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Autore: Mama Holy    29/10/2014    1 recensioni
Una macchina per trattenere l'odio del mondo. Una guerra. Un universo alternativo in cui le creepypasta sono esseri guidati da odio non loro, ma chiamato da loro stessi nella disperazione più profonda.
In tutto questo Iris, che è solo una ragazza di 18 anni, cerca di capirci qualcosa. Chiamata in causa dal destino che l'ha scelta, dovrà svolgere il suo compito di RedHenko...
Ma in cosa consiste?
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Se volete leggere la storia vi avviso, dovete avere molta pazienza! La vera trama inizierà più omeno verso il 9° capitolo, ma in ogni cap c'è qualcosa di importante per quello che viene dopo quindi non possono certo essere saltati...
Spero che possa piacervi lo stesso ^^"
Holyland
Genere: Comico, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hoody, Masky, Slenderman, Ticci Toby
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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CP 1.l'inizio di tutto Non sarò lunga, vi auguro solo una buona lettura di questa mia prima fic spero non ci sia nessun OOC e ci fosse vi chiedo il favore di avvertirmi per evitarne altri. Spero vi piaccia.

RedHenko

1.L'inizio di tutto

Quando ero piccola le due persone che mi avevano messo al mondo, poiché avevano paura dei miei insoliti occhi rossi, mi abbandonarono e mi lasciarono in ospedale.
Poco dopo i miei nuovi genitori mi adottarono, perché si erano innamorati di quegli stessi insoliti occhi rossi, a volte la vita è strana vero?

Crescendo sono diventata completamente cosciente della paura che incuto ai miei compagni delle elementari e alle loro stesse madri, che mi evitano e mi parlano alle spalle... Ora pero non pensate a me come una bimba sfortunata e non provate pietà per me, ve ne prego.
Io non mi ritengo sfortunata, non ricordo dei miei vecchi genitori, e sono nata in queste condizioni perciò non ci faccio caso. Inoltre mi ritengo fortunata ad aver incontrato mamma e papà, loro sono le persone più importanti della mia vita, i loro sorrisi, le loro risate, i loro rimproveri e i loro complimenti bastano per dare alla mia vita luce e felicità.



«Ora dormi Iris altrimenti domani non riesci a svegliarti per andare a scuola»
«Ok mamma» la mia voce squillante risuona nella piccola stanza da letto facendo apparire uno dei soliti sorrisi dolci della mamma, si avvicina e mi bacia sulla fronte e, senza smettere di sorridere, si alza e mi dà la buona notte con voce dolce.
Esce dalla stanza lasciando la porta socchiusa per far entrare uno spiraglio di luce. Chiudo gli occhi e, con ancora la sensazione di tepore sulla fronte, cado in un sonno tranquillo.


È tutto buio. La luce che quando mi sono addormentata entrava nella mia stanza non c'è più, mi capita spesso di svegliarmi la notte ma questa volta è diverso, ho una strana sensazione.

Sudo, ho paura, tanta paura ma non capisco perché.
“Devo alzarmi, solo cosi mi potrò calmare" mi alzo, il freddo gelido mi penetra fin nelle ossa, mentre il pavimento mi congela i piedi. Rimpiango il dolce tepore delle coperte, le gambe mi tremano ma questo non è per il freddo.
Apro la porta ancora socchiusa e un odore, in qualche modo familiare e dolce, penetra nelle mie narici appena entro nel corridoio. Nnon ci faccio caso, anche se opprimente è in qualche modo piacevole.

"Devo accendere la luce" penso e inizio a tamponare il muro "Dovrebbe essere qui" dopo poco la mia mano sfiora la plastica dell'interruttore e lo spinge verso il basso.
La luce improvvisa mi acceca, e quando mi giro riesco a distinguere solo due figure vicino alla parete alla fine del corridoio.
"Mamma, papà?" mi avvicino, l'odore diventa più forte, mi strofino gli occhi e finalmente mi abituo alla luce.


Rosso.
La parete bianca come tutte le altre di cui mio padre si vantava di aver dipinto con le proprie e sole forze, era invece di un rosso scuro.
Bello ma terrorizzante.
La pelle bianca, gli occhi vuoti, le braccia che cadevano lungo il corpo, i piedi leggermente alzati dal terreno e due chiodi nelle spalle che tenevano quei due corpi attaccati al muro.
No
No, non può essere
Indietreggio ho gli occhi spalancati, tremo,
 "No, è impossibile" continuo a ripetere a me stessa, ma infondo il mio cervello ha già capito, è il cuore che si rifiuta di capire, di capire quella parola, quella frase.
«Non, è possibile» lo dico con tono impercettibile, mentre le lacrime mi bagnano gli occhi e subito dopo le guance. Il tono della mia voce diventa sempre più alto e aumentano anche le mie lacrime.
Cado in ginocchio senza distogliere gli occhi da ciò che sto guardando, la mia voce si ferma e mi mordo il labbro che trema.
 "Mamma, papà, loro sono.. sono morti" quest'ultima parola riecheggia nella mia testa.

A quel punto distolgo lo sguardo e, coprendomi il volto con le mani, singhiozzo raggomitolandomi su me stessa.
Ma il silenzio spezzato solo dai miei singhiozzi non dura a lungo.
Sento una strana sensazione alle spalle a cui prima non avevo fatto caso un brivido mi percorre la schiena.. Salto in avanti d'istinto posizionandomi con le spalle verso il muro dove i cadaveri dei miei genitori sono appesi. Quest'ultimo mio movimento viene seguito a ruota da un tonfo come se qualcosa fosse caduto sul pavimento. La luce riflessa da un coltello sporco di sangue rosso, per metà nascosto dal pavimento di legno, attira subito la mia attenzione.
Strabuzzo gli occhi, la paura si è ormai impossessata di me e le lacrime hanno smesso di scendere.
Lentamente e con timore sposto la mia attenzione sulla mano che regge l'attrezzo, la carnagione era bianchissima ancora più bianca della mia, e il braccio coperto dalla manica di una felpa dello stesso colore della sua mano,
 «Niente male,niente male.A quanto pare anche se vissuta in questo modo, hai ancora i sui buoni riflessi, hehehe divertente». la voce, un po’ gracchiante e ancora più gelida della casa, mi provoca un violento sussulto e un ancor più violento tremore. La paura sale ancora di più quando il mio sguardo ricade sul suo viso.
I capelli neri leggermente lunghi hanno lo stesso colore scurissimo dei miei e sulla pelle bianca lo stesso effetto di contrasto netto, ma il resto lo fa assomigliare in tutto e per tutto a qualcosa di non umano.

Ha gli occhi circondati da un nero innaturale come se non avesse le palpebre, mentre le guance sono solcate da un'enorme taglio a mo di sorriso che permette di vedere l'intera arcata dei denti. Il suo sguardo mi gela il sangue, è uno sguardo da pazzo.

Non muovo più un muscolo, sono pietrificata, stiamo in silenzio guardandoci negli occhi, ma anche quest'ennesimo silenzio dura poco.
Sento un rumore stridulo e poco dopo mi trovo a terra con quel coso sopra, solo ora percepisco una fitta alla spalla. Urlo e le lacrime mi scendono di nuovo dagli occhi, ma questa volta per il dolore, mi giro a guardarne la causa. Il coltello ora invece che nel pavimento è nella mia spalla da cui esce sangue caldo. In quel momento sento quella voce sinistra dire direttamente nel mio orecchio

«Torna a dormire Iris», sento il coltello uscire velocemente dalla mia spalla, le forze mi abbandonano non posso fare niente,
"Sto morendo?" ma più che una domanda era un'affermazione.
Chiudo gli occhi e sprofondo nell'oscurità..


Ed eccoci qui spero vi sia piaciuto questo cap e credo anche il prossimo sarà molto serio e anche abbastanza triste ma dopo inizieranno anche i capitoli pucci *ridacchia*. Spero nelle vostre recensioni. Grazie e alla prossima.
Holy ^w^
   
 
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