Deceiving our restless
hearts
-Ville- mi appoggiai contro la sua spalla cercando
di non dare corda ad una strana sensazione che stava facendo seriamente
attorcigliare il mio stomaco. –Che c’è al Tavastia?-
chiesi sperando di avere una risposta.
Io e questo tipo di sorprese non andavamo così
d’accordo.
-Bi, se me lo chiedi un'altra volta potrei non
rispondere di me stesso- il tono era quasi serio. Quella cadenza che usava
quando cercava di minacciarmi. Peccato che lo conoscessi talmente bene da
riconoscere ogni sfumatura, e sapere che se avessi insistito un altro po’ me
l’avrebbe detto. Due coccole lo scioglievano come neve al sole.
Ma mi precedette stampandomi un bacio in bocca per
azzittirmi. Diciamo che ebbe il suo effetto.
-Siamo arrivati-. In pochi minuti ci eravamo
trovati davanti al Tavastia. –Io devo andare dietro,
li c’è Elena- mi indicò – ci vediamo dentro, love-.
In un soffio me lo vidi sparire da davanti diretto verso l’entrata del locale.
La mia curiosità stava raggiungendo livelli
inimmaginabili.
Vidi mia sorella e Kiki
appoggiate comodamente alla bacheca rossa, avevano entrambe una sigaretta in
mano e stavano parlando animatamente. Appena mi video smisero di chiacchierare
e ammutolirono.
Stavo cominciando ad arrabbiarmi. Se tutti sapevano
qualcosa e io no potevo tirare fuori il demone nascosto in me. Anche Eva stava
risentendo del mio pseudo nervosismo, non smetteva un secondo di scalciare.
Appoggiai una mano sulla pancia cercando di calmare lei e me stessa ma con poco
successo.
Improvvisamente mi ritrovai Kiki
addosso che parlava alla velocità della luce, blaterando parole
incomprensibili.
-Non sai…incontrato…Elena…capisci?-
avevo bisogno di un traduttore automatico.
-Kiki, Kiki- la presi per le
spalle –con calma. Che è successo?-
Stava iperventilando.
-Bi, tu non sai- fece un respiro profondo –chi
abbiamo incontrato prima-
-Chi avete incontrato?- chiesi pazientemente.
-Allora, camminavamo tranquille in cerca del Morticia, quando Elena ad un certo punto mi trascina dietro
un angolo nello stesso istante in cui vediamo spuntare una chioma bionda.
Allora lei comincia ad imprecare contro lo sconosciuto passante in varie
lingue- blaterò Kiki senza fare pause.
-E poi, mi giro verso la criniera bionda e chi è?
JONNE-
-Jonne?- le faccio il verso. – Quel Jonne?-
Elena non lo sopportava. Anzi. Lo odiava a morte.
Ogni volta che spuntava a casa nostra a prendere un caffè con Ville magicamente
lei spariva e ritornava la sera tardissimo non prima di avermi chiamato per
assicurarsi che se ne fosse andato.
Risi istericamente al solo immaginarmi mia sorella
che sbraitava contro il povero biondino che non le aveva mai fatto nulla di male.-E
cos’ha fatto?- chiesi incuriosita a Kiki.
-Lei voleva scappare. Ma se lo poteva anche
sognare. Sono in Finlandia e incontro una celebrities
locale che è anche amica di famiglia, mica me la faccio scappare no?-
-Non fa una piega- assentii.
-Quindi l’ho supplicata per la mia felicità eterna
e con la promessa di varie barrette di cioccolata di fermarlo e salutarlo-
disse con tono entusiasta – ma non c’è n’è stato bisogno perché Jonne ci aveva già viste, e tutto baldanzoso si è
avvicinato a Elena con un sorriso a mille mila denti. Secondo ha una cotta per
lei- aggiunse sospirando.
Eh si, ci voleva un genio per capire che il biondo
era perdutamente e disperatamente innamorato di mia sorella. E ogni volta che
ce lo trovavamo a casa, il suo faccino triste alla scoperta che Elena non c’era,
era da foto. Ville se la rideva, io macchinavo per trovare un modo di metterli
insieme. E prima o poi ce l’avrei fatta, se il fato mi avesse assistito.
-E come è andata a finire?- chiesi innocentemente.
-Beh, Jonne era talmente
felice di vedere Elena che ci ha trascinato in giro per il centro- concluse Kiki con un sorriso sulle labbra –e alla fine ci ha chiesto
dove saremmo state questa sera e io gli ho detto che Ville ti aveva…-
-Si?- la incalzai.
-Kiki, diamine!-
Mia sorella era arrivata. Niente da fare. Non sarei
riuscita a cavare la notizia da nessuno.
-Ville non doveva fare nulla Bi, niente di cui
preoccuparti tranquilla- mi disse con tono molto subdolo.
-Si Elena e poi…-cominciai.
-C’è la marmotta che incarta la cioccolata- dissero
all’unisono. –Queste marmotte prima o poi andranno in sciopero lo sai vero?-
aggiunge Elena con la sua sempre sottile ironia.
-Simpatica, davvero- borbottai.
-Insomma, hai visto Jonne?-
Tanto valeva fare qualche pettegolezzo se proprio
non riuscivo a scoprire cosa il mio adorato marito stava tramando alle mie
spalle.
-Non nominare quel nome. Non mi ha dato pace tutto
il pomeriggio, ci seguiva ovunque non smettendo un istante di parlare. Un
essere insopportabile, Bi, non so come fate voi a tollerarlo-
C’era qualcosa nella sua voce che mi faceva
presagire un cambiamento. Sembrava di sforzasse a non sopportarlo, ma forse era
solo una mia impressione dovuta al Cupido inside che ogni tanto faceva capolino
nella mia mente, o agli ormoni impazziti per la gravidanza.
-Chi disprezza compra, Ele-
le risposi con tono saggio.
Non rispose. Si limitò a fulminarmi con lo sguardo
e tenermi il broncio.
Forse questa volta ci avevo preso.
-E’ tutto pronto, ragazzi?- il mio tono era tutto fuorché
calmo per vari motivi. Ogni cosa doveva andare alla perfezione, Bianca mi
avrebbe ucciso perché era fuori al freddo ad aspettare e odiava essere tenuta
all’oscuro di qualcosa. Bam era magicamente arrivato
ad Helsinki e sembrava che Elena non fosse riuscita a trovargli qualcosa altro
da fare. Non sapevo per quanti altri giorni avrei potuto evitare che Bianca lo
scoprisse e lo andasse a cercare minacciandolo di morte.
-Stai tranquillo, Luce. E’ tutto pronto- un Linde
ancora più zen del solito mi rispose da dietro le quinte.
Presi il cellulare e lanciai il segnale a Elena.
Nell’arco di dieci minuti avevo visto arrivare metà
dei nostri amici, tutti borbottavano tra di loro, e nessuno voleva dirmi cosa
stava per accadere. Il secco ne avrebbe sentite due da me, dopo.
Prima di vedere Elena tirare fuori il cellulare e
fare cenni nascosti alla piccola folla radunata fuori dal Tavastia
avevo scorto Seppo che come un fulmine era entrato
nel locale, due o tre dei roadie, una decina di
nostri amici di Helsinki e qualche rappresentante della Warner finlandese.
La mia curiosità stava salendo a livelli stellari.
-Entriamo- annunciò Elena prendendomi per mano.
Non ero mai stata così agitata prima di entrare nel
Tavastia, era uno dei pochi luoghi dove mi sentivo
davvero a casa.
Raccolsi un po’ di coraggio e spinta soprattutto
dalla curiosità che mi stava uccidendo mi misi al passo con mia sorella e mi incamminai
verso il fumoso corridoio del locale.
Un sottofondo musicale che mi era stranamente
familiare accompagnò la nostra entrata, una volta superato il piccolo atrio mi
affacciai sulla sala principale. Era tutto fiocamente illuminato da candele
sparse per tutto l’ambiente e la pista da ballo solitamente sgombra era colma
di divanetti e tavolini con un aria confortevole. Tutte le poltrone erano
rivolte verso il palco. Che per la prima volta vedevo coperto da una tenda.
Le cose erano due: o Ville aveva chiamato l’intero
cast di Notre Dame de Paris
a fare una prima solo per me, o stavano facendo qualche ristrutturazione. Non
vedevo altrimenti il motivo per tale segretezza
Tutti intorno a me si sedettero. Anche io presi
posto a fianco ad Elena e Kiki su uno dei divanetti
proprio sotto al palco. Non sapevo più ormai cosa aspettarmi ma almeno ero
comoda e al caldo.
-Zucchero filato!- una voce famigliare trillò da
dietro di me. Mi girai e vidi una Jonne affannato
venire verso mia sorella con enormi occhi a cuore.
-Non chiamarmi così ti ho detto- urlò Elena mentre
il cantante, vestito stranamente sobrio per i suoi standard, si sedeva a fianco
a lei e le metteva una mano intorno alle spalle. Per mia grande gioia quella
serpe di mia sorella non si scostò, ma si limitò a volgere lo sguardo altrove
senza degnarlo di alcuna attenzione.
Soddisfatta scoccai a Jonne
uno sguardo di approvazione che fu ricambiato da uno dei suoi sorrisi più
furbeschi. Sapeva quello che faceva il ragazzo.
Improvvisamente i miei pensieri da agenzia
matrimoniale furono distratti da alcuni rumori provenienti da dietro le quinte.
Se il sesto senso me la diceva giusta Ville era appena inciampato in qualche
amplificatore. Come faceva praticamente sempre.
Qualche istante dopo lo vidi spuntare da dietro la
tenda con un microfono in mano.
Niente cappello viola.
Niente strati di vestiti.
Niente look trasandato ma figo.
Era il Ville di cui mi ero disperatamente
innamorata a 18 anni. L’idolo dei miei sogni di piccola adolescente metallara.
Oscuro e misterioso. Bello come solo lui poteva essere.
Un paio di jeans che non ricordavo nemmeno che
avesse gli fasciavano comodamente le gambe ossute. Una canottiera, anzi, la
canottiera, quella col drago, aderiva sul busto senza fare una grinza. E per
finire, il rosario nero, quell’oggetto così sacro eppure così profano pendeva
dal suo collo con grazia.
I miei occhi incrociarono i suoi. Incorniciati da una
massa di boccoli castani. Quei capelli che ogni volta che ci passavo le mani
lanciavano fitte di doloroso piacere lungo la mia spina dorsale. E il mio
regalo personale, sapevo che tutto era fatto per me, ma questa cosa in
particolare mi tirò fuori un sorriso infinito.
La matita sugli occhi. Esattamente come ai vecchi
tempi. Tanta, lucida e soprattutto nera come la notte.
Quando si accorse del mio ghigno si inchinò
restituendomi il sorriso.
Non ebbi il tempo di abituarmi a rivederlo così che
la tenda si alzò che dietro di lui apparvero gli altri quattro.
Linde, Migè, Gas e
Burton. Tutti con i loro strumenti, evidentemente pronti a fare un concerto. Il mio cervello non riusciva a capire.
“Stricken by fear you held me, my Darling
Denied , the love didn’t give me up
Lost in hazel eyes and brown silk
Now I resurrect”
Delle note sconosciute, delle parole sconosciute.
Ma sempre le sue parole, la sua musica.
Una nuova canzone.
Lo shock della realizzazione mi lasciò senza fiato.
Avevo atteso due anni prima di sentire le nuove canzoni, di mettere le mani sul
nuovo album, ma Ville mi aveva impedito di sentire qualsiasi traccia fino a che
non fosse pronta. Bruciante di desiderio gli avevo fatto promettere che la
prima persona a sentire il nuovo album una volta completato sarei dovuta essere
io, pena tortura. E ora capivo. Capivo perché non mi aveva fatto sentire nulla.
Quell’album era lui. Quell’album ero io. Eravamo
noi. E più la prima canzone si snodava in migliaia di stupende sfumature più mi
rendevo conto che aveva avuto ragione. La sua musica andava sentita completa,
quando ogni magico tassello era andato a creare quell’incantesimo che dava vita
all’anima del Love Metal.
-E questa era Sowing Fears- dissi traendo un respiro profondo. Ed una era
andata.
Dire che fossi terrorizzato per questa cosa, era
usare un eufemismo. Per la prima volta stavamo facendo sentire il nuovo
materiale ad un pubblico che non fosse Seppo o Silke. Guardai Bianca, il suo parere sarebbe stato il più importante.
Per quanto fossimo sposati, mi amasse, fosse una nostra fan, se una cosa non le
piaceva, quella cosa di media faceva davvero schifo. Avevo dovuto ingoiare
l’orgoglio molte volte e cominciare a fidarmi del suo giudizio.
I suoi occhi si allacciarono ai miei
istantaneamente. Stava piangendo e sorrideva.
Non servì altro.
-Mi scuso di avervi trascinati qui senza preavviso-
dissi avvicinandomi al microfono –ma dovevamo scegliere un giorno per questa session e oggi ricorreva una data importante per colei che
è l’anima di questo album.-
La guardai e vidi che stava sogghignando, potevo
sentirla sporgersi verso Elena e sussurrare quanto fossi sdolcinato.-E dato che
quando saremmo in tour per promuoverlo Bianca sarà troppo incinta per venirci a
sentire, mi è sembrato giusto regalarle la prima anteprima – conclusi sentendo
le guance diventarmi rosse. Anche io non ero immune alla timidezza a quanto
sembrava.
Le rivolsi un ultimo sorriso, presi il microfono e
ricominciai a cantare.
-Apri la porta, Ville-
-Non ho le chiavi-
-Aspetta-
-Magari se smetti di baciarmi il collo le trovo,
che dici?-
Il concerto era finito. Poche parole per
descriverlo. E ora, come dire, stavo dimostrando la mia gratitudine a mio
marito, non che di certo mi dispiacesse fare i miei doveri di moglie.
Tutt’altro.
Ma a quanto sembrava eravamo destinati a rimanere
fuori casa e congelati.
Kiki e Elena erano rimaste al Tavastia.
Un certo Zacky, chitarrista di una band che avrebbe
dovuto suonare il giorno dopo era spuntato al locale per caso e non c’era stato
verso di portare via mia cugina. Mentre la mai sfacciata sorella, meschina e
bugiarda, era stata trovata da me avvinghiata a Jonne
come una medusa. Aveva fatto finta tutto il tempo. Che infida ragazza.
E ora eravamo rimasti soli. Avvinghiati l’uno
all’altro eravamo scesi dal taksi senza smettere di
baciarci, sembravano essere tornati ai primi mesi di matrimonio, quando ogni
occasione era buona per farlo ovunque capitasse. Ma, vederlo così, come ai
vecchi tempi, mi aveva provocato dei strani moti di lussuria. Mi sentivo come la
fan che aveva finalmente conquistato il suo idolo, quando avevo conosciuto
Ville ero più grande, lui non era più il bel tenebroso che come una droga
infestava ogni mio sogno per notti infinite. Era solo quella meravigliosa
persona che avevo sposato.Ed ora invece, con un bel
salto nel passato mi stava regalando la mia fantasia proibita.
-Bi, è aperta-
-Come è aperta?- chiesi.
-Si, guarda-
Mi feci avanti, fifone com’era non si sarebbe mai
avventato a entrare. Mi sporsi dentro e la luce del salone era accesa.
Una voce.
-Ciao Bianca-
-Mamma?-
@ Ethereal Clover: magnanima tu? Muhahahahahaha
facciamo prima a vedere il Valo grasso ahahaa comunque avendo ora: marchio nero e biglietti dell’helldone direi che è ora di mettere a nanna B&B no?
@lithi: forse troppo coccoloshoooo
XD ma non ho resistititooooooo. Cmq grazie per gli
esami U:U per fortuna sono andati bene. E l’uni a PG come va?
@ valeriana: ma grazie!!! E chi non vivrebbe felice con uno
così XD peccato che il vero Valo sarà sicuramente mooooolto meno puccio, e tanto tanto più pazzo ahaha
@ kiki91: potremmo mettere su un’azienda *animali domestici del Valo
offrono firme e autografic INC*
seriamente, ci facciamo i soldi ahaha
@ kiki91: grazie mille *inquinoH*