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Autore: lanocciolina    30/10/2014    1 recensioni
Sono Giorgio, ho 27 anni e domani mi sposo!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1

Dopo quasi trent’anni di alti e bassi, di amici e nemici, di gioia e dolori, domani mi sposo, mi sposo  grazie a Sofia, una bellissima ragazza dai lunghi capelli castani e dagli espressivi occhi verdi. La prima volta che la vidi non mi colpì particolarmente, era solo una delle tante ragazze ben vestita e molto curata; ma conoscendola più in profondità capii che era la donna da portare all’altare.
Si parla di 9 anni fa,  ho conosciuto questa ragazza grazie al mio Amico Andrea, mi ha presentato tre nuove ragazze, tra le quali c’era lei.
Io sono un ragazzo molto timido e introverso, un po’ in sovrappeso, ho pochi amici e non mi piace uscire di casa, ma Sofia mi ha cambiato, ha tirato fuori la parte più forte di me e ha fatto in modo di farmi divertire veramente; ho lasciato da parte libri, videogiochi, computer per iniziare a vivere seriamente.
Il primo incontro è stato al palazzetto  dello sport della nostra città durante una partita di pallavolo, dove Andrea mi ha chiesto di incontrarci perché aveva dei problemi con una ragazza, lui è un mio amico dalle elementari ed è speciale, ha la sindrome di down; per questo motivo sono spesso escluso dai miei compagni, perché sono amico di una persona, a loro parere, diversa. In molti evitano questo tipo di persone perché la gente pensa sia imbarazzante uscire con questi ragazzi, io fin da piccolo non capivo il motivo per cui un giorno che avevo visto piangere Andrea in bagno, lo consolai e da quel momento siamo inseparabili. Ritornando all’incontro con Sofia è stato quando, andato in palestra dal mio amico, luogo in cui non sarei mai entrato se non per un’emergenza, e questa a parer di Andrea lo era, ho notato che tre ragazze stavano ridendo con Andrea, io gli chiedo spiegazioni sul perché della chiamata e lui mi racconta che aveva incontrato per strada una sua vecchia fidanzata, lui chiama le sue amiche così, e non l’ha salutato perché impegnata a parlare con un altro, per questo motivo si è avvicinato ai due per scambiare due parole con lei ma il ragazzo l’ha scacciato maleduacatamente, Andrea ci è rimasto molto male, era irritato ma per fortuna le tre ragazze con cui stava ridendo hanno assistito alla scena e sono intervenute, accompagnando il mio amico al palazzetto. Dopo la spiegazione della vicenda ho pensato, siccome si era risolto tutto nel migliore dei modi, che potevo tornarmene a casa ma una delle ragazze mi dice: “dai resta con noi”, io odio la pallavolo, io odio tutti gli sport, ma una ragazza mi ha parlato, mi ha chiesto di restare lì, lì con loro, lì con lei, dopo qualche secondo di esitazione accetto l’invito e mi siedo vicino ad Andrea, lui con un sorriso fiero mi guarda ma non dice nulla, si vede dal suo sguardo che è fiero di me; può sembrare strano che sia lui ad aiutare me ma è proprio così, è lui quello forte, quello estroverso, quello con tante amicizie, è quello che sa divertirsi anche se con le piccole cose, per questo io lo ammiro molto e con lui mi sento sempre protetto.
Le ragazze non davanti a noi ma sembra che parlano solo tra loro, io voglio andarmene ma Andrea mi chiede di rimanere perché dopo vuole che lo aiuto a studiare per il giorno dopo, io controvoglia lo accontento e spero che la partita finisca velocemente. Dopo quasi due ore finalmente vince la squadra della nostra città, io mi rivesto in fretta e sono già pronto per uscire ma quando sono già sulle scale d’uscita non vedo più il mio amico, mi giro e non lo trovo, torno indietro a cercarlo, è fermo sugli spalti a parlare con le tre ragazze, ma come ci riesce? È così disinvolto. Io resto sulla porta ad aspettarlo quando si girano tutti e quattro, mi guardano e mi gridano di raggiungerli, io non voglio, voglio solo andarmene a casa a riposarmi, faccio finta di non vederli ma insistono, io resto fermo impassibile, allora sono loro che mi raggiungono, una delle ragazze mi invita all’aperitivo del dopo partita per festeggiare la vittoria, io rispondo che devo aiutare Andrea a studiare, ma lui sembra che abbia già risposto che ci andrà, non ho proprio voglia di vedere una marea di tifosi esaltati che cantano e urlano per una semplice partita, mi invento che devo studiare per un’importante verifica quindi non posso proprio accettare, saluto tutti e mi affretto ad andare a casa.

 

2

Arrivato a casa mi chiedo se Andrea si sia arrabbiato per la mia decisione e comincio a pensare a come sarebbe stato se fossi andato anche io al dopo partita, ma poco dopo comincio a giocare con il mio videogioco preferito e mi dimentico già del pomeriggio, vado a cena e quando torno nella mia camera trovo sul telefono 20 messaggi e 5 chiamate perse, è Andrea che mi chiede se lo posso raggiungere al bar, io preoccupato lo chiamo ma non risponde, riprovo due o tre volte, finalmente sento la sua voce, gli chiedo cosa fosse successo e lui mi risponde di andare immediatamente alla festa della vittoria perché si sta divertendo e vuole che anche io provi a sciogliermi un po’, rispondo immediatamente di no e lo liquido freddamente. Mi sdraio sul letto e penso, penso che magari dovrei provare a divertirmi come tutti i ragazzi, ho deciso, mi vesto e vado, arrivo alla porta di casa e ritorno in camera, non ci riesco, ho un po’ paura, faccio un respiro ed esco, non torno più indietro, chiamo Andrea e gli dico di uscire per venirmi a prendere perché da solo non voglio entrare, lui esce di corsa, tutto emozionato e mi accompagna dentro, mi presenta tantissime persone e finalmente mi porta dalle tre ragazze della palestra, ci sediamo al loro tavolo e iniziano a farmi domande per farmi sentire a mio agio, inizialmente sono teso e rispondo a monosillabi ma dopo qualche minuto mi rilasso e parlo anche io con disinvoltura, forse è colpa dell’alcool ma sento che per la prima volta mi sento bene con delle ragazze, e anche molto carine. La serata passa velocemente  e in poco tempo arriva l’ora di tornare a casa, peccato, mi stavo proprio divertendo, non voglio andarmene ma quando vedo che le ragazze si alzano realizzo che è proprio l’ora di tornare, scambiamo le ultime parole e ci salutiamo, io accompagno a casa Andrea e insieme ripensiamo alla serata passata, è felice per me, perché sono uscito dal mio guscio e mi sono aperto ad altre persone, io lo abbraccio e gli ricordo che il giorno seguente avrebbe avuto una verifica e io non l’ho aiutato a studiare, lui mi guarda abbastanza impaurito ma poi fa un sorriso e mi confessa che non ha nessun compito, era solo una scusa per farmi stare fuori dopo la partita, lo dovevo capire, non sono arrabbiato, anzi sono felice di avere un amico così. Ci diamo la buonanotte e torno a casa, mi infilo sotto le coperte e penso e ripenso alla serata, alla compagnia, alle ragazze, sono proprio felice, ma questa felicità non mi permette di dormire, provo ad ascoltare un po’ di musica per rilassarmi, prendo il cellulare, accendo il lettore musicale e vedo che ho una notifica su facebook, mi ha chiesto l’amicizia  una persona, guardo chi è, è una delle tre ragazze, Serena, la accetto immediatamente e guardo le sue foto, non è la più bella delle tre ma a me può bastare, d’altronde io non sono il ragazzi ideale, lei è più che adatta a me, vorrei scriverle ma sono troppo timido, lascio stare e provo a dormire, finalmente riesco ad addormentarmi ma qualche ora dopo suona la sveglia, devo andare a scuola, all’ultimo anno è meglio non fare troppe assenze, mi alzo e vado. La mattina non passa più, voglio andare a casa, voglio scrivere a Serena, voglio uscire con una ragazza; durante la lezione mi arriva un messaggio nella chat, è lei! Mi agito e non ascolto più il professore, inizio a pensare a cosa rispondere e come comportarmi, mi chiede se dopo scuola io e Andrea passiamo a prendere le ragazze per accompagnarle a casa, accetto immediatamente e lo dico subito al mio amico, lui è emozionato, non vedo l’ora che suoni la campanella. Finalmente è ora di andare a casa, mi affretto ad uscire e aspetto fuori da scuola Andrea, arrivato, ci incamminiamo velocemente verso il liceo delle ragazze, arriviamo e le vediamo davanti alla porta, più belle di ieri, andiamo a salutarle e ci incamminiamo verso le loro case, parliamo e scherziamo tutti insieme ma noto che una di loro è molto silenziosa, quasi indispettita, lo ha notato anche Andrea e le chiede immediatamente cosa non andava, lei risponde con un “niente” seccato e prosegue in silenzio, io osservo la situazione ma non dico niente. Accompagnate tutte e tre torno a casa e vado in camera a guardare il computer, vado a vedere le foto di Serena e noto che è la migliore amica della ragazza silenziosa, così le invio la richiesta di amicizia, aspetto qualche minuto e mi accetta, allora le chiedo il perché del suo comportamento di oggi, dopo varie domande insistenti da parte mia decide di confessarmi che si vergogna ad uscire con me e Andrea perché “lui è down e io sono ciccione”, dopo questa rivelazione mi si è gelato il sangue e non le ho più risposto, ero davvero arrabbiato, volevo  spaccare il computer, ma dopo qualche secondo di rabbia mi sono sdraiato sul letto a riflettere.

 

3

Ho passato più di un’ora a pensare alle parole della ragazza, non sono più arrabbiato sono quasi dispiaciuto perché non sono alla loro altezza, quella frase era tanto crudele quanto vera, io sono grasso. Dopo quella conversazione ho deciso che posso migliorare e diventare il tipo di ragazzo che tutte desiderano, in fondo non ho un brutto viso, solo qualche chilo di troppo, e un abbigliamento un po’ fuori moda ma non ho niente che non possa essere sistemato. Nel frattempo io e Andrea continuiamo a vederci con le ragazze, ora sono rimaste in due, la “tipa dalle dolci parole” si rifiuta di uscire con noi, e per questo non vede più neanche le altre due.  Qualche giorno dopo decido di iscrivermi in palestra, sono un po’ titubante ma ripensando alla conversazione della chat mi convinco che è la scelta giusta, entro e vedo solo ragazzi pieni di muscoli, molto curati, depilati, con i capelli perfettamente a posto, dopo questa visione voglio solo scappare a casa, io non sono per niente come questi uomini, sono nel posto sbagliato. Sto per uscire quando una personal trainer mi chiede cosa ci facevo l’, io le spiego che volevo iscrivermi e lei subito mi indirizza a chi di dovere per farmi iniziare subito, mi hanno fatto fare visite, compilare moduli, fatto domande, assegnato un programma e affidato ad un personal trainer, alla fine sono iscritto, mi dicono che posso iniziare lunedì, intanto posso andare a visitare la palestra e a studiare gli attrezzi. Faccio un giro tra i pesi e noto che c’è un ragazzo simile a me, non maniaco del fisico come gli altri, mi avvicino e lo osservo, lui mi chiede come mi chiamo e iniziamo a parlare, dopo qualche battuta gli dico: “hai visto gli altri come sono? Sembra di essere in un raduno di gay!” lui mi guarda un po’ imbarazzato e mi confessa di essere omosessuale, ho iniziato proprio bene, fatta la mia brutta figura posso andarmene a casa.
Passano i mesi e piano piano i risultati del mio esercizio fisico iniziano a farsi vedere, giusto in tempo per l’estate, intanto la scuola sta per finire e con Serena e la sua amica usciamo sempre più spesso, speravo di trovare una fidanzata ma credo che come amiche siano molto meglio, per la morosa c’è tempo, adesso voglio solo godermi la mia vita, una vita che è cambiata, sono molto più felice, più spensierato, non penso solo ai videogiochi, mi vesto bene, esco spesso e ho qualche amico in più, non so se è merito delle mie due amiche o del mio nuovo aspetto fisico, comunque non è importante, ciò che conta è che io mi senta veramente bene. La mia vita è così cambiata che Marco, un amico conosciuto una sera al locale che frequentiamo solitamente, un pomeriggio mi chiama disperato perché la sua morosa l’aveva tradito, io non sapevo cosa dirgli così mi viene in mente l’idea di organizzare una festicciola per svagarsi un po’, nella mia testa penso già ad una bella serata per far divertire un po’ il mio amico, se lo merita, è un ragazzo così premuroso e dolce ma purtroppo tutte le relazioni che ha avuto sono finite male perché si approfittano di lui. I miei questo fine settimana non ci sono, bene, farò una festa per lui, penso. Propongo così la mia idea e lo obbligo a venire, faccio qualche telefonata e mando messaggi per invitare altre persone, ma da mangiare? E il bere? Devo andare a fare la spesa, chiedo ad Andrea se mi accompagna, accetta volentieri e porta anche Serena e la sua amica Sofia, a dir la verità in questi mesi non le abbiamo conosciute così bene, uscivamo spesso con loro ma non si sono aperte molto, magari sono proprio timide, siamo un gruppo di amici un po’ strano, forse dovrei soffermarmi maggiormente sul loro comportamento per capire meglio il loro carattere. Al supermercato  incontriamo altri quattro ragazzi invitati alla nostra festa, almeno ci aiutano a scegliere cosa comprare, Serena e i ragazzi si dirigono immediatamente verso gli alcolici mentre Sofia resta dietro con me e Andrea, penso che non è il mio tipo, mi sembra troppo svogliata e senza idee, voglio una ragazza che riesca a tirare fuori il mio carattere; Serena mi piace di più, così sorridente e piena di energia. Prendiamo tutto l’occorrente e andiamo a casa mia per preparare qualcosa; mentre i ragazzi incontrati al supermercato si mettono sul divano e non si muovono più, Sofia aiuta me e Andrea a preparare panini vari e pizzette. Alle 7 vanno tutti a casa a prepararsi, la festa sarebbe iniziata alle 8. Mi preparo anche io, ma temo che un’ora non mi sarebbe bastata, corro a lavarmi e intanto penso a come vestirmi, voglio essere al meglio per fare bella figura con nuove ragazze.

 

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Sono ancora in accappatoio e sento suonare il citofono, guardo chi è e vedo Sofia, imbarazzato apro e mi scuso per come mi presento, lei sorride e più imbarazzata di me dice che è venuta un po’ prima per aiutare a preparare i tavoli e la musica. La faccio entrare e inizia a sistemare le bevande e il cibo sul tavolo. Io, intanto, vado in camera mia a vestirmi, il problema è che non so ancora cosa mettermi. Indosso dei jeans e provo una camicia nera, nel frattempo Sofia viene ad avvisarmi che ha finito, vede una camicia bianca sul letto, e mi consiglia di mettere quella, io la ascolto e finisco di prepararmi. Ora dovrei essere quasi pronto, metto le scarpe ma mi devo ancora sistemarmi i capelli, vado in bagno e inizio ad asciugarmeli quando arriva Sofia dicendomi che mi avrebbe pettinato lei, prende l’asciugacapelli e con le sue mani delicate mi massaggia la testa creando una bella pettinatura, adesso sono pronto. Sono le otto e un quarto ma non è ancora arrivato nessuno, inizio a preoccuparmi, magari non si presenta nessuno, agitato vado a vedere alla finestra ma non c’è nessuno, Sofia mi tranquillizza dicendomi che nessuno arriva puntuale. Almeno ho un po’ di tempo per conoscerla meglio, inizia a interessarmi questa ragazza. Parliamo qualche minuto e suona il citofono, le prime persone sono arrivate insieme ad Andrea e pian piano arrivano tutti gli altri, la festa può iniziare. Si mangia, si beve e si balla. sono impegnato a intrattenere gli ospiti e perdo di vista Sofia, dopo qualche minuto la cerco e la trovo su un divano con le sue amiche a bere, credo che se continuano così staranno male ma non voglio fare la parte del solito responsabile che non si diverte, allora le lascio divertire ma spero che non vomitino in casa mia. La festa procede bene e sembra che tutti si divertano, infatti senza accorgermene arrivano le due e la gente inizia ad andarsene, saluto tutti e alla fine rimane solo Andrea con me, non voglio che vada a casa da solo a quell’ora, decido quindi di farlo dormire nella camera degli ospiti. Io torno in salotto a sistemare la stanza ma ad un certo punto sento suonare un telefono, non era il mio, rispondo, “ciao Giorgio, sono Sofia, quello è il mio telefono, me lo sono dimenticata lì, passo a riprenderlo subito” credo di aver capito. Poco dopo, infatti sento una macchina ed è lei che è venuta a riprendersi il cellulare, glielo restituisco e mi chiede se voglio una mano a sistemare, io accetto e la faccio entrare, si siede sul divano e pochi minuti dopo è già addormentata. “Grazie dell’aiuto”, penso tra me, evidentemente ha esagerato con l’alcool, la copro con una coperta e cerco di non fare rumore per non svegliarla. Io mi siedo sul divano accanto nel caso avesse bisogno di qualcosa e intanto la guardo mentre dorme, sorridendo penso che è proprio bella con quei lunghi capelli e il viso dolce, passa qualche minuto e mi addormento anche io, stanco e felice.
La mattina seguente vengo svegliato dal mio amico, per non svegliare la ragazza mi sussurra nell’orecchio che torna a casa . Dato che ormai sono sveglio vado a preparare la colazione, caffè, latte, the, cornetti così Sofia può scegliere, poco dopo viene in cucina ma dice di non volere niente, ha solo un gran mal di testa, così le faccio mangiare qualcosa e le do una pastiglia per il male. Lei imbarazzata mi ringrazia per l’ospitalità e si scusa per il disturbo, io le rispondo con un sorriso e in pochi minuti è già pronta per tornare a casa. La accompagno alla porta e mentre la saluto mi da’ un bacio dicendomi che se voglio possiamo rivederci, io le rispondo con un enorme sorriso di si.

 

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Sistemata la casa vado in camera a dormire ma prima di mi assicuro che Andrea sia arrivato a casa, gli mando un messaggio e mi addormento poco dopo, passano due ore e mi sveglio, vado a resto in casa a rilassarmi un po’ quando mi viene in mente che non ho più guardato se il mio amico ha risposto al mio messaggio, guardo il cellulare ma non vedo niente, allora provo a chiamarlo, ma nulla, penso che magari sta dormendo, non ci faccio molto caso e vado a giocare al computer, poco dopo mi chiama Serena, dalla voce sembra sconvolta, mi dice, di correre all’ospedale perché Andrea è lì, io mi vesto in tutta fretta ed esco. Vado in macchina e inizio a pensare cosa potesse essere successo, ho paura, tremo e mi rischio più di una volta di provocare un incidente, arrivato all’ospedale cerco Serena e la trovo su una sedia a piangere, mi faccio spiegare cos’era successo e mi spiega che Andrea mentre tornava a casa stamattina è stato investito da un ragazzo ubriaco che ha perso il controllo della macchina, mi racconta com’è successo l’incidente e che il nostro amico è molto grave, io infuriato voglio spaccare tutto, voglio trovare quello che l’ha investito e prenderlo a pugni, non è possibile che gente così gira per strada causando disastri e facendo del male alle altre persone, non riesco a stare fermo, per fortuna arrivano i genitori di Andrea e mi calmano facendomi ragionare.
Mi siedo e aspetto con ansia qualche notizia in più, intanto penso che è colpa mia, dovevo accompagnarlo a casa io Andrea, l’ho lasciato andare da solo perché ero troppo pigro per uscire, non posso perdonarmelo, lui è sempre stato un amico vero, perfetto, e io non ho mai fatto niente per lui, sono una persona orribile, è colpa mia se sta male, merito io di essere al suo posto, non è giusto! Ho un attacco d’ansia a pensare che è a causa mia che Andrea è stato investito, non riesco più a stare in ospedale, devo uscire e prendere un po’ d’aria, ma mentre scendo le scale mi chiama Serena e mi dice di aspettarla fuori perché deve parlarmi, i medici hanno detto che il nostro amico ha preso un brutta botta e ora è in coma, io sono a pezzi, mi tremano le gambe, non riesco più a muovermi, voglio vederlo, così saliamo insieme e andiamo a nella sua stanza, appena entro scoppio a piangere, è straziante vederlo così, ero abituato a guardare un ragazzo vivace, sempre sorridente e pieno di vita, mentre adesso lo vedo lì immobile in un letto, pallido e pieno di graffi. Resto in ospedale tutto il giorno sperando che Andrea si svegli, pregando per lui e per i suoi genitori, pieno di sensi di colpa e di rabbia, cerco di confortare tutti quelli che sono venuti a trovarlo ma sono io il primo che ha bisogno di belle parole per risollevare il morale, mi sento inutile e più lo guardo più mi sento male, vorrei solo che tornasse tutto come prima. Arrivata l’ora di tornare a casa non voglio andarmene, voglio rimanere con il mio migliore amico, fargli compagnia e stargli vicino, ma purtroppo non è possibile. Entro in camera mia e mi butto sul letto a piangere e a sperare che Andrea si risvegli, intanto arriva mia mamma a confortarmi, avevo bisogno delle sue parole e della sua dolcezza, mi rassicura dicendomi che non è colpa mia ma non riesce a convincermi, mi sento troppo responsabile, viene tutta la mia famiglia in camera mia per passare la serata insieme e per sostenermi, alla fine ci addormentiamo in camera mia dopo aver parlato tutta la notte. Il giorno dopo devo andare a scuola ma i miei genitori mi permettono di stare a casa, andiamo quindi a trovare Andrea insieme, non sono andato a scuola per due settimane, e ogni giorno andavo a trovare il mio amico.
Dopo un mese dall’incidente, mentre stavo tornando a casa dalla palestra, mi chiama Serena con un filo di voce  dall’ospedale e mi da informazioni sulle nuove condizioni di Andrea..

 

6

Appena chiudo la chiamata con Serena mi precipito in ospedale, non so se essere felice o triste, non so come comportarmi, arrivo davanti la stanza di Andrea dove trovo la sua famiglia e le mie due amiche, mi accompagnano dentro e lo vedo lì sul letto, senza più nessun tubo attaccato, più bianco di prima, non ce l’ha fatta, dopo un mese di coma il mio migliore amico è morto, la persona più straordinaria, che avessi mai conosciuto mi ha lasciato. Lo fisso per due minuti e inizio a non sentirmi bene, impallidisco, le gambe cominciano a tremarmi e pochi secondi dopo svengo. Quando mi riprendo scoppio a piangere, ho un macigno nel petto, non credo ancora a quello che è successo, non riesco a muovermi, è come se fossi paralizzato, voglio solo abbracciare Andrea per l’ultima volta, non sono riuscito a dirgli che gli volevo veramente bene, era l’unica persona che non mia ha mai abbandonato, gli piacevo così com’ero, era l’unico che mi capiva e che mi ha accettato con tutti i miei difetti, non riesco ad andare avanti senza il mio migliore amico, non è più la mia vita, vorrei essere io al suo posto, un ragazzo così buono non si merita niente del genere. Sono sconvolto e i suoi genitori lo sono di più, vorrei solo vedere per strada l’incosciente che ha causato tutto questo e riempirlo di pugni fino mandarlo in ospedale, spero solo che verrà punito adeguatamente perché non può passarla liscia. Per un secondo mi sento sollevato perché almeno non soffre più, ma appena ritorno in me ricomincia l’ansia e la sensazione di essere il responsabile.
I due giorni seguenti ho passato ogni possibile momento vicino al mio amico, non voglio abbandonarlo come ho fatto quando gli ho permesso di andare a casa da solo, voglio rimediare al mio terribile sbaglio, anche se so che non è possibile. Sono venute tantissime persone a salutare Andrea, era amato da tanti, nessuno però aveva il coraggio di uscire con lui, ho visto molti ragazzi che l’hanno sempre deriso, non so se chiamarli ipocriti o gentili, comunque l’importante è che le persone che gli volevano veramente bene sono qui per lui e per stargli vicino fino all’ultimo. Il girono del funerale penso di non poter affrontare la giornata, non voglio rivedere gli amici e i parenti straziati dal dolore, ma soprattutto non so se riesco a rivedere il mio migliore amico in quella bara, così fredda, così spoglia; la tentazione di stare a casa è forte ma devo esserci all’ultimo saluto, devo salutare la persona più importante della mia vita, devo augurargli buon viaggio, così raccolgo le mie forze ed esco, appena arrivo vedo un sacco di gente fuori da casa di Andrea, io entro ma non riesco neanche a passare, per fortuna Serena e Sofia mi hanno riservato un angolino. Mi avvicino alla bara e vedo il viso pallido di quel ragazzo così dolce, gli accarezzo la fronte e gli auguro di essere felice, non verso più neanche una lacrima, credo di averle finite. Quando è ora di chiudere la bara e di andare in chiesa esco dalla stanza perché non riesco a sopportare l’idea che il mio amico venga sigillato per sempre lì dentro, il funerale è stato lungo e io non ho parlato con nessuno, sembravo di pietra, senza vita, sì perché mi sentivo morto dentro, sentivo di aver perso la parte più importante di me. Finita la messa, abbiamo accompagnato Andrea al cimitero ed io ho passato lì tutto il pomeriggio, non riuscivo ad andarmene, non riuscivo a dirgli addio. Me ne vado poco prima che il cimitero chiuda, senza girarmi a guardare la sua foto circondata da fiori, con la paura di non tornare più, non so se riesco a rientrare in quel posto, non so se riesco a rivedere il posto in cui resterà per sempre, vorrei solo poter fare qualcosa per riportare indietro il mio amico, il mio migliore amico, l’amico più sincero e fedele che abbia mai avuto, vorrei solo raggiungerlo e abbracciarlo per un po’.

 

7

La lunga giornata mi ha stancato molto, mi sdraio sul letto per riposarmi, non mangio, non parlo, non mi muovo, Sofia mi ha chiesto di vederci ma non le rispondo, i miei genitori vogliono starmi vicino ma io li respingo in malo modo, voglio stare da solo. Penso e ripenso, penso ad Andrea, ai giorni passati insieme, alle avventure, alle litigate, alla sua voglia di vivere, alla sua gentilezza, alla sua pazienza, penso che sarà molto dura andare avanti senza lui, penso che sembrava tutto troppo bello, era un periodo meraviglioso e puntualmente è dovuto arrivare un tragico evento a spazzare via la serenità e la spensieratezza di due giovani ragazzi.
Per tre giorni resto a casa da scuola con il consenso di mia madre e per la seguente settimana non frequento le lezioni senza farlo sapere ai miei genitori, esco la mattina e vado sulla panchina dove ci sedevamo sempre io e Andrea a parlare, resto lì cinque ore a fissare il vuoto poi torno a casa, penso che la scuola sia ormai inutile, Serena e Sofia cercano in tutti i modi di convincermi ad andare in classe ma rispondo male ad entrambe, litigando quindi anche con loro oltre che con i miei genitori. Una mattina, mentre sono seduto al parco, si avvicina una ragazza per chiedermi un accendino, io le rispondo che non ne ho uno, lei si arrabbia e incomincia a tirare i calci ad un bidone, a urlare e camminare nervosamente, io un po’ impaurito vado in tabaccheria e gliene compro uno, lei sollevata mi ringrazia e si siede vicino a me, in silenzio, fumando la sua sigaretta. Passano i minuti e incuriosito le chiedo cosa facesse lì, mi risponde che ha lasciato la scuola ma i suoi non lo sanno, così ogni mattina esce e vaga per la città, ad un certo punto mi offre una sigaretta, io non l’accetto perché non fumo, lei insiste e alla fine mi fa provare a fumare, la sensazione inizialmente è insopportabile ma dopo un po’ diventa piacevole, così continuo. Il giorno seguente ritrovo la ragazza, parliamo, scherziamo e le offro la colazione, lei non sa niente di me e questo mi piace, mi sento libero di essere me stesso. Qualche giorno dopo ricomincio a frequentare le lezioni anche se svogliatamente e con poco interesse, non sono mai stato brillante, però adesso rischio la bocciatura, ma poco mi importa.
Inizio a frequentare questa ragazza al pomeriggio, usciamo e ci divertiamo un po’, finché un giorno mi presenta dei suoi amici, non sono di certo il tipo di ragazzi con cui uscirei abitualmente, è comunque meglio averli come amici che come nemici, non sono proprio a mio agio con loro ma la ragazza mi rassicura dicendomi che sono brave persone. Quando mi stavo per rilassare accendono una strana sigaretta, è una canna, me la offrono, io senza pensarci due volte la accetto, voglio essere sereno, magari questa mi aiuta, da quel pomeriggio ogni giorno esco con quel gruppo di ragazzi, fumiamo un po’, beviamo e ci divertiamo, la sera torno tardi, quasi sempre ubriaco, faccio di tutto per non pensare ad Andrea, facciamo anche qualche piccolo furto per provare cose nuove, mi sento potente, quasi invincibile. Vorrei che questa sensazione non finisse mai.

 

8

Un pomeriggio, mentre sono fuori con i miei nuovi amici, incontro Sofia, lei mi sorride ma io non la saluto, lei prosegue per la sua strada accelerando il passo; poco dopo mi manda un messaggio e mi chiede se possiamo parlare, io non le rispondo ma lei insiste e me ne manda altri finché non accetto di incontrarla. La sera stessa la vado a prendere a casa e andiamo in una parcheggio a parlare, lei sembra molto preoccupata ma io rimango distaccato, le rispondo con freddezza e non la ascolto fumando una sigaretta dopo l’altra. Ad un certo punto, dopo l’ennesima risposta scocciata da parte mia, Sofia si innervosisce e inizia a gridare, è sconvolta, mi fa notare che il mio atteggiamento così menefreghista non mi porterà da nessuna parte, che devo reagire e che bere e fumare ogni giorno non è la soluzione migliore ai miei problemi, mi ricorda inoltre che proprio un ubriaco a investito Andrea e che io potrei essere lo stesso tipo di persona, questa frase mi ha gelato, pensandoci bene ha ragione, mi cade la sigaretta e inizio a piangere, era troppo tempo che mi tenevo dentro tutto. Sofia, con la sua dolcezza mi accoglie tra le sue braccia e mi consola, mi fa riflettere spiegandomi che devo combattere e che non posso buttare via la mia vita, anche se è difficile bisogna sostenersi a vicenda e andare avanti. Questa ragazza è davvero sensibile ma allo stesso tempo forte, è riuscita a scuotermi, mi serve una persona così al mio fianco. quando è ora di tonare a casa la riaccompagno e le prometto di lasciare stare le brutte compagnie e di tornare quello di prima, lei sollevata mi augura la buonanotte e mi assicura che il giorno dopo ci saremmo visti; io torno a casa un po’ confuso ma molto sollevato. La settimana passa molto lentamente e io aspetto con ansia il venerdì perché sarei uscito con Sofia per un appuntamento, il primo vero appuntamento, decidiamo di andare al cinema. Nonostante la conosca da qualche mese sono nervoso all’idea di uscire solo con lei, penso che magari si aspetta una serata magnifica, forse romantica, per questo motivo agitato, penso di non essere all’altezza. Penso a come vestirmi, cosa dire, come comportarmi, sono molto agitato. Arriva il giorno stabilito e programmo la mia giornata in funzione del mio appuntamento.  Alle nove in punto parto e penso a come potrebbe essere la serata, sono felice ed emozionato ma ho anche molta paura. Solitamente non esco con le ragazze da solo, c’era sempre Andrea con me ma credo che per Sofia posso provare questa nuova esperienza, mi sembra la ragazza adatta a me, divertente ma con la testa sulle spalle, carina ma non si mette in mostra; vediamo stasera se anche lei pensa che possiamo iniziare una storia.
Arrivo a casa sua ma sono in anticipo, penso se farle sapere del mio arrivo o aspettare l’orario giusto, non è carino arrivare in anticipo, decido poi di aspettare cinque minuti, nell’attesa gioco con il cellulare, ma ad un tratto sento bussare al finestrino, è lei che mi chiede se può entrare in macchina o se deve aspettare fuori l’orario stabilito, io imbarazzato la faccio entrare e partiamo.
 Non è iniziata molto bene la serata e sembra peggiorare, infatti durante il viaggio verso il cinema abbiamo parlato molto poco; cerco di andare veloce per evitare altro imbarazzo e finalmente arriviamo. Parcheggio  ed entriamo, la serata sembra migliorare, infatti in sala, Sofia mi tiene il braccio e cerca di mettermi a mio agio, dopo il cinema andiamo a bere qualcosa, a fine serata la riaccompagno a casa e finalmente arriva il nostro primo bacio, per quanto riguarda me è il primo in assoluto e sono molto felice che sia con una ragazza così dolce, prima di scendere dalla macchina mi confessa che gli sono piaciuto fin da subito, anche se ero in sovrappeso e timido con le ragazze, questa rivelazione mi rende molto felice, sono contento di piacere ad una ragazza che non guarda solo l’aspetto fisico, credo sia quella giusta per me.

 

9

Da quel momento in poi prosegue tutto liscio, ci vediamo ogni giorno anche solo per un breve saluto, usciamo sempre insieme, cene, feste, compleanni; mi fa conoscere i suoi amici, in particolare il suo migliore amico Claudio, inizialmente sono geloso perché mi sembrano troppo intimi poi, conoscendolo meglio, capisco che sono solo grandi amici fin dalle elementari e lo trovo anche molto simpatico. Spesso, infatti, ci troviamo noi tre a casa di Claudio a guardare film o a giocare ai videogiochi e intanto divento anche io molto amico con lui, tanto che mi inserisce nella sua squadra di calcetto, a me l’idea non faceva impazzire ma almeno provavo qualcosa di nuovo, anche se in questa avventura manca il mio amico Andrea.  Sofia mi accompagna a tutte le partite sostenendomi anche se non sono all’altezza degli altri, Claudio, invece, è molto portato per il calcetto, è il capitano e organizza l’intera squadra, è calmo ma deciso e conforta i compagni. La squadra va bene, infatti siamo secondi in classifica e domani c’è l’incontro con la prima. Arriviamo al campo da gioco e non veniamo accolti molto bene, gli avversarsi ci deridono perché rispetto a loro siamo pochi e piccoli fisicamente, ma in realtà vogliono solo spaventarci. Ci cambiamo e scendiamo in campo, un po’ impauriti ma determinati; la partita precede bene e riusciamo a fare il primo gol dopo dieci minuti dall’inizio, il tempo scorre e l’incontro finisce 6 a 5 a favore nostro. Felici e stanchissimi andiamo nello spogliatoio ma veniamo fermati dagli avversari che ci insultano e ci spingono, facciamo finta di niente perché sono più grossi di noi e cerchiamo di entrare, ma ad un certo punto uno di loro chiama Claudio “finocchio”, lui abbassa la testa e spinge per raggiungere l’interno. Io, però, non riesco a fare finta di niente e mi scaravento sul ragazzo che ha deriso il mio amico e gli tiro un pugno in faccia, lui cade ma i suoi compagni mi accerchiano per picchiarmi e prima che arrivino i responsabili del campo per fermarli e farli entrare nello spogliatoio mi arriva una bottiglietta sulla fronte, io prendo anche una squalifica per il mio gesto, però ne è valsa la pena.
Raggiungo la mia squadra per cambiarmi e Claudio mi rimprovera dicendomi che non dovevo reagire, che avrei potuto farmi male e che non è nel nostro stile rispondere alle provocazioni, poi mi abbraccia e mi sussurra nell’ orecchio “grazie, sei un amico. Nessun’altro mi avrebbe difeso così. Ti voglio bene”. Ci cambiamo, ci laviamo e andiamo a mangiare qualcosa tutti insieme, siamo ancora tutti agitati e esaltati per la strepitosa performance, anche Sofia è in fermento ma non sa cosa è successo dopo la partita e spero che non lo scopra perché non voglio farla preoccupare, così chiedo ai compagni di non dirle niente, soprattutto al suo migliore amico. Passa, così, la serata ed è ora di tornare a casa, porto a casa la mia ragazza, che non si è ancora accorta del segno lasciato dalla bottiglietta, e accompagno anche gli altri, restiamo solo io e il capitano, stiamo in macchina a parlare per un’ora e mi confessa che anche lui vorrebbe una fidanzata perché si sente solo, io lo consolo un po’ e poi vado a casa.

 

10

Vado a letto ma non riesco a dormire, forse è ancora l’adrenalina della partita o del pugno, penso che la mia vita adesso è serena e ho paura che da un momento all’altro succeda qualcosa di brutto, la felicità dura poco.
Il giorno seguente vado come sempre a casa di Claudio, questa volta non per giocare o guardare film, ma per studiare, sono un po’ indietro con matematica e, siccome lui quando andava a scuola era molto bravo si è proposto di aiutarmi. Trascorre tutto il pomeriggio a spiegarmi formule ma io non ho imparato niente di nuovo, non mi sono concentrato, decide quindi che è ora di una pausa e mi invita a restare a mangiare da lui, siccome vive da solo un po’ di compagnia non fa mai male, io accetto e lo aiuto a preparare, finito di mangiare ci rilassiamo sul divano e in poco tempo ci addormentiamo; a notte fonda mi sveglio e gli dico che devo tornare a casa, lui mi risponde che è tardi e che se voglio posso restare a dormire lì.
Mi dice che dovremo dormire nello stesso letto perché si è appena traferito e non ha nient’altro su cui dormire, andiamo in camera e ci sistemiamo, iniziamo a parlare di tutto e di più, mi confessa che Sofia voleva una storia con lui ma l’ha sempre rifiutata e poi in questo periodo ha in mente un’altra persona ma ha paura a esternare i suoi sentimenti perché non vuole rovinare il loro rapporto, io gli consiglio di dire ciò che prova a quella ragazza, lui rimane qualche minuto in silenzio e ad un tratto mi da un bacio “mi piaci te” mi confessa con un filo di voce, io rimango immobile e senza parole, non so più cosa fare, se arrabbiarmi o consolarlo, se andare a casa o restare lì; lui mortificato mi dice che va a dormire sul divano e che non succederà mai più, inoltre mi supplica di non dire a nessuno quanto accaduto, io ancora stordito rispondo di si e mi giro dall’altra parte per dormire.
Mi chiedo cosa gli sia successo, perché non mi ha mai detto niente, perché Sofia non mi ha avvisato e soprattutto non voglio che succeda di nuovo. Forse è meglio se vado a casa, ma non so come fare, dovrei dirglielo e adesso non ho proprio voglia di vederlo, ci penserò il giorno seguente.
È arrivata la mattina e non ho dormito neanche un’ora, troppi pensieri, troppa paura e troppa ansia; adesso però devo tornare a casa, mi cambio velocemente e avviso che vado, esco di fretta e corro verso la macchina. Sono quasi a casa quando mi arriva un messaggio, è Claudio che si scusa per il suo gesto e chiede se è possibile rimanere amici, io non rispondo e vado avanti; la sera mi arriva un altro suo messaggio e neanche a questo rispondo; dovevo capirlo che è attratto dai ragazzi, è sempre ben vestito, attento alla cura del corpo e del viso, con un bel fisico, preciso in tutto ciò che fa.
Passano i giorni e finisco la scuola, ad aspettarmi fuori dopo gli esami c’è Sofia, fiera di me, ma nel frattempo  mi continuano ad arrivare messaggi da Claudio, fino a quando decido di rispondergli e gli propongo di incontrarci per parlare. Vado a prenderlo e andiamo in una parcheggio a parlare in macchina, rimaniamo entrambi in silenzio, per rompere il ghiaccio gli faccio una battuta su una signora che passava e poi comincio a parlare seriamente, gli confesso che ho pensato molto a quanto accaduto, gli spiego che non ero arrabbiato, ero sorpreso, lui rimane in silenzio e io continuo dicendogli che non sapevo come comportarmi e lo rassicuro facendogli capire che possiamo continuare a vederci, lui mi ringrazia per aver capito. Tutto si è sistemato, restiamo in macchina ad ascoltare la musica e a parlare serenamente, intanto io lo osservo, cerco di capirlo ed ad un certo punto mi avvicino a lui e lo bacio, lui perplesso si tira indietro e mi chiede cosa stessi facendo io non gli rispondo e continuo a baciarlo, lui ricambia fino a quando ci accorgiamo dell’orario e lo riaccompagno a casa. Prima di andare a letto  ripenso a ciò che ho fatto, non capisco cosa mi sia successo, se quello che avevo fatto era sbagliato , sicuramente nei confronti di Sofia sì, però non mi sfiora nemmeno l’idea di dirglielo. Era da quando è arrivato il primo bacio che mi domandavo se per me era solo un amico o qualcosa di più, volendo paragonare come mi sento con Claudio e come sto con la mia ragazza, con lui mi trovo più a mio agio, più libero di parlare e più sciolto, invece con lei devo stare attento a non dire qualcosa di sbagliato e mi devo comportare sempre come vuole lei altrimenti si arrabbia; inoltre trovo che lui sia proprio un bel ragazzo.

 

11

Il mattino seguente mi sveglio di buon umore, ma inizio a pensare che mi sono comportato male con Sofia, dovrei dirle tutto, ma non voglio ferirla, poi non sono ancora sicuro dei miei sentimenti verso Claudio, forse volevo solo provare qualcosa di nuovo; decido di aspettare a dire qualsiasi cosa e vado al mare con i miei vecchi amici per svagarmi un po’ e per pensare, magari stando lontano da entrambi sento quale di due mi manca di più. Parto e cerco di rilassarmi ma non faccio altro che chiedermi chi mi piace, cosa fare e come comportarmi; arrivo al mare ma non riesco a divertirmi, sono assente, e anche i miei compagni lo notano, mi chiedono cosa mi stia succedendo ma dico che va tutto bene perché non voglio dire a nessuno quello che è successo. I miei amici, allora, decidono di aiutarmi riempiendomi di attenzioni e facendomi bere la sera, io, però, sono un tipo che non regge gli alcolici quindi già all’aperitivo voglio andare a letto, ma con loro non si può ragionare, infatti mi portano in una discoteca a ballare e mi presentano una ragazza, Sara, io in preda all’effetto dell’alcool non capisco cosa stia succedendo e mi ritrovo senza accorgermene su una panchina con lei, iniziamo a baciarci e ad un tratto la chiamo Claudio, lei si allontana sbigottita e mi chiede cosa stessi dicendo, non so cosa le rispondo, so soltanto che se ne va schifata e mi lascia solo sulla panchina a dormire. La mattina seguente vengo svegliato dal rumore di alcuni bambini che giocano al parco vicino a me, fortunatamente i miei amici mi sono venuti a cercare perché non ricordo la strada per tornare in albergo, mentre ritorniamo in camera mi deridono perché mi sono addormentato in compagnia di una bellissima ragazza e lei si è lamentata dicendo loro che sono gay, io rispondo agitato e un po’ scocciato che non è vero e mi rinchiudo in camera. Tra me penso che hanno scoperto quello che è successo con Claudio dato che ho fatto il suo nome ieri sera, ma poi mi rassicuro da solo pensando che è impossibile che qualcuno lo sappia. Andiamo in spiaggia e sdraiato sotto l’ombrellone ricordo qualche momento della serata, ricordo che mandavo dei messaggi con il telefono ma non ricordo a chi, spero a Sofia, invece guardando il cellulare vedo che i messaggi li ho mandati a Claudio, confuso e spaventato passo gli ultimi due giorni aspettando ansiosamente l’ora di tornare a casa.

 

12

Finalmente arriva il momento di partire, il viaggio sembra non finire mai, ma ecco che dopo quattro ore riesco a vedere casa mia; scendo dalla macchina, saluto i miei amici e prendo la mia valigia, sto per entrare nel mio cortile e sento una voce che mi chiama, mi giro ed è Claudio, con un sorriso stampato in faccia mi corre incontro e mi abbraccia, pregandomi di non andare più via perché gli sono mancato molto. Porto in casa le valige e guardo se ci sono i miei genitori, come al solito sono fuori, allora ci buttiamo sul divano e gli racconto la mia vacanza; non potevo desiderare un rientro migliore. Ora che ho capito che mi piace Claudio devo lasciare Sofia, non si merita di essere tradita, è così dolce e sensibile, la sera stessa la incontro per parlarle, le spiego la mia situazione sperando che lei capisca, ma in cambio ricevo solo una forte sberla. Anche se mi dispiace non vederla più non sono triste, allora è proprio vero che mi piace Claudio. Dopo questa impresa ho bisogno di conforto, in fondo lei è stata la mia prima ragazza e mi dispiace molto per come sono andate le cose ma non sapevo ancora che mi piacessero i ragazzi. Chiamo Claudio e usciamo a bere qualcosa, intanto gli racconto com’è andata con Sofia, anche lui è molto dispiaciuto perché è la sua migliore amica, per il momento però nessuno deve sapere che ci frequentiamo. Rimango a dormire da lui dato che i miei non erano ancora tornati, questa volta non è un problema se dormiamo nello stesso letto.
Al mattino mi sveglio e non vedo Claudio, allora scendo in cucina e lo trovo mentre mi aspetta per fare colazione insieme, finito di mangiare torno a casa e penso a dove andare la sera per non farmi vedere da persone che conosco con il mio nuovo ragazzo, decido che possiamo andare in un paese che non frequentiamo. Finalmente, dopo un pomeriggio noioso in casa, arriva il momento di uscire con Claudio, mi passa a prendere e andiamo in un locale poco affollato; ci sediamo, parliamo, beviamo e scherziamo, ma ad un tratto entra un gruppo di ragazzi che conosco, io non me ne accorgo subito, mentre Claudio sì e nonostante ciò non mi dice niente e continua ad avere un atteggiamento intimo con me, quando mi accorgo anche io del gruppo mi allontano da lui velocemente e imbarazzato decido che è ora di andarmene. In macchina il mio ragazzo mi chiede cosa non va, io arrabbiato gli rispondo alzando la voce che non doveva vederci nessuno e che doveva sedersi più lontano da me in modo che le altre persone non potevano capire che siamo una coppia, stizzito ribatte dicendo che devo avere il coraggio di mostrarmi per come sono e che non devo avere paura dei miei sentimenti di fronte agli altri, dopo queste parole gli ordino di portarmi a casa, durante il viaggio di ritorno restiamo entrambi in silenzio, arriviamo a casa mia e Claudio si sporge verso di me per darmi la buonanotte, ma io scendo in fretta dalla macchina lasciandolo con un misero “ciao”. Inevitabilmente mi arriva un suo messaggio prima di andare a letto, mi chiede scusa e capisce che ho bisogno di tempo per uscire allo scoperto, io non gli rispondo e cerco di dormire ma come al solito, dopo certe discussioni non riesco a prendere sonno, così passo la notte a pensare e ripensare, forse ho sbagliato a farmi coinvolgere da lui, comunque per qualche giorno non voglio né vedere né sentire Claudio.

 

13

Per tutta la settimana ricevo messaggi dal mio ragazzo, inizia ad innervosirmi, ma la cosa peggiore di tutte la scopro qualche giorno dopo, quando un mio vecchio compagno di classe mi manda un messaggio con una foto, siamo io e Claudio in quel locale, mentre mi tiene la mano. Adesso voglio solo morire, la mia vita è rovinata, non posso più uscire di casa, voglio cambiare città, forse anche nazione, non voglio più vedere nessuno, mi rinchiudo in casa per il resto della vita. I giorni passano e io resto sempre chiuso in camera mia a pensare, piangere e a cercare un modo per uscire da questa situazione, ogni tanto vedo su facebook che i miei amici scrivono qualcosa a proposito dei gay e hanno anche caricato la foto che mi era stata inviata, i commenti sono tutti offensivi e io non so più cosa fare. Intanto anche Claudio è sparito, non mi manda più messaggi, ora si che sono proprio solo, voglio andarmene. Chiedo ai miei se sono disposti a comprarmi un piccolo appartamento a Milano così sono più vicino all’ università, i miei non vogliono neanche pensarci perché non è un buon momento per la loro attività e non è il momento adatto per spendere soldi per i miei capricci. Io rassegnato non vedo nessuna via d’uscita e passo mesi e mesi in casa, gli studi li ho quasi del tutto abbandonati e di amici non ne ho più, i miei genitori è come se non esistessero e non si accorgono neanche che non frequento più le lezioni. Dopo tutto quel tempo speso a pensare cosa fare ho capito che l’unica soluzione è quella di andarmene, ma per sempre. Scrivo alcune lettere da mandare alle persone che mi mancheranno: a Sofia, che è stata una persona molto importante per me anche se non ci parliamo più da  mesi; a Claudio, anche se non l’ho più chiamato è sempre rimasto nel mio cuore ed è la sola persona che vorrei rivedere; infine ai miei genitori, che sono in Russia per lavoro e chissà quando la leggeranno. Spedite le lettere ho un paio di giorni per pensare a come andarmene da qui, mi organizzo bene per non dimenticare neanche un particolare, prima però vado a casa dei miei parenti per un saluto, ma senza dire loro le mie intenzioni.
È tutto pronto, è arrivato il momento di andarmene, mi vesto bene, bevo qualche bicchiere di vino per allentare la tensione, saluto il mio cagnolino e vado in soffitta. La sedia l’ho già sistemata, la musica l’ ho accesa, la corda è ben legata alla trave, ora si che posso andare via come si deve, faccio un bel respiro e salgo in piedi sulla sedia pensando che tra poco potrò rivedere il mio amico Andrea, le mani mi sudano e le gambe mi tremano, ma ormai sono determinato, guardo nel vuoto e mi vengono in mente gli ultimi mesi della mia vita, mi riprendo dai pensieri e prendo in mano la corda, me la metto intorno al collo. Addio a tutti.

 

14

Sento il cane che abbaia insistentemente e sento anche dei rumori, alle tre di notte potrebbero essere i ladri, vado a vedere, magari prima di morire posso fare un gesto eroico e proteggere la mia casa, scendo dalla sedia e spengo la musica, mi giro e si apre la porta, è Claudio! Ha letto la mia lettera e ha capito che non volevo andarmene in un altro paese ma volevo suicidarmi, entra di corsa e viene verso di me, mi tira uno schiaffo e mi stringe forte tra le sue braccia, mi grida contro che non devo neanche pensare di compiere un gesto simile, “io ti amo” mi sussurra, io resto senza parole e tra le lacrime ripenso al grande errore che stavo per commettere. Ci sediamo in soffitta e gli racconto tutto quello che ho passato, i miei problemi, i pensieri  e i mesi terribili che ho passato dal nostro ultimo appuntamento, quanto mi manca il mio amico Andrea. Lui resta li ad ascoltarmi e a consolarmi, mi rassicura dicendomi che non mi avrebbe più lasciato solo e mi confessa che ci ha messo un po’ per capire la mia lettera ma appena ha realizzato quello che volevo fare ha preso la macchina ed è corso immediatamente da me sperando che non fosse troppo tardi. Siamo stati tutta notte a parlare e a consolarci a vicenda, appena ci siamo ripresi dallo shock abbiamo sistemato la casa come se non fosse successo niente e abbiamo strappato la lettera per i miei genitori, finito di rassettare ci sediamo sul divano e dopo qualche minuto mi chiama Sofia al cellulare, preoccupata e ansiosa mi chiede come sto e mi prega di non andarmene, io sollevato le rispondo guardando Claudio che non è più mia intenzione di partire, voglio stare qui con le persone che amo. Da quel fatto io e il mio ragazzo siamo inseparabili, andiamo insieme in ogni posto, ci facciamo vedere per mano da tutti, anche da chi mi derideva, e tra poco lo diremo anche ai nostri genitori, in fondo ormai è passato molto tempo e a 25 anni si è adulti. Nel frattempo abbiamo trovato entrambi un lavoro e andiamo a vivere insieme tra qualche giorno, la mia vita non potrebbe essere più perfetta di così, sono proprio felice, anche se sono un po’ preoccupato per l’incontro con i miei genitori domani, non sospettano che io sia gay, ma credo che questa notizia non li sconvolga.

 

15

Il tanto atteso giorno dell’incontro è arrivato, io sono molto teso e Claudio lo è più di me, mi vesto elegante e preparo il tavolo per servire l’aperitivo, ho pensato che per comunicare la notizia sia troppo impegnativo un pasto, è meglio una cosa veloce e informale. I miei sono pronti e aspettiamo insieme l’arrivo del mio ragazzo, loro sono tranquilli e non sembrano sospettare nulla. Suona il campanello, ecco è lui, andiamo alla porta per accoglierlo e mentre la apro mio papà vede che non è una ragazza, sbigottito mi chiede chi fosse quello, mentre Claudio percorre il vialetto di casa io gli rispondo con decisione che è il mio fidanzato, “NO”” grida mio padre, sbatte la porta e va in cucina a mangiare quello che avevo preparato seguito da mia mamma. Io non so cosa fare, se andare dai miei genitori o uscire dal mio moroso, decido di prendere le mie cose e di andare fuori, spiego mortificato a Claudio  la situazione, e lo rassicuro dicendogli che magari devono sono metabolizzare la notizia, non è sempre facile sapere che il proprio figlio è omossessuale, così gli consiglio di andare a casa mentre io affronto i mie genitori. Torno in cucina per parlare con loro, ma mio papà mi ferma scuotendo la testa e dicendomi che non vuole sentirmi, allora deluso e sconvolto vado in camera mia, recupero i miei vestiti e i miei oggetti, domani mi trasferisco nella nuova casa, anche se non è ancora finita è meglio stare lì che in questa casa. Come previsto il giorno seguente sposto le mie cose da una casa all’altra, avviso Claudio che mi sarei trasferito nella nostra futura casa e con assoluta discrezione è venuto ad aiutarmi. Qualche giorno dopo, quando la casa è stata completata con tutti gli arredi anche il mio fidanzato è venuto a vivere con me, ora si che siamo una vera e propria coppia, più felici che mai, ma le sorprese non finiscono, durante una delle tante cene insieme, Claudio mi guarda, si inginocchia e mi chiede di sposarlo, io accetto senza esitare e fissiamo insieme la data, ci sposiamo il 16 luglio in Danimarca. E così la mia vita sta per diventare veramente completa, vorrei solo che al matrimonio venissero anche i miei genitori.

   
 
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