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Autore: MellowMas    29/10/2014    1 recensioni
Brittany ha iniziato da poco il suo nuovo lavoro - guardia di sicurezza presso il casello del parcheggio di una prestigiosa azienda- quando gli occhi scuri di una misteriosa brunetta incontrano i suoi.
AU/ Storia Tradotta.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Noah Puckerman/Puck, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU, OOC, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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“Che ci fai tu qui?”
L’uomo davanti a lei si espresse in un sorriso sbilenco.
Brittany lo ricordava fin troppo bene, era lo stesso ragazzo dagli occhi scuri che settimane fa aveva guidato la macchina di Santana.
“Mi chiamo Aurelio, in realtà. Sono qui per Santana.” A quel nome gli occhi blu della ragazza sembrarono lasciar trapelare del dolore.
“Santana? Sta bene? Le è successo qualcosa?”  Lo stato d’animo di Brittany cambiò non appena sentì quel nome.
Mise momentaneamente da parte il suo dolore per focalizzarsi completamente sulla ragazza.
Inoltre si ricordò della promessa che si fece tempo prima, quando si disse che se mai avesse rivisto quell’uomo misterioso gli avrebbe chiesto di Santana.
“Sta bene.” Affermò lui, mordendosi il labbro.  
Brittany non gli credette neanche per un secondo, piuttosto lo interrogò con lo sguardo, incrociando le braccia.
Per tutta risposta questo evitò il suo sguardo, aggiungendo in tono sbrigativo: “Senti, ho bisogno di sapere cos’è successo tra voi due.”
Brittany abbassò immediatamente gli occhi, ora era lui a fissare lei.
Si sentì arrossire, sebbene non sapeva esattamente per cosa stesse arrossendo.
Si schiarì la voce prima di domandare in tono incerto “C-cosa vuoi dire?”
“Ha qualcosa che non va” cominciò Aurelio e a quelle parole la mente di Brittany volò dritta all’incidente di martedì.
Ora era ancora più preoccupata per la mora.
“Ci vuol tutta che mangi qualcosa.” Proseguì astrattamente, attirando nuovamente l’attenzione della bionda.
“Sta male? Era su una sedia a rotelle.” Brittany si accigliò, voleva soltanto aiutare Santana.
L’espressione di Aurelio cambiò completamente, sgranò gli occhi e li puntò su quelli dell’altra.
“Che?!” Praticamente urlò quella parola, poi tossicchiò imbarazzato. “Non sapevi che fosse su una sedia a rotelle? Com’è possibile?”
“Guidava la macchina..” Brittany alzò le spalle, come se neanche lei sapesse spiegare quel mistero.
Poi realizzò  cosa le avesse detto Aurelio. “Quindi.. non è recente?”
“No.” Scosse la testa. “Ma credo sia meglio che te ne parli lei.”
Brittany non sapeva bene come processare tutte quelle nuove informazioni. Erano un po’ troppe.
Inoltre il modo in cui quel ragazzo la stava fissando rendeva il tutto più complicato.
Una scintilla di speranza si accese in quegli occhi blu, se glielo doveva spiegare Santana significava che le avrebbe potuto parlare.
Poi però si rese conto che magari Santana non voleva parlarle.
“E come? Non credo voglia più avere a che fare con me..” Brittany abbassò la testa, ricordando la scena di quel martedì sera.
Lui strizzò appena gli occhi, cercando di immaginare cosa le avesse portate a tanto. “Puoi spiegarmi cos’è successo?”
Sembrò sinceramente incuriosito e preoccupato, quindi Brittany non si fece problemi a condividere con lui i suoi ricordi.
L’uomo sospirò pesantemente quando lei finì il racconto, portandosi una mano sul viso.
“Non capisco proprio perché si sia arrabbiata tanto con me.” Disse la bionda, con un tono ferito.
Lui la osservò in silenzio, le ricordava un cucciolo bastonato.
“Ha avuto paura, Brittany.”
Un’espressione di pura confusione si dipinse sul viso della bionda.
Non sapeva davvero come prenderla.  Insomma.. Santana?
La ragazza tanto sicura che aveva conosciuto tempo addietro aveva avuto paura? Di cosa, poi? Brittany?
Non aveva senso.
“Non spetta a me dirtelo, ma sei la prima persona con cui ha fatto amicizia da quando..” si interruppe, alla ricerca delle parole adatte. “Hai capito.” Strinse le spalle. “Probabilmente aveva paura di dirti la verità, visto che non te ne sei accorta.”
“Perché?” domandò prontamente.
“E’ disabile, Brittany.” Rispose, palesando la cosa. A Brittany non piaceva il modo in cui l’aveva detto.
Da tanto strinse i denti quasi le si ruppe la mascella.
Aurelio si accorse di quel cambio di umore, quindi cercò di spiegarsi meglio.  “Non tutte le persone riescono a rapportarsi con i disabili.”
Brittany capì cosa volesse dire, ma restava comunque dell’idea che il suo commento fosse poco carino.
L’uomo, a disagio per tutto quel silenzio, tentò di tirarsi fuori da quella situazione.
“Tieni,” le porse un pezzetto di carta. “Io so dove abiti tu. Se anche tu sai dove abita lei siete pari.”
Brittany afferrò quel biglietto con esitazione.
Dunque quei due vivevano insieme..
Lui si era riferito a Brittany come un’amica e non aveva mai chiarito che legame avesse con Santana.
Ma poi, come aveva trovato il suo indirizzo?
C’era qualcosa di familiare in quegli occhi scuri, era certa che anche lui  volesse solo il  bene di Santana.
Aurelio le sorrise gentilmente prima di andarsene, lasciando Brittany da sola con le proprie domande.
 

“Buongiorno, Brittany.”David la salutò cogliendola di sorpresa. Non sembrava una persona così mattiniera.
Aveva un’aria alquanto stanca e teneva ben stretto tra le mani un bicchierone di caffè.
Anche Quinn, a fianco del ragazzo, la salutò.
Lei aveva un aspetto decisamente migliore.
Capelli in ordine, faccia riposata, trucco delicato ma perfetto ed un sorriso soddisfatto, mentre parlava del suo ragazzo. “ed è anche capitano nella squadra di Polo.”
Sospirò, ritoccandosi allo specchio il sopracciglio già perfettamente definito.
Brittany aveva notato che alle volte Quinn sapeva essere la persona più affabile del mondo ma certe altre.. si perdeva nell’auto ammirazione.
Era arrivata a pensare che avesse due personalità.
Osservando la biondina, sua collega, le venne in mente inoltre che era da un po’ che non vedeva o sentiva Cassandra, la sua coinquilina.
Aveva trascorso gli ultimi giorni chiusa in camera a pensare se andare da Santana o meno.
Voleva davvero scendere al parcheggio per sapere se la mora fosse a lavoro almeno quel giorno, ma la sua nuova occupazione non glielo permetteva.
Per quella giornata avrebbe semplicemente dovuto controllare il quinto piano ed i piani  vicini a quello con Karofsky. Si sarebbe anche dovuta tenere alla larga da quel dannato parcheggio.
Puck era stato così gentile con lei, i giorni spesi in famiglia erano riusciti a darle conforto.
Poi però, Aurelio si era presentato a casa sua, riportandole il dramma di Santana.
Era più confusa che mai.
Il rumore di alcuni passi la riportarono alla realtà.
Dave si era avvicinato a lei e ora le tendeva il pugno. Brittany allungò il proprio pugno verso quello dell’altro, facendolo cozzare a mo’ di saluto.
Il carattere di Dave cambiava completamente quando non c’erano tante persone oltre a loro due.
Al quinto piano non era rimasto più nessuno, quindi era come libero di comportarsi stupidamente.
Lo stesso valeva per Brittany.
Erano completamente diversi dalla loro ‘modalità lavoro’: silenziosa e concentrata.
“Sembra che ti sia ripresa, Brittany.” Osservò il ragazzone, timidamente.
Brittany abbassò il capo, non si era resa conto fino ad allora di aver lasciato trasparire le proprie emozioni agli altri così apertamente sul proprio posto di lavoro.
Prima Ryder, ora Dave…
Era un altro motivo per costringersi a superare la cosa prima piuttosto che poi.
David la osservò in silenzio, aggrottando la fronte. “..ma sembri ancora incasinata. E’ tutto ok?”
Brittany aveva cominciato a considerare Dave come un suo amico, perciò non si fece problemi nell’essere onesta con lui.
Anche se non le piaceva essere come un libro aperto per le persone. “Non so.”
Lui si avvicinò, aspettò che le persone che stavano attraversando il piano se ne fossero andate per parlare di nuovo. “ Vuoi parlarne?”
La bionda alzò lo sguardo, fino a quel momento aveva tenuto gli occhi sulle proprie scarpe.
Dave sembrava essere davvero interessato e lei non sapeva cosa rispondere.
Era una storia complicata.
“Non ne sono sicura..” brontolò, probabilmente più a se stessa che a lui.
Dave aspettò pazientemente. L’amica sembrava essersi persa nuovamente nei suoi pensieri.
“Sono un po’ confusa.” Disse dopo parecchio tempo,  grazie al cielo era abbastanza vicino per sentirla.
“Cioè, so che ci sono tante cose che mi confondono. Tipo la colazione.. a volte salata, a volte dolce.. ma non è mai un dessert. Oppure il fatto che lo zio Paperone non sia mai morto, nonostante si tuffasse nella piscina con le monete.” Si imbronciò leggermente. “Ma questa.. è una situazione nuova.”
“Okay.”David si limitò a quel commento, restando vicino alla ragazza. Sebbene non la stesse toccando Brittany si sentì rassicurata dalla sua presenza.
“Mi piace qualcuno.” Cominciò, e Davidle sorrise gentilmente. “Andiamo d’accordo, davvero, ma..”
Si morse le labbra, riportando alla memoria i momenti con Santana. “Ma..è successo una cosa la settimana scorsa.. e da allora non ci parliamo. Avrei così tante cose da chiederle riguardo a quel giorno.. ma non so come.”
Brittany apprezzò moltissimo che Dave non le avesse chiesto i dettagli dell’accaduto.
Si era persino stupita di essersi fatta scappare quel pronome.
“Oh, capisco come ci si sente. Ci sono passato quando quello stronzo mi ha lasciato.” Replicò in automatico.
Quello stronzo, eh?”
Karofsky sembrò seriamente imbarazzato, da tanto era rosso poteva essere scambiato per un pomodoro.
Non sapeva davvero cosa dire.
“Tranquillo Dave.” Gli diede una pacca sulla spalla, sorridendogli amorevolmente. “Non è che non lo sapessi prima.” Gli ammiccò scrollandosi le spalle.
Lui la guardò confuso, non sembrò curarsi molto del fatto che sapesse della sua sessualità.
Dopo qualche istante si schiarì la voce e riprese a parlare. “Allora, cos’ ha fatto dopo questa lei?” Domandò, ponendo tutta l’enfasi sull’ultima parola.
Giusto per farle capire che anche lui l’aveva sentita.
“Niente.” Sospirò con un po’ troppa tristezza. “Però un uomo che la conosce è venuto a cercarmi a casa mia. Mi ha spiegato perché si è comportata così e mi ha dato il suo indirizzo..”
Lui non chiese niente, rimase in silenzio per l’ennesima volta.
“Ora non so cosa fare.”
Dave annuì, pattandole la spalla. Si prese un momento per riflettere e poi, con calma, espose il proprio pensiero.
“Per come la vedo io, non avrai mai delle risposte se non provi neanche a fare le domande.”
Le accarezzò il braccio  per darle conforto. “Almeno arriverai ad una conclusione.”
Lei annuì, senza aggiungere altro.
Passò un’ora da sola, perché Ryder chiamò Karofsky alla radiolina, e a certe cose non si può proprio dire no.
Svolse le sue ronde, poi si ritrovò con l’amico.
La salutò di nuovo, scusandosi per averci messo tanto.
Brittany cercò di soffocare una risatina.
“Che??”
“Niente, Dave.” Rispose la bionda con un sorrisetto. Lasciò passare un po’, poi aggiunse “quindi balli?”
“C-Cosa?!” Si voltò di nuovo verso di lei, seriamente sorpreso.
“Oh, dai. Ti ho visto ballare l’altro giorno, quando pensavi di essere solo. Ti muovi anche abbastanza bene.”
Arrossì per la seconda volta nella giornata.
“Sì, beh, non mi dispiace ballare ma..”guardò in basso, prendendo a calci il vuoto davanti a sé.
“Ma??”
“Sono troppo timido per prendere lezioni.” Ammise mordicchiandosi il labbro inferiore.
“Non dovresti vergognarti, per quello che ho visto hai del potenziale.” Lo incoraggiò, sorridendogli.
David la osservò a bocca aperta, incapace di replicare.
“Che ne dici se ti aiuto con un paio di lezioni? Non sono una professionista, ma secondo me ci divertiremo.”
Propose Brittany con un sorriso radioso. Era già da un po’ che non ballava. Sabato non contava esattamente come ‘ballare’.
“La mia coinquilina lavora in uno studio vicino a casa mia, il proprietario ogni tanto me lo lascia usare..”
“Andata!” esclamò lui , cercando di limitare l’entusiasmo.
“Ok, allora ti scrivo un messaggio con l’indirizzo.” Aveva già il suo numero di telefono, quindi non sarebbe stato un problema.
“oh” Karofsky sembrò ricordarsi di una cosa. “Hey, se ti v—“
Una voce metallica interruppe la domanda del ragazzo.
A quanto pare era successo qualcosa all’ottavo piano, il piano infestato.
“Ricevuto, procediamo subito.” Dave rispose tramite la radiolina e Brittany sentì un brivido lungo la schiena.
“Allora, chi va?”
Se la giocarono a carta, forbici e sasso.
Il pugno di Brittany riuscì a battere le forbici di Dave.
Si lasciò andare in un’esultanza, felice di non dover mettere piede sul piano infestato.
“Sì! Sei una femminuccia, D!” esclamò, tirandogli un piccolo pugno sulla spalla.
Oh. Momento.
Fermò l’esultanza, rendendosi conto che ciò che aveva detto poteva sembrare offensivo per lui.
Si guardarono negli occhi per qualche istante prima di scoppiare entrambi a ridere.
Menomale, Brittany non sapeva quanto poteva osare sulla sessualità dell’altro.
“Devo fare una telefonata.. Buona fortuna, Donkey Kong.”
Lui rise ancora al soprannome, avviandosi verso l’ascensore.
Doveva sempre chiamare Cassandra, stava cominciando a preoccuparsi seriamente, ma la sua mente fece ritorno ad una certa ragazza..
Quello che aveva detto Karofsky l’aveva motivata ad arrivare alla fine della storia.
Aveva il suo indirizzo e l’avrebbe usato.
Voleva le sue risposte e le avrebbe ottenute.

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Ancora una volta, scusate gli errori!
Nel prossimo capitolo, che spero di pubblicare a breve, avremo il punto di vista di Santana.
Non so se qualcuno di voi ha letto la storia in inglese ma.. beh, mi sta lasciando senza parole.
Grazie a tutti quelli che perdono del tempo a lasciare delle recensioni, le apprezzo moltissimo nonostante il fatto che la storia non sia mia.
Mi piace avere anche i vostri punti di vista.
Oh, avete visto? L'uomo misterioso non era poi così malvagio. :3 
  
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