CAPITOLO QUATTORDICI – CAPOVOLGIMENTO!
Natsu
e Gajeel continuavano a pestarsi come se non ci fosse un domani. I
loro colpi feroci rimbombavano come tuoni in tutta l'arena, e i
turbini di fuoco e frammenti d'acciaio che generavano stavano
lasciando enormi crateri in mezzo alla sabbia. La barriera magica
impediva loro di arrecare danni agli spalti, ma anche così
stavano
distruggendo qualsiasi cosa toccassero o che fosse loro d'intralcio.
Ormai
era diventata una battaglia aperta, un tutti-contro-tutti senza
nessuna fazione ad eccezione di quella dei Draghi Gemelli, i quali
erano gli unici a combattere in coppia senza ferirsi l'un l'altro.
Per il resto persino i tre draghi di Fairy Tail se le suonavano ogni
volta che ne avevano l'occasione. Sulle prime Laxus aveva tentato di
mantenere l'alleanza con il Drago di Fuoco e quello dell'Acciaio, ma
dopo che gli era arrivata addosso una pioggia di detriti di ferro
incandescenti, anche lui aveva perso la pazienza e aveva cominciato a
scaricare fulmini addosso ai compagni ogni volta che se ne presentava
la possibilità.
Cobra
inchiodò a terra Sting col peso del proprio corpo e
iniziò a
riempirlo di pugni intrisi di veleno, lasciandogli un nuovo livido ad
ogni colpo andato a segno, mentre poco più in là
Laxus stava
prendendo a pedate Rogue come fosse un pallone da calcio, salvo poi
prenderlo per i capelli e scaraventarlo addosso al Drago del Veleno
così da farli finire entrambi a terra.
“Siete dei maledetti traditori!” ruggì in preda all'ira, il corpo attraversato da potenti scariche elettriche. “Non era questo il piano!”
“Non c'è mai stata nessuna alleanza!” urlò di rimandò Cobra, togliendosi di dosso Rogue con uno spintone e rialzandosi per fronteggiare il Drago del Fulmine. “E non c'era nemmeno un piano che si potesse definire tale! Piano B: Bastonali tutti?! Che razza di strategia sarebbe?!”
“Era l'unica che avevamo!” ribatté Laxus caricandolo come un toro scatenato e trascinandolo a terra con sé, in modo da riempirlo di botte.
Sting
e Rogue balzarono loro addosso e si apprestarono a sferrare un doppio
pugno di luce e ombra, ma proprio in quel momento anche i restanti
Dragon Slayer si misero in mezzo: Natsu e Gajeel, totalmente presi
dalla loro personale sfida e privi di controllo, finirono per
travolgerli tutti con un'esplosione di proporzioni colossali, tanto
che tutti e quattro vennero spazzati via a sbattere contro le mura di
cinta dell'arena.
Salamander
e Acciaio Nero non badarono a nessuno di loro, anzi, continuarono a
sferrarsi pugni, calci, morsi e testate senza esclusioni. Erano
entrambi lividi e sanguinanti, ma sembrava che ogni colpo ricevuto li
facesse aizzare ancora di più.
Dal
punto in cui erano stati scaraventati, gli altri quattro draghi si
rialzarono scalciando via le macerie che li avevano mezzi-sepolti.
“Adesso. Basta.” sillabò Laxus tirandosi in piedi e gonfiando il petto.
Quei due stupidi avevano davvero raggiunto il limite!
Sting
e Rogue fecero lo stesso, e un secondo dopo tutti e tre lanciarono il
loro ruggito più potente in direzione dei due sfidanti. Solo
Cobra
rimase fuori, ma non perché non volesse vendicarsi di quei
due,
bensì perché aveva udito in anticipo i pensieri
di Gajeel, il quale
infatti si rese conto in tempo di ciò che stava accadendo e
abbandonò prontamente la sfida con Salamander.
Cobra
approfittò di quell'attimo per lanciarsi all'attacco contro
il Drago
d'Acciaio e affondargli un duro pugno nella schiena, mentre dietro di
loro i tre ruggiti combinati esplodevano contemporaneamente addosso a
Salamander.
In quel momento, Natsu si trovò davvero nella più brutta delle situazioni.
Era
al centro dell'arena e tre ruggiti gli stavano arrivando addosso da
tre direzioni diverse, a triangolo, sbarrandogli ogni via di fuga.
Gajeel si era spostato in tempo, ma lui...
Il
Drago di Fuoco sgranò gli occhi, rendendosi conto che non
poteva
schivare quel triplo attacco.
Fulmini,
luce e ombra... nemmeno lui poteva sperare di sopravvivere a quella
letale combinazione.
Ebbe
a malapena il tempo di rendersi conto che quella sarebbe stata la sua
fine, perché subito dopo i ruggiti lo investirono in tutta
la loro
devastante potenza, sfracellando ogni cosa nel loro raggio d'azione.
L'esplosione
che ne conseguì fece tremare l'intero Domus Frau e buona
parte di
Crocus, e la sua onda d'urto si disperse per miglia nella periferia
della città. La folla urlò di malsana gioia
dinanzi a quel brutale
spettacolo, e quando fumo, polvere e detriti di depositarono a terra,
del Drago di Fuoco non erano rimaste nemmeno le ossa.
Annichilito
completamente.
Cenere
alla cenere, polvere alla polvere.
Dalla
terrazza del re, Silvermine sorrise.
“Fuori
uno”
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Gerard
indietreggiò lentamente, gli occhi fissi sull'enorme mastino
tricefalo che avanzava verso di lui a zanne snudate.
Era
una creatura magica di livello S leggendario, non si poteva certo
prenderla sotto gamba.
Così
come esistevano le missioni di classe S da dieci o cent'anni, allo
stesso modo esistevano anche le creature di livello S leggendario,
ovvero quel tipo di mostri che avevano la fama di esser vissuti per
secoli e che il tempo aveva reso solo più forti e temibili.
Un
Cerbero, una creatura talmente rara da contare solo pochi esemplari
in tutto il mondo, si ergeva dinanzi a lui con tutta la sua mole,
circa otto metri d'altezza per più di quindici in lunghezza.
Le tre
poderose teste canine ringhiavano e schioccavano le fauci al suo
indirizzo, minacciando di farlo a pezzi se si fosse avvicinato
troppo.
Così
era quella la sentinella che Silvermine aveva posto a guardia della
Lacrima madre. Ben poche creature al mondo avrebbero potuto
rivaleggiare con quell'essere, un mastodontico cane degli Inferi
capace di tener testa persino a un drago.
Gerard
avrebbe dovuto sospettare fin dall'inizio che Silvermine non avrebbe
lasciato incustodito il cristallo con cui aveva soggiogato il regno
intero.
Il
Cerbero si chinò sulle zampe, pronto a balzargli addosso da
un
momento all'altro. Gerard notò che la sua coda terminava con
una
sibilante testa di serpente, sicuramente velenosa, e
constatò con
amarezza che, tra i pochi esemplari esistenti di quella specie, solo
uno aveva una coda del genere, risultando così come un capo
tra gli
altri. A lui era capitato proprio il peggiore.
Tirò
un sorriso forzato tanto per non lasciarsi prendere dalla
disperazione, quindi evocò nuovamente l'incantesimo Meteor
e
si preparò a combattere al meglio delle sue
capacità. Doveva essere
davvero molto veloce per riuscire ad evitare le zanne di quattro
teste, e quella creatura era tutto fuorché lenta.
Come
Cerbero balzò in avanti schioccando le fauci, Gerard
schizzò di
lato e viaggiò rasente le pareti alla massima
velocità, girando
attorno al mostro per confonderlo.
Le
tre teste si allungarono in avanti luna dopo l'altra nel tentativo di
morderlo, e lui dovette impegnarsi seriamente per non lasciarsi
affondare quelle terribili zanne nella carne. I loro morsi lo
mancarono, finendo per azzannare e frantumare le colonne e le pareti
della stanza, ma la coda fu più veloce di lui e lo prese in
pieno
ventre, mozzandogli il respiro e scaraventandolo contro il muro.
Cerbero poteva usare la coda sia per mordere e avvelenare, sia come frusta per colpirlo, avendo la stessa potenza d'urto di una trave.
Gerard
boccheggiò e si tenne l'addome dolorante, ma non
poté permettersi
una lunga pausa: la testa di serpente scattò verso di lui
con i
denti aguzzi e carichi di veleno pronti a morderlo, costringendolo a
rinnovare l'incantesimo e spostarsi nuovamente, passando sotto il
ventre della creatura per non farsi prendere dalle altre teste.
Il
mastino degli Inferi ruotò su sé stesso e
azzannò il vuoto nel
tentativo di prenderlo, una testa riuscì a strappargli il
mantello e
un'altra lo morse al polpaccio, tirandolo di nuovo a terra come un
giocattolo rotto.
Digrignò
i denti dal dolore, ma subito dopo sferrò un calcio
nell'occhio
della belva, costringendola a lasciare la presa. Saettò via
di
nuovo, col fiatone e una gamba sanguinante, e dopo un altro giro di
volteggi e piroette, riuscì a portare a termine il suo
obbiettivo.
La
Lacrima madre era ancora fuori dalla sua portata, ma tutti quegli
spostamenti gli avevano dato modo di tracciare nell'aria uno dei suoi
incantesimo più efficaci.
“Che le Sette Stelle ti giudichino!” decretò imponendo le mani davanti a sé, in direzione del Cerbero.
“Gran Chariot!”
Sette
globi di luce illuminarono il soffitto attirando l'attenzione della
creatura, e un attimo dopo una pioggia di meteore la
seppellì tra
molteplici esplosioni di luce.
Gerard
ansimò pesantemente, assistendo in silenzio al compimento
della sua
magia. Se era fortunato, anche la Lacrima era stata coinvolta
nell'esplosione ed era andata distrutta...
Tuttavia, non appena le stelle stelle scomparvero e il fumo di dissolse, scoprì con orrore che il Cerbero era ancora intero. Segnato dalle bruciature dell'esplosione, certo, ma ancora in grado di combattere.
Ora che era ferito e accecato dall'ira, era anche più pericoloso di prima.
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
I cinque Dragon Slayer nell'arena smisero all'istante di combattere, come pietrificati dinanzi a ciò che era appena accaduto.
Ora che la carica magica ed energetica dei tre ruggiti combinati si era esaurita e che sabbia e polvere si erano depositate a terra, poterono constatare con i loro stessi occhi che di Natsu Dragneel non era rimasta alcuna traccia. La tripla esplosione di fulmini, luce e ombra lo aveva semplicemente polverizzato. Di lui non c'era più niente, nemmeno i brandelli della sua giacca.
“N-Natsu...” mormorò a voce alta Laxus, sconcertato da ciò che aveva fatto.
Cobra e Gajeel erano ancora l'uno addosso all'altro, intenti a strangolarsi a vicenda benché chiaramente scioccati quanto gli altri.
“Natsu... Dragneel...” sussurrò Rogue, tremante.
Sting
non era in condizioni migliori, anche lui faticava a capacitarsi di
ciò che era successo.
“I-io
non... non volevo arrivare a questo”
Nessuno
di loro l'avrebbe voluto, ma nella foga del combattimento era
accaduto e basta.
Laxus
buttò indietro la testa e lanciò un ruggito
disumano rivolto al
cielo, e contemporaneamente una pioggia di fulmini
imperversò
nell'arena, colpendo ogni cosa all'interno della barriera magica.
Si
voltò rabbiosamente verso i Draghi Gemelli e fu loro addosso
prima
che potessero rendersene conto, afferrandoli entrambi per la testa e
facendoli schiantare duramente l'uno contro l'altro.
Cobra
intanto intensificò la stretta sulla gola del Drago
d'Acciaio,
tenendolo premuto a terra e soffocandolo lentamente.
Gajeel
si sentì mancare il respiro e annebbiare la vista, e a quel
punto
liberò una gamba da sotto quelle dell'avversario per
piantargli il
piede nel petto e farlo volare oltre la sua testa, dritto nella
sabbia. Rotolò sul fianco e si rialzò, pur col
fiatone, ma ecco che
il Drago del Veleno era già su di lui a sferrargli una
testata al
mento che lo rimandò a terra.
Cobra
tuttavia perse interesse per lui quasi subito, perché
dall'altra
direzione Laxus stava tornando alla carica.
I due si schiantarono come furie, e il suono delle loro ossa che scricchiolavano riecheggiò per tutta l'arena, generando un nuovo coro di ovazioni. Si scambiarono un pugno dietro l'altro, sempre più potenti e rabbiosi, e ormai non era neanche più questione di pararli o schivarli: la sfida era basata su chi ne avrebbe incassati di più e sarebbe rimasto in piedi, perciò nessuno dei due lesinò sulla violenza.
Dagli
spalti, o meglio, dalla macchina di tortura a cui era legata, Wendy
non poté fare a meno di osservare tutto ciò e
lasciare che un fiume
di lacrime le scendesse dagli occhi.
Stava
guardando i suoi compagni Dragon Slayer pestarsi a vicenda con
violenza inaudita, determinati a farsi fuori l'un l'altro.
L'uccisione di Natsu era stata l'apice di quell'orrendo spettacolo
che non avrebbe mai voluto vedere.
Sentiva
le urla forsennate della folla, i ringhi e i ruggiti dei Dragon
Slayer, le risate folli e vittoriose di Silvermine e Ivan... in
quello scenario da incubo non c'era più alcuna speranza.
Nell'arena
vide i Draghi Gemelli faticare non poco per rialzarsi, e Gajeel
barcollare nel farlo.
Quanto
a Laxus e Cobra...
In
quanto maghi di classe S ci stavano dando dentro come tori scatenati.
Li vide smettere improvvisamente di scambiarsi pugni e gonfiare
entrambi i polmoni, pronti a scagliare un ruggito l'uno contro
l'altro da una distanza ravvicinata.
“Basta, vi prego... smettetela...” implorò con un filo di voce, le lacrime divenute ormai inarrestabili.
Ma i due non si fermarono né la udirono.
“Rairyū no...”
“Dokuryū no...”
Wendy strinse i denti. “... vi prego...!”
“... HŌKŌ!!!!”
I ruggiti partirono. Uno un raggio di luce gialla attraversata da fulmini, l'altro un raggio denso e purpureo impregnato di miasma venefico. Tuttavia non andò come previsto, perché all'ultimo secondo i due draghi voltarono contemporaneamente la testa verso gli spalti.
Accadde tutto in una volta e troppo velocemente perché si potesse comprendere cosa stesse succedendo.
Il pavimento della terrazza reale si spaccò letteralmente in due, e un'esplosione investì tutti i presenti. Non una deflagrazione dovuta al doppio ruggito, bensì causata dalle fiamme scarlatte di Natsu Dragneel, il quale emerse dai detriti del pavimento come un Drago di Fuoco nasce dalla bocca di un vulcano.
“Natsu...
san...” sussurrò Wendy con un filo di voce, gli
occhi sgranati
dallo stupore. Lo aveva visto morire nell'arena! Com'era possibile
che fosse lì, vivo e vegeto?
Salamander
fece saltare in aria il trono assieme a Silvermine e Ivan, poi
balzò
giù dalla terrazza e si lanciò verso il cristallo
di Lacrima più
vicino, sollevando due mani sopra la testa.
“Karyū no... Kōen!!!”
Tutto
ciò avvenne come al rallentatore, e nel momento in cui il
Drago di
Fuoco lanciò la sua palla di fiamme verso il cristallo,
dall'altra
parte della barriera arrivarono anche i ruggiti combinati di Laxus e
Cobra, al massimo della potenza.
Un
attacco da fuori, due da dentro, ed ecco che la gigantesca Lacrima
andò in frantumi, creando di fatto una breccia nella
barriera
magica.
Natsu
non attese oltre e si voltò nuovamente, solo per correre
accanto a
Wendy e rompere una ad una le catene che la legavano.
“Natsu-san!” esclamò lei con le lacrime agli occhi per la gioia e il sollievo.
Natsu
sorrise.
“Visto?
Alla fine il piano è riuscito alla perfezione!”
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Tre ore prima...
“La barriera magica che separa l'arena dagli spalti è praticamente invulnerabile se colpita dall'interno” esordì Gerard, guardando uno ad uno i sei Dragon Slayer. “Tuttavia i cristalli di Lacrima, benché molto resistenti, se vengono colpiti contemporaneamente dall'interno e dall'esterno della barriera vanno in frantumi facilmente”
“Quindi uno di noi deve colpirli da fuori, giusto?” domandò Natsu.
Gerard annuì. “In pratica sì. La barriera non forma una scatola chiusa, ma solo il perimetro di un quadrato che si estende per una cinquantina di metri in altezza e altrettanti in profondità sotto l'arena”
“Capisco” annuì Rogue. “Dobbiamo trovare il modo di passarci sopra o sotto, per arrivare ai cristalli”
“Precisamente” concluse Gerard. “Gajeel, cosa sai della planimetria dell'arena?”
Il Drago d'Acciaio alzò la testa sentendosi chiamare in causa e si assicurò di avere la totale attenzione di tutti i presenti, soprattutto di quello scemo di Salamander.
“Al momento non abbiamo gli Exceed, quindi non possiamo volare” iniziò. “Perciò l'idea di superare la barriera da sopra è esclusa in partenza, anche perché ci faremmo beccare troppo facilmente”
Natsu
piegò la testa di lato.
“Passeremo
da sotto?”
Gajeel
fece un cenno d'assenso.
“Ricordate
il quarto giorno dei Giochi, durante la sfida tra noi
quattro?”
chiese rivolto a Salamander, Sting e Rogue. “Quando Sting ha
lanciato il ruggito su me e Salamander, il pavimento dell'arena si
è
spaccato e ci ha fatti finire tutti e quattro nelle miniere. Ora, per
quanto potente quel ruggito non sarebbe stato in grado di provocare
un danno del genere se non ci fosse stata una piccola fenditura nel
terreno, proprio al centro dell'arena. Un misero canale di scolo
usato per drenare la sabbia e far fuoriuscire l'acqua piovana durante
gli acquazzoni. Quel canale è il punto debole dell'intera
planimetria, e quel giorno Sting lo ha centrato in pieno”
Il
Drago Bianco si indispettì.
“Ehi,
stai dicendo che se non fosse stato per quel tombino non avrei
distrutto l'intera arena?! Mi credi davvero così
debole?”
Gajeel
fece spallucce.
“Non
darti tante arie, pivello. La questione è semplice: se buchi
in un
punto strategico una superficie piatta, per quanto resistente possa
essere, quello sarà sempre il punto più
fragile”
“Questo cosa c'entra col piano?” lo interruppe Laxus. “Dobbiamo distruggere quel canale di scolo?”
“Non serve distruggerlo, basta trovare un diversivo che distolga l'attenzione di Silvermine da quel punto mentre uno di noi ci passa sotto. Da lì attraverserà poi le miniere e risalirà in superficie, proprio sotto la terrazza del re e quindi fuori dalla barriera”
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Natsu finì di togliere le catene a Wendy e la liberò da quell'infernale macchinario che Silvermine sarebbe stato capace di azionare. Non sapevano a cosa sarebbe servito esattamente, ma doveva essere qualcosa di piuttosto doloroso.
Wendy
si asciugò le lacrime e abbracciò il suo
salvatore.
“Come
hai fatto ha salvarti? Quei tre ruggiti avrebbero dovuto
ucciderti!”
Natsu
le scompigliò amichevolmente i capelli e sorrise.
“Faceva
tutto parte del piano. Dovevamo far credere a Silvermine che ci
stessimo davvero ammazzando a vicenda. Ammetto che ci siamo andati
giù pesanti, ma l'importante è che ce l'abbiamo
fatta”
Wendy
fece per porgli un'altra domanda, ma una forte cacofonia di suoni di
battaglia attirò improvvisamente la sua attenzione,
riportandola
sull'arena.
Inorridì
quando vide che erano scesi in campo gli Alfieri.
Natsu la prese per il polso e la tirò via, ricordando il dialogo di poche ore prima.
“Una volta distrutto il primo cristallo, tuttavia, la barriera non sarà completamente disattivata” aveva detto Gerard. “Occorrerà distruggerli tutti prima che l'incantesimo che vi tiene bloccati nell'arena scompaia del tutto. In questo lasso del tempo, dovrete tener conto anche degli Alfieri, che probabilmente Silvermine vi sguinzaglierà contro”
“Non preoccuparti per loro” asserì il Drago di Fuoco, tirando la ragazzina con sé oltre la terrazza e in mezzo alla folla urlante. “Adesso dobbiamo raggiungere e distruggere gli altri tre cristalli di Lacrima! Forza, Wendy! Facciamo piazza pulita!”
A quelle parole, la Sacerdotessa del Firmamento ritrovò la speranza e la determinazione, quindi annuì ed espanse la propria magia. Usò le proprie braccia come fossero ali di vento per generare due potenti turbini che spazzarono via la maggior parte della gente posseduta, aprendo loro la strada verso il secondo cristallo.
Nel frattempo in mezzo all'arena, i cinque Dragon Slayer si raggrupparono al centro dello spazio mentre da ogni entrata arrivavano i temibili Alfieri a chiudere loro la strada e a giustiziarli di persona.
“Bene, allora come da programma!” esclamò Laxus, caricandosi di energia. “Sting, Rogue! Voi aiutate Natsu e Wendy a distruggere i cristalli. Dovete colpirli nello stesso momento da fuori e da dentro, altrimenti non servirà a niente”
“Lo sappiamo!” annuì Sting, iniziando a correre assieme al compagno nella stessa direzione che avevano preso i due Dragon Slayer di Prima Generazione.
“Gajeel, fa' attenzione!” Rogue ammonì il Drago d'Acciaio, ricevendo per contro uno sbuffo irritato.
“Pensa per te, moccioso!”
Rimasti
soli, Laxus, Cobra e Gajeel fronteggiarono la schiera di Alfieri,
dieci in tutto.
“Bene”
esordì il Dio del Tuono. “Ce la fate a tenerli da
soli? Io devo
occuparmi di Silvermine, altrimenti questi non mollano”
“Vai” lo spronò Gajeel sgranchendosi le nocche ma allo stesso tempo sudando freddo.
In due contro dieci di quei mostri... la fortuna girava a loro sfavore.
Laxus non poteva passare attraverso la barriera ancora attiva, perciò optò per lo stesso canale di scolo in cui si era tuffato Natsu. Sarebbe stato un percorso più lungo, ma non aveva altra scelta. Come tuttavia si avvicinò al centro dell'arena per cercare il punto d'uscita, ecco che un suono metallico riecheggiò nell'aria, e un attimo dopo una catena dalla punta acuminata uscì dalla sabbia come una vipera all'attacco.
“Ma che Diavolo...?!” imprecò ritraendosi bruscamente, mentre la punta lo sfregiava leggermente alla guancia.
Una
risata maledettamente irritante giunse a lui dagli spalti, dove
Silvermine si era rialzato e lo osservava come se trovasse il tutto
molto divertente.
“Bravi,
davvero bravi” si complimentò. “Il
vostro piano è stato davvero
geniale... peccato che abbiate tralasciato un piccolo particolare:
anche se la mia anima risiede in un nuovo corpo, io possiedo ancora
la Magia del Legamento”
“Merda” ringhiò Laxus.
Questa
non se l'aspettava, come non si aspettava la miriade di catene
infernali che uscirono dal sottosuolo e lo puntarono come missili
teleguidati, minacciandolo di trapassarlo con le loro punte, legarlo
e soffocarlo. Non aveva calcolato che quel folle potesse avere ancora
la vecchia magia di quand'era Master di Hellhound! E adesso cosa
poteva fare?
Schizzò
via come una saetta per evitare i colpi e le frustate delle catene,
senza tra l'altro riuscire ad avvicinarsi alla grata del canale.
Così
non andava!
Gajeel e Cobra non avrebbero potuto trattenere a lungo ben dieci Alfieri...
Lanciò una rapida occhiata dietro di sé, notando che i due Dragon Slayer avevano già dato il via alla battaglia, ed era una battaglia che pur con tutta la più buona volontà non sarebbero stati in grado di vincere. Avrebbe potuto abbattere Silvermine e far scomparire gli Alfieri in due secondi, se non ci fosse stata quella dannata barriera ad intralciarlo!
Ora l'unica speranza rimasta erano gli altri quattro draghi. Dovevano sbrigarsi a distruggere i cristalli.
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Gerard crollò in ginocchio reggendosi il braccio sinistro, mezzo-maciullato dalle zanne del Cerbero.
L'enorme
cane da guardia incombeva su di lui, fili di bava che colavano dalle
sue fauci spalancate e la coda con la testa di serpente che sibilava
e assaggiava l'aria con la lingua.
Quel
mostro gli aveva rotto una tibia con un morso, lo aveva graffiato fin
quasi a scavargli la carne, lo aveva sballottato e scaraventato a
destra e a manca come una bambola di pezza. Probabilmente aveva anche
un paio di costole rotte, dato che continuava a sputare sangue.
Sollevò lo sguardo sul mastino degli Inferi, il quale ringhiò ferocemente e fece scattare una testa in avanti con l'intento di finirlo.
Si gettò di lato per rotolare a terra, e la caduta gli mandò un'ondata di fitte dolorose in tutto il corpo. Si sforzò di tirarsi in piedi e spostarsi in fretta, nascondendosi dietro le rovine di una colonna distrutta per evitare i morsi che seguirono. Il fiato caldo e nauseante della bestia gli toglieva il respiro, lo stridere dei suoi artigli sul pavimento di marmo lo assordava, per non parlare dei tremori che i suoi possenti latrati gli mandavano alle ossa. Il problema in sé non era la mancanza di magie in grado di sopraffare quella creatura. Sarebbe bastato l'incantesimo Sema o Altaris per abbatterla, ma il problema era trovare il tempo e lo spazio per recitare la formula. Quella stanza non era così grande da dargli la possibilità di allontanarsi a sufficienza dal Cerbero, né quello aveva intenzione di dargli tregua. Era una vera spina nel fianco.
Pensò
velocemente a quale magia ad effetto rapido poteva utilizzare, mentre
l'enorme cane tricefalo scavava la colonna dietro di lui e cercava di
raggiungerlo nello stretto spazio tra le macerie.
Avrebbe
potuto utilizzare uno degli incantesimi di Mystgun... ma quale? Senza
i bastoni magici era dura effettuare una magia abbastanza potente.
Gliene
venne in mente una, non particolarmente potente dal punto vista
offensivo, ma estremamente efficace per sbarazzarsi di un avversario
molesto come quello. Non c'era nemmeno bisogno di ucciderlo.
Il
Cerbero spaccò in due la colonna che costituiva il suo
nascondiglio,
così Gerard fu costretto a scivolare via e correre
dall'altra parte
della stanza, con la coda serpentina del nemico che schizzava avanti
e indietro sputandogli addosso veleno.
Mentre
correva con un braccio penzoloni e il fiato rotto, ripeté
mentalmente l'incantesimo che aveva intenzione di usare. Senza i
bastoni a fare da conduttori e amplificatori della magia, sarebbe
stata dura, lo sforzo di richiamare l'incantesimo lo avrebbe lasciato
senza energia e incapace di combattere, così non avrebbe
neanche
potuto aiutare i Dragon Slayer. Tuttavia, se avrebbe avuto successo,
la situazione si sarebbe capovolta, e i piatti della bilancia
sarebbero tornati in pari.
“E va bene, proviamoci” decretò, rivolto a sé stesso.
Raggiunse
l'angolo più remoto della stanza e si voltò, gli
occhi chiusi e la
mente concentrata mentre il mastino faceva dietrofront e si lanciava
a grandi balzi verso di lui.
Richiamò
tutta la magia che gli restava e cominciò a comporre
l'incantesimo,
sentendo subito le energie scemare via a causa della mancanza dei
bastoni.
Quando
tuttavia il Cerbero gli fu addosso, la magia era ormai pronta, e
all'ex Mago Sacro bastò dischiudere le labbra e pronunciarne
la
formula di attivazione.
“Nemuri no Mahō!”
La
Magia del Sonno, famosa tecnica usata da Mystgun per mettere a
dormire amici e nemici, si diffuse nella stanza con la stessa
vibrazione dovuta a una fuga di gas nell'aria, rallentando quasi
subito il mastino e inibendolo abbastanza da farlo barcollare nella
corsa.
Quella
bestia era davvero tenace, le quattro teste combatterono con tutta la
propria forza di volontà per opporsi alla magia, ma proprio
quando
il Cerbero fu addosso al mago, le enormi zampe cedettero, e la
creatura si schiantò al suolo con un boato che fece tremare
l'intera
torre.
Gerard
rimase immobile col fiatone ad osservare quell'immenso corpo ancora
scosso dagli impulsi nervosi, gli occhi delle teste canine che
vibravano nel tentativo di restare aperte e gli artigli che ancora
graffiavano piano il pavimento. Alla fine, però, la Magia
del Sonno
ebbe la meglio, e il Cerbero sprofondò nel regno di Morfeo
senza
opporre più resistenza.
A quel punto, Gerard sollevò la testa e zoppicò lentamente verso il centro della stanza, scavalcando le zampe e la coda del guardiano e raggiungendo il piedistallo che in tutto quel macello era rimasto miracolosamente in piedi.
La
piccola Lacrima madre era lì, un cristallo della misura di
pochi
pollici e ancor meno libbre.
La
prese in mano, e questa pulsò di luce violetta. Riusciva a
percepire
la magia che conteneva, la vibrazione di potere che era stato
rinchiuso in essa.
Con le ultime stille di energia che gli restavano strinse le dita attorno alla superficie del fragile cristallo, mandandolo in frantumi.