Il rumore dei miei stivali risuonano nella via deserta.
E' tutto così freddo, silenzioso.
Cammino tenendomi stretta al mio cappotto in cerca di calore, ma l'aria è pungente a tal punto che persino i miei pensieri sembrano essere congelati.
Mi sento vuota e negli ultimi tempi mi capita spesso.
Mi sembra di avere di nuovo quattro anni, seduta in chiesa, la bara appoggiata davanti all'altare, occhi arrossati, visi tristi e il silenzio.
Poi ecco che ne ho otto e sono seduta in chiesa, la bara che entra, si ferma all'altare, occhi lucidi, respiri smorzati e il silenzio.
Poco dopo ne ho dieci, poi dodici e il rito è sempre lo stesso, sempre la bara davanti all'altare e il silenzio.
Ed ecco che ne ho quindici e sono seduta alla prima panca, la bara è diversa, bianca come la neve e piena di fiori, il mio migliore amico riposa là dentro.
Il gelo, il silenzio, una sciarpa troppo robusta che non si strappa, un gesto fatto d'impulso, il vuoto di chi rimane.
Sto affogando nei miei pensieri, sento gli occhi bruciare, la gola in fiamme, un dolore al petto e poi ecco che una mano afferra la mia e mi trascina a riva.
Alzo lo sguardo e lo vedo, lui, che mi guarda come solo lui sa fare.
Ci sorridiamo, poi mi prende la mano e comincia a parlare smorzando il silezio, salvandomi dal vuoto.
E' tutto così freddo, silenzioso.
Cammino tenendomi stretta al mio cappotto in cerca di calore, ma l'aria è pungente a tal punto che persino i miei pensieri sembrano essere congelati.
Mi sento vuota e negli ultimi tempi mi capita spesso.
Mi sembra di avere di nuovo quattro anni, seduta in chiesa, la bara appoggiata davanti all'altare, occhi arrossati, visi tristi e il silenzio.
Poi ecco che ne ho otto e sono seduta in chiesa, la bara che entra, si ferma all'altare, occhi lucidi, respiri smorzati e il silenzio.
Poco dopo ne ho dieci, poi dodici e il rito è sempre lo stesso, sempre la bara davanti all'altare e il silenzio.
Ed ecco che ne ho quindici e sono seduta alla prima panca, la bara è diversa, bianca come la neve e piena di fiori, il mio migliore amico riposa là dentro.
Il gelo, il silenzio, una sciarpa troppo robusta che non si strappa, un gesto fatto d'impulso, il vuoto di chi rimane.
Sto affogando nei miei pensieri, sento gli occhi bruciare, la gola in fiamme, un dolore al petto e poi ecco che una mano afferra la mia e mi trascina a riva.
Alzo lo sguardo e lo vedo, lui, che mi guarda come solo lui sa fare.
Ci sorridiamo, poi mi prende la mano e comincia a parlare smorzando il silezio, salvandomi dal vuoto.