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Autore: _H i d e a w a y_    29/10/2014    4 recensioni
| Nᴇᴡᴛᴍᴀs |
/ Cᴏʟʟᴇɢᴇ AU
Cosa accadrà quando Newt, giovane diciottenne maturando, incontrerà Thomas, anch'egli giovane maturando?
Due istituti diversi, due mentalità contrastanti.
Classico e scientifico; chi riuscirà ad avere la meglio?
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Newt, Thomas, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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2 Cap.


  


Bʀɪɴɢ Mᴇ Tʜᴇ Hᴏʀɪᴢᴏɴ - Sʜᴀᴅᴏᴡ Mᴏsᴇs.

Cᴀɴ ʏᴏᴜ ᴛᴇʟʟ ғʀᴏᴍ ᴛʜᴇ ʟᴏᴏᴋ ɪɴ ᴏᴜʀ ᴇʏᴇs?

(Wᴇ'ʀᴇ ɢᴏɪɴɢ ɴᴏᴡʜᴇʀᴇ. )

 Wᴇ ʟɪᴠᴇ ᴏᴜʀ ʟɪғᴇ ʟɪᴋᴇ ᴡᴇ'ʀᴇ ʀᴇᴀᴅʏ ᴛᴏ ᴅɪᴇ.
(Wᴇ'ʀᴇ ɢᴏɪɴɢ ɴᴏᴡʜᴇʀᴇ. )

 Yᴏᴜ ᴄᴀɴ ʀᴜɴ ʙᴜᴛ ʏᴏᴜ'ʟʟ ɴᴇᴠᴇʀ ᴇsᴄᴀᴘᴇ.

( Oᴠᴇʀ ᴀɴᴅ ᴏᴠᴇʀ ᴀɢᴀɪɴ. )

 Wɪʟʟ ᴡᴇ ᴇᴠᴇʀ sᴇᴇ ᴛʜᴇ ᴇɴᴅ?
( Wᴇ'ʀᴇ ɢᴏɪɴɢ ɴᴏ ᴡʜᴇʀᴇ. )

 

<< Insomma, mocciosi, piantatela con tutte queste fesserie. E' ovvio che al liceo i professori non vi faranno del male. >>

Newt avrebbe voluto ribattere, dicendo che, si, se quelle povere anime innocenti fossero capitate nella sezione B -la sezione della Capaldi, professoressa di educazione fisica-, con molte probabilità sarebbero potuti tornare a casa, già dal primo giorno, con il volto arrossato per quante pallonate si erano ritrovati contro a causa dei loro scarsi riflessi.

Si limitò, quindi, ad osservare i tentativi -ovviamenti invani- di calmare quello sciame di ragazzini pronti a tirar fuori i loro dubbi più oscuri, nonchè preoccupazioni sempre più inutili, di Alby.

Era appoggiato alla grata delle scale interne, mentre faceva vagabondare lo sguardo da un volto all'altro.
Era quasi sorpreso di come quei ragazzi volessero farsi trovare pronti, prima del liceo.
Cosa alquanto impossibile; ma gli piaceva veder quel briciolo di curiosità nelle loro piccole pupille infantili, non che gli interessasse particolarmente.

<< Scusami? >>

Aggrottando le sopracciglia, girò il volto nella direzione in cui una timida voce lo aveva chiamato, attirando in quel modo la sua attenzione.

<< Sei, umh, del classico. Giusto? >>

Non appena riuscì a mettere a fuoco la vista sul volto davanti a se, arricciò le labbra.
Un giovane ragazzo dagli occhi scuri ed i riccioli color pece si nascondeva -quasi timoroso-, dietro un libro che teneva gelosamente tra le braccia, sopra il petto.

<< Quinto anno. Volevi sapere qualcosa? >> Chiese, girandosi definitivamente verso il ragazzino.
Staccò il corpo dalla grata, per potersi posizionare davanti al più piccolo. Tentò anche di sorridere.

Il ragazzo, forse più furbo degli altri, comprese il suo disagio nei "rapporti sociali" e ricambiò quel piccolo accenno di sorriso con una smorfia intimidita, prima di annuire ed aprir nuovamente bocca. << In effetti, ho una domanda. >>

<< Spara. >>
<< Non sono un amante delle lingue morte, specialmente il latino; ma impazzisco per la letteratura. Secondo te, vale la pena fare un sacrificio e scegliere il classico? >>

Il biondo si ritrovò a sgranare le pupille degli occhi a quella domanda, osservando subito dopo come le gote del ragazzino si arrossarono a quella reazione, probabilmente timoroso di aver detto qualcosa di sbagliato.
Purtoppo, di sbagliato non vi era nulla. Anzi, tutto il contrario.
Era nettamente felice di quella domanda, tralasciando il fatto della letteratura. Il che portava un punto a favore di quel marmocchio.
Corse a leggere la targhetta di carta attaccata alla sua maglia, carcandone il nome.

<< Vedi, Chuck anche io la pensavo allo stesso identico modo. Non potevo sopportare l'idea di dover studiare la lingua latina, per cinque anni, >> iniziò a raccontare, liberando un sospiro quando fece correre una mano a scompigliare i capelli del ragazzino davanti a sè. << Poi col passare dei mesi, ho capito che mi avrebbe solamente dato un aiuto in più. Cominciai a studiare controvoglia ma, nel momento in cui iniziai a comprendere meglio i testi letterari, mi son detto che avevo fatto la scelta giusta. Lo vuoi un consiglio? >>

Quando il ragazzo -Chuck, giusto?-, annuì intensamente, probabilmente curioso della sua prossima parola, fece cadere entrambe le mani nelle proprie tasche dei Jeans chiari.

<< Se dovessi scegliere il classico, non abbatterti nelle lingue. Troverai tante di quelle difficoltà, son sincero, ma il bello starà proprio in quelle. Ti aiuteranno a maturare sempre di più. Sai come si dice? Non scappare dalla tempesta, e prova a ballare sotto la pioggia. >>

<< Caspita, >> esclamò Chuck, con un sorriso quasi più grande del suo volto. << Sarai una specie di poeta o scrittore, immagino. >>

Era pronto a rispondere, Newt, visibilmente rapito dal discorso iniziato con quel ragazzino quando, proprio questo, si sentì chiamare da una voce affannata alle sue spalle.
Girandosi in quella direzione, potè notare il ragazzo dagli occhi nocciolati incontrato qualche quarto d'ora prima che avanzava velocemente in loro direzione.

<< Chuck, merda, ti ho cercato ovunque! Ti avevo detto di restare con Teresa e parlare con lei. >>

Per un breve istante, gli occhi chiari di Newt si persero ad osservare il color nocciolato -quasi ambrato- negli occhi del coetaneo, cercando di non dare troppo nell'occhio.
Scosse leggermente la testa, non accorgendosi che il ragazzino non aveva ancora distolto lo sguardo dal suo; tornò nuovamente a guardarlo, corrugando la fronte quando vide il sorriso ammaliato del più piccolo.

<< Scusa Thomas, ma ho già fatto la mia scelta. >>

Quando il biondo rialzò lo sguardo, sussultò nel trovarsi a pochi centimetri da Thomas -che nel mentre li aveva raggiunti-, che adesso alternava lo sguardo curioso tra lui, ed il più piccolo.
Chuck, al contrario, continuava a guardare il liceale classico, portandolo alla pazzia perchè -davvero- non sapeva più dove guardare.

<< Vado al classico! Questo tipo strano mi ha convinto. >>

<< Mi chiamo Newt. >> Provò a dire, in un mormorio fin troppo basso per essere sentito, prima di sorridere orgogliosamente in direzzione del ragazzino più piccolo.

<< Ah, mi hai tradito. Ottimo, scordati le maratone di Star Wars il sabato sera. >>
<< Ma Thomas, sei mio fratello! >>

Newt, nuovamente estraneo della situazione, andò ad appoggiarsi alla grata.
Il suo sguardo tornò -per l'ennesima volta-, ad osservare i diversi ragazzini che, in quel momento, avevano cominciato a correre tra un liceale e l'altro.
Nella folla e nel caos generale riuscì ad intravedere Alby, accerchiato e terrorizzato dai troppi bambini che cercavano di strappargli ogni informazione possibile, costringendolo ad attaccarsi al muro alla ricerca di una qualche via di fuga.
Liberò un sospiro rassegnato, pregando che il ragazzo non gli avrebbe tenuto il broncio per averlo convinto ad essere trascinato in quel posto, svignandosela non appena avevano messo piede all'interno dell'edificio, lasciandolo da solo in balia di quei nani curiosi.

<< Hey. tizio classico. >>

Sobbalzò quando percepì una presenza -poco più alta di lui-, appoggiarsi alla grata al suo fianco.
Non voltò il volto, poichè riuscì a riconoscere i capelli castani del ragazzo -Thomas, dannazione-, di poco prima.

<< Calcolatrice. >> Ricambiò il saluto, agitando i palmi delle mani tra di loro.
<<  Scusa se mio fratello ti ha creato fastidio. >>
<< Nessun fastidio, figurati. >>
<< Stai spesso sulle tue, eh? >>

A quella provocazione il biondo voltò lo sguardo, sorprendendosi di come gli occhi nocciolati e curiosi dell'altro lo stessero già fissando, costringendolo a distogliere lo sguardo per non borbottare qualcosa di insensato.

<< Non penso che siano affari che riguardano una calcolatrice umana come te. >> Mormorò piano, con tranquilità, sperando in un suo allontanamento dovuto a quella freddezza.

<< Cercavo di essere amichevolmente pacifico, dizionario. >> Thomas alzò le mani e fece un piccolo sorriso. E, invece di allontanarsi, si avvicinò ancora un po', facendo corrugare la fronte del biondo.

<< Forse non riesco a sopportare la stupidità altrui, la tua compresa. Ci hai pensato? >> Tentò ancora, consapevole della propria acidità; ma non poteva farne a meno. Era l'unico modo per poter rimaner solo.

Ma il ragazzo lo stupì. Invece di andarsene, offeso, scoppiò a ridere; una risata calda e vibrante.

<< Hai ragione, alcune persone sono veramente stupide. Ma ti assicuro che non tutti sono insopportabili, qualcuno non è male. >>

Newt non prestò quasi attenzione alla sua risposta.
Era rimasto incantato dalla sua risata, dai suoi occhi nocciola che si accendevano, dal modo in cui l'altro aveva piegato lievemente la testa all'indietro.
Scosse la testa, cercando di scacciare quei pensieri e di dire -almeno di provarci-, qualcosa di sarcastico.

<< Immagino che tu pensi di essere tra questi, giusto? >>
<< Sbagliato. Io sono il massimo che si possa trovare in circolazione. >> Ribattè il moro, con un sorriso sbarazzino in volto.

Newt dischiuse le labbra, pronto a rispondere contrariato; ma fu interrotto per la seconda volta da una voce femminile alle loro spalle, stridula ed irritante.
Che novità.
<< Thomas, sbrigati! Dobbiamo andare! >>

<< Arrivo! >> Urlò questi in risposta, dedicando un ultimo sguardo al biondo accanto a sè.
<< Hai sentito Teresa? Devo andare! Ci vediamo in giro, tizio classico. >>

Lo salutò con un ultimo sorriso, voltandogli le spalle prima di scattare velocemente verso la ragazza.
Newt continuò -però-, a fissargli la schiena.
Thomas raggiunse una ragazza dai capelli neri e la pelle pallida. Teresa.
Il biondò continuò a fissarlo mentre se ne andava, ridendo con la coetanea al suo fianco.
Una contrazione lieve alla pancia lo costrinse a chinare lo sguardo; chiuse gli occhi e si diede il tempo necessario per sopportare quella fitta improvvisa.

E, per quanto non fosse molto bravo in biologia, sapeva benissimo che nessun concetto scientifico poteva spiegare quell'improvviso dolore, quasi gentile, che lo aveva colpito.

Nessuno, a parte un certo ragazzo dagli occhi color nocciola, caldi e brillanti, ed una voce più soffice della seta stessa.


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<< Alby, suvvia, ti ho già chiesto scusa. >>

Il ragazzo di colore camminava al fianco dell'amico con un broncio talmente infantile che, per un momento, Newt pensò veramente di avere a che fare con un altro ragazzino delle medie.

<< Mi hai tradito, >> continuò ancora Alby, incrociando le braccia al petto per amplificare quella recita. << Mi hai lasciato solo in mezzo a quesi mostri. >>

<<  Erano solo dei bambini. >> Mormorò incredulo Newt, lasciando la borsa a tracolla libera di scontrarsi con le proprie gambe ad ogni passo che faceva.

<< Dei mostri, non dei bambini. Non stavano mai zitti, mai; erano una tortura. Se mai avrò un figlio, ricordami di fare ogni sera l'Avemaria. O rischierò di soffocarlo nel sonno. >>

<< Quanta crudeltà. >> Sbottò con un sorriso il più piccolo, facendo scontrare la spalla a quella dell'amico per spingerlo leggermente, camminando sul marciapiede.
Alby subì quel colpo, imbronciandosi ancora di più. Certe volte, era davvero un ragazzino.

<< Alby, >> lo chiamò nel bel mezzo del silenzio, voltando il volto verso l'amico nello stesso momento in cui si girò anche l'altro, andando ad incrociare lo sguardo con il suo. << Tu che sei più esperto nei rapporti-... >>
<< Non stiamo iniziando veramente quel discorso, vero? >> Lo interruppe l'amico, sgranando gli occhi quasi spaventato delle sue stesse parole, iniziando a pensare di non star parlando con il ragazzo che aveva visto crescere, fin dalle elementari.

<< Nei rapporti sociali, testa di caspio che non sei altro. >>
<< Oh, a differenza tua, immagino. >>

Newt gli rivolse un'occhiataccia, intimandolo a tacere per permettergli di terminare la domanda, facendosi pensieroso. << Conosci un certo Thomas del liceo scientifico che ci ha affiancato questa mattina? >>

<< Thomas Cooper? >> Chiese sorpreso, con un pizzico di ironia nell voce profonda. << Amico, chi non conosce Thomas Cooper? >>

<< Emh, io? >> Borbottò in risposta, appoggiandosi al palo della fermata dell'autobus, stranamente deserta.

<< Thomas Cooper, da sempre il numero uno del suo liceo. Mente geniale, se non brillante. In cinque anni, non ha mai fallito un compito in classe. >> Disse Alby, tranquillamente, come se stesse leggendo la cartella identificatoria di un paziente.

<< Non ci credo. >> Sussurrò Newt, assottigliando lo sguardo per puntarlo verso l'amico.
<< Ha diciassette anni e Chuck, il ragazzino con cui hai parlato oggi, è il suo fratellino adottivo. Una persona da ammirare, sicuramente. >>

<< E' solo un idiota. >> Rispose il biondo, lasciando Alby a labbra dischiuse per la sorpresa.
Scosse la testa in sua direzione, corrugò la fronte ed indurì i lineamenti del volto, prima di disotgliere lo sguardo e portarlo -nuovamente- alla strada davanti a se.

<< Un idiota interessante. >> Ammise in un mormorio appena accennato, affondando il volto all'interno del collo della sua camicia che aveva deciso di indossare quella mattina, per non dar la soddisfazione all'amico di vederlo sorridere.
Ma Alby, comunque, non riuscì a trattenere una risata a quella vista; scosse la testa con vigore, appoggiandosi alla parte opposta del palo rispetto al biondo, sfiorando la sua spalla con la propria.

<< Amico, sicuro di non voler iniziare a parlare anche dell'altro tipo di rapporti? >>
<< Oh, ma taci. >>

   
 
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