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Autore: cliffordsarms    29/10/2014    3 recensioni
Le amicizie sbagliate possono far finire in strane cerchie, ma se non fosse solo un’amicizia?
Se finalmente avessero trovato il pezzo mancante che li completa?
Per amore ci si può far trascinare in situazioni che mai si vorrebbero affrontare?
Una “good girl” può diventare una “bad girl”?
O sarà solo una maschera?
Se sì, in quale delle due situazioni si è veramente se stessi?
"'Cause good girls are bad girls that haven't been caught."
[TRAILER: https://www.youtube.com/watch?v=1f6YmP-zVoY]
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Thanks For The Memories
 
A pair of frozen hands to hold,
Oh, she's so southern so she feels the cold,
One moment I was tearing off your blouse,
Now you're living in my house,
What happened to just messing around?
 
Le luci stroboscopiche della discoteca facevano sembrare i movimenti delle persone come divisi in scatti, all’inizio le avevano fatto girare la testa, ma, quando si era abituata, aveva iniziato a ballare, cercando di attirare più persone possibili a lei, per riuscire a vendere loro qualcosa.
Si avvicinò al bancone del bar, dove Michael teneva nascosta la scorta. Prese un paio di sacchetti da mettere nel reggiseno e si accinse ad andare in bagno. Fu fermata dallo stesso ragazzo, che la prese per il braccio e la tirò indietro.
«Devo solo andare in bagno!» gli urlò – cercando di sovrastare il volume della musica – fulminandolo con lo sguardo; lui la guardò interrogativo, indicando con un cenno della testa il suo seno.
«Voglio provare a vendere qualcosa anche lì, è sempre pieno di gente.» si avvicinò al suo orecchio questa volta; lui scosse la testa, non l’avrebbe di certo lasciata andare in bagno da sola, non si sa mai chi si può trovare a quelle feste.
«Ti accompagno.» le mimò con le labbra, o forse lo disse a voce alta, ma il volume della musica era troppo alto e Clary non sentì nessuna voce.
Andarono perciò insieme e nell’anticamera si divisero. Michael l’aspettò lì, vendendo alcuni pacchetti a qualche ragazzo troppo ubriaco per capire quello che stesse facendo; sul suo volto si era stabilizzato un sorrisetto sghembo, quasi un ghigno. Trovava esilarante il fatto che certi ragazzi potessero ridursi così male con gli alcolici da non accorgersi nemmeno di star comprando della marijuana. Dentro di sé rideva – anche se, forse, in una parte piccola, minuscola e remota del suo cuore, era un po’ dispiaciuto –, e anche di gusto, per quei poveracci.
Si appoggiò al muro e aspettò pazientemente la ragazza, che stava iniziando a impiegarci troppo tempo. Guardò l’ora sul cellulare: la discoteca avrebbe chiuso di lì a poco e la stava aspettando fuori dal bagno delle signore da ormai venti minuti.
Una ragazza in quel momento si affacciò alla porta e si guardò un po’ intorno; quando il suo sguardo incontrò Michael, lo squadrò per qualche secondo da capo a piedi.
«Sei tu Michael?» chiese poi, con voce flebile ma abbastanza convinta. Lui si limitò ad annuire e la ragazza continuò «Clary ti vuole, dice che devi entrare perché non si sente molto bene.».
Lui strabuzzò gli occhi, entrare nel bagno delle donne? Se il proprietario della discoteca l’avesse scoperto non gli avrebbe più fatto mettere piede in quel posto. Ma chi diceva che l’avrebbe scoperto? Preso da un momento di coraggio estremo aprì la porta ed entrò.
«È chiusa in quel bagno da un quarto d’ora.» gli disse la ragazza indicandogli una porta. Lui fece un passo verso di essa e bussò, chiamando flebilmente la ragazza per nome. Lei non rispose, così lui ritentò con un volume di voce più alto.
Sentì la porta sbattere e non vide più l’altra ragazza dietro di lui, scrollò le spalle e fece un passo indietro.
«Clary, rispondi, ti prego. È tutto okay? Stai bene?» chiese preoccupato. «Guarda che entro, fai almeno un suono per farmi capire che ci sei, per favore.». E stava per avvicinarsi alla porta per aprirla, ma si aprì da sola e Michael venne trascinato dentro la toilet per un braccio.
Si sentì un po’ intontito, ma vide Clary che ancora gli teneva il braccio e gli respirava contro il petto. “Troppo stretto per due.” Pensò lui.
«Mi hai fatto preoccupare, ragazzina! Non mi sembra nemmeno che tu stia così male come diceva l’altra ragazza! Che stai-» alzò lui la voce. Lei gli premette un dito contro le labbra e lo zittì, facendolo rimanere inetto per un momento.
«Abbassa la voce, idiota!» gli intimò, per poi ridacchiare. «Se ci scoprono, siamo fottuti.» e gli si avvicinò ancora di più. Lui le prese il braccio e le spostò delicatamente la mano dalla sua bocca, tenendola sospesa in aria.
«Che hai fatto dentro questo fottuto bagno per venti fottutissimi minuti, si può sapere?» le disse sotto voce, ma la sua rabbia e preoccupazione trapelavano da ogni poro della sua pelle.
Clary gli si avvicinò ancora di più, mettendosi in punta di piedi per riuscire ad arrivare al suo orecchio.
«Secondo te?» sussurrò, cercando di avere un tono almeno un po’ sensuale. Si strusciò pii contro il suo collo. Michael era sorpreso, ma sarà stato il momento, sarà stata la musica troppo alta, gli alcolici, la canna che avevano fumato prima insieme o forse un miscuglio di tutto quanto, ma spostò le mani sul sedere di Clary e la prese in braccio, spingendola contro il muro alle spalle di lei.
Prese a baciarle il collo, per passare piano piano alla sua mascella, arrivando infine alla sua bocca, sulla quale indugiò un po’. Si fermò a pochi centimetri dalle sue labbra e passò lo sguardo freneticamente e nervosamente su e giù dagli occhi rossi della castana per poi ritornare a fissare l’oggetto del suo pensiero. Ma lei era impaziente, spostò quindi la mano dal collo di lui alla sua nuca, sulla quale esercitò una leggera pressione, facendo in modo che le loro bocche fossero a una distanza ancora più inferiore.
Lui si decise, finalmente, e la baciò, approfondendo lasciando che le loro lingue s’intrecciassero. Iniziò a spingere leggermente con il bacino, contro quello di lei, che lasciò un gemito soffocare nella gola, per non  fare troppo rumore.
Lui si allontanò e lasciò che un ghigno soddisfatto si dipingesse sulle sue labbra. L’appoggiò con delicatezza a terra e sbirciò fuori dalla porta per vedere se ci fosse qualcuno, ma nemmeno l’ombra. Sgattaiolarono perciò fuori e corsero al magazzino del ragazzo, scambiandosi spesso baci estremamente passionali e sicuramente poco casti.
Michael chiuse la porta alle sue spalle e ci fece sbattere Clary, che incrociò le gambe intorno alla sua schiena, ripresero così a baciarsi passionalmente. L’appoggiò poi e iniziò a levarsi le scarpe mentre si avviava verso il suo letto e lei fece lo stesso. Si lasciò cadere su di lui, che si era già sdraiato e tolto i pantaloni rimanendo in boxer. Lei iniziò a baciargli il collo, per poi scendere e iniziare a sbottonargli la camicia.
Lui approfittò per sbottonarle i pantaloni e indugiò sull’elastico di essi, prima di abbassarglieli fino alle ginocchia con un movimento secco. Lei invece, quando arrivò all’ultimo bottone della camicia, sfiorò con la mano l’erezione che già si percepiva e poi iniziò a giocare con l’elastico dei boxer.
Si abbassò poi sul suo petto, sfiorandolo con la punta del naso, per poi partire dall’alto e passare veloci baci fino ad arrivare all’ombelico. Infilò poi la mano all’interno della stoffa, ma lui le prese la mano e la fermò, baciandole le nocche.
Le sfilò il top con un movimento convinto e aspettò che si sfilasse completamente i pantaloni. Ma Michael era stufo di tutti questi preliminari e decise di togliersi i boxer e fece stendere Clary sul letto, per poi stendersi su di lei e stuzzicare un po’ l’intimità con le dita attraverso le mutandine. Lei gemette, così lui capì di aver fatto pieno centro e prese a giocare con l’orlo di pizzo dell’ultimo indumento che ormai lo separava dall’apice.
Si scambiarono poi uno sguardo d’intesa e mentre lui cercava il preservativo nel portafogli lei si sfilò le mutandine. Quando furono pronti, lui entrò dentro di lei e fu probabilmente la sensazione migliore che lei avesse mai provato.
 
La mattina seguente quando la castana si svegliò, trovò Michael di fianco a lei steso a pancia in giù. Dormiva con la faccia spiaccicata contro il cuscino, i capelli verdi arruffati che si spargevano disordinatamente sulla federa bianca. Aveva la bocca leggermente aperta da cui proveniva un respiro pesante, gli occhi erano serrati e si domandò cosa stesse sognando.
Sorrise e gli accarezzò delicatamente la guancia, per poi alzarsi e prendere la camicia bianca che il ragazzo indossava la sera precedente. L’infilò e lasciò slacciati i primi bottoni – in modo da creare una scollatura provocatoria – e l’ultimo infondo – creando un effetto vedo-non-vedo che sperò servisse a provocarlo un po’ ancora. Vi si strinse e si godette tutta la fragranza di Michael.
Andò verso il piano della cucina e si preparò un bicchiere di latte. Mentre lo beveva si guardò intorno in quell’enorme open-space e sorrise, ricordando l’accaduto della precedente notte.
Notò una chitarra acustica e decise di prenderla, per provare a strimpellare qualche accordo, non che ne fosse capace, ma tentare non le sarebbe costato sulla. Si sedette quindi su una sedia e provò a far suonare qualche corda: ne uscì un suono orribile che svegliò Michael che, tutto assonnato, si infilò i boxer della sera precedente e la raggiunse in cucina.
Si piegò per essere con il viso circa alla sua altezza e le lasciò un bacio a fior di labbra, che lei però non volle lasciar sfuggire, perciò prese la nuca di lui e la spinse di nuovo contro le sue labbra.
«Che stai facendo, ragazzina?» le chiese in modo dolce. Lei arrossì leggermente e sorrise. Così lui decise di farla sedere sulle sue ginocchia e aiutarla a cercare di imparare qualche accordo.
Lei si mosse leggermente, perché stava scivolando, e Michael strabuzzò di colpo gli occhi.
«N-non porti le mutandine.» le sussurrò ancora all’orecchio, sfilandole la chitarra dalle braccia e appoggiandola per terra di fianco alla sedia. Clary gli si sedette ancora in braccio, questa volta girata verso di lui e prese a baciargli il collo, strusciando il suo ventre con quello di lui.
«Pensavi avessimo finito?» gli domandò ironica. Lui la spinse ancora un po’, fino a farle uscire un gemito.
Le solleticò l’intimità e la sentì fermare per un secondo la scia di baci che gli stava lasciando sul collo. Con delicatezza poi, v’inserì le dita e la sentì gemere forte – non di certo quanto la sera precedente. Cercò di soffocare quegli urli baciandola e approfondendo sempre di più con la lingua.
 
Erano stesi sul letto, quando Clary decise di controllare che ore fossero sul suo cellulare, che segnava mezzogiorno passato. “Cazzo! Forse dovrei tornare a casa!”, pensò. Poi abbassò lo sguardo su tutte le notifiche che aveva ricevuto. Otto chiamate perse e quindici messaggi da Luke. Ignorò tutti i messaggi, prevedendo già il testo in essi contenuto: “Clary Cooks, dove sei finita? Rispondimi alle telefonate! Almeno ai messaggi! Mi ha chiamato tua madre, ha detto che stanotte non sei tornata a casa, ho dovuto dirle che ti eri fermata da Hilary a dormire! Ma si può sapere che stai combinando? Cazzo, razza d’idiota, rispondi!” e così a andare.
Si voltò verso Michael, che la teneva abbracciata da dietro. Gli lasciò un bacio a fior di labbra, che lui si decise ad approfondire. Nessuno de due smise di sorridere per almeno i tre minuti successivi, costellati di baci e nient’altro.
«Mikey, devo andare.» disse tra un bacio all’altro. Lui la strinse ancora di più.
«Non puoi restare ancora? Potremmo continuare a fare quello che abbiamo fatto stanotte…» disse in tono malizioso, facendo strusciare i loro bacini. Lei rise per il solletico che le aveva provocato e poi si voltò e raccattò le sue cose, mentre si rivestiva.
Lui la osservava rinfilarsi gli indumenti, mentre nella sua mente si succedevano le immagini della notte precedente quando glieli aveva sfilati.
Lei si abbassò all’altezza del suo viso e gli lasciò un altro bacio.
«Ci vediamo domani?» gli chiese e Michael si limitò ad annuire.
Così Clary uscì dalla porta del magazzino e, mentre si avviava alla fermata della metro, decise di chiamare Luke.
 
Notes
Io… io lo so che mi odiate. Me lo sento. Ammettetelo che mi odiate, avanti, forza, su. Tanto lo so già.
Sono una piccola merdina, lo so. Ci ho messo due settimane a caricare questo capitolo. Mi sento in colpissima, mi potete perdonare? Infondo è un gran bel capitolo, no?
Parliamoci seriamente ora. A questo punto, che la scuola è iniziata, è già iniziato il periodo delle verifiche, purtroppo. Il problema è che quando trovo il tempo di scrivere, non mi viene in mente nulla e non butto giù un fico secco. Direi che aggiornerò ogni due settimane d’ora in avanti, perché con questi tempi dovrei riuscire a far uscire dei capitoli almeno decenti.
Mi dispiace dirvelo ora, insomma sono una brutta notizia dopo l’altra, ma questa storia è quasi giunta alla fine. Mancano non tantissimi capitoli, secondo la tabella che mi sono fatta io nella mia testolina bacata.
La buona notizia è che ho già in mente la prossima storia e quello che è successo in questo capitolo! Quante di voi aspettavano questo momento? Spero che qualcuno lo aspettasse almeno quanto me e, per costoro(?), mi dispiace tantissimo di aver fatto attendere così tanto!
Qui sotto vi lascio un bellissimo manip fatto dalla mia @bluemmings, grazie sempre tantissimo milza. <3
La canzone di questo capitolo è “Girls” dei The 1975.
Vi posso chiedere un favorino? Ho finito di vedere la quarta stagione di Teen Wolf *piange disperatamente* e ho iniziato The Big Bang Theory, sotto consiglio di una persona speciale, questa stessa mi ha detto di vederla in inglese con i sotto-titoli, ma io non riesco proprio a trovarla. Se qualcuna di voi conosce un sito dove poter spulciare per trovarla, o ha un link, o qualcosa del genere, me lo dite in una recensioncina? O su Twitter, Wattpad, nella bio ci sono anche il mio Tumblr, Instagram e Vine, insomma, fatemelo sapere in qualche modo, vi ringrazio un sacco se lo farete.
Prometto che nel prossimo capitolo vi ringrazio tutte, una per una!
Ora vado che mi sono dilungata anche troppo, ew.
Alla prossima,
@cliffordsarms
  
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