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Autore: Freeyourmind_x    28/10/2014    4 recensioni
Per Luke Hemmings e per Clover Paris è bastata una serata, una semplice serata di mezza estate. Una serata che ha cambiato la vita di entrambi e che si diverte a giocare con i propri destini.
Un patto viene stipulato ma se, casualmente, Luke Hemmings dovesse cambiare scuola? E se, i due, dovessero ancora incontrarsi?
Tratto dalla storia:
“Non ho nessun amico, sai? Tutti m'invidiano perché credono che la mia vita sia stupenda. Genitori ricchi, tante conoscenze, tante ragazze ai piedi… Ma sai cosa? Loro non sanno che la maggior parte di queste cose sono tutte finte. Non ho nemmeno un amico sincero per sfogarmi. Guarda come sono ridotto, alle undici di sera a confessare queste cose a una sconosciuta.”
“Non c’è niente di male. Prendila come una sorta di segreto fra me e te. Io non dirò a nessuno quello che mi stai dicendo, e tu farai lo stesso.”
“Affare fatto.”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo diciannove

-Too bed-

“Perfetto. Un’altra A” uscendo dalla classe, Emily mi mostra il suo compito di matematica. Socchiudendo gli occhi, cerco di mettere a fuoco ciò che sta sventolando. Quando scorgo la prima lettera dell’alfabeto tracciata con un segno rosso, le sorrido stupita. “Wow, complimenti!” dico per poi accarezzarle una spalla.
“Grazie, almeno studiare per due ore di fila ne è valsa la pena!” ammette e raggiungendo il suo armadietto, lo apre per poi appoggiare i libri nel ripiano in ferro.
“Te, invece? Tutto bene?” mi chiede portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, un gesto naturale che però la fa sembrare più bella del solito e, pensandoci,  vorrei anche io avere questo strano dono. Sì, vorrei anch’io avere un quarto della sua bellezza, essere sempre carina, magari anche quando sono un completo disastro.
Scuotendo la testa, riporto tutta la mia attenzione su di Emily.
“Tutto okay, anche se dopo pranzo mi aspetta un test di storia e… Non sono riuscita a studiare” le confesso, mordendomi il labbro.
Ieri ho avuto un pomeriggio intero per studiare, eppure, non ricordo niente di quel poco che ho appreso. Ero troppo pensierosa perchè memorizzassi  qualcosa che andasse oltre all’orario del mio orologio.
“Cavoli, mi dispiace” e, guardando l’espressione triste di Emily, capisco che non sta mentendo. Le sorrido così da farle intendere che non è importante, non è un vero problema.
“Comunque… L’altro ieri non c’eri alle prove” dopo una chiacchera e l’altra, Emily interrompe un mio discorso con quest’affermazione. Appena sento uscire dalle sue labbra la parola “prove”, l’ansia inizia a farsi sentire. Le mani mi tremano e tutto d’un tratto mi sento a disagio.
“Beh si… Avevo da fare” la prima scusa che mi viene in mente è al quanto banale, ma è anche l’unica che si avvicina, in parte, alla realtà. Infondo non posso dirle che da ben due settimane, precisamente dall’ultima volta che io e Calum ci siamo visti, quest’ultimo finge di non conoscermi. E di conseguenza, poiché non ho più avuto modo di parlargli, sono all’oscuro di ogni prova che i ragazzi organizzano. O meglio, è Luke a informarmi di ogni cosa, ma sa anche lui che mettersi contro Calum e invitarmi di nascosto, non è certo la cosa migliore da fare.
“Oh… Capisco, sai… Senza di te è stata una gran noia!” l’affermazione della mia amica mi fa ridere e, mentre ci dirigiamo in mensa, penso che almeno lei ne risente della mia mancanza a differenza di qualcuno. E con questo, sia chiaro, non mi sto riferendo a nessuno. Solo a quel coglione del mio migliore amico. Che poi, pensandoci, mi chiedo che senso abbia chiamarlo ancora così.
“Mi dispiace… Alla prossima prova cercherò di venire!” dico, anche se so benissimo che non sarà così, ma in questo preciso istante non trovo nient’altro da dire. Infondo la mia è solo una speranza. Perché, anche se so che è impossibile, spero ancora che tra me e Calum tutto torni alla normalità.
“Allora… Calum ti ha detto qualcosa?” una volta che entrambe siamo sedute in uno dei tavoli della mensa con il nostro pranzo fra la mani, un semplice panino, Emily mi pone questa domanda. Spostando lo sguardo su di lei, deglutisco pensierosa. Perché Calum avrebbe dovuto dirmi qualcosa?
“Ehm… In che senso?” chiedo e di nuovo l’ansia torna a farsi spazio dentro di me, procurandomi dei crampi alla pancia. Sapere che lei è a conoscenza della realtà, mi fa stare male. Mi fa sentire una bugiarda e, soprattutto, una pessima amica nei suoi confronti.
“E che…” si guarda intorno “E’ successa una cosa bella, sì, per me almeno lo è… e io non so… lui…” Emily balbetta cose che non hanno senso e il suo imbarazzo è ben visibile. Aggrottando la fronte, cerco di avere dei chiarimenti. Appoggio il mio panino sul piatto di plastica e, ripulendomi le labbra con il fazzoletto di carta, porto i miei occhi su di lei.
“Emily” la richiamo “Se mi spieghi così le cose non capisco.” Sorrido, cercando di tranquillizzarla con questo mio gesto. 
“Sei la prima a cui lo dico, perciò…” non conclude il discorso, ma mi fa capire appieno ciò che vuole intendere.  Annuendo seria, porto una mia mano sulla sua. “Stai tranquilla, non dirò niente a nessuno” e dico sul serio. So mantenere una promessa, e per niente al mondo tradirei la sua fiducia.
“Grazie” sospira. “Ieri, dopo le prove… Calum mi ha baciato” sussurra, accennando un sorriso. Un sorriso che però, mette fine al mio. Seria come non mai, la mia mano si allontana subito dalla sua. Silenzio. Tutto ciò che segue la sua affermazione è il silenzio. Un silenzio fastidioso che finisce solo nei miei pensieri. Alcune immagini sono elaborate nella mia testa e quando riformulo ciò che ha appena detto, sento il mio corpo muoversi a disagio per il colpo ricevuto. Ma non è questo ciò che più mi devasta. Gli occhi, loro, s’inumidiscono e sono pronti a dare origine ad una cascata di lacrime. E non capisco davvero il perché, non c’è n’è motivo. Eppure... Eppure succede e sapere il perché di tutta questa reazione da parte mia per ciò che è accaduto ad Emily, mi spaventa. Le mani mi tremano e la consapevolezza di essere a conoscenza di questa crudele verità, mi manda del tutto in subbuglio. Tutto ciò che ora mi sta rendendo così debole è sapere che lui ha baciato lei.
Non trovo altra ragione per cui arrabbiarmi con lui, ma non posso credere che proprio lo stesso Calum Hood che due settimane fa ha rivelato di essere, sì accidenti!, innamorato di me ora… ora abbia baciato Emily, la mia unica amica. Mi sento presa in giro, umiliata. E mi chiedo se lui non abbia solo giocato con me, se quello che giorni fa mi ha rivelato sia realmente vero perché, se così fosse, in questo preciso momento non riesco a credere alle sue parole.
“Allora? Perché… perché non dici niente?” Emily mi sveglia dal mio stato di trans e riportando di nuovo gli occhi su di lei, cerco di non mascherare i miei sentimenti. Deglutisco e accennando a un sorriso falso, mi mostro contenta per lei.
“Oh… Sono felice per te! E ciò che aspettavi, no?” chiedo e non do peso a quello che dico perché il mio cervello ora sta pensando ad un modo per capire a che gioco stia giocando Calum. Ma, soprattutto, sta cercando di darmi un ruolo nel suo fantastico spettacolo.
E proprio mentre i miei pensieri sono ostinati, in lontananza scorgo la figura di quello che fino a pochi secondi fa ho considerato il mio migliore amico. In compagnia di Luke e degli altri, sta ridendo e scherzando. E guardandolo, la mia rabbia nei suoi confronti non può che aumentare. Perché no, non lo posso accettare. Voglio un chiarimento, subito, e se non sarà lui a parlarmi, beh, allora nessun problema: me ne occuperò io.
“Sì, certo… Solo che… cavolo non me lo aspettavo e…”
“Puoi scusarmi un momento?” prima che Emily possa finire di sfogarsi, fermo il suo discorso. Mi sento una stronza ad assentarmi così in un momento importante per lei, ma ne ho bisogno.
Emily mi guarda senza parole e alzando le sopracciglia annuisce sconcertata. “Oh…Ehm…sì” e, avuta una conferma, come un razzo mi alzo dalla mia sedia. Spedita, con passo costante, mi dirigo proprio in quel tavolo in cui tutta la band sembra essere riunita. Seria come non mai, mi avvicino.
“Ehi Clover” il primo a salutarmi con un sorriso e Michael ma, con dispiacere, mi trovo a evitarlo bellamente. Con lo sguardo fisso su Calum, e a pochi passi dal tavolo, porto tutta la mia attenzione su di lui.
“Dobbiamo parlare” dico fredda e i ragazzi, alle mie parole, capiscono che qualcosa non va. Calum non osa alzare lo sguardo e continuando a giocare con il suo piatto, rimane indifferente.
“Non adesso” mi chiarisce infine continuando così a evitarmi. I suoi movimenti non fanno altro che scaturire in me altra rabbia. Impassibile, porto la mia mano sulla sua spalla e facendo pressione, ottengo una sua reazione. “Ora” gli ordino e i suoi occhi incontrano i miei. Restiamo a fissarci e con solo uno sguardo riusciamo entrambi a dirci tutto. Sento il fruscio di qualcosa, di una sedia, segno che uno dei ragazzi si è alzato. Forse hanno capito che, se in meno di cinque minuti non lasciamo la mensa, potremmo sul serio urlarci qualcosa contro.
“Clover” una mano si posa sulla mia spalla. Mi volto e quando incontro gli occhi di Luke capisco che mi sta avvertendo di rimanere calma, vuole una spiegazione, ma non è quello che voglio io in questo momento.
“No” lo allontano dal mio corpo e riporto i miei occhi su Calum. “Ho detto ora” ripeto e, spazientito, stavolta Calum da ascolto alle mie parole. Scrollandosi la mia mano dalla spalla, mi spinge leggermente indietro. Si alza e sbuffando, mi fa segno di seguirlo fuori. E lo seguo, ma prima che possa compiere un passo in più, la mano di Luke si ferma sul mio polso.
“Vuoi dirmi cosa diavolo succede?” il suo tono è serio e capisco che non è solo preoccupato.
“Dopo” gli mimo con le labbra e allontanandomi da lui, lascio cadere lo sguardo sulla figura di Calum.
“Si può sapere che diamine ti prende?” uscita fuori dalla mensa, il mio migliore amico mi urla contro. Spaventata, per l’impulso indietreggio fino a toccare il muro. Ma la mia paura svanisce all’istante. La rabbia torna di nuovo al primo posto.
“Cosa diamine mi prende?” la mia voce è alta, e le mie mani cercano il suo petto per spingerlo, per allontanarlo da me. “Cosa diamine prende a te!” affermo.
Spazientito alza gli occhi al soffitto e, stringendo le mani in due pugni, cerca di non farmi del male.
“E ora di che stai parlando?”
“Oh, lo sai benissimo. Sul serio? Emily? Hai baciato Emily?” le mie parole sembrano accendere la lampadina nel suo cervello. Subito sembra calmarsi e tutta quella rabbia di pochi secondi fa, scompare. Deglutisce e abbassando lo sguardo mi priva di ogni sua emozione.
“Qual è il problema?” la domanda che mi viene posta è semplice, diretta. Eppure, non trovo le parole. Non trovo una risposta che non mascheri del tutto le mie emozioni.
“Il problema…” inizio, ma la voce mi trema. D’un tratto, non ricordo più la ragione del mio nervosismo. Non ricordo perché sono arrabbiata con lui e c’è una piccola parte in me che mi spinge a chiedermi se, infondo, ci sia davvero una ragione. Calum alza subito gli occhi, mi guarda e aspetta di sentire ciò che ho da dire. Ma questa sua reazione peggiora soltanto la situazione. Gli occhi mi s’inumidiscono ancora e le mani riprendono a tremare. E non capisco, non capisco perché i suoi occhi ora mi facciano così paura. Perché sapere che sta andando avanti, che sta cercando di dimenticarmi, mi devasta così tanto da non trovare nemmeno il coraggio di parlare.
“Il problema è che, dannazione, tu sei innamorato di me” una volta che dalle mie labbra escono queste parole, sento il rispiro mancarmi. È la prima volta che lo ammetto ad alta voce e, soprattutto, davanti a lui.
Come se avessi appena detto la cattiveria più grande del mondo, abbasso lo sguardo. Dispiaciuta per ciò che ho appena detto con arroganza, non oso guardarlo negli occhi. Mi sentirei in colpa, ancora di più di quanto lo sono.
“Lo so” la sua risposta è atona, non ha un suono. E tutta questa freddezza nei miei confronti mi fa portare lentamente lo sguardo su di lui. Mi basta poco per capire che, in questa situazione, siamo in due a soffrire. E forse, quello che sta realmente di merda, è lui.
“Perché l’hai baciata? Tu… Nemmeno due settimane fa hai detto di provare qualcosa per me, e ora… Ora baci lei. Cosa diamine stai facendo?” cerco di non mostrarmi arrabbiata, ma più che altro delusa per questa realtà che incomincia ad essere insostenibile. Calum mi osserva e portando gli occhi al soffitto, da un calcio all’armadietto alle mie spalle. Sussulto al rumore.
“Cosa diamine sto facendo? Sto solo cerando di dimenticarti, dannazione! Perché non mi lasci in pace?” alle sue parole sussulto ancora, ma questa volta non per la paura. Come se mi avessero accoltellato per la seconda volta in questa giornata, sento il cuore battermi all’impazzata. Stavolta le lacrime non si danno un freno e corrono subito a bagnarmi il viso. E mi sento ridicola così, con il volto sporco dalle mie lacrime, davanti ai suoi occhi.
“Cerchi di dimenticarmi baciando la mia unica amica? Cosa diamine ti dice il cervello?” stavolta sono io ad urlare e le mie parole sono spezzate dai singhiozzi. Devo essere davvero un mostro in questo momento, perché alla visione delle mie lacrime Calum sembra addolcirsi. Portando le braccia ai lati del mio viso, appoggiandosi così all’armadietto alle mie spalle, si avvicina ancora ma, sospirando, cerca di star calmo.
“Ora perché stai piangendo?” mi chiede e continuando a versare altre lacrime, mi lascio andare a un pianto liberatorio. Forse il primo e vero da quando tutta questa storia ha avuto inizio.
Vorrei urlargli contro che non so perché sto piangendo e che allo stesso tempo mi spaventa essere a conoscenza della vera ragione, ma non ci riesco. Mi porto le mani sul viso e nascondendomi ai suoi occhi, mi sento più tranquilla.
Subito le sue mani, però, premono sulle mie e cercano attenzione.
“Sto piangendo… perché…”
“Perché?” “Non lo so…” e sono sincera, ma non del tutto. E se penso che pochi minuti fa ero carica nell’affrontarlo e per urlagli contro, vendendomi in questo istante vorrei solo darmi della ridicola. Ridicola perché ho creato tutto questo trambusto senza una vera ragione e forse, devo ammetterlo, non c’entra solo la mia dignità.
“Clover” Calum cerca di tranquillizzarmi e, mentre mi chiama, le sue mani si posano sul mio viso. Delicatamente mi sposta delle ciocche dietro l’orecchio e, sospirando, si da forza per affrontare la situazione.
“Ora, ascoltami bene, okay?” distratta annuisco e non capisco a che punto la nostra discussione, se così possiamo chiamarla, sia arrivata.
“Devi essere sincera, perché, quello che farò dipende tutto da te.” Per un secondo i singhiozzi cessano e la mia attenzione viene riportata su di lui. Le sue parole, dette con serietà, mi spaventano e deglutendo cerco di capire cosa ha da dirmi.
“Che cosa provi per Luke?” la sua domanda mi porta in confusione, più di quanto non lo sia già. Le mie mani si uniscono e iniziano a torturarsi, deglutisco cercando di capire se quello che ho sentito è realmente ciò che lui ha detto.
“Cosa?” chiedo assorta e, avvicinandosi di nuovo, stavolta sembra superare il limite che si era fissato.
“Perché, se ora tu mi dirai che lo ami allora… Io ti lascerò andare, ma se così non sarà allora…” le sue parole non sembrano chiarire per niente ciò che ha intenzione di fare. L’unica cosa che, però, mi fa sussultare è quell’affermazione detta con tutta sincerità. “Ti lascerò andare”, perché? Perché non può rimanere al mio fianco come lo è sempre stato?
“Lo ami?” la seguente domanda mi viene posta. Stringo gli occhi per poi riaprirli di nuovo. Le mie labbra sono socchiuse e il respiro, a causa delle lacrime versate, è irregolare. Lo osservo e capisco che è serio, ma allo stesso tempo è preoccupato. I suoi occhi non mascherano le sue emozioni e, inoltre, si sta mordendo il labbro. Scuoto la testa e distogliendo i miei occhi da ciò che vedo, cerco di pensare a ciò che mi è stato chiesto. “Cosa c’entra adesso con tutto questo?” è l’unica cosa che penso e che di conseguenza dico. Riporto i miei occhi nei suoi e sospirando, smette di mordersi il labbro.
“Rispondimi” mi ordina. E, di nuovo, non risponde a ciò che gli ho chiesto. Svia l’argomento ed io non so sul serio cosa pensare e soprattutto perché sia così avido nel sapere ciò che provo nei confronti di Luke.
Provo a trovare una risposta per me questa volta e, con il fiato sul collo, sento di nuovo quella stana sensazione stringermi il petto. “Ami Luke?” mi chiedo mentalmente e mi accorgo di aver paura, paura nel dare una risposta. “No” e ciò che penso in primis, ma so anche che non è del tutto così. Non lo amo, okay, ma… per lui sento di provare qualcosa di diverso dall’amicizia, qualcosa che mi spinge a desiderarlo al mio fianco ogni qualvolta che lo vedo, che mi abbraccia e che, soprattutto, mi bacia. Ed è così che ci si sente quando si è innamorati? Perché io non lo so… E dannazione, non so come rispondere a questa dannata domanda.
“Io… Non lo so…” rispondo quando capisco che Calum non può aspettare in eterno. E ciò che dico, rispecchia del tutto i miei pensieri.  Non lo so perché non ci ho ancora pensato, non lo so perché non mi sono mai innamorata di nessuno, e non lo so perché… ho paura di quello che posso provare.
Calum mi osserva e la mia risposta non sembra essergli d’aiuto. Ancora una volta porta gli occhi al soffitto, ma questa volta li chiude. Poi, avvicinandosi ancora, li riapre e il respiro incomincia a mancarmi quando mi accorgo di quanto sia vicino.
“Lo prenderò come un no” sussurra e non ho il tempo di formulare la sua risposta, di capire cosa voglia intendere, che le sue labbra toccano le mie. E quando il nostro contatto si fa più vivo, non riesco a muovermi. Stupita, ma soprattutto senza parole, non ho la forza né di allontanarlo né di ricambiare il bacio. Gli occhi sono spalancati e le mani cadono a pendoloni ai lati della mia vita.
E tutto ciò che riesco a formulare in questo istante, è che Calum mi sta baciando ed io… Io sento di essere nella merda fino al collo.
Calum sembra notare il mio ruolo passivo all’interno di questo gioco che lui ha iniziato e, portando delicatamente una mano nei miei capelli, mi stringe di più a lui. Le nostre lingue si sfiorano e presa dal momento, ma soprattutto dallo sconforto, mi lascio abbindolare dalle sue moine. Chiudo gli occhi e sento le lacrime ritornare di nuovo a galla, sento il cuore stringersi di nuovo in una morsa dolorosa. E Calum continua a baciarmi, ad accarezzarmi ma io non riesco a provare niente nei suoi confronti, se non astio. Con la poca forza che mi è rimasta, lo spingo via da me. Lo allontano e quando riesco di nuovo a vedere il suo viso e mi accorgo delle labbra sue leggermente gonfie a causa mia, le mie lacrime si concretizzano del tutto. Lui sembra accorgersene e, avvicinandosi, cerca di asciugarmele ma stavolta non glielo permetto. La mia mano ferma la sua prima che possa toccarmi di nuovo.
“Non toccarmi” gli dico e lui, forse offeso dalla mia richiesta, la allontana. Lo guardo negli occhi restando in silenzio.
“Clover mi dispiace…”
“No, no non dire che ti dispiace” di colpo, mi trovo ad alzare la voce contro di lui. La rabbia si mostra superiore ai miei sensi di colpa e, presa dall’impulso, nascondo ogni mia lacrima.
“Tu…Diamine, tu mi hai appena baciato!” e affermare ad alta voce l’evidenza, fa male più di quanto dovrebbe.
“Lo so, e mi dispiace”
“Io… Sto con Luke! E tu…” esasperata, mi porto le mani sul viso. Luke… Ho appena baciato un’altra persona, qualcuno che non era lui e… l’ho tradito. Ho tradito il mio ragazzo, l’unica persona di cui mi è importato qualcosa fin dall’inizio.
“Volevo solo sapere per una dannata volta cosa si prova ad essere al suo posto” la sua affermazione manda in confusione i miei pensieri, ma soprattutto stravolge il mio modo di vedere le cose. E se qualche secondo fa ero arrabbiata, la mia rabbia sembra placarsi sul momento.
“Ho cercato di fare solo quello che desideravo di fare da settimane e… Diamine, mi dispiace, non dovevo ma mentirei se dicessi che non è valsa la pena” ancora una volta si avvicina, ma le mie mani si appoggiano sul suo petto per allontanarlo.
“Ma non è stato lo stesso per me!” rispondo seria e lui, forse deluso dalle mie parole, annuisce silenziosamente. Abbassando lo sguardo si allontana e, da quando sono uscita dalla mensa con lui per parlare, mi sento veramente libera. Non sono più sotto il suo controllo.
“Tu… Non avevi nessun diritto di baciarmi! Okay, è vero, non amerò Luke ma… Lui è importante per me e ora… Hai appena commesso un grande errore!” a parlare non è soltanto la rabbia, stavolta è anche tutta la tensione accumulata in queste settimane che si sta dando da fare.
“Abbiamo, Clover. Hai ricambiato anche tu il mio bacio” le sue parole fanno scaturire in me altro astio.
“No, accidenti! Non ho fatto un bel niente! Io non avevo nessuna intenzione di…”
“Vuoi dire che le mie attenzioni ti sono state del tutto indifferenti? Ammettilo Clover: dentro tutto questo casino ci siamo entrambi dentro, non solo io”
“Cosa stai dicendo?”
“Vuoi farmi credere che ti sei arrabbiata con me solo perché ho baciato Emily quando in realtà sono innamorato di te? Sei gelosa Clover, e di questo io non ho nessuna colpa” le sue parole sono dei pugnali, dei pugnali che fanno male, che incidono ogni parte del mio corpo. Ma ciò che fa male è che nella sue parole, nelle lame che spinge contro il mio corpo, scorgo della verità. Una verità che non voglio accettare perché mi rende meno colpevole.
“Io… Io non sono gelosa!” la mia voce è più acuta del solito e il tono è alto. Calum mi osserva, nei suoi occhi vedo ancora della convinzione ma, stufa di tutta questa situazione, lascio in sospeso il discorso.
“Sai, forse avevi ragione.”
“Su cosa?”
“Sul fatto che dobbiamo stare lontano. Non voglio più vederti Calum, non dopo tutto questo” e questa volta la decisione tocca a me e, per quanto faccia male, capisco che deve andare così. Non posso più guardarlo negli occhi, non dopo essere consapevole di ciò che si è verificato fra noi.
Lui sembra accettare la mia proposta. Serra le labbra e incrociando le braccia al petto mi osserva serio.
“E’ davvero questo quello che vuoi?”
“Si” No. Non lo voglio, ma non credo che la nostra amicizia possa esistere ancora dopo che entrambi abbiamo deciso di intraprendere due strade diverse.
“Bene” la sua è una specie di conferma, ma so che le sue parole non rispecchiano ciò che pensa.
Restiamo per qualche secondo a guardarci e, avvilita per tutte le lacrime versate, mi sento stanca. E in questo momento vorrei andarmene a casa, sdraiarmi sul mio letto e magari dormire per una giornata interna, fino a che i sensi di colpa non siano così forti da devastarmi del tutto.
Così, senza una parola più del dovuto, mi stacco dall’armadietto e mi allontano da Calum. Non lo guardo, non lo tocco né gli rivolgo parola. Semplicemente, cammino per la mia strada.
“Tu hai paura” e ciò che gli sento dire quando ormai sono abbastanza lontano da lui. Mi volto.
“E sai cosa? Dalla paura non si scappa così facilmente” e questo basta per troncare così il nostro ultimo discorso. Perché non ci sarà più niente fra noi, tutto è andato perso già da troppo tempo.

“E perciò… Non vedo l’ora di suonare ancora una volta con loro!” seduta nel comodo divano di casa Hemmings, Luke mi parla allegramente di ciò che da un po’ di giorni lo rende felice. Mi sorride, mi accarezza e, seduto difronte a me, mi strige la mano, ma io non riesco ad ascoltarlo sul serio. Non riesco a sorridergli e, soprattutto, non riesco a ricambiare le sue carezze con sincerità. La consapevolezza di ciò che è accaduto all’ora di pranzo con Calum, mi nega ogni piacere. Non mi sento bene sapendo che ho tradito la fiducia di Luke e che, accidenti, sono stata una stupida. Avrei dovuto capire le intenzioni di Calum, avrei dovuto allontanarmi e invece…
“Luke” tutti questi pensieri, mi costringono a parlare. Chiamandolo, Luke porta i suoi occhi nei miei. “Non sono stata del tutto sincera con te” dico mentre le mani mi tremano. Il cuore batte all’impazzata e ansiosa, aspetto una sua reazione.
I suoi occhi si socchiudono leggermente e la sua espressione mostra la sua incomprensione. “Cosa?” chiede e fra le labbra c’è un accenno a un sorriso. Un sorriso che presto non ci sarà più, e la causa del suo male sarò solo io.
Portandomi una mano fra i capelli, sospiro. “Quando ti ho spiegato perché piangevo alla festa, non ti ho detto la verità.” Luke rimane fermo, non muove un muscolo, l’unica cosa che pian piano svanisce, è quel sorriso. Le sue labbra si stringono in una linea.
“Ho litigato con Calum, questo è vero... Ma la motivazione… E’ così complicato” la voce mi trema e sento gli occhi inumidirsi di nuovo, ma cerco di tenere le lacrime per dopo, per quando mi serviranno per davvero.
Luke è preoccupato e rafforza la sua presa attorno alla mia mano, e questa reazione mi fa sprofondare ancora di più nei sensi di colpa. Perché, diamine, non può essere dalla mia parte anche quando gli ho mentito, quando gli ho fatto del male!
“Fidati, se avessi potuto… Te ne avrei parlato prima ma…”
“Ma?”
“Non ne ho avuto il coraggio. Avevo paura che tutto andasse in frantumi per colpa mia e ora… ora ne ho più di prima… Fidati, io non volevo.”
“Vai dritta al punto Clover” stavolta il suo tono è serio e nei suoi occhi non scorgo più quel velo di preoccupazione.
“Calum prova qualcosa per me.” Respiro “Qualcosa che va oltre l’amicizia” e una volta che metà della verità è stata rivelata, mi sento meglio. Ma la reazione di Luke, mi fa stare sull’attenti. Preso dalla mia rivelazione, spalanca gli occhi e le sue labbra si socchiudono di poco dallo stupore.
“Stai scherzando?” dire che sia arrabbiato, è dir poco. La vena del collo si è leggermente gonfiata e i suoi… Oh i suoi occhi sono delle vere saette!
“No, vorrei, ma è così”
“Lui… tu…!”
“Oggi, quando sono uscita con lui fuori dalla mensa… Abbiamo discusso e lui…”
“Lui cosa?”
“Mi ha baciato” silenzio. Stavolta non spalanca gli occhi, stavolta non rimane sorpreso. L’unica reazione che ricevo da parte sua, è il suo allontanare la sua mano dalla mia. Come scottato, subito si allontana da me e questo gesto fa male, male come nient’altro.
Non oso parlare, nemmeno una parola. Abbasso lo sguardo e mi sento umiliata, mi sento a disagio sotto il suo sguardo.
Non restiamo così a lungo. Si alza e allontanandosi dal divano, inizia a camminare avanti e indietro per il salotto. Ed io mi sento sempre più piccola.
“Luke io… Fidati, non avrei…”
“No.” Si ferma “Zitta” mi ordina e con i suoi occhi mi trasmette tutto il risentimento e la rabbia che sta provando.
“No, ti prego, ascoltami” e alzandomi, mi avvivino a lui. “Mi dispiace sul serio e non puoi capire quanto io mi senta in colpa. Non pensavo che mi avrebbe baciata e l’ho allontanato subito, credimi” cerco di avvicinare le mie mani al suo viso, ma appena sfioro le sue guance, con una mano, mi allontana da lui.
“Tu… l’hai baciato!” il suo sguardo è stupito, forse perché nemmeno lui può credere a tutto ciò. Annuisco, mordendomi la lingua.
“E’ vero ma… Accidenti, non lo volevo!” ed è vero, non erano queste le mie intenzioni. Volevo solo parlare con Calum e mai, ripeto mai, avrei pensato che una nostra discussione avrebbe potuto sfociare in qualcosa di così… così impuro.
Luke annuisce serio e stringendo le labbra, mi fa capire che questa situazione è inaccettabile per lui.
“Cos’hai provato?” la sua domanda, però, mi sconvolge. Portando gli occhi su di lui, li spalanco e indietreggiando provo a capire il contento della sua frase. E quando mi accorgo che non ci sia niente da capire, perché più chiaro di così la sua domanda non poteva essere formulata, mi trovo a sbattere più volte gli occhi. E lo trovo ingiusto, ingiusto che per la seconda volta, in questa giornata, le persone a cui più tengo cerchino di strappare dalle mie labbra ciò che provo. Ancora una volta sono davanti ad una confessione, ancora una volta sono io quella che deve mettere in chiaro le cose.
Ma ciò che mi fa incazzare più di tutto è che è proprio Luke a pormi questa domanda, lui, l’unica persona che dovrebbe fidarsi di me.
“Cosa?! Non puoi chiedermelo sul serio!” sbotto e la voce mi trema e non riesco a capire se sia a causa della rabbia o è solo un sintomo della paura che in questo momento sto provando. Paura che lui ora possa non credermi, che lui possa lasciarmi andare.
“Sai benissimo perché te lo sto chiedendo” si porta una mano fra i capelli “Tu eri innamorata di lui” e la sua affermazione mi fa rabbrividire.
“Non ero innamorata di lui” mi trovo a evidenziare. E in questo preciso momento, non riesco a capire perché, non so per quale motivo, ma vorrei urlargli “Non quanto lo sono di te”, ma non lo faccio. Metto a tacere ogni mia stupida mossa e resto a guardarlo, seria ma allo stesso tempo devastata come non mai.
“Sai cosa intendo.”
“Non ho provato niente. Niente.” E la voce mi trema ancora. “E sai perché? Perché non è lui che amo” e solo una volta che ho parlato, mi accorgo che ormai il danno è stato fatto. E non so nemmeno io perché dalla mia bocca sono uscite quelle due paroline, quando qualche ora prima perfino ammettere a me stessa l’importanza dei miei sentimenti nei suoi confronti è stato difficile.
Luke ancora una volta sembra colpito dalle mie parole, e i suoi lineamenti stavolta sembrano addolcirsi. Ed io mi vergogno, mi vergogno come non mai. Perché ho appena detto qualcosa che avrei preferito tenere per me, qualcosa che non sono ancora pronta per affrontare. E con le mani che tramano, mi porto alcune ciocche ribelli dietro l’orecchio. Gli occhi sono bassi, non oso e non voglio ricontrare di nuovo i suoi. Morirei dall’imbarazzo oltre che dalla serietà di tutta questa situazione.
Lo sento sospirare e lontano da me di qualche passo, non osa avvicinarsi. La sua mano, però, sfiora il mio mento. Sollevandomelo di poco, mi costringe ad annegare in quel mare che in questo momento sembra davvero essere in tempesta.
“Tu…Mi ami?” ed ecco, ecco la stessa domanda, la domanda critica che ha delineato gli avvenimenti di questa giornata da parte mia. Stavolta, però, non è Calum a gestire lo spettacolo. Stavolta è il diretto interessato a chiudermi cosa provo per lui, ed io ancora una volta non voglio rispondere. Non trovo le parole adatte e niente, niente potrebbe spiegare ciò che provo e sento per lui. Perché dire che lo amo, non risolverebbe niente.
“Non lo so” sincera, ed è solo questo che voglio essere. Sincera, senza altre bugie.
Luke sembra essere deluso dalla mia risposta, e i suoi occhi non nascondano la tristezza che prova nei miei confronti. Abbassa lo sguardo, poi, cercando di focalizzare l’attenzione in qualsiasi punto che non preveda il mio viso, cerca di tornare a respirare in modo regolare.
“Credo che sia meglio che tu vada adesso” “Cosa?” vorrei chiedergli, ma rimango ancora una volta in silenzio. Cerco di metabolizzare ciò che ha appena detto e la consapevolezza che mi sta cacciando fuori da casa sua, mi fa deglutire a vuoto.
“Luke…” la mia è una vera supplica.
“Voglio stare da solo” e il suo invece è un vero schiaffo, uno schiaffo che non colpisce il mio viso. Divieta e va al mio cuore e proprio quando è un centimetro di distanza, si trasforma in un gran pugno, un pugno che colpisce ciò che ne rimane e lo distrugge in tanti pezzi.
Gli occhi ritornano ad essere lucidi e cerco di avvicinarmi per toccarlo, ma lui indietreggia. E capisco, capisco che forse è bene che per una volta dia ascolto a ciò che mi dicono. Così, velocemente afferro la mia borsa e ad un passo dalla porta resto ferma a guardarlo con le lacrime che mi bagnano il viso.
“Mi dispiace”

Spazio autrice!
Sono di corsa e sto morendo dal sonno! Mi scuso per il ritardo ma ho avuto due settimane piene di verifiche, problemi privati molto importanti e poco tempo per scrivere. Spero che questo capitolo vi piaccia e mi scuso per gli eventuali errori (non ho riletto abbastanza) 
Mi scuso per non aver risposto all'unica recensione ricevuta, domani provvederò a rispondere ma ti ringrazio anche qui! c:
Vi chiedo per favore di recensire, perchè ho notato che la storia sta perdendo "colpi". Nel caso fosse così, ci terrei a sapere le motivazioni così magari evito di continuare a pubblicare qualcosa che non piace a nessuno.
Detto questo, buona notte e buona lettura!
Adddiosss

 
  
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