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Autore: softkitty    28/10/2014    2 recensioni
La protagonista di questa storia è Nicky, neolaureata in lettere e barista per necessità.
Accanto a lei vedremo Noah, il suo fidanzato dalla famiglia ingombrante, Diane, la sua amica di una vita e Oneweek, metodico giovane incontrato in metro.
Attorno a loro ruoteranno vari personaggi, dalla ex fidanzata decisamente poco "ex" alla suocera molto "suocera", passando per genitori amorevoli e amici privi di tatto.
SOSPESA.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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In metro con amore

 

Capitolo 5

 

Il mattino successivo, Daniel non trovò Nicky sulla metro ed inizialmente se ne preoccupò. Poi però fece mente locale: quella settimana le toccava il turno di pomeriggio, perciò non l'avrebbe incrociata. Rimase un po' deluso da quella constatazione e decise che avrebbe fatto un salto da lei magari dopo aver staccato dal lavoro. E magari anche in serata con Colin e Finn. Sì, avrebbe fatto così.

Nicky nel frattempo si era svegliata e aveva fatto una lunga doccia rigenerante, per iniziare la giornata con il piede giusto. Si legò i capelli bagnati, si vestì comoda ed aprì l'armadio, aveva una missione da compiere: togliere tutti i vestiti e gli oggetti di Noah da casa sua.

Piegò con cura i pantaloni e le magliette e li mise in un vecchio borsone malandato, poi passò al bagno che fu ripulito da lamette, schiuma da barba, dopobarba, spazzolino e tutte le cianfrusaglie che Noah aveva lasciato in giro. Per l'ora di pranzo, quando era sicura che Noah sarebbe venuto da lei per cercarla, visto che aveva ignorato messaggi e chiamate, era tutto piegato e imbustato.

Sentì dei rumori dalla porta: qualcuno aveva inserito le chiavi nella toppa. O almeno, ci aveva provato, visto che, data la presenza delle chiavi di Nicky, le altre non entravano. Fece un respiro profondo. La battaglia stava per iniziare.

Al mio segnale, scatenate l'inferno.

«Arrivo, chi è?»

«Sono Noah! Sei viva!». Gli aprì e lo lasciò entrare. «Potevi rispondere a una delle mie chiamate o a un messaggio».

Nicky inarcò le sopracciglia. «Perché?»

«Come perché? Perché ti cercavo!».

La ragazza allargò le braccia. «Eccomi qui, mi hai trovata»

«Fai la spiritosa?»

«No, sono solo curiosa di sapere perché mi cercavi».

Noah la guardò sbalordito, come se la ragazza che aveva di fronte fosse stata pazza. «Ieri non sei venuta». Nicky si morse a sangue la lingua per evitare di dire che in effetti il problema non era che lei non fosse venuta, ma che fosse venuto lui e non con lei. Noah chinò il capo. «E dobbiamo parlare»

«Ti ascolto».

Noah la guardò negli occhi. «Prima di tutto, voglio dirti che mi sento uno schifo e che quella di ieri è stata la più grossa cazzata della mia vita. Ti amo e mi dispiace di aver fatto ciò che ho fatto, ma sono pronto a fare qualunque cosa per noi».

Nicky storse il naso... Noi? Davvero esisteva ancora un noi? «Cos'hai fatto?»

«Ieri, alla festa c'era anche Angie, la...».

Lo interruppe, con un moto di disgusto: la conosceva perfettamente. «Non c'è bisogno di spiegarmi chi sia. La conosco»

«E io ero confuso, su di te, su me, su noi...». Noah si bloccò e deglutì. «Abbiamo iniziato a bere e ricordare i vecchi tempi e...».

Lo incalzò, cercando di accorciare l'attesa. «E...?»

«Abbiamo scopato nel bagno del club».

Nicky se lo aspettava. Aveva visto quali erano le premesse dell'incontro, ma aveva sperato fino all'ultimo che Noah le dicesse di essersi fermato prima, di non aver... di non averla tradita. Aveva visto, aveva creduto di essere pronta per attutire il colpo e non soffrirne troppo. Ma faceva male lo stesso.

«Nicky...»

«No». Fece un profondo respiro, alla ricerca della calma e della forza necessarie per parlare e per evitare di piangere. «Ieri ho staccato dal lavoro prima, sono corsa a casa, ho fatto la doccia in un lampo e mi sono preparata per venire al golf club». Noah la fissava colpevole. «E ci sono pure arrivata, ma non ti ho trovato. Così ho incrociato Willa e abbiamo iniziato a cercarti insieme, per farti una sorpresa». Il giovane sbiancò. «Inutile dire che la sorpresa me l'hai fatta tu. Così, dato che la mia presenza non era né richiesta né tanto meno gradita, me ne sono tornata a casa»

«Perché non mi hai fermato?». La voce di Noah era carica di dolore.

«Io avrei dovuto fermarti?». Lo guardò con disgusto: davvero stava dando la colpa a lei? «Già solo vederti con lei era stato un colpo al cuore. Tradire non vuol dire solo scopare con qualcun altro. Mi hai tradita nel momento in cui hai deciso di passare il tuo tempo con lei. Mi hai tradita quando le hai infilato la lingua in bocca e la mano sotto il vestito».

Il giovane le si avvicinò. «Dimmi cosa posso fare per rimediare, Nicky, ti prego»

«Niente, Noah». La ragazza si asciugò gli occhi. «Chiudiamola qui».

La guardò disperato: «Cosa? No! Nicky, io ti amo!»

«E mi amavi anche ieri mentre ti scopavi la tua ex in un bagno?».

Quella domanda fece gelare Noah sul posto. «Io... Ho sbagliato, ma non voglio perderti, sei troppo importante per me»

«Mi hai già persa, Noah. La nostra storia è finita».

Il giovane dentista rimase fermo per un istante a fissare il pavimento davanti a sé. «Perché non vuoi darmi un'altra possibilità?»

«Perché hai tradito la mia fiducia, mi hai spezzato il cuore e hai calpestato la nostra storia per una troia che qualche anno fa si era comportata nella stessa maniera nei tuoi confronti. Ti basta?»

«È stato uno sbaglio»

«No. Uno sbaglio è rompere una tazzina, uno sbaglio è prendere lo yogurt alla fragola anziché quello alla ciliegia. Scopare una donna che non è la tua fidanzata nel bagno di un golf club non è uno sbaglio, è una bastardata!».

Noah la fissò avvilito. «Tu non sbagli mai?»

«Certo, ma ti assicuro che non mi è mai capitato di scoparmi qualcuno per sbaglio! Mai!»

«Non ha significato nulla»

«Per me invece ha significato tutto». Lo guardò dritto negli occhi, senza riuscire a smettere di piangere. «Non mi ami veramente, non sono abbastanza ricca per te, non sono abbastanza bella, non sono abbastanza elegante, non sono abbastanza»

«No». Noah cercò di avvicinarsi, ma la giovane si ritrasse. «Non è colpa tua, io... Potrai mai perdonarmi?»

«Come puoi chiedermelo? Sei riuscito a dimostrarmi che quello in cui ho creduto e per cui ho lottato per 3 anni era solo un'illusione. Mi hai mai amata, Noah? O era solo per il gusto di far infuriare tua madre? Sono stata la tappabuchi mentre la donna che tua madre ha scelto per te era in giro a scoparsi mezzo Portogallo?». Noah chinò il capo, senza dire nulla. «Ho solo una domanda a cui ti pregherei di rispondere: era la prima volta che mi tradivi?».

Noah sgranò gli occhi, incredulo. «Che persona credi che sia? Non ti ho mai tradita con nessuna prima di ieri sera! E, se me ne dessi l'occasione, ti dimostrerei che non succederebbe mai più»

«Certo, fino a quando tua madre non organizzerà l'ennesimo party al quale inviterà lei e non me. Così litigheremo di nuovo e tu te la scoperai»

«No – le disse con calore, cercando di accarezzarle il viso – non lo farei mai»

«Mi fa schifo solo pensare che le mani con cui ora vorresti toccarmi ieri erano...». Si interruppe, ingoiando un boccone amaro come l'arsenico. «Vattene di qui, non voglio più vederti»

«Nicky...»

«Lascia stare...». Gli indicò la cucina. «Là ci sono due borsoni con le cose che avevi qui».

Noah le lanciò un ultimo sguardo triste e colpevole, prima di prendere la sua roba e raggiungere la porta. «Ti porterò le tue cose stasera al locale».

Una volta che la porta si fu richiusa, Nicky si lasciò cadere sul divano, distrutta. Aveva cercato di essere forte, ma alla fine non era riuscita a comportarsi come avrebbe voluto. Si era lasciata andare alle lacrime anche di fronte a Noah, mostrandogli, nonostante tutto, quanto lui l'avesse ferita.

In quell'istante suonò il campanello. Nicky si alzò e, controvoglia, aprì la porta. A travolgerla fu una valanga che la stritolò in un abbraccio. «Diane!»

«Sapevo che saresti scoppiata». La abbracciò ancora più forte. «Non ti lascio sola»

«Grazie»

«Hey – disse imitando la voce di Matthew McConaughey – siamo tu ed io contro il mondo, ricordi?».

Nicky ridacchiò tra le lacrime. «Ti voglio bene». E gliene voleva davvero un mondo. Se biologicamente Nicky non aveva più una famiglia, poteva contare su una famiglia adottiva: quella di Diane. Quando suo padre era morto, infatti, un paio di mesi prima che lei compisse 18 anni, i coniugi Cassidy si offrirono come tutori legali di Nicky in attesa che raggiungesse la maggiore età. L'avevano accolta a braccia aperte in casa loro e l'avevano trattata come una figlia. E, nonostante non abitasse più con loro, ma fosse tornata nella casa che era stata sua e dei suoi genitori ormai da anni, era sempre invitata da loro per una cena una volta alla settimana.

«Stasera i miei vorrebbero che venissi a cena»

«Non posso! Inizio alle 16 e stacco a mezzanotte»

«Allora li avviso, così mamma non prepara il polpettone! Quando puoi venire?»

«Facciamo... mercoledì? Dovrebbe essere il mio turno di riposo per questa settimana»

«Va bene!». Le due trascorsero il pranzo a chiacchierare e, quando Diane se ne andò, Nicky sembrava molto più rilassata e serena di qualche ora prima.

Con quella serenità latente si preparò per uscire di casa e prendere la metro. L'aria era tiepida e piacevole sul viso e la fece sospirare, sorridente.

Per la prima volta da quando aveva visto Noah con quella zoccola, si sentì... libera.

Libera da Noah e dai suoi orari.

Libera da Kelly Parker e le sue frecciatine al vetriolo.

Libera da Edward Parker e le sue continue allusioni al suo inesistente patrimonio.

Era libera di...

...Andare da Missy's per una nuova giornata di lavoro.

***

Noah entrò nella villa dei suoi genitori per parlare con Willa e cercare di sistemare, almeno con lei, il casino che si era creato la sera prima.

«Willa? Ci sei?». Nella casa risuonò il silenzio più totale. «Willa?»

«Che cazzo vuoi?».

Noah rimase spiazzato dall'espressione che vide sul volto della sua sorellina. Rabbia, delusione e disgusto. «Volevo chiederti scusa per ieri sera»

«Per quale motivo esattamente? Perché non mi hai praticamente rivolto la parola per tutta la sera? Perché ti sei ubriacato? Perché ti sei lasciato avvicinare da quella troia? Perché quando vi ho beccati in bagno ti sei preoccupato più per lei che per me?»

«Mi disp...»

«Risparmia il fiato. Non voglio sentirti. Sei come mamma e papà. Ti interessano solo i soldi e il prestigio del nostro cognome». Lo guardò con una delusione tale da far stringere il cuore di Noah in una morsa di dolore. «Sei come loro».

Noah chinò il capo, sentendosi un verme. «Willa, non è vero»

«Non mentirmi. Sarò piccola, ma non sono idiota. Hai tradito Nicky! Porca puttana, Noah, Nicky! E per di più con Angie! Come hai potuto fare una cosa del genere?».

Noah aprì la bocca per rispondere, ma fu preceduto dalla voce di sua madre, comparsa da chissà dove. «Noah, sei passato, che piacere!». La signora Parker scrutò sua figlia. «Tu signorina dovresti essere in camera a studiare. Sei in punizione. Come ti è venuto in mente di aggredire la povera Angie?»

«Povera Angie? Quella è una puttana». Kelly trasalì, sentendo la sua dolce figliola parlare così sboccatamente. «Non c'è bisogno che mi dica di tornarmene in camera. Ci vado di mia spontanea volontà, non voglio passare troppo tempo con voi. Non voglio rischiare di essere contagiata dalla vostra mentalità di merda».

Detto ciò, tornò al piano di sopra, lasciando madre e figlio da soli.

«Come stai, Noah?».

Il dentista notò immediatamente la piega soddisfatta delle labbra di sua madre. «Quanto ti fa felice questa situazione?»

«Avevo invitato Angela nella speranza che vi riavvicinaste gradualmente. Di certo non credevo finiste a fornicare nel bagno del golf club». Gli lanciò uno sguardo severo. «Potevi almeno portartela a casa, insomma, farsi beccare non è stato... elegante. Per fortuna nessun ospite l'ha scoperto».

Noah guardò sua madre con disprezzo. «Nicky mi ha mollato e tutto per colpa...».

Kelly lo bloccò, ridendo. «Non dare la colpa a me e tuo padre. Sei stato tu a tradire quella che definivi – si lasciò sfuggire una smorfia – la tua fidanzata». Sospirò, rilassata. «Francamente è un sollievo che tu abbia smesso di vederla. Hai bisogno di una donna a modo al tuo fianco».

Noah si alzò in piedi. «Avete rovinato tutto!».

Kelly Parker non si scompose minimamente. Al suo fianco comparve suo marito, di rientro dopo una giornata passata in ufficio. «Noi? Noi abbiamo solo invitato la figlia di un vecchio amico, che è appena rientrata qui. Sei tu che ti sei scopato la figlia di Chester, sii uomo e assumiti le tue colpe. Non scaricare i tuoi errori su di noi»

«A proposito di colpe – aggiunse Kelly con rimprovero – dovrai scusarti con Angela per il comportamento selvaggio di tua sorella. Invitala a cena»

«Non se ne...»

«C'è un tavolo prenotato per le 20 a nome Parker al Royal»

 

 

Il mio angolo.

Buonasera, cari lettori, tutto bene?

Questo capitolo è stato abbastanza ostico da scrivere. Quando si parla di una rottura non è mai semplice riuscire a rendere i sentimenti dei personaggi come si vorrebbe.

Per questo capitolo, ho solo una nota: la frase di Matthew McConaughey citata da Diane, appartiene al film “La rivolta delle ex” ;)

Ringrazio tutti gli stoici che resistono e continuano a leggere i miei capitoli, i santi che trovano qualche minuto per lasciare un commento (se ci saranno) e i coraggiosi che inseriscono la storia tra le Preferite/ricordate/seguite.

Bisous,

Softkitty

ps Spero non ci siano errori!

  
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