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Autore: lallipumbaa    28/10/2014    1 recensioni
La sabbia del deserto egiziano scorre come in una clessidra, lenta e inesorabile, legando due epoche lontane.
Londra, 1935. La famiglia O'Connell riabbraccia un membro della famiglia finalmente a casa e Ardeth Bay arriva all'insaputa di tutti sulle tracce di un'antica minaccia.
Due anime legate da un'antica promessa: "Ci rivedremo, Kosey, te lo prometto. Ti aspetterò per l’eternità se necessario, ma staremo insieme nuovamente. Sarà un’altra vita, saranno altri tempi, ma ci ritroveremo. È una promessa."
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 3−


Decisero il da farsi. Fosse stato per Breanne sarebbe partita subito, ma su rifiuto di tutti la obbligarono a riposarsi e ad aspettare che la ferita si rimarginasse almeno parzialmente. Ardeth tornò in Egitto il giorno dopo “Ci troveremo quando arriverete al Cairo. Vi aspetterò là. Nel frattempo cercherò di indagare.” “Ok, ma sta’ attento. Non voglio che qualcuno finisca nei guai per colpa mia. Al Cairo voglio vederti integro.” Gli disse la donna prima che lui uscisse dalla porta, fermandolo per un braccio. Si voltò guardandola negli occhi, l’espressione seria “Non preoccuparti, non sarò da solo.” Sostennero lo sguardo l’uno dell’altra per un po’, poi il medjai uscì dalla stanza scomparendo nella notte.
La ferita si rimarginò in meno tempo di quanto pensassero. Dopo meno di una settimana erano sul treno per il sud della Francia per poi prendere la nave che li avrebbe portati verso il Cairo. “Alex, piantala di giocare con quella cerbottana!” lo rimproverò Evelyn vedendo l’ennesima pallina di carta lanciata sul bersaglio che si era costruito “Mi sto annoiando e non ho più libri da leggere! Zia, raccontami una delle tue avventure in Sud America!”. Breanne non stava ascoltando. Aveva lo sguardo perso fuori dal finestrino facendosi scorrere davanti agli occhi la campagna francese. Il sole stava tramontando e di lì a poco sarebbe stata ora di cena. La mente vagava persa nel nulla. La piega inaspettata che aveva preso la sua vita la stava stravolgendo, ribaltandola completamente. Sapeva sin da bambina di non essere mai stata ‘una come le altre’. Lei e Rick si erano sostenuti a vicenda, e fino a quando i loro genitori adottivi – gli O’Connell – non li avevano accolti nella loro famiglia, si erano sostenuti a vicenda. Rick era più grande di lei di poco più di 7 anni e se un altro bambino provava ad infastidirla erano guai seri. Non si era mai fatto problemi a mettersi nei guai, figurarsi per proteggere la sua sorellina. Ma anche se era la sorellina protetta, crescendo in orfanotrofio al Cairo aveva imparato a difendersi e qualche altro trucchetto che le era servito per la sopravvivenza, come il famoso metodo O’Connell. Entrambi avevano avuto una passione per tutto ciò che era strano, fuori dal comune, e i loro genitori non si erano mai fatti problemi ad assecondarli nelle loro passioni. Aveva fatto più fatica a convincerli a farle imparare a sparare, ma per quello ci pensava Rick. Poi le loro vite si erano separate, ricongiungendosi ogni tanto. Non era sposata, non aveva figli, ogni tanto era stata legata a qualche relazione, ma nessuno sembra essere giusto per lei. Nessuno riusciva a reggere il confronto. Ma con chi non l’aveva mai saputo. Probabilmente la parte di sé collegata alla principessa Amunet era ancora innamorata della misteriosa guardia e nulla sarebbe mai potuto andare come avrebbe voluto lei finché non sarebbe finita quella storia. Sentì nuovamente le vertigini e cominciò a sentire il rumore degli zoccoli di un cavallo in corsa quando fu riscossa dal nipote che le scosse il braccio “Zia? Ci sei?” “Cos-? Oh, sì! Scusami ero persa fuori dal finestrino! Dimmi!”.
Arrivarono a Marsiglia e presero la nave che li portò ad Alessandria, arrivando poi via treno al Cairo. “Non voglio più vedere un treno per un po’.” Commentò Breanne, una borsa a tracolla e un po’ bianca in volto a causa il mal di treno. Tornarono verso il museo dove lavorava Evelyn, usandola come base: il nuovo direttore eletto dopo i fatti di 12 anni prima era anche lui legato ai Medjai e li accolse con calore. “Bene, dove diavolo è Ardeth?” commentò Rick sedendosi sullo scranno dorato “Avevamo deciso che ci saremmo trovati qui, non il giorno… Signor Khafir, esiste un modo per contattare il capo dei Medjai?” chiese Breanne all’arabo che sorrise “L’ho già contattato io, non preoccupatevi. Sto aspettando che torni indietro la risposta. Nel frattempo se volete riposarvi, l’alloggio è sempre disponibile.” “Io sinceramente un pisolino me lo farei. Alex, mi segui?” “Assolutamente papà!” esclamò il bambino per poi sbadigliare. Evelyn guardò la ragazza “Vieni anche tu?” “No, io rimango nella biblioteca del museo. Vedo se riesco a trovare qualcosa in più su quello che ci serve.” Fu accompagnata nella biblioteca e lasciata sola tra i libri. Nonostante la sua vita fosse più costantemente riempita d’azione, quelli erano sempre stati i suoi compagni durante le lunghe notti insonni e i pomeriggi della sua infanzia e continuavano ad esserlo. Andò a cercare nella sezione dedicata e tirò giù dagli scaffali i libri che potevano servirle. Seduta nel silenzio della biblioteca si isolò nel contenuto delle pagine talmente tanto che non notò nemmeno un’ombra sgattaiolare nella stanza. Una voce inquietante, quasi sibilante, parlò alle sue spalle “Bentornata a casa, Amunet…” Breanne si alzò di scatto, voltandosi verso la voce, ma si trovò davanti una figura nera di forma quasi umana ma poteva scommetterci la mano destra che con la razza umana non aveva nulla a che fare. La figura la bloccò immediatamente scaraventandola sul tavolo di legno massiccio, una mano al collo. Tentò di divincolarsi, ma la pressione quasi le toglieva il respiro. “Ti stavamo aspettando tutti… soprattutto il padrone. Sarà contento di essere ricongiunto a te dopo quasi 5000 anni…” “P-p-padr-one?” chiese quasi soffocando “Ricorda, Amunet… tu lo conosci…” “I-io n-non-” la figura alzò l’altro braccio, la mano spalancata e fece per abbassarla su di lei, quando una spada trapassò la figura facendola sparire, quasi evaporare, dopo che ebbe alzato lo sguardo verso chi l’aveva lanciata. Senza più la pressione sulla trachea i suoi polmoni si riempirono d’aria di scatto, facendola alzare a sedere, cominciando a tossire. Sentì dei passi veloci verso di lei e due mani la presero per le spalle, voltandola. “Breanne, tutto a posto? Mi senti?”. Aveva gli occhi pieni di lacrime per lo shock ma intravide sfuocata la figura davanti a sé “A-cough! Ardeth?” “Sì, sono io.” Le disse l’uomo alzandole il viso per il mento, studiandola “Che - cough!!! – diavolo era quel coso?!” “Un essere richiamato dall’ombra, ma ti ha fatto qualcosa?” rispose lui tranquillamente “Mi stava strozzando, cristo santo! Ho seriamente temuto di morire. Aveva una forza quasi sovraumana… mi ha sbattuta sul tavolo come se fossi una bambola di pezza.” Commentò toccandosi la schiena per vedere se ci fosse qualche zona dolorante. “Sei riuscito a scoprire qualcosa?” gli chiese mentre lo vide intento a togliersi il mantello per poi appoggiarglielo delicatamente sulle spalle mentre la esaminava attentamente “Sì, e non mi è piaciuto. È una forza antica, molto più potente dell’ultima con cui abbiamo avuto a che fare, e tu sei la chiave di tutto.” “Certo che per comunicare notizie sconvolgenti hai un tatto impressionante.” Decretò lei spalancando gli occhi, impallidendo per ciò che le aveva appena detto. Rimase seduta sul tavolo, una mano sul viso  “L’episodio di poco fa significa che non ho alcuna protezione. Possono trovarmi ovunque…”  “Non ovunque.” Decretò Ardeth accennando ad un mezzo sorriso.

“No, aspetta, cos’è successo prima?” esclamò Rick “Fortunatamente è arrivato Ardeth in tempo. Altrimenti non so proprio cosa sarebbe potuto succedere. Comunque nonostante sembri che in Egitto possano trovarmi ovunque nonostante possa muovermi senza che nessuno lo sappia, Ardeth ha una bella notizia, nonostante potrebbe essere un po’ una spina nel fianco…” “Dobbiamo arrivare al Tempio di Hathor.” “Quale?” “Quello ad Abu Simbel.” “COSA?! Abu Simbel è quasi alle foci del Nilo! Ci sono giorni e giorni di viaggio per arrivare là!” “Esagerato! È molto più a nord della foce del Nilo… è anche prima della fine del lago Nasser!” Commentò Breanne alzando un sopracciglio e facendo spallucce “E dici poco?!” “Rick, si tratta della sicurezza di tua sorella. Dobbiamo andare al tempio di Hathor.” Richard aveva ragione: raggiungere il tempio sarebbe stato un viaggio veramente lungo. Dal Cairo avrebbero dovuto prendere un battello che li avrebbe portati verso sud lungo il Nilo, fino ad Aswan. E sarebbero stati già quasi cinque giorni di viaggio. Il tempio minore era vicino a quello costruito dal Faraone Ramses II, ma era l’unico ad avere ancora statue della divinità ancora al suo interno. Dendera sarebbe stato più vicino, ma sfortunatamente era spoglio di idoli.
Dopo giorni di viaggio aveva seriamente bisogno di un bagno. Era da un po’ che non ne faceva uno tranquillo: l’ultima volta che aveva provato a farlo era stata aggredita. Si tolse gli stivali e i pantaloni, mettendoli a prendere aria, vicino al camicione largo di lino che normalmente veniva infilato nei pantaloni a vita alta: quello era il suo classico abbigliamento da scavo archeologico… e dato che ora si aveva a che fare con l’Egitto, era meglio coprirsi senza dare troppo nell’occhio. Peccato che fosse l’unica donna oltre a Evie che portasse dei pantaloni. Si sedette nella piccola vasca levandosi di dosso la terra, pulendosi da tutto, anche dal ricordo dell’incontro più che ravvicinato con quell’essere spuntato dall’ombra. Uscì sul ponte della nave per prendere un po’ d’aria, trovando il medjai seduto vicino a Rick, mentre con la cote affilava la sua sciabola e il fratello puliva il fucile “Che ci fate sul ponte? Non dovreste pianificare qualcosa alle mie spalle in segreto da qualche parte?” disse pesandosi su un piede, incrociando le braccia “Nah, è molto più piacevole farlo in pubblico.” Le rispose il fratello sorridendole con la sua espressione da faccia da schiaffi “Giustamente.” “Oh oh oh! Riconoscerei quel fondo schiena ovunque. Buongiorno Breanne.” L’espressione della ragazza si paralizzò ‘No. Perché è qui? Non mi andava male abbastanza così. Ci si deve mettere pure lui.’ Si voltò “Jackson. Smettila di guardarmi il fondoschiena. Non è un qualcosa che puoi guardare col leggerezza. Potresti finire giù dal ponte della nave.” “Le tue minacce non mi hanno mai fatto molta paura, si sono sempre trasformate in altro.” Le disse l’americano alzando il sopracciglio sfoderando il suo sguardo alla ‘ti stendo’. Rick si alzò e si mise davanti alla sorella, il fucile in mano, tendendogli la mano “Ciao, sono Rick O’Connell, il fratello maggiore di Breanne.” “Oh, piacere Louis Jackson!” esclamò ricambiando la stretta “Sì, certo piacere.” gliela strinse forte, facendolo quasi abbassare dal dolore avvicinandosi al suo orecchio “Azzardati a fare un altro commento sul sedere di mia sorella e giuro che ti faccio saltare il tuo. Sono anche più bravo di lei con le armi da fuoco, quindi…” caricò il fucile, facendo sentire il suono dell’ingranaggio “… ci siamo capiti?” “A-assolutamente.” Commentò l’uomo annuendo mentre Breanne guardava divertita la scena. “Chi è quello?” chiese Ardeth “Nessuno, l’ultimo idiota americano con cui ho avuto una relazione. Chissà che diavolo ci fa in Egitto…” “La cosa ti interessa?” le chiese distrattamente, passando ancora la cote sulla lama che brillava alla luce delle lampade “Ehm… no. Però ho un’idea… Jackson, senti… invece di farti massacrare da mio fratello, che è un po’ meno controllato di me, non vorresti giocare a carte così da onorare i vecchi tempi?” “Certamente! Ci sono anche gli altri ragazzi!” “Oh che cosa bella…”. Lo prese per il braccio portandolo via, mentre si girava verso i due sussurrando “Ci vediamo qui tra mezz’ora!”.
Come promesso, mezz’ora dopo la videro tornare giocherellando con un coltello da lancio e una mazzetta di dollari americani “Buona sera a tutti e due!” li salutò prendendo una sedia e sedendosi a cavalcioni verso di loro. Ardeth rimase shockato, mentre Rick la guardò e cominciò a ridere “Sei una dannata O’Connell in tutto e per tutto!!” se la rise mentre gli porgeva soddisfatta la mazzetta consistente “Bè, se vogliono disperatamente giocare a BlackJack con me dato che sanno che a Poker perderebbero sicuramente… hanno capito che cascano male!” gli rispose giocherellando col coltello affilato “Non credo al gioco d’azzardo. Ci si affida solo alla sorte. E molte volte è avversa.” Commentò Ardeth guardandola “Diciamo che la mia non è solo fortuna… ho il mio metodo.” Gli disse sorridendogli soddisfatta. Vide l’espressione negli occhi dell’uomo cambiare repentinamente e lo bloccò arrossendo di botto “Che diamine hai capito? Conto le carte! È una cosa difficile, ma basta non farsi beccare.” Poi finì facendo spallucce “E soprattutto… chi mai penserebbe che una donna potrebbe fare una cosa simile quando solo pochi uomini sulla terra possono farla?”.

Era la notte del quarto giorno e come al solito era tormentata dal sogno. Riaprì gli occhi di scatto, sentendo mancare l’aria, scattando a sedere, annaspando. In completo panico scese dal letto, fiondandosi fuori dalla stanza per prendere più aria possibile. Non voleva rimanere al buio. Aveva bisogno di luce. Aveva bisogno d’aria. Si appoggiò alla ringhiera oltre la quale la riva era illuminata dalla luce della luna. L’aria fresca le riempì i polmoni. A quell’ora della notte quasi tutte le luci della nave erano state spente, tranne una sul ponte. In camicia da notte e capelli sciolti si diresse verso la luce più vicina, sedendosi al tavolo, mettendosi il viso tra le mani. Voleva stare da sola, ma tutta quell’oscurità, di cui non era mai stata intimorita, ora le procurava ansia. “Come mai sei qui fuori da sola?” chiese la voce calda del medjai. Breanne si girò di scatto scattando in piedi.
La luce della luna brillava sul canneto. Erano scappati fuori dal palazzo, lui la continuava a zittire amorevolmente per impedirle di sghignazzare, altrimenti li avrebbero sentiti. Ogni volta che la vedeva comportarsi in quella maniera così contrastante al modo in cui la vedeva il popolo veniva sopraffatto. Sotto la maschera di Alta Sacerdotessa era una ragazza triste, sola, e gli unici che riuscivano a strapparle una risata si potevano contare sulle dita di una mano. Si riteneva fortunato ad essere uno di quelli. La portò in mezzo al canneto, fuori da occhi indiscreti. Lei sarebbe dovuta rimanere pura, suo padre non avrebbe mai permesso a nessuno di avvicinarsi e ora proprio lui che era la persona a cui era stata data la protezione della sua persona, si era innamorato di lei. Lei lo stava guardando con quegli occhi profondi, che stranamente al contrario della moltitudine, avevano lo stesso colore verdeazzurro del fiume. La vide sorridere e alzarsi in punta di piedi, prendendogli il viso tra le mani. Appoggiò delicatamente le mani sugli avambracci di lei, accarezzandole la pelle liscia, ricambiando il sorriso. “Amunet, io…” lo zittì, appoggiandogli un dito sulle labbra “Sshh, non c’è bisogno di parlare.” Abbassò il viso verso di lei, unendo le labbra alle sue.
La vertigine la colse in pieno e lo vide scattare verso di lei, prendendola tra le braccia prima che crollasse irrimediabilmente a terra “Sto bene. Sto bene, non preoccuparti!” lo tranquillizzò mentre la riportava in piedi. “Non puoi svenire ogni volta che mi vedi però… altrimenti potrei pensare che ti faccia un certo effetto.” Le disse sorridendo “Ardeth Bay che fa una battuta?? Cerchiamo di non far scendere le dieci piaghe d’Egitto!” gli rispose ridendo, mentre rimaneva abbracciata a lui. “È tutto a posto?” le chiese tornando serio mentre le accarezzava la fronte, scostandole i capelli biondi dal viso “No… non riesco a stare in camera al buio. È un’idiozia, ma ho paura…” gli confessò abbassando lo sguardo. “Non dovrai mai avere paura, finché ci sarò io a proteggerti.” Degli spari, delle urla e puzza di bruciato. I due si guardarono preoccupati, correndo verso la cabina degli O’Connell.

 


Salve a tutti! :) ed ecco che finalmente comincia l'azione!!
Spero sinceramente che possa piacervi e magari di leggere qualche vostro parere! (negativo, positivo va benissimo tutto! Anche un "Lalli, sto capitolo fa SCHIFO!!!!", lanciatemi pomodori in caso u_u)
Buona lettura e un bacione a tutti :3 Lalli
   
 
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