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Autore: Anmami    28/10/2014    1 recensioni
Avevo letto da qualche parte che l'opossum ha la capacità di fingersi morto per evitare i pericoli.
Un furbacchione il mio amico opossum.
-Mamma ho una domanda. Perché con tutti gli animali del mondo tu ti sei appassionata agli opossum? Che hanno gli opossum di così bello?-
Già... che avevano gli opossum di tanto bello?.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 4
Avere ben chiara la realtà.

La parola d'ordine per quella giornata era realtà. Non potevo farmi prendere dalle mie sciocche fantasie. Era uno stronzo, non c'era nient'altro. Aveva riso ad una mia battuta, ma questo non voleva dire nulla, non mi trovava simpatica. Quando mi baciava sulla guancia lo faceva solo per rendere credibile la sua recita, nulla di più. Non c'era nulla sotto. Dovevo avere ben chiara la realtà.
Quella mattina la Signora Smith aveva invitato me e mia madre a fare colazione insieme a lei. Ci aveva detto che per qualche ora avremmo dovuto dimenticare i ruoli. La sua frase risultò, alle mie orecchie, come un velato insulto, tuttavia mia madre non mi consentì di rifiutare l'invito.
Seduti tutti e quattro intorno a quel tavolo a fare colazione, sembravamo una sorta di strana famiglia allargata, ma in cuor mio sapevo che la realtà era un tantino diversa dalle apparenze.
John si prodigò molto per me durante la colazione, riservandomi tante piccole attenzioni che avrebbero fatto sussultare il cuore di qualsiasi ragazza.
Si dimostrò un ragazzo premuroso, il classico principe azzurro che tutte le fanciulle sognano.
Dovetti fare un grande sforzo per mantenere le mie convinzioni. Stava fingendo, era molto bravo, certo, però stava solo fingendo. Dietro quei suoi gesti non c'erano sentimenti. Dopo colazione la Signora e mia madre ci lasciarono andare in giardino a passeggiare.
Lui si dimostrò anche in quella occasione un perfetto cavaliere porgendomi il braccio e aprendomi la porta per permettermi di uscire.
Passeggiamo per un po' a braccetto come una giovane coppia che si stava conoscendo.
-Oggi ho delle commissioni da sbrigare per conto di mia madre, quindi non mi potrai rinchiudere nel tuo appartamento.- dissi io continuando a far finta di sorridere.
-Bene, ti accompagno.- rispose lui convinto, talmente tanto convinto che per una frazione di secondo rischiò di convincere anche me. 
Tornai immediatamente e mi fermai in mezzo al giardino guardandolo sbigottita.
-Come prego?- chiesi sorpresa.
-Hai capito, ti accompagno.- ribadì con ancora più convinzione.
-Niente Susan oggi?- domandai per cercare di ritornare alla realtà.
-Preferisco trascorrere un pomeriggio con te.- affermò spiazzandomi.
-John, non fare così...- dissi io quasi implorandolo.
-Così come?- chiese voltandosi verso di me.
-Non comportarti come se ti facesse piacere passare del tempo con me, sappiamo tutti e due qual'è la verità.-
-E quale sarebbe la verità? Sentiamo...-
-La verità è che tu preferiresti mille volte andare a spassartela con Susan o con una delle tue amiche e poi so bene che uscire con la figlia della tua domestica è imbarazzante per te.- affermai abbassando lo sguardo.
-Quindi secondo te perché ti ho detto che ti avrei accompagnato?-
-Perché tua madre sta andando a fare spese e non vuoi che mi incontri da sola per le vie del centro. Vuoi che lei continui a credere a questa farsa. Non sono stupida, non trattarmi come se lo fossi, ora perdonami ma ho delle questioni urgenti da sbrigare.- risposi lasciandolo a bocca aperta. 
Forse non si aspettava di avere a che fare con una ragazza sveglia, forse pensava di avermi incastrata, ma ciò che avevo promesso a me stessa valeva ancora, non gli avrei permesso di farmi del male e non sarei caduta nella sua rete, dopotutto non ero un pesciolino.
-Mary... forse dovrei chiederti scusa...- fece lui con un velo di imbarazzo.
-Non temere, non mi aspetto di ricevere le tue scuse, anche perché la lista dei motivi per i quali dovresti scusarti è lunga circa un chilometro.- affermai facendo spallucce.
-Vuoi che ti accompagni comunque?- chiese lui in un ultimo disperato tentativo di non fare l'ennesima figura dello stronzo.
-John... non abusare della mia pazienza.- risposi io senza degnarlo di uno sguardo.
Quella sera dopo aver svolto le mie commissioni, tornai a casa e lo trovai ad aspettarmi davanti alla porta con un completo elegante ed un mazzo di fiori.
Se non avessi saputo la verità avrei pensato che fosse lì per scusarsi, che fosse lì per me. Sfortunatamente le cose erano un tantino diverse. John era lì per l'apparenza. Doveva risultare come il ragazzo perfetto e straordinariamente gentile, sua madre se lo aspettava ed è ciò che lui le avrebbe dato.
Mi chiese con il suo solito tono fintamente galante, di fargli l'onore di cenare insieme a lui.
Avrei voluto mandarlo al diavolo, ma sfortunatamente neanche quella volta potei farlo. Avevo delle responsabilità, lui lo sapeva e sfruttava quella storia a suo favore.
Mi lasciò il tempo di cambiarmi e poi insieme, sotto lo sguardo sognate di mia madre, ci avviammo verso la sua macchina.
Quando restammo soli nell'abitacolo stesso copione delle altre volte. Silenzio assoluto, interrotto solo da qualche mio tentativo di intavolare una conversazione. Come al solito lui non sembrava voler collaborare, limitandosi a rispondere a monosillabi accompagnati da qualche grugnito.
Mi aspettava l'ennesima serata sola in quella casa, certo, circondata dal lusso, ma pur sempre sola.
Salii con l'ascensore al piano giusto, poi varcai quel orrendo portone dorato e mi trovai immersa, di nuovo, in quel mondo che non mi apparteneva, né mi rappresentava in alcun modo.
Vagai per un po' nel salone accarezzando la pelle del divano e poi afferrai un libro a caso dalla libreria e mi sdraiai su quel grande letto a baldacchino, aspettando l'arrivo di John. Sperai con tutta me stessa di riuscire ad occupare la mente leggendo, ma quella sera il compito risultò più difficile del solito. Contrariamente a tutti i miei propositi, in quel momento mi fermai a pensare a quanto avrei voluto essere al posto di quella Susan, a quanto avrei voluto passare del tempo con lui... davvero.

  
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