandomi totalmente, solleva la piccola facendola roteare in aria un paio di volte neanche Ali avesse ancora due anni. Ma lei si diverte da matti ed è così bello sentirla ridere di gusto di nuovo. In questi giorni sta capitando sempre più di rado.

-Dov'è Jared?-  Domando infine a mio cognato, seguitando a sbirciare qua e là in cerca dell'oggetto delle mie attenzioni.

In effetti è strano che non ci abbia sentite entrare. Di solito si fionda alla porta non appena suoniamo il campanello.

-È sulle colline.-

La voce di Shan giunge alle mie orecchie con una nota più malinconica del solito. Non troppo, soltanto un pochino. Sono sicura che neanche lui abbia voglia di intristire Ali più del necessario.

-... Ci va spesso al tramonto in questi giorni. Sai anche tu quanto gli piace. Ma sarà qui tra poco, non temere.-

Certo che lo so! È una cosa che francamente non ho mai compreso fino in fondo ma lui ha sempre trovato grande consolazione nel perdersi nell'orizzonte al calar del sole. Erano tanti anni che non ne sentiva più il bisogno così spesso.

-Lo aspettiamo, vero mamma?-

Ali mi fissa speranzosa e io non posso fare a meno di annuire.

Potrei lasciarla qui con Shannon senza problemi ma so che quel “Lo aspettiamo?” significa entrambe.

Anch'io devo restare. E devo vederlo. Almeno per un minuto.

-Certo, tesoro! … Vado solo un attimo in bagno. Non dare troppo fastidio allo zio Shan!-  E poi, rivolgendomi a lui.  -E tu, disgraziato, non esagerare troppo con lei!-

Shannon mi guarda con occhioni innocenti, stringendosi nelle spalle.

-Non fare quella faccia! Ogni volta che Alice passa del tempo con te mi diventa iperattiva come una cavalletta. Non ho intenzione di riempirla di Ritalin, sappilo!-

Li sento bisbigliare e ridacchiare tra loro mentre mi allontano. Sicuramente lo zio le starà dicendo che sto diventando un'insopportabile palla al piede. Lo fa sempre, per farmi imbestialire. Se non volessi bene anche a lui come se fosse mio fratello lo avrei già preso a padellate in testa, però.

Porca miseria se sono nervosa, oggi! Okay, direi che almeno in questo caso sono più che giustificata.

Compio appena un paio di passi verso il bagno attiguo alla veranda, oltrepassando le scale a vista che portano al piano di sopra, quando il ricordo di me e Jared seduti su quegli stessi pioli mi schiaffeggia con una potenza inaudita.

Quel giorno di un'estate ormai notevolmente lontana nel tempo era stato testimone di parecchie mie prime volte.

La prima volta a Los Angeles, anzi a dirla tutta la prima volta in California.

La prima volta in cui misi piede nel leggendario laboratorio.

La prima volta che incontrai Constance e la prima volta in cui capii che suo figlio avrebbe fatto parte della mia vita, per sempre.

 

 

-Non hai fatto nessuna figura di merda con mia madre! ... Vuoi stare tranquilla?-

Cercava di rassicurarmi ma il ghigno subdolo che gli si era stampato in faccia da che avevamo lasciato la casa di Constance non mi convinceva per nulla.

-Dio, se sai essere stronzo! Mi hai lasciata parlare con lei per un quarto d'ora e lei non aveva la ben che minima idea di chi cazzo fossi! Penserà che io la solita ragazzina idiota cotta di te!-

Avevo la schiena premuta contro la ringhiera metallica, i gomiti poggiati sulle ginocchia e le mani a coprirmi il viso. Ero talmente furibonda con lui che per un attimo pensai davvero di detestarlo. Profondamente. Porca miseria, io avevo fatto di tutto per proteggerlo da mia madre che, come mi aspettavo facesse, lo aveva odiato sin dal primo sguardo che gli aveva rivolto, e invece lui non solo non aveva mai parlato di me con Constance, dopo mesi che stavamo insieme, ma non aveva nemmeno avuto l'accortezza di mettermene al corrente prima di presentarmela.

Figlio di … no, questo non potevo proprio dirlo! Bastardo sì, però!

-Non torniamo a casa da mesi, scusa, mica potevo dirglielo per telefono!-

Jared era accucciato di fronte a me, sullo stesso piolo, e ridacchiava soddisfatto. Nessuno mi toglierà mai dalla testa il sospetto che lo avesse fatto di proposito, per ripicca.

-... E poi mamma non pensa affatto che tu sia una ragazzina idiota. Né lo ha pensato, fidati!-

-Come fai a dirlo?-

-Primo: perché nessuna idiota avrebbe mai una cotta per me. Sarebbe un controsenso.-

Eccolo là, bentornato pavone! Chiudi la ruota che la scala è troppo stretta per contenerla!

-... Secondo: perché glielo ho detto.-

-Quando?-

Alzai di scatto la testa ancora più tesa di prima. Non era da me sentirmi così in ansia, ero una ragazza a modo ed ero solita fare una buona impressione, soprattutto con i genitori altrui, ma cazzarola quella era sua madre! SUA madre!

-Quando sei fuggita in macchina quasi senza salutare.-

-Ecco, grazie! Mi serviva giusto un altro motivo per sprofondare dall'imbarazzo. Cristo, non avrò più il coraggio di rivolgerle la parola! … E sentiamo, che cosa le avresti detto di preciso?-

-Di non fermarsi alla prima impressione! Che di solito sembri normale! ...-

-Ribadisco il concetto! Sei uno stronzo!-

Poi, improvvisamente, il suo ghigno malefico si sciolse in uno sguardo languido che già da solo bastava ad annichilirmi.

-... Che sei la mia ragazza, … che sono schifosamente, disgustosamente e irrimediabilmente innamorato di te ...-

Riuscii a malapena ad ansimare un flebile “Jared ...”, dispersosi all'istante nell'aria tra la mia gola e le sue labbra.

-E che voglio vivere con te … qui!-

Sollevai lo sguardo verso il soffitto, più che altro per distoglierlo dai suoi occhi e distrarre il mio cervello dalla chiara volontà di saltargli addosso lì, su quelle scale. Quando notai un ragno grosso come il mio pugno, che con le sue orride zampacce lunghe si arrampicava su e giù lungo una trave del soppalco.

-Non qui, qui, spero!-  Mi sincerai allarmata.  -Perdonami ma casa tua sembra più un ostello per rifugiati.-

E mi allarmai ancora di più quando vidi la sua espressione contrariata.

-E dai, non è così male! Io e Shan ci siamo sempre trovati benissimo.-

-Appunto!-

Non ne dubito. Come scannatoio era perfetto, se si tralasciava la pulizia decisamente scarsa. Mi sganascio dalle risate quando descrivono Jay come un maniaco dell'igiene. Non lo è affatto! Forse è soltanto un pochino ipocondriaco.

-Infatti! …-

Mi scrutò serio per un secondo e poi esplose letteralmente in una roboante risata.

-... Dovresti vedere la tua faccia … tranquilla amore, ti sto solo prendendo in giro! Non vivremo qui, qui! … Ho contattato un agente immobiliare, può farci vedere qualcosa già da domani.-

 

 

Sono una stupida! Mi riprometto da giorni di smetterla di annegare nei ricordi e invece non faccio altro.

Esco dal bagno pochi minuti più tardi e notando la porta dello studio aperta non resisto alla tentazione di entrarci.

Ogni particella di ossigeno di questa stanza sa di lui.

Pythagoras è appesa alla rastrelliera sulla parete. Artemis invece è appoggiata su uno degli amplificatori. Deve averla suonata oggi pomeriggio.

Vago un po' per la stanza, senza una meta precisa, toccando gli oggetti che incontro. Gli stessi che so con certezza Jay avrà toccato migliaia di volte. E mi siedo al pianoforte. Sorridendo come una stupida. L'ultima volta che mi sono seduta al suo piano abbiamo fatto l'amore. Sì, il pianoforte era diverso. Era quello di casa nostra, ma non posso evitare comunque di ripensarci in questo momento.

Riapro gli occhi e il mio sguardo cade su alcuni fogli che sbucano da sotto Artemis. Li afferro istintivamente, non so nemmeno io perché. Sono dei fogli pentagrammati. Jared li usa spesso per annotare degli accordi o delle armonie che gli vengono in mente.

Ma lì sopra non ci sono note e accordi. Sono parole. Scritte con la sua pessima calligrafia che però a me è sempre parsa chiara come l'acqua. Non sono parole di una canzone.

Sembra più una lettera.

E mi basta leggere le prime righe per rendermi conto che è indirizzata a me.

-Ehi, dolcezza? Sei ancora tutta intera o sei caduta giù per il tubo?-

Il vocione profondo di Shannon, con la sua solita delicatezza, mi richiama dal salotto. Non so per quanto tempo mi sia trattenuta in questa stanza ma non voglio assolutamente che mi trovi qui. Furtivamente piego la lettera di Jared e me la infilo nella borsa che, per una volta previdente, mi sono portata dietro.

Non ho idea di quello che possa aver scritto in questi, tantissimi, fogli. E forse starò facendo una cazzata gigantesca ma so che devo leggerli. Al più presto. Prima che lui parta. Anzi, possibilmente prima di chiarirmi con lui.

 

***

 

 

NOTE FINALI: 
- con questo capitolo si conclude idealmente la prima parte della storia. La seconda avrà un taglio narrativo un po' diverso.
- non sono del tutto sicura che il Mars Lab si trovi veramente a West Hollywood. Forse l'ho sentito o letto da qualche parte, o è solo una associazione mentale errata.
- "Come ti cambio la casa" è un programma tv del National Geographic. Mai visto personalmente! Se non si era capito, preferisco i programmi di cucina!
- capitolo ricco di citazioni di Artifact: l'hiking sulle colline al tramonto, i divani del lab, lo studio ... aaahh!!!
- il Ritalin è un farmaco piuttosto diffuso in America (spero non più così tanto) che i medici prescrivono per moderare il comportamento dei bambini iperattivi, un po' troppo a cuor leggero a mio modesto parere.
- il titolo cita una celebre battuta tratta da quel capolavoro che è e rimane Mary Poppins (l'ho inserita di straforo anche nel cap., serviva una che facesse i miracoli!)
- mi prendo l'ultimo spazio x ringraziare Sayuri e Lady Echelon per la loro assiduità e la loro analisi sempre efficace e costruttiva, grazie davvero! E un grande abbraccio ad Alex, so che ci sei, lì in agguato, e mi sento più tranquilla! :))))

 

NOTE FINALI: 


- con questo capitolo si conclude idealmente la prima parte della storia. La seconda avrà un taglio narrativo un po' diverso.

- non sono del tutto sicura che il Mars Lab si trovi veramente a West Hollywood. Forse l'ho sentito o letto da qualche parte, o è solo una associazione mentale errata.

- "Come ti cambio la casa" è un programma tv del National Geographic. Mai visto personalmente! Se non si era capito, preferisco i programmi di cucina!

- capitolo ricco di citazioni tratte da Artifact: l'hiking sulle colline al tramonto, i divani del lab, lo studio ... aaahh!!!

- il Ritalin è un farmaco piuttosto diffuso in America (spero non più così tanto) che i medici prescrivono per moderare il comportamento dei bambini iperattivi, un po' troppo a cuor leggero a mio modesto parere.

- il titolo cita una celebre battuta tratta da quel capolavoro che è e rimane Mary Poppins (l'ho inserita di straforo anche nel cap., serviva una che facesse i miracoli!)

- mi prendo l'ultimo spazio x ringraziare Sayuri Remenissions e Lady Echelon per la loro assiduità e la loro analisi sempre efficace e costruttiva, grazie davvero! E un grande abbraccio ad Alex, so che ci sei, lì in agguato, e mi sento più tranquilla! :))))

 

 

   
 
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